del dott. Alfonso Gentili La nuova politica estera degli Stati Uniti d’America (USA)del Presidente Trump dovrebbe accelerare la trasformazione della semplice Unione Europea di Stati nazionali e solo economica in un unico Stato Federale d’Europa …
Dott. Alfonso Gentili. Seconda e ultima parte La legge n. 86 del giugno ’24recante disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario (c.d. legge Calderoli) è una legge-quadro che precede la stipula delle …
Dott. Alfonso Gentili Con riferimento al rapporto tra territorio e governo nel diritto pubblico sono configurabili tre diverse forme di Stato i cui elementi costitutivi sono appunto il territorio, il popolo e il governo. Si …
Intervento di Andrea Vannini Giova ricordare che per il ministero della salute il servizio sanitario regionale umbro era punto di riferimento nazionale per appropriatezza, sostenibilità, qualità dei servizi. Oggi abbiamo lunghe liste di attesa, emigrazione verso …
Un incontro a Fratta Todina ha cercato di chiarire lo stato attuale del progetto alla presenza di Michele Bettarelli ed Erika Borghesi
Nessuna struttura ex novo ma un rifacimento di quella esistente, con tempi e modi ancora da stabilire. E’ questo – sembrerebbe – il futuro del Ponte di Montemolino, a quanto emerso dal recente incontro svoltosi a Fratta Todina con Michele Bettarelli – vice Presidente dell’Assemblea legislativa umbra e consigliere regionale – ed Erika Borghesi – consigliera alla viabilità della Provincia di Perugia, promosso dai Circoli PD di Fratta Todina e di Monte Castello di Vibio. Il ponte di Montemolino è un collegamento fondamentale fra più paesi e le rispettive aree industriali con Todi e con l’Ospedale di Pantalla ed è ormai da anni che sindaci e politici delle giunte regionali ne stanno discutendo. Da qui, il recente meeting dal titolo, appunto, “Il futuro della Media Valle del Tevere: aggiornamenti sul rifacimento del Ponte di Montemolino”. Grazie agli interventi dei relatori, che hanno ripercorso tutte le tappe dei vari progetti presentati negli anni, si è potuto apprendere che, anche a seguito delle interrogazioni e richieste di chiarimenti, la Regione, dopo aver rischiato di far saltare definitivamente i lavori del ponte, con un progetto dichiarato per ben due volte non conforme, sia riuscita in extremis a concordare con la Soprintendenza una via d’uscita, ovvero far partire i lavori per un importo di 5 milioni di euro, condizionandoli, però, alle nuove prescrizioni stabilite dallo stesso organo periferico del Ministero dei beni e delle attività culturali. Già dal 2019 la giunta Marini aveva concluso uno studio di fattibilità e si era dichiarata pronta a finanziare un nuovo ponte. Successivamente poi, la Giunta Tesei presentò un ulteriore progetto che per ben due volte è stato negato dalla Soprintendenza speciale per il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza e dalla Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio dell’Umbria. I relatori e i rappresentanti dei Circoli PD hanno concordato sul fatto che, pur rimanendo perplessi per la soluzione individuata, sia giunto il momento di impegnarsi tutti insieme, affinché la sistemazione di questa importante struttura viaria, su cui gravitano oltre tremila veicoli al giorno, venga completata nei tempi più rapidi possibili. Il segretario PD di Fratta Todina Gianluca Coata, sostenitore da sempre di un nuovo ponte, ha espresso dubbi in particolare sulla strada alternativa – quella che passa per il borgo tuderte di Cecanibbi – non solo per i normali veicoli ma soprattutto per i pullman che portano tantissimi studenti a Todi e per i mezzi (come le autoambulanze) per raggiungere l’Ospedale di Pantalla di Todi, per cui sono assolutamente fondamentali i tempi di percorrenza. I rappresentanti dei Circoli rimangono in attesa di chiarimenti sia sul progetto che sulle tempistiche e su soluzioni adeguate alle varie problematiche dei numerosi Comuni interessati.
Riprendiamo l’intervento di un lettore a commento di due pagine del Corriere dell’Umbria di oggi.
Oggi sul corriere dell’Umbria c’è un interessante articolo sull’investimento di un milionario americano a Monte Castello. In pratica si è innamorato del paese e ha comprato numerosi immobili al centro con l’idea non solo di ristrutturarli, ma di aiutare a riportare al centro tutta una serie di servizi e attività commerciali che nel tempo hanno inevitabilmente chiuso. È un esperimento che non so quante speranze abbia di successo, tuttavia è sicuramente interessante proprio perché è terribilmente visionario. Ad ogni modo, leggendo l’articolo, mi sono ancora più convinto che dobbiamo fare un cambio di marcia e provare, anche con l’aiuto esterno, ad elaborare e formulare idee per Todi, che in qualche modo siano espressione di una visione d’insieme, di un progetto più ambizioso che non sia limitato esclusivamente alle piccole cose sulle quali siamo coinvolti dall’amministrazione di turno.
Si è tenuto questo fine settimana al GP Padel di Spoleto il torneo doppio maschile FIT-TPRA di padel per 3^, 4^ e 5^ fascia expert L.
Tra gli iscritti nel tabellone erano presenti anche quattro giocatori della media valle del Tevere, dove questa attività sportiva è sempre più diffusa, come dimostrano anche i numerosi campi da gioco sorti in questi ultimi anni.
La prima coppia era formata da Andrea Carocci (del circolo Massa Martana Padel) e Luca Traversini (del circolo Todi Padel Center), teste di serie n. 1 del torneo e vincitori del torneo svoltosi sempre al GP padel quindici giorni fa. La seconda coppia, quella dei giocatori del Todi Padel Center, costituita da Daniele Catterini e Gabriele Scassini. Quest’ultimi, nella prima giornata, hanno affrontato un doppio turno vincendo ai quarti 6/4 – 6/3 contro la coppia Batini/Falocco. Poi una bellissima semifinale contro due bravissimi giocatori dell’H2O Sparta Padel, Alessandro Piovanello e Riccardo Marzolini. Nel primo set sono partiti in svantaggio per poi recuperare nella fase centrale di gioco e vincendo con un 7/5. Secondo set sempre lottato con scambi lunghi e poi aggiudicato con un break sul 6/4.
Più sofferta invece la vittoria in semifinale di Carocci-Traversini contro la coppia ternana Daniele Diomei ed Emanuele Poddi. In vantaggio per 5 giochi a 2 nella prima frazione di gioco, quando il set sembrava quasi concluso la coppia Diomei-Poddi ha approfittato del momento di rilassamento degli avversari rimontando lo svantaggio e sul pari si sono aggiudicati il tie-break con il parziale di 7/4. Il secondo set ha riportato l’equilibrio in campo ed ogni coppia ha mantenuto il turno di battuta fino al break aggiudicato da Carocci-Traversini sul 5 a 3. Il set si è concluso poi con il risutato di 6/4 a favore di Carocci e Traversini. Nel tie-break finale partenza in vantaggio per la coppia ternana Diomei-Poddi mentre Carocci e Traversini hanno iniziato a ritrovare la quadra e costruire la rimonta, agevolata anche da due smash di Diomei sul vetro. Poi la vittoria è scivolata via con il risultato finale di 10 a 5. E così nella mattinata di domenica 26 novembre si è disputata la finale tra le due coppie costituite da tre tuderti ed un massetano. Nei primi cinque giochi del set, nonostante il buon livello di gioco in campo, nessun giocatore ha mantenuto il proprio turno di battuta, poi la coppia Carocci-Traversini sempre sul ‘maledetto’ risultato del 5/2 si è ritrovata sul 5 pari senza accorgersene, chiudendo però il set sul 7/5. Grande prestazione della coppia Catterini-Scassini sulla seconda frazione di gioco che sono andati subito sul 5 a 0 e poi hanno vinto facilmente il set per 6/1. Il tie-break a 10, decisivo per decretare il vincitore, ha visto partire con un vantaggio di un punto la coppia Catterini-Scassini fino al 3-2. Poi Carocci e Traversini, amanti del rischio, hanno rimontato e scavalcato gli avversari chiudendo sul risultato di 10 a 5 grazie anche a due magistrali recuperi di palla di Luca Traversini nei due punti finali
Mercoledì 8 novembre, presso l’Aula Magna del Liceo “Jacopone da Todi”, si svolgerà una commemorazione di Monsignor Decio Lucio Grandoni, Vescovo delle Diocesi di Orvieto e Todi dal 1974 al 1986 e primo Vescovo dell’attuale Diocesi riunita dal 1986 al 2003. E proprio nel ventennale della sua rinuncia al governo pastorale, il Comune di Todi e la Diocesi di Orvieto-Todi hanno inteso promuovere un’iniziativa in sua memoria.
L’appuntamento, aperto a tutta la comunità, è per le ore 10:30, con i saluti e le testimonianze del Sindaco di Todi Antonino Ruggiano e del Vescovo S.E. Gualtiero Sigismondi, cui seguirà l’intervento di Don Mario Venturi, canonico della Concattedrale di Todi, che traccerà un profilo di Monsignor Grandoni, del quale fu collaboratore negli anni del Sinodo diocesano celebrato alle soglie del Giubileo del 2000. Decio Lucio Grandoni era nato a Todi nel 1928 e ordinato sacerdote nel 1950 dal Vescovo Alfonso Maria De Sanctis. Nei primi anni Settanta fu Vescovo titolare di Atella e ausiliare del Vescovo di Foligno Monsignor Siro Silvestri per la reggenza della Diocesi di Assisi. Il 12 dicembre del 1974, Papa Paolo VI lo nominò Vescovo delle Diocesi di Orvieto e Todi, poi unite in un un’unica circoscrizione ecclesiasistica con decreto del 30 settembre 1986. Scomparso il 22 marzo del 2006, le sue spoglie riposano nella cripta del Duomo di Todi. Mercoledì 8 novembre, alla conferenza nell’Aula Magna del Liceo seguirà un momento di raccoglimento presso il Largo intitolato a Monsignor Grandoni nell’area del carcere di San Cassiano, a ridosso dell’ingresso del Parco della Rocca.
Nell’anno 1978 con la legge n. 230 del 25 maggio (Governo Andreotti IV monocoloreDC con l’appoggio esterno di PCI-PRI-PSDI-PSI) furono emanati provvedimenti urgenti per il consolidamentodella rupe di Orvieto e del colle di Todi ai fini della salvaguardia del patrimonio paesistico, storico, archeologico e artistico delle due città dai movimenti franosi allora attuali e potenziali. Tale legge dispose l’assegnazione alla Regione Umbria (Presidente Marri I– PCI-PSI) di un contributo speciale di lire 6 miliardiper la città di Orvieto e di lire2 miliardi per la città di Todi (Sindaco Budassi I- ’75-’80) ripartiti in quattro annualità di lire 1.500 milioni (Orvieto) e di lire 500 milioni (Todi) per ciascuno degli esercizi finanziari dal 1978 al 1981. La legge affidò alla Regione Umbria il compito di eseguire uno studio geolitologico per accertare le causedei movimenti franosi e di individuare gli interventi necessari per il consolidamento del masso tufaceo su cui poggia Orvieto e per il consolidamento del colle di Todi. Inoltre le assegnò il compito di realizzare, d’intesa con i due Comuni e con la partecipazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e di Istituti universitari, i progetti e le opere necessarie per evitare che i movimenti franosi in atto e prevedibili mettessero in pericolo gli abitanti e le opere d’arte contenute nelle due città.
Questa importante “legge speciale” derivava da un disegno di legge dei Senatori Maravalle, Anderlini, Ottaviani, Rossi Raffaele, Carnesella, Valori, De Carolis e da quello d’iniziativa del Consiglio regionaledell’Umbria approvati nell’ottobre 1977 dal Senato della Repubblica in un testo unificato recante però il titolo di “Provvedimenti urgenti per il consolidamento della Rupe di Orvieto a salvaguardia del centro storico”. La deliberazione del Consiglio Regionale conteneva peraltro la raccomandazione di esaminare anche la situazione della città di Todi. A tal fine in Commissione Lavori pubblici della Camera dei Deputati nel gennaio 1978 alcuni Deputati dei gruppi comunista, socialista e democristiano e precisamente gli Onorevoli Ciuffini, De Poi, Bartolini, Manca, Scaramucci, Guaitini Alba e Micheli suggerirono varie modifiche al d.d.l. che aggiungevano allaRupe di Orvieto anche il Colle di Todi. Nella seduta dell’aprile1978la Commissione suddetta, dopo il parere della Commissione bilancio nella quale non era risultato possibile l’aumento dello stanziamento previsto in lire 8 miliardi solo per il Comune di Orvieto, optò per la ripartizione dello stanziamento in lire 6 mrd per il Comune di Orvieto e in lire 2 mrdper il Comune di Todi.
Con la legge n. 227 del 12 giugno 1984 (Governo Craxi I di pentapartito DC-PSI-PSDI-PRI-PLI) è stato poi approvato il rifinanziamento della legge 230 per consentire la prosecuzione degli interventi prevedendo la concessione alla Regione Umbria (Presidente Marri II– PCI -PSI) di un contributo speciale di lire 12 miliardi per il 1984 e 16 miliardi per il 1985 per la città di Orvieto (totale 28 mld, circa 65% ) e di lire 7 miliardi e 8 miliardi (totale 15 mrd, circa 35%) negli stessi due anni per la città di Todi (Sindaco Budassi II- ’80-’85). Tale legge ha inoltre autorizzato la spesa di lire 1 miliardo per ciascuno degli anni ’84 e ’85 (totale 2 mrd) da iscrivere nello stato di previsione del nuovo Ministero per i Beni Culturali e Ambientali (istituito tramite legge del 1975 e con ministro Giovanni Spadolini) per studi, progettazioni e primi interventi volti ad affrontare la situazione di grave dissesto strutturale del duomo d’Orvieto nonché di altri edifici storici e artistici e delle mura di cinta di Orvieto e di Todi. Il tutto al fine di arrivare ad adottare una legge organica relativa alle spese di consolidamento della rupe di Orvieto e del colle di Todi e anche per il recupero e restauro degli edifici storici, dei beni artistici e delle mura di cinta delle due città umbre, demandando alla Regione Umbria e al MBCA di predisporre entro il 31 marzo 1985 gli idonei programmi e progetti.
Nell’anno 1987 con la legge n. 545 del 29 dicembre (Governo Goria di pentapartito DC-PSI-PSDI-PRI-PLI) sono state così emanate le disposizioni organiche per il definitivo consolidamento della rupe di Orvieto edel colle di Todi disponendo l’assegnazione sempre alla Regione Umbria (Presidente Mandarini I- PCI-PSI e Presidente del Consiglio regionale Lorenzini-PSI- unico Presidente del C.r. di Todi- ’85 -’90) di un contributo straordinario di lire 180 miliardi negli anni 1987-1990 in misura di 55, 45, 40 e 40 miliardi rispettivamente negli anni 1987, 1988, 1989 e 1990 per gli interventi di definitivo consolidamento della rupe d’Orvieto e del colle di Todi valutati in lire 115 miliardi (circa 64%) per Orvieto e lire 65 miliardi (circa 36%) per Todi (Sindaco Buconi I- ’85-’90). Alla Regione Umbria furono affidati i compiti di realizzaredirettamente gli interventi, d’intesa con i due comuni (da qui la scarsità di documentazione presso i comuni medesimi) e garantendo continuità delle realizzazioni. La Regione poteva anche avvalersi del CNR e di Università ed Enti scientifici anche al fine di realizzare sistemi di costante monitoraggio e vigilanza e poteva anche delegare attività ai due Comuni. I lavori di consolidamento e sistemazione idrogeologica del colle di Todi furono affidati in concessione dalla Regione, con il ribasso del 10,50%, all’impresa Todini Costruzioni Generali S.P.A di Roma quale mandataria del Raggruppamento di imprese (Todini-Fioroni-S.E.M.-C.C.C.).
La legge 545/87 ha inoltre autorizzato la spesa di lire 120 miliardi negli anni 1987-1992 per interventi, di competenza del Ministero dei beni culturali e ambientali, di recupero, restauro, conservazione, valorizzazione e utilizzazione degli edifici nonché dei beni e delle opere di pertinenzadegli stessi in ragione di lire 5, 15, 20 e 20 miliardi per ciascuno degli anni dal 1987 al 1990 (totale 60 miliardi) sulla base di un programma che garantisse continuità di realizzazione e completamento delle opere in corso, mentre per gli anni successivi al ’90 gli stanziamenti degli ulteriori 60 miliardi relativi ai singoli esercizi sarebbero stati poi quantificati con le relative leggi finanziarie. I relativi lavori nei due Comuni furono affidati in concessione dal Ministero all’impresa Bonifica S.P.A. di Roma.All’onere complessivo di lire 300 miliardi (180 +120) lo Stato ha fatto fronte per l’importo di lire 60 miliardi nell’anno ’87 e per l’importo di 60 miliardi annui per ciascuno degli anni ’88, ’89 e ’90 (per un totale di lire 240 miliardi) e con le leggi finanziarie annuali per il residuo importo di lire 60 miliardi negli anni ’91 e ’92 (Sindaco Buconi II-’90-’95- ma con cessazione anticipata del mandato a febbraio ’94 e successiva gestione straordinaria del Comune da parte del Commissario prefettizio De Bonis fino all’elezioni anticipate del giugno ’94). Le leggi finanziarie 1991 (L. 405/’90) e 1992 (L. 415/’91) hanno poi stanziato 20 + 20 miliardi di lire per gli anni 1991 e 1992 e per l’anno 1993 gli altri 20 miliardi di lire quali parti delle quote del ’91 e ’92 onde completare il finanziamento della legge 545 sul definitivo consolidamento della rupe di Orvieto e del colle di Todi (Beni culturali).
Infine con la legge n. 242 del 23 luglio 1997 (Governo Prodi I (L’Ulivo con PDS-PPI-UD-FdV-RI-SI) è stato autorizzato un contributo straordinario alla Regione Umbria (Presidente Bracalente- PDS-PRC-PPI-PdD) di lire 80 miliardi in misura di 30 miliardi per il 1997 e 25 miliardi per ciascuno degli anni 1998 e 1999 ai fini del rifinanziamento della legge 545 del 1987 per il definitivo consolidamento della rupe di Orvieto e del colle di Todi (Sindaco Nulli Pero– ’94-’98). Per l’anno ‘97 la legge ha finalizzato una quota di lire 22 miliardi per i lavori di consolidamento della rupe e del colle e una quota di lire8 miliardi per gli interventi di competenza del Ministero dei beni culturali e ambientali. Per ciascuno degli anni 1998 e 1999 una quota di lire18,5 miliardi è stata destinata agli interventi di consolidamento della rupe di Orvieto e del colle di Todi (per un totale di lire59 miliardi nel triennio ripartiti dalla Regione tra le due città presumibilmente con le stesse percentuali degli altri finanziamenti e quindi circa 38 mrd per Orvieto e circa 21 mrd per Todi). Una quota di lire 6,5 miliardi è stata destinata nello stesso biennio agli interventi di competenza del Ministero dei beni culturali e ambientali per un totale di lire21 miliardi nel triennio ripartiti tra le due città presumibilmente con le stesse percentuali degli altri finanziamenti e quindi circa 13 mrd per Orvieto e circa 8 mrd per Todi). La legge ha anche prescritto la sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra il Ministero dei lavori pubblici, quello dei beni culturali e ambientali, la Regione Umbria e i Comuni di Orvieto e Todi per individuare e definire il quadro conclusivodegli interventi di consolidamento e sistemazione idrogeologica nonché degli interventi di restauro sui beni artistici e culturali con priorità al completamento degli interventi avviati. Nel 1999 è stata anche istituita dalla Regione Umbria e dai comuni di Orvieto e Todi la Scuola di Alta Specializzazione e Centro Studiper la Manutenzione e Conservazione dei Centri Storici in Territori Instabili le cui finalità statutarie prevedono di svolgere studi superiori a carattere internazionale e di elevato profilo scientifico, destinati ai ricercatori ed agli studiosi delle discipline geologiche, geotecniche, idrologiche ed idrauliche, agrarie e forestali, architettoniche, urbanistiche epaesaggistiche e sismiche nonché a quelleconnesse con la conservazione del patrimonio artistico e monumentale.
Nell’arco temporale del ventennio 1978-1997 le leggi speciali per le due città umbre risultano avere stanziato fondi statali per un ammontare complessivo di 433 miliardi di lire. Per gli interventi di consolidamento e sistemazione idrogeologica della Rupe di Orvieto e del Colle di Todi gestiti direttamente dalla Regione Umbria risultano stanziati complessivamente 290 miliardi di lire ripartiti nella quasi totalità direttamente dalle leggi in circa 187 mrd per la città di Orvieto e 103 mrd per la città di Todi. Per gli interventi di recupero e restauro sui beni culturali e artistici delle due città di competenza del Ministero dei beni culturali e ambientali risultano stanziati in totale 143 miliardi di lire ripartiti presumibilmente in analoga proporzione e quindi in circa 91 mrd per la città di Orvieto e circa 52 mrdper la città di Todi. Quei fondi statali per complessivi circa 155 miliardidi lire nonché quelle grandi opere pubbliche e quei numerosi restauri conservativi dei beni culturali realizzati hanno significato per la città di Todi una vera e propria “rinascita” e anche una ripartenza dopo la terribile tragedia dell’incendio del Palazzo del Vignola il25 aprile 1982, proprio l’ultimo giorno di apertura della XIV edizione della Mostra mercato nazionale dell’Antiquariato, che causò la morte di 35 persone e oltre 40 feriti.
Dopo il restauro e l’adeguamento alle nuove normative di sicurezza finanziati con una consistente quantità di fondi della legge speciale-beni culturali, il Palazzo Landi Corradi, noto come Palazzo del Vignola e già sede del Seminario vescovile, fu riaperto al pubblico nell’anno 1993 (Sindaco Buconi II– ’90-’94) e ricominciato ad utilizzare per attività espositive anche se l’importante Mostra nazionale con le successive gestioni del Palazzo del Vignola dal 1993 non risulta essersi più svolta ma sostituita comunque dalla Rassegna Antiquaria d’Italia, salvo una riedizione nel ’97 organizzata dall’Azienda di Promozione Turistica (APT) del Tuderte nel suo ultimo anno di funzionamento prima della soppressione delle 12 APT Umbre. Nell’anno 1992 intanto era stato riaperto, con la serata inaugurale della VI edizione del Todi Festival di S. Spada, anche il Teatro comunale (chiuso dopo la tragedia del Vignola) ad avvenuta ultimazione dei lavori di restauro e adeguamento alle nuove norme di sicurezza, finanziati però con fondi comunali reperiti con una rapida chiusura delle contabilità di lavori precedenti nella struttura rimaste in sospeso. In quei primi anni ’90 e precisamente nell’anno 1991Todi era anche salita alla ribalta internazionale e di fatto entrata nei principali circuiti turistici come la città “più vivibile del mondo”, come cittàsostenibile secondo una ricerca dell’Università di Lexington nel Kentuchy-Facoltà di Architettura a cura del Prof. Richard S. Levine, architetto e urbanista, che insieme alla sua equipe di ricercatori americani avevano costruito al computer la “città ideale” o come lui già allora amava definirla la “città sostenibile” (sustainable), che mostrava una straordinaria somiglianza con le caratteristiche, dimensioni e la struttura urbana di Todi. Insomma la patria di Jacopone, che conservava tutte le caratteristiche della città medievale, rappresentava per l’urbanista del Kentucky (che meriterebbe la concessione di un riconoscimento onorifico) la supremazia della città vivibile, e cioè della città e della campagna che convivono invece di sopraffarsi, come avviene nella città c.d. moderna. In quegli stessi anni il Comune di Todi con decreto del Presidente della Repubblica (Scalfaro) del 19 settembre 1994 (Sindaco Nulli Pero e ottima istruttoria del direttore dell’Archivio storico G. Comez) fu anche insignito del titolo di “Città” ottenendo l’ambito nuovo stemma con la corona turrita a 5 punte e il tutto d’oro, mentre la corona dei Comuni è sormontata da merli a coda di rondine e il tutto d’argento.
Dott. Alfonso Gentili, già Segretario Generale del Comune di Todi (1989-2000)
La maggioranza di centrodestra boccia la proposta di ordine del giorno presentato da Todi Civica in merito all’istituzione di una commissione per le politiche del centro storico che avrebbe dovuto prevedere il coinvolgimento, oltre a sindaco e capigruppo, dei
rappresentanti delle associazioni di categoria, dei comitati cittadini sorti in questi ultimi mesi ed esperti del settore.
L’iniziativa nasceva dall’esigenza di dare risposte ai residenti e ai commercianti che in questi anni hanno visto peggiorare drasticamente le condizioni di fruibilità e di vivibilità del centro storico.
I tagli effettuati al trasporto pubblico locale, la gestione di parcheggi e viabilità e l’assoluta mancanza di partecipazione dei soggetti interessati sono alcune delle principali cause di questo peggioramento, una situazione resa ancor più grave dalla difficile congiuntura economica che il Paese sta attraversando.
La proposta, che ha visto il sostegno convinto di PD, Civici e Sinistra per Todi, oltre naturalmente a quello di Todi Civica, è stata respinta dalla maggioranza consiliare che, per bocca della capogruppo di Fratelli d’Italia Giovanna Fortunati, si è trincerata dietro un’infantile e generica adesione alla linea politica della giunta, con buona pace della autonomia dell’intero Consiglio Comunale. Lo spettacolo più desolante lo ha offerto però il sindaco che, dopo uno sbilenco pappone sulle democrazie liberali, ha confermato la sua idea di governo, quella che lui comanda e il resto non conta, con buona pace dei cittadini che vivono sulla loro pelle le scelte scellerate di Ruggiano e della sua maggioranza.
Per parte nostra siamo pronti a sottoporre al Presidente del Consiglio Tenneroni la richiesta di convocazione di un consiglio comunale aperto sulla questione affinché tutti i soggetti interessati possano investire la massima assise cittadina delle problematiche emerse anche nell’incontro pubblico tenutosi mercoledì 25 ottobre scorso.
COMUNICATO STAMPA di Todi Civica PD Sinistra per Todi Civici X
Ancora una volta siamo costretti a stigmatizzare la gravità del comportamento tenuto dal Presidente del Consiglio Comunale Tenneroni che, in spregio al rispetto del ruolo che ricopre e delle sue funzioni, commette un’altra grave ingerenza politica nei confronti del Consiglio Comunale, dopo aver negato un Consiglio comunale aperto a otto consiglieri.
Ignorando la basilare distinzione tra ruolo politico e ruolo istituzionale, Tenneroni, nei giorni scorsi, ha inviato una comunicazione ufficiale al Capogruppo di “Per Todi” Filippo Sordini, intimandogli, con tono perentorio, ad occupare gli scranni dell’opposizione o a comunicare “con lettera scritta” una ritrovata fiducia nei confronti dell’amministrazione comunale. Un gesto di cui, sino ad oggi, nessun Presidente di Consiglio Comunale si era mai reso protagonista. Un’ ingerenza politica senza precedenti di chi dovrebbe, al contrario, essere estraneo alle dinamiche politiche per garantire, con imparzialità, i diritti e l’autonomia di tutti i membri del Consiglio.
Un atto fuori da ogni regola istituzionale che dimostra come lo “spericolato” Tenneroni, invece di garantire la terzietà del proprio ruolo, sia sempre più strumento maldestro di chi guida l’amministrazione comunale, nel tentativo di scaricare le tensioni interne ad una maggioranza ormai ridotta al lumicino, sul Consiglio Comunale. Una maggioranza che vota 15 variazioni di bilancio, che non discute né difende gli atti che vota, totalmente appiattita sul Sindaco e che esautora con il proprio atteggiamento il ruolo del consiglio e le fondamenta del principio di rappresentanza.
Un atto istituzionale, quello del Presidente, che, a tutela del massimo organo cittadino e del corretto funzionamento delle istituzioni democratiche, non può determinare un pericoloso precedente e che, ancora una volta, ci costringe a sollecitare l’intervento del Prefetto.
Consideriamo comunque necessario che Tenneroni si scusi davanti alla cittadinanza e al Consiglio per questa colossale sgrammaticatura istituzionale che mette in imbarazzo l’istituzione da lui rappresentata.
Sulla base di quanto visto sino ad oggi, negazione di Consigli Aperti, convocazioni in date e orari onerosi per l’ente ed uso inappropriato del proprio ruolo, si impone un’ultima riflessione: può Tenneroni continuare guidare il Consiglio Comunale di Todi?
Da quando è terminata la pavimentazione sono cominciate le voci più strane ma le chiacchiere si sono concentrate soprattutto su un tema: la pavimentazione non è più in pietra (Nasso) ma in lastre di cemento della forma e del colore del nasso. Poi subito ‘il cemento non regge, si screpola, la pavimentazione non può sostenere il passaggio di veicoli pesanti’’.
E soni cominciati anche i numeri: non più di 3 tonnellate e mezzo quindi non più veicoli pesanti e neppure autobus con la naturale conseguenza: l’autobus di collegamento dalla Consolazione si deve fermare prima, all’altezza dei giardini facendo strane merce indietro, i mezzi di trasporto che portano merci ai pochi negozi rimasti non possono entrare, vietato il doppio senso di marcia: dal centro di Todi , chiuso il Borgo e via Ciuffelli, si esce solo per via Roma che si è trasformata, da principale e importante via di Todi, nel Circuito di Monza, con grande felicità degli abitanti.
Poi sono circolate altre voci: forse si poteva arrivare a 4 tonnellate e mezzo ma comunque niente autobus in Piazza Jacopone e niente mezzi pesanti o doppio senso.
Ieri sera abbiamo sentito l’ultima notizia da Floriano Pizzichini: l’ultima perizia effettuata certifica che la pavimentazione può sostenere non meno di 40 tonnellate. Che cosa sta succedendo? Non sarà il caso che l’amministrazione comunale dica con chiarezza quale è la verità? E se veramente, come anche noi crediamo per tanti motivi, può senza problemi sostenere i pesi fino a 40 tonnellate, non sarà il caso di tornare ai vecchi tempi, con gli autobus (i pochi che ormai restano, per gli altri bisogna andare a Ponte Rio) che giungono a Piazza Jacopone, i mezzi pesanti, necessari alla vita dei negozi, fino alla Piazza e il doppio senso di marcia? Oppure si deve pensare ad un oscuro progetto che preveda la ‘’liberazione’’ di tutto il Centro da ogni forma di presenza veicolare? A favore di chi? Naturalmente dei turisti, anche se non ci sono, ora, finita l’estate. E anche prima non erano poi tanti!!! Dei problemi degli abitanti del Centro ma anche e soprattutto dei Borghi non si parla!
COMUNICATO STAMPA di Partito Democratico Civicix Todi Civica Sinistra per Todi Per Todi con Ruspolini
La grande partecipazione all’iniziativa di mercoledì 25 ottobre organizzata dai gruppi di opposizione tuderte testimonia le forti preoccupazioni dei residenti e dei commercianti del centro.
Tutti gli interventi dei rappresentanti delle associazioni di categoria, dei comitati e di singoli cittadini hanno denunciato la fallace gestione del sindaco, della giunta e della maggioranza che li sostiene: tagli al trasporto pubblico, modifiche alla viabilità senza senso, opere pubbliche inutili quanto costose. A questo si aggiunge l’assoluta mancanza di un confronto con i soggetti che vivono sulla loro pelle i danni causati dalle scelte scellerate di Ruggiano e “compagnia cantante”.
Ma veramente l’amministrazione pensa di risolvere i problemi di accesso al centro storico con un ascensore che in portata se la gioca con quello di un grande condominio? Perché si tagliano le corse dei mezzi pubblici quando si spendono centinaia di migliaia di euro per eventi che dovrebbero promuovere la città e poi siamo fermi al palo sul fronte degli arrivi e delle presenze turistiche? È lecito domandarsi se è normale pavoneggiarsi con il rifacimento della principale via d’accesso alla città per poi scoprire che la nuova pavimentazione non tollera mezzi del peso superiore ai 35 quintali?
Le forze di opposizione, che ormai, con otto consiglieri, rappresentano la metà dei componenti della massima assise cittadina, ritengono prioritario individuare tutti gli strumenti istituzionali offerti da Statuto e Regolamento per mettere intorno ad un tavolo amministrazione, forze politiche e cittadini con tre obiettivi principali: effettuare una seria analisi delle scelte fatte sotto il profilo dei costi e dei benefici, avviare una ricognizione delle opere programmate per apportare tutti i correttivi necessari e istituire un percorso partecipativo reale rispetto alla gestione da qui ai prossimi anni del centro storico tuderte. È ormai giunto il tempo di cambiare rotta prima che sia troppo tardi, rispetto alla pessima amministrazione di questi ultimi anni, ma per fare ciò occorre abbandonare il modello dell’uomo solo al comando e ridare voce e ruolo a chi in centro vive e lavora.
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