Il tripolarismo politico ed elettorale e la governabilità dello Stato.

Dott. Alfonso Gentili. Parte seconda

Nell’elezioni politiche del 4 marzo 2018, tenutesi con la nuova legge elettorale c.d.” Rosatellum“,  la coalizione delle liste di centro-destra (FI, LegaSP, FdI con GM e NcI-UDC) con rispettivi capi politici Berlusconi (non ancora ricandidabile), Salvini, Meloni e Fitto (non essendo più prevista la figura del”l’unico capo politico della coalizione che si candida a governare” della legge Calderoli), ottenne le maggiori percentuali con il 37% dei voti ma solo 265/630 seggi (meno del 50%) alla Camera e l’oltre 37% dei votima solo 137/315 seggi(meno del 50%) al Senato. In numero assoluto  la coalizione prese oltre 12 milioni e 400 mila voti pur in presenza di un lievemente accresciuto (rispetto al 2013) numero di astenuti, pari a oltre 12 milioni e 500 mila elettori non votanti. La novità fu che la Lega per Salvini Premier divenne il primo partito della coalizione con oltre 5 milioni e 800 mila voti alla Camera e oltre 5 milioni e 400 mila al Senato (compresi i voti all’estero, per poi arrivare ad oltre 9 milioni di voti all’europee del maggio ’19). Forza Italia, rifondata da Berlusconi nel novembre ’13 dopo lo scioglimento del PdL, perse lo scettro di primo partito della coalizione di c.d. ottenendo comunque quasi 4 milioni e 700 mila voti alla Camera e oltre 4 milioni e 400 mila voti al Senato (salvo scendere a poco oltre 2 milioni e 300 mila voti all’europee del ’19).

La lista del M5S, da sola e con capo politico Luigi Di Maio, ottenne il quasi 33% dei voti e 227/630 seggi alla Camera e l’oltre 32% dei votie 111/315 seggi al Senato con oltre 10 milioni e 900 mila voti alla Camera e  oltre 9 milioni e 900 mila al Senato (compresi i voti all’estero), divenendo così il primo partito in assoluto e confermandosi come “terzo polo” dello scenario politico ed elettorale nazionale.  La coalizione delle liste di centro-sinistra (PD,+Europa, Civ.Pop.L., It.Eu.In e SVP) con capi politici Renzi, Bonino, Lorenzin e Santagata, si fermò al quasi 23% dei voti e 122/630 seggi alla Camera e al 23% dei votie 60/315seggi al Senato con gli appena oltre 7 milioni e 900 mila voti in numero assoluto. Il PD con quasi 6 milioni e 500 mila voti alla Camera e quasi 6 milioni e 100 mila al Senato (compresi i voti all’estero), risultò comunque secondo partito in assoluto, lasciando in terza posizione la Lega di Salvini che però era riuscita a togliere il primato di coalizione a FI, per la prima volta dal 1994. Con tale assetto delle formazioni politiche e questi risultati elettorali la costruzione di una maggioranza di governo diventò molto complicata e così nella XVIII legislatura si sono susseguiti di nuovo ben tre governi e, questa volta, completamente diversi.

Il Governo Conte I (M5S, LSP e MAIE con l’appoggio esterno di PLI, PSd’A e MNS) di coalizione, c.d.  “giallo-verde“nel quadro di un “contratto per il Governo del cambiamento” tra il M5S e La Lega di Salvini (Vicepresidente) e su una linea di governo populistica, sovranista ed euroscettica, è stato in carica dal giugno 2018 fino ad inizio settembre 2019. Nel mese di agosto’19 si verificò una crisi di governo a seguito di dissidi interni alla coalizione e dell’uscita della Lega dalla maggioranza con richiesta di ritorno alle urne (evidentemente dopo quelle trionfali europee). La crisi fu ribadita dalla presentazione al Senato di una mozione di sfiducia al Presidente Giuseppe Conte da parte di Matteo Salvini e infine dalla salita al Quirinale del Presidente del Consiglio per rassegnare le dimissioni, nonostante l’avvenuto ritiro della mozione durante la seduta del Senato. Nel settembre ’19 ebbe luogo anche l’uscita di Renzi dal PD e la fondazione del nuovo partito Italia Viva (IV) di centro liberale e riformista con i “renziani” sostenitori della c.d. “terza via” di una sinistra-centrista e riformista in posizione intermedia tra la destra e la sinistra.

Il Governo Conte II (M5S, PD, LeU, IV e MAIE con l’appoggio esterno di PSI, CD,  CpE e altri) di coalizione di centro-sinistra,c.d.”giallo-rosso“,nacque nel settembre 2019 a seguito  delle consultazioni del Presidente Mattarella dalle quali emerse una nuova possibile maggioranza tra il M5S di Di Maio, il PD del nuovo segretario Zingaretti e i LeU. Nel gennaio 2021 ci fu però di nuovo una crisi di governo causata dalle dimissioni dei ministri di Italia Viva dall’Esecutivo che portò alle dimissioni del Presidente Conte.

 Il Governo Draghi (M5S, PD, FI, LSP, AZ., IV, Art.1, +EU, NcL, CD, IpF con l’appoggio esterno di C!/IaC, CI, PSI, UdC e altri) di unità nazionale (con FdI rimasta all’opposizione) e in carica dal febbraio 2021, è andato incontro anch’esso ad una crisi di governo nel luglio 2022 causata dal fatto che il M5S si era astenuto dal voto sul c.d. “decreto aiuti bis” sia alla Camera che al Senato, dove era stata posta anche la questione di fiducia. Il tutto era avvenuto dopo la scissione dal M5S del Ministro Di Maio e circa 60  parlamentari nel giugno 2022 e la formazione di un nuovo soggetto politico “Insieme per il Futuro“, costituendo gruppi distinti che poi  sono confluiti nella lista elettorale IC-CD aderente alla coalizione di c.s., ma senza successo. Da tutto ciò le immediate dimissioni del Presidente Draghi accolte dal Presidente Mattarella il 21 luglio 2022, cui hanno fatto seguito lo scioglimento delle Camere e l’indizione delle elezioni politiche anticipate.

L’elezioni politiche del 25 settembre 2022,svolte ancora con la legge elettorale Rosato e dopo la drastica riduzione del numero dei parlamentari (da 945 a 600 complessivi) operata dalla legge cost. n. 1 del 2020 (governo Conte II), sono state vinte nettamente dall’abilmente ricompattata coalizione di centro-destra (LSP, FI, FdI e NM) con capi politici Salvini, Berlusconi, Meloni e Lupi. La coalizione ha ottenuto alla Camera il quasi 44% dei voti e 237/400 seggi (quasi il 60%) con oltre 12 milioni e 300 mila voti in numero assoluto, pur in concomitanza di un accresciuto numero di astenuti pari a oltre 16 milioni e 600 mila elettori non votanti (aumentati di oltre 4 milioni rispetto al 2018). Al Senato, dove il voto era stato esteso  anche ai diciottenni con la modifica costituzionale dell’ottobre’21, la coalizione ha ottenuto l’oltre 44% e 115/200 seggi (quasi il 58%) con oltre 12 milioni e 100.000 voti. Si è trattato cioè di circa 7 punti percentuali in più del 2018 ma in numero assoluto i voti ottenuti alla Camera sono risultati inferiori (di oltre 100.000 voti) a quelli del 2018. Ciò sta a significare che l’aumento della percentuale dei voti è stato determinato dal forte calo del numero dei votanti che però non ha colpito significativamente questa coalizione di liste. Il fatto nuovo rispetto al 2018 é stato che Fratelli d’Italia (FdI) èdiventato molto velocemente il primo partito sia della coalizione che in assoluto, avendo ottenutooltre 7 milioni e 400 mila voti (compresi  quelli all’estero) sia alla Camera che al Senato con un gigantesco aumento del numero di voti (oltre 6 milioni rispetto alle politiche del 2018 e quasi 5 milioni e 700 mila rispetto all’europee del maggio ’19). A ben vedere però i milioni di voti presi in più da FdI risultano quasi pari al numero dei voti persi dagli altri tre partiti della coalizione (oltre 3milioni 200mila la LSP, oltre 2milioni 300mila FI e oltre 160mila NM, per un totale di quasi 5 milioni e 700 mila) e quindi si è trattato solo di una massiccia redistribuzione di voti all’interno della coalizione stessa.

La ristretta coalizione  di centro-sinistra (PD-IDP, AVS, +E e IC-CD con capi politici Letta, Bonelli, Bonino e Di Maio) per scelte discutibili e non vincenti, ha ottenuto alla Camera l’appena oltre 26% dei voti e  85/400 seggi e al Senato il quasi 26% dei votie 44/200seggi con oltre 7 milioni e 300 mila voti e con un piccolo ma ulteriore calo del numero assoluto di voti (poco oltre 570 mila) rispetto al risultato già molto negativo del  2018.  Ciò sta a significare che la coalizione ha subito, ma solo in parte, il cresciuto astensionismo di questa tornata. Il Partito Democratico- Italia Democratica e Progressista (PD-IDP, come lista unitaria di forze politiche europeiste di ispirazione socialdemocratica e progressista, nel segno di un riavvicinamento e ritorno di Articolo Uno nel PD) con oltre 5 milioni e 600 mila voti in entrambe le Camere è risultato il secondo partito in assoluto, ma in rilevante calo del numero dei voti rispetto al ’18 (oltre 800mila) e anche all’europee del ’19 (oltre 400mila), con le dimissioni del segretario Letta, peraltro diversamente da altri perdenti.

La lista del M5S, da sola (anche se questa volta non per sua scelta) e con capo politico Giuseppe Conte, quale Presidente del Movimento dall’agosto 2021, ha ottenuto l’oltre 15% dei voti e 41/400 seggi alla Camera e il quasi 16% dei votie 23/200 seggi al Senato con oltre 4 milioni e 400 mila voti alla Camerae oltre 4 milioni e 300 mila voti al Senato (compresi i voti all’estero).Si è trattato di un massiccio calo sia delle percentuali che del numero assoluto dei voti (oltre 6 milioni e 500 mila) rispetto alle elezioni del 2018 ma con un calo di soli 140.000 voti circa rispetto alle europee del ’19. Ciò sta a significare che è questa la formazione politica che ha subito in larghissima parte  anche l’astensionismo, aumentato (rispetto al ’18) di ulteriori 4 milioni e 500.000 elettori che non si sono recati alle urne. Il M5S è riuscito comunque a risultare il terzo partito in assoluto e di fatto ancora il”terzo polo” dello scenario politico ed elettorale, nonostante previsioni decisamente peggiori. Ciò è avvenutoanche dopo la scissione interna di Di Maio nel giugno ’22 con la costituzione dei gruppi parlamentari”Insieme per il Futuro” (IpF) poi confluiti nella lista” Impegno Civico-Centro Democratico“(IC-CD) ma con esito  per lui disastroso. Invece la nuova lista unica (e non coalizione, forse per timore della soglia di sbarramento) di Azione e Italia Viva di centro e con capo politico Carlo Calenda, il quale all’ultimo momento non aveva più aderito alla coalizione di centro-sinistra, si è fermata alla Camera sotto l’8% dei voti con 21/400 seggi e con quasi 2milioni e 250mila voti e al Senato sotto l’8% dei voti con 9/200 seggi e con quasi 2milioni e 210mila voti. 

In questo turno elettorale l’assetto ancora tripolare delle formazioni politiche ed elettorali maggiori (se non persino quadripolare) però non ha reso difficoltosa la governabilità dello Stato in quanto i partiti di centro-destra sono stati molto più capaci di quelli di centro-sinistra a unirsi in un’ampia coalizione di liste  e a conquistare così  la gran parte dei collegi maggioritari nonché a vincere agevolmente le elezioni. Infatti alla Camera 121 dei seggi uninominali sono andati alla coalizione di c.d. e solo 12 a quella di c.s.  e al Senato 56 alla coalizione di c.d. e 5 a quella di c.s.

Il Governo Meloni (FdI, LSP, FI e NM(IaC,RI) con l’appoggio esterno di NcI, CI, UdC, MAIE e MA) di destra-centro vede, per la prima volta nello Stato italiano, una donna come Primo Ministro, la sig.ra Giorgia Meloni (FdI) nominata dal Presidente della Repubblica con decreto del 21 ottobre 2022 come pure i 24 Ministri. Una donna a governare lo Stato italiano come, in questi anni, pure altre tre donne a guidare fondamentali Istituzioni europee quali il Parlamento, la Commissione e la Banca centrale. Il nuovo Governo ha già ottenuto la fiducia della Camera e del Senato nelle  sedute del 25 ottobre con voti 235/400 e del 26  ottobre con voti 115/200. E’ proprio sulla nomina da parte del Capo dello Stato e sulla fiducia del Parlamento che giuridicamente si fonda il potere dell’Esecutivo in una Repubblica parlamentare, dove non sono i cittadini elettori a scegliere direttamente il Capo del Governo ma sono comunque i loro rappresentanti in Parlamento  ad avere il potere di dare o meno l’assenso con il voto di fiducia alla scelta fatta, per norma costituzionale, dal Presidente della Repubblica dopo le consultazioni di rito.

Dott. Alfonso Gentili, già Segretario Generale del Comune di Todi

Ponte di Montemolino: “grande risultato”

Finanziato dalla Regione l’adeguamento per complessivi 4,8 milioni di euro. Superata l’ipotesi di una nuova struttura, la riattivazione si avvicina

“Si tratta di un grande risultato che dà piena soddisfazione ad un’esigenza importante del territorio tuderte”: è il commento con il quale il Sindaco di Todi Antonino Ruggiano ha accolto la notizia che la Giunta regionale dell’Umbria, su proposta dell’assessore alle infrastrutture Enrico Melasecche, nell’approvare il piano degli interventi di messa in sicurezza di strade, ponti e viadotti, ha inserito il finanziamento di 4,8 milioni di euro per la piena riattivazione della funzionalità del ponte sul Tevere in località Montemolino, dove la circolazione avviene ormai da anni a senso unico alternato.
La Regione effettuerà tramite la Provincia di Perugia l’opera di consolidamento per mitigazione del rischio idrogeologico e l’adeguamento della piattaforma stradale a livello di viabilità, sicurezza infrastrutturale e di servizi, ripristinando un collegamento fondamentale tra i comuni di Todi, Monte Castello di Vibio e Fratta Todina e per l’intero territorio della media valle del Tevere.
L’intervento previsto, messo a punto dagli uffici tecnici della Direzione Governo del Territorio in collaborazione con la Soprintendenza, supera l’ipotesi alternativa che era quella di realizzare un nuovo ponte e la relativa nuova viabilità, con costi almeno doppi e tempi di realizzazione dilatati.
“Va evidenziato – sottolinea il primo cittadino – come lo stanziamento risulti di gran lunga il più consistente all’interno di quello complessivo di 12 milioni di euro deliberato per un totale di una ventina di interventi in tutta l’Umbria, a testimonianza del rilievo dato dalla Regione a quanto più volte rappresentato dai Comuni dell’area. Di questo non possiamo che ringraziare la Governatrice Donatella Tesei e l’assessore Enrico Melasecche per lo spirito di fattiva collaborazione”.
Spetterà ora alla Provincia di Perugia provvedere con assoluta urgenza a perfezionare le relative progettazioni ed appaltare le opere, pena la perdita dei finanziamenti.

IL CONFLITTO DI INTERESSI DI RANCHICCHIO, VICESINDACO CON DELEGA ALL’ARTIGIANATO CHE LAVORA DA CONFARTIGIANATO

Comunicato del Pd Todi.

È opportuno che un vicesindaco con delega allo sviluppo economico e all’artigianato sia inquadrato professionalmente presso la struttura tecnica della maggiore associazione di categoria degli artigiani come referente territoriale della città dove svolge il proprio incarico amministrativo ed istituzionale?

Questa domanda sorge spontanea di fronte al caso del vicesindaco di Todi Claudio Ranchicchio – l’ineffabile Ranchicchio, per meglio dire – che, prestando la propria opera professionale come responsabile della neonata sede territoriale di Todi di Confartigianato Terni, si trova nella situazione di palese conflitto di interessi descritta poc’anzi. 

La neocostituita sede territoriale in questione è stata inaugurata lo scorso 6 Ottobre con tanto di taglio di nastro da parte del sindaco Ruggiano, che non poteva non essere a conoscenza del fatto che il suo vice – presente con fare giulivo  nella foto che immortala il taglio del nastro e a cui lo stesso primo cittadino ha conferito le deleghe in materia di sviluppo economico ed artigianato a fine Giugno – sarebbe andato incontro a questo colossale conflitto di interessi.

Il Partito Democratico plaude all’interrogazione presentata dai gruppi consiliari di centrosinistra, che richiama il sindaco alle sue precise responsabilità e chiedi lumi sull’ennesima incresciosa vicenda che coinvolge l’amministrazione in carica, registrando il fatto che, infischiandosi totalmente della risultanze emerse nell’ambito della Commissione di indagine, il vicesindaco Ranchicchio persevera in un atteggiamento di totale disprezzo verso le istituzioni, scrivendo così un’altra pagina della politica locale basata sulla più totale confusione tra interessi pubblici e privati.

PARTITO DEMOCRATICO TODI

Partito Democratico Coordinamento PD Todi

Presentazione libro “Missione. Dalla Guerra fredda alla Difesa Europea”

A Todi si dibatte di Guerra Fredda e Missioni all’estero. Dibattito con gli ambasciatori Benazzo e Lenzi su temi di stringente attualità. Sabato 3 dicembre, alle ore 17:00, nella Sala del Consiglio dei Palazzi Comunali di Todi, 


La Sala del Consiglio dei Palazzi Comunali di Todi ospiterà, sabato 3 dicembre, alle ore 17, il Generale Claudio Graziano, già Capo di Stato Maggiore della Difesa e Presidente del Comitato Militare dell’Unione Europea, attuale presidente di Fincantieri, azienda leader in Europa nel settore della cantieristica navale.
La sua presenza nella città di Jacopone è legata alla presentazione del libro “Missione. Dalla Guerra Fredda alla Difesa Europea” di cui il Generale Graziano è autore, con la prefazione del direttore di Repubblica Maurizio Molinari e il contributo del giornalista del TG1 Marco Valerio Lo Prete. Dialogheranno con lui gli ambasciatori Stefano Benazzo e Guido Lenzi, oggi entrambi a riposo dopo una carriera diplomatica che li ha visti impegnati ai massimi livelli nella gestione dei rapporti transatlantici ed est-ovest e nell’ambito della diplomazia multilaterale.
L’incontro, introdotto dal presidente del Consiglio comunale Generale Adriano Ruspolini e moderato dall’assessore alla cultura Alessia Marta, si articolerà sia su come le missioni militari all’estero, sotto egida Onu, Ue, Nato, contribuiscono agli interessi di sicurezza nazionale, sia sul mutato contesto geopolitico internazionale che, come scrive il Generale Claudio Graziano, rendono indifferibile proseguire lungo quel percorso, già immaginato da Spinelli, volto a rafforzare le iniziative comuni di difesa europea.
Non si tratta di superare gli eserciti nazionali ma di rendere strutturali iniziative in materia di difesa e sicurezza comune affinché l’Unione sia in grado di parlare con una voce singola, autorevole e credibile. Temi, dunque, di grande e stringente attualità, quelli di cui di dibatterà a Todi, come testimonia anche il numero e il livello delle persone accreditate a partecipare.

Successo della mostra d’arte dei Giovani.

L’esposizione d’arte (dipinti e fotografie) dei giovani Viola Ester Sbrenna, Marta Lombardi, Francesca Martini, Chiara Rossi, Gabriele Sagone verrà riproposta dal 27 al 30 dicembre.

Viola Esther Sbrenna, Le mani della conoscenza.

Ha avuto successo la mostra dei ‘Giovani artisti, un evento che si presta a molte considerazioni, non solo sulla qualità delle opere esposte, ma anche sul valore e sul significato che questo evento assume.

Todi è abituata alle mostre d’arte: artisti affermati e artisti di lungo corso hanno sempre trovato interesse e un pubblico interessato.

E’ la prima volta, però, che un gruppo di giovani e giovanissimi presenta al pubblico opere che meritano non solo attenzione ma anche positive considerazioni. Le opere esposte infatti evidenziano non dei gradevoli tentativi giovanili ma una consapevolezza dell’arte di oggi che lascia veramente sorpresi. Non i dipinti tradizionali, prime prove degli aspiranti artisti, ma adesione consapevole alle moderne tendenze dell’arte (si vedano in proposito i due dipinti, rispettivamente di Viola Esther Sbrenna e di Ludovica Todini). E cosa ancor più rilevante è il fatto che non sembra che siano guidati o organizzati da un artista ”maturo”: la mostra è il frutto del loro entusiasmo e insieme del loro giusto desiderio di confrontarsi con il pubblico e di sottoporsi alla valutazione di chi è interessato all’arte, o a volte anche esperto. E da questo pubblico è venuta una unanime valutazione positiva. E ancora: si parla molto dei giovani e della loro educazione: la mostra è la conferma del fatto che ci sono i giovani che hanno passione per le arti e la cultura e che sanno di aver iniziato un percorso non facile ma che sarò anche ricco di soddisfazioni. E noi facciamo i nostri sinceri complimenti e gli auguri per un futuro ricco di soddisfazioni. Attendiamo il 27 dicembre per una nuova visita.

Ludovica Todini ‘Assorta’
Francesca Martini, ”Ramificazione”

QUEL FAMIGERATO ASCENSORE

Comunicato del Partito Socialista

Essendo in stato avanzato la procedura per l’appalto e conseguente inizio lavori per il nuovo ascensore in Via Termoli, siccome riponiamo impenitente fiducia nel buon senso  che deve sempre ispirare chi amministra, nel ribadire la nostra contrarietà a tale opera così come prevista, torniamo a porci alcune domande:

  1. Vista la precedente esperienza del famigerato parcheggio del Mercataccio, questa volta tutte le necessarie e preventive autorizzazioni della Sovrintendenza sono state acquisite?
  2. E’ in dubbio che per gli utenti di questo ascensore , l’approdo previsto è oltremodo peggiorativo rispetto all’attuale ascensore inclinato.
  3. Il nuovo ascensore una volta in funzione, comporterà lo smantellamento di quello attuale? Oppure resterà ferro arrugginito vita natural durante?
  4. In passato ipotesi di ascensori verticali furono scartate dall’instabilità dei terreni, che in caso di movimenti, avrebbero potuto pregiudicarne il funzionamento. Ora questa problematica è stata risolta da nuove tecnologie?
  5. La cosa più importante: una volta approdati in via Termoli, le persone verranno lasciate sole con le loro capacità muscolari e polmonari, oppure è prevista una qualche “assistenza” per fargli percorrere l’ultimo e faticosissimo miglio?
  6. Il Costo complessivo dell’opera a quanto ci risulta sarà di € 2.250.000 di cui €1.700.000 con assunzione di un mutuo trentennale che graverà sui cittadini attuali e nascituri. Ma un’opera così pensata e così costosa, pensate che aumenterà il flusso turistico della città di  Todi?

Questi ci sembrano legittime e garbate domande, confidiamo in analoga risposta!!

Non c’è dubbio che come Partito Socialista di Todi continueremo a vigilare sull’operato degli amministratori rispetto a quest’opera completamente inutile e fuori luogo.

Partito Socialista Italiano – Sez. G. Matteotti

(No title)

Tre iniziative a Todi per la giornata contro la violenza sulle donne

Venerdì 25 aprile la presentazione di due libri e un incontro-dibattito. Assessorati della cultura e delle pari opportunità tra i patrocinatori

Gli assessorati alla Cultura e alle Pari Opportunità del Comune di Todi hanno organizzato, in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, un incontro con Monica Ricci Sargentini, giornalista del Corriere della Sera, e Caterina Giojelli, giornalista di Tempi. L’appuntamento, che si terrà venerdì 25 novembre, alle ore 10, nella sala del Consiglio comunale, è stato promosso con la collaborazione dell’associazione culturale Esserci e del mensile Tempi.
L’incontro “Le mille facce della violenza sulle donne” vuole essere un’occasione “per riflettere sui molteplici aspetti sociologici e culturali che questo fenomeno ha nella nostra società”. Ogni tre giorni una donna viene uccisa in Italia: dall’inizio del 2022 è già capitato 77 volte. In molti casi l’assassino è il compagno o il marito, oppure un uomo che è stato lasciato. Spesso le denunce di stalking, minacce o percosse finiscono nel vuoto e troppo spesso si arriva a realizzare la gravità dei fatti solo dopo l’omicidio la donna.
“La violenza – sottolinea l’assessore alla cultura Alessia Marta – non si sviluppa soltanto nel contesto familiare. Pensiamo al lavoro o all’idea che si ha della prostituzione: la società è segnata ancora da un profondo maschilismo che continua ad avere fortissime radici culturali. Ed è lì che bisogna intervenire”. Si è scelto di parlarne con due donne, due giornaliste, che possono offrire una visione ampia, sfaccettata e libera da pregiudizi. L’obiettivo è quello di approfondire un argomento che troppo spesso viene affrontato con superficialità e soprattutto con un approccio che non tiene conto che esiste una connessione tra i diversi episodi della violenza contro le donne.
“La percezione di ciò che è violenza incide sul livello di anticorpi che la società riesce a darsi”, evidenzia Elena Fruganti, responsabile dell’associazione Esserci. “Spesso passano inosservati messaggi pericolosi veicolati da media e social, testi musicali misogini, diffusione di comportamenti border line tra le giovani generazioni. La violenza sulle donne è una piaga che tocca tutti i livelli sociali, le culture di appartenenza, le generazioni”.

L’incontro di venerdì mattina non è il solo con il quale la città si confronterà e rifletterà intorno alla figura femminile. “Nello stesso pomeriggio – annuncia l’assessore comunale alla pari opportunità Raffaella Pagliochini – a Todi, a testimonianza dell’attenzione dedicata a questa problematiche, si terranno altre due iniziative che a loro volta interrogano questo tema con la presentazione di due libri: “Donne Invisibili” di Maria Elena Ruggiano, alle 16:30 alla Sala Affrescata, promosso da Fidapa e Lions Club,e “Libere di essere” di Rosella De Leonibus, alle ore 19:00, all’Hotel Tuder, organizzato dall’associazione Franca Viola”.

Todi, 100 mila euro alle famiglie in difficoltà

60 mila euro, tra buoni spesa e rimborsi TARI, sono in fase di erogazione. Il Comune impegnato per il “saldo” e per nuovi sussidi a sostegno del caro bollette

L’assessore Alessia Marta

E’ di oltre 60 mila euro l’importo che l’assessorato ai servizi sociali del Comune di Todi si appresta ad erogare a 360 famiglie per la spesa alimentare e per il rimborso della TARI. Più  nello specifico, nei prossimi giorni, si provvederà alla consegna, per un valore totale di 41 mila euro, di buoni spesa a 241 famiglie, con un importo unitario che varia a secondo il numero dei componenti dei nuclei, e alla liquidazione, sulla base delle fascia reddituale, di 120 mandati di pagamento per complessivi 20 mila euro per la restituzione della tassa sui rifiuti.
I due provvedimenti andranno a beneficio di tutte le domande presentate ed aventi i requisiti di ammissibilità, ma per il momento con un importo che copre circa il 60% totale spettante, visto che l’importo complessivo dei buoni spesa richiesti è stato pari a 58 mila euro e quello della TARI di 38 mila euro.
“Come Amministrazione comunale – spiega il Sindaco Antonino Ruggiano – abbiamo deciso di tenere aperte le graduatorie e di erogare subito in proporzione tutto lo stanziamento disponibile in bilancio, con l’impegno stringente di reperire entro l’anno le risorse per ulteriori 36 mila euro, così da poter soddisfare l’intero fabbisogno di quasi 100 mila euro a favore di situazioni di difficoltà”.

I sussidi in fase di liquidazione vanno ad aggiungersi agli 85 mila euro erogati la scorsa primavera a sostegno dei canoni di locazione, misura che vede peraltro ancora aperto, fino al 12 dicembre, il bando per le nuove domande. I “buoni spesa”, come in passato, potranno essere utilizzati negli esercizi commerciali del territorio comunale che hanno risposto al relativo avviso emanato dal Comune nei mesi scorsi per l’individuazione delle attività interessate a convenzionarsi, una modalità quest’ultima che permetterà di mettere in circolo i contributi pubblici a favore del sistema economico locale e il loro utilizzo soltanto per beni di prima necessità.
“Come Comune di Todi – sottolinea l’assessore ai servizi sociali Alessia Marta – si sta lavorando per dare continuità ai provvedimenti anche per l’anno venturo, durante il quale c’è la determinazione a mettere in campo anche altri strumenti a sostegno dei costi elettrici ed energetici delle famiglie“.

Da segnalare come anche nel 2021 il Comune di Todi abbia provveduto ad erogare contributi finalizzati al contrasto del disagio socio-economico per un importo, tra buoni spesa e rimborso TARI, attestatosi a quota 80 mila euro, rispetto ai 96 mila emersi con il bando 2022, scostamento che fotografa , purtroppo, un aumento delle situazioni di criticità socio-economica di circa il 20%.

L’ANDAMENTO TURISTICO NEI PRIMI 9 MESI DELL’ANNO: C’è POCO DA ESULTARE

la nota di l’OSSERVATORE TUDERTE

Riapertura delle cisterne romane

Exsultate, jubilate, o vos animae beatae! (Esultate, gioite, o voi, anime beate).

È questa l’esortazione ripetutamente fatta propria dai nostri amministratori per commentare i dati sull’andamento del turismo nell’anno in corso. Ma la realtà è un po’ meno rosea di quella entusiasticamente propagandata nei solerti comunicati stampa diffusi dal Comune. Prendiamo ad esempio quello diffuso nei giorni scorsi relativo ai primi nove mesi dell’anno. Una prima osservazione cade all’occhio: perché utilizzare i dati statistici relativi al comprensorio tuderte (che oltre a Todi, include anche i comuni di Marsciano, Collazzone, Massa Martana, Fratta Todina e Monte Castello Vibio) e non invece quelli riferiti al solo comune di Todi (anch’essi liberamente disponibili nel sito della Regione)? Si tratta indubbiamente di una scelta discutibile e, in qualche misura, fuorviante che nasconde la vera dimensione del fenomeno turistico nella nostra città.

Basti pensare che nel periodo gennaio-settembre, come riportato correttamente nel comunicato stampa, a livello comprensoriale i visitatori sono stati 65.626 e le giornate di pernottamento 207.723, ma i dati relativi al solo comune di Todi sono, ovviamente, molto più bassi (38.128 gli arrivi e 104.453 i pernottamenti).

Ma al di là dell’aspetto dimensionale, il problema è che analizzando i dati comunali emergono alcune tendenze tutt’altro che entusiasmanti:

i flussi turistici di gennaio-settembre sono aumentati rispetto allo stesso periodo dello scorso anno in misura inferiore alla media regionale (Todi: arrivi +39,0%, presenze +36,9%; Umbria: arrivi +44,2%, presenze +39,8%);

ancor più deludenti sono i dati del periodo estivo nei mesi giugno-settembre, in particolare quello degli arrivi che hanno registrato una crescita assai modesta (Todi: arrivi +1,5%, presenze +9,3%; Umbria: arrivi +7,6%, presenze +12,4%);

ma l’aspetto più negativo è che siamo ancora lontani dal pieno recupero dei flussi rispetto alla situazione pre-covid di settembre 2019, un gap che invece la regione ha completamente annullato per quanto riguarda le presenze e fortemente ridotto in termini di arrivi (Todi: arrivi -31,5%, presenze -8,5%; Umbria: arrivi -7,2%, presenze +0,9%).  

Dunque, come è andato a Todi il turismo nei primi nove mesi dell’anno? Benino, forse, si può azzardare, anche abbastanza bene, non certo bene, né tantomeno benissimo.