del dott. Alfonso Gentili La nuova politica estera degli Stati Uniti d’America (USA)del Presidente Trump dovrebbe accelerare la trasformazione della semplice Unione Europea di Stati nazionali e solo economica in un unico Stato Federale d’Europa …
Dott. Alfonso Gentili. Seconda e ultima parte La legge n. 86 del giugno ’24recante disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario (c.d. legge Calderoli) è una legge-quadro che precede la stipula delle …
Dott. Alfonso Gentili Con riferimento al rapporto tra territorio e governo nel diritto pubblico sono configurabili tre diverse forme di Stato i cui elementi costitutivi sono appunto il territorio, il popolo e il governo. Si …
Intervento di Andrea Vannini Giova ricordare che per il ministero della salute il servizio sanitario regionale umbro era punto di riferimento nazionale per appropriatezza, sostenibilità, qualità dei servizi. Oggi abbiamo lunghe liste di attesa, emigrazione verso …
il grande pubblico presente al Teatro (complessivamente tra ottocento e novecento persone) non evidenzia solo la passione che ancora Todi ha per l’Opera ma anche che la scelta di spettacoli o rappresentazioni di alto livello e di qualità ottengono risultati che recite o esibizioni, anche un po’ improvvisate, non possono avere.
In effetti le due serate, nelle quali gli esordienti si sono alternati, sono state convincenti e decisamente gradevoli. E sono emersi contanti di buon livello e che certamente avranno un futuro nella lirica. Non siamo in grado di fare nomi ma certamente i due tenori nel Ruolo di Calaf merita una menzione così come la Liu della prima serata e la Turandot della seconda. Questo senza nulla togliere ai contanti ai bravi cantanti dell’altra serata con gli stessi ruoli.
L’orchestra è stata non solo ineccepibile ma di alto livello. A dirigere i cantanti, coro e orchestra il direttore Carlo Palleschi ben noto per le sue qualità al pubblico della Lirica.
I rumors sulla prossima elezione del Presidente della Consulta delle Associazioni di Todi non ci lasciano per niente tranquilli. La consulta dovrebbe essere un organo consultivo nato per garantire un rapporto costante e diretto con l’amministrazione comunale ed incontrare le esigenze e le proposte delle associazioni in un quadro organizzato ed organico. In questi giorni, dopo una prima riunione saltata per assenza del numero legale ( abbastanza scontata vista la data di convocazione in pieno agosto!) da più parti si ventila di guerriglie interne alla maggioranza per l’elezione di un Presidente piuttosto che un altro. Scaramucce fra correnti, correntine e consiglieri che penserebbero di “mettere il cappello” sull’elezione di questa figura. Addirittura si ipotizzano personaggi legati a consiglieri comunali da rapporti di parentela. Nulla di illegittimo, chiaramente, ma sull’opportunità si potrebbe discutere a lungo e saremmo lieti di essere smentiti dai fatti. Noi auspichiamo che il presidente della consulta delle associazioni sia invece una figura estranea quanto più possibile alla politica di destra, di sinistra, di centro e civica. Questo per evitare in futuro ogni tipodi polemica o speculazione sull’autonomia di un organismo che non può rischiare di essere tacciato di partigianeria, soprattutto nel rispetto della pluralità dei soggetti che lo compongono. Una ipotesi secondo noi utile anche agli amministratori comunali e alla maggioranza presente e futura, che potrà sentirsi libera di valutare le proposte che arrivano dalla consulta senza il timore di veder proiettate in chiave politica le proprie scelte. Ci auguriamo pertanto che le associazioni sappiano – sganciarsi dalle solite logiche finora esercitate dall’amministrazione comunale attraverso quel disgustoso MERCATO delle VACCHE, così a Loro caro _ per poi invece individuare un percorso chiaro e lineare che porti ad una figura (per noi ad esempio una donna sarebbe un bel segnale sotto molti aspetti) quanto più credibile possibile ed in grado di rappresentare tutte le associazioni, con l’obiettivo di dare loro il giusto peso che devono avere sulle scelte amministrative.
A Civitella del Lago la mostra “Plinio, guida e mito delle scoperte geografiche”
In occasione del Bimillenario della nascita di Plinio il Vecchio, Civitella del Lago propone una mostra di cartografia antica di elevato spessore culturale dal titolo “Plinio, guida e mito delle scoperte geografiche. Il Parergon di Ortelio, coscienza geo-storica del mondo antico”.
Tornano i grandi appuntamenti culturali di Civitella del Lago: sarà inaugurata il prossimo 22 settembre alle ore 18,00 presso la Sala Brizzi la mostra di cartografia antica dal titolo “Plinio, guida e mito delle scoperte geografiche. Il Parergon di Ortelio, coscienza geo-storica del mondo antico” che rimarrà visitabile fino all’8 ottobre 2023 per spostarsi poi a Roma, presso lo Stadio di Domiziano, dal 20 al 29 novembre prossimi.
L’evento è promosso e organizzato dall’Associazione Culturale “Roberto Almagià” Associazione Italiana di Cartografia Antica, il Comune di Baschi e dall’Associazione Culturale Civitellarte e gode del patrocinio del Comitato Nazionale per il Bimillenario di Plinio, la Deputazione di Storia Patria dell’Umbria aps, il Centro Italiano per gli Studi Storico-Geografici e la Rumsey Collection della Stanford University.
La mostra, che gode del contributo dell’Accademia Pliniana, intende celebrare i duemila anni dalla nascita del grande intellettuale dell’antichità, indagando l’influsso che la sua “Naturalis Historia” ha esercitato nelle epoche successive fino ai giorni nostri, tutt’ora prezioso strumento per le indagini archeologiche e storiografiche. Opera di carattere enciclopedico, la “Naturalis Historia” contiene anche ampie descrizioni geografiche dei luoghi visitati da Plinio, che viaggiò nell’Europa conquistata dai Romani, descrizioni alle quali si rifece il cartografo fiammingo Abramo Ortelio nel XVI secolo per il suo “Parergon”.
A Civitella del Lago prima e a Roma poi sarà possibile ammirare 31 splendide carte a colori di Ortelio, realizzate tra il 1579 e il 1598, tra le quali spicca il “planisfero antico” “Aevi veteris Typus Geographicus” dove sono illustrate le terre emerse conosciute nell’antichità all’interno di una proiezione ovale della terra suddivisa per fasce climatiche, sarà possibile ammirare inoltre la rappresentazione delle terre conquistate dall’Impero Romano, delle attuali nazioni centro europee Italia inclusa, alcune regioni italiane e parte del medio Oriente.
La mostra “Plinio, guida e mito delle scoperte geografiche. Il Parergon di Ortelio, coscienza geo-storica del mondo antico” è corredata da un catalogo stampato dall’Associazione Civitellarte con grafica curata da Barbara Bilancioni e Sergio Trippini. Il coordinamento scientifico delle 31 schede è di Simonetta Conti con saggi di Annalisa D’Ascenzo, Simonetta Conti e Francesco Trippini. La copertina del catalogo è stata realizzata in colore porpora, per i Romani simbolo di autorevolezza, in onore di Plinio il Vecchio, che dedicò parte dei suoi studi al murice comune, il piccolo mollusco dalle cui secrezioni si otteneva il prezioso pigmento, e per celebrare il suo immenso apporto alla cultura universale.
Provvedimento della Corte dei conti su oltre un milione di beni del dirigente scolastico e quello amministrativo. Chiusa anche indagine penale
18 set 2023 · Avrebbero falsificato i numeri aumentando gli ospiti del convitto femminile in modo da ottenere un aumento delle dotazioni organiche di educatori. Per questo, avrebbero causato un danno erariale di 1.167.408 euro al ministero dell’Istruzione. I finanzieri del Comando provinciale di Perugia hanno eseguito un sequestro conservativo sui beni immobili e disponibilità finanziarie del dirigente scolastico e del direttore dei servizi generali amministrativi pro tempore dell’Istituto agrario Ciuffelli di Todi, sequestro autorizzato dal presidente della Sezione giurisdizionale della Corte dei conti per l’Umbria, su conforme richiesta della Procura regionale.
Nel dettaglio, il dirigente scolastico avrebbe falsificato i dati relativi agli ospiti dell’annesso convitto femminile e dei semi-convittori (coloro che usufruiscono del servizio mensa), e il dirigente amministrativo, omesso il controllo e la denuncia, al fine di ottenere un numero maggiore di educatori scolastici da impiegare nei servizi di “vigilanza” sugli studenti. Dalle indagini delegate dalla Procura regionale alla Tenenza della Guardia di finanza di Todi, è emerso che i due avrebbero indicato, nelle comunicazioni dirette all’Ufficio scolastico regionale per l’Umbria, un numero di ospiti del convitto femminile e di semiconvittori superiore a quello effettivo (50 ospiti in luogo di una media reale di 35) per gli anni scolastici dal 2016/2017 al 2021/2022, in modo da ottenere un aumento delle dotazioni organiche di educatori scolastici, pari complessivamente 38 educatori a tempo indeterminato e supplenti.
Nell’udienza del 31 luglio scorso, il presidente della Sezione giurisdizionale, pronunciandosi sul ricorso presentato dalle parti, ha confermato il sequestro ante causam, ritenendo sussistenti i due presupposti di legge, cioè, il rischio effettivo che il presunto responsabile possa compiere atti di disposizione in grado di diminuire la garanzia patrimoniale e l’esistenza di elementi in grado di far ritenere motivata e fondata la pretesa erariale. Concluse anche le indagini a carico del solo dirigente scolastico, indagato per il reato di falso.
Momenti di gloria per i nostri amministratori. Infatti, nella vigilia di Ferragosto al nostro grande sindaco e al suo principale assessore (quello incaricato dei lavori pubblici) è stata concessa ancora una volta la possibilità di apparire sugli schermi della televisione nazionale. Questa volta sono stati intervistati nella trasmissione Agorà Estate di Rai3 come rappresentanti di un comune che si è dimostrato particolarmente efficiente nell’utilizzo dei fondi del PNRR.
Per questo gloria al sindaco e al suo fedele assessore perché la loro gloria è anche gloria per la nostra città. Un successo questo che, per quanto ci riguarda, ha fatto salire al settimo cielo il nostro orgoglio tuderte. Peccato che la piacevole sensazione di orgogliosa felicità è bruscamente cessata quando l’ineffabile assessore, illustrando all’intervistatore i lavori previsti per il Mercataccio, ha testualmente dichiarato che l’area «oggi allestita a parcheggio si trasformerà in una piazza». Pazza idea mi son detto, se non addirittura manifestazione di profonda insipienza, dal momento che quello del Mercataccio è l’unico parcheggio del centro storico degno di questo nome e, nella situazione attuale, annullare dei posti macchina nell’acropoli è come avvelenare i pozzi d’acqua nel deserto, soprattutto perché il parcheggio di “Simoncino” resta solo un miraggio (tanto per rimanere nella metafora del deserto).
In questo modo gli investimenti del PNRR non servono, come dovrebbero, a migliorare la qualità della vita degli abitanti ma solo a perpetrare nel tempo la gloria imperitura degli amministratori (almeno così loro sperano).
Nei primi decenni del 2000 con la legge 14 settembre 2011, n. 148 (Governo Berlusconi IV di centrodestra- Guardasigilli Palma) all’art. 1, comma 2, è stata conferita al Governo la delega per la riorganizzazione entro 12 mesi della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari (c.d. geografia giudiziaria) al fine di realizzare risparmi di spesa e incremento di efficienza dettandone i principi e criteri direttivi e facendo salvi i tribunali ordinari esistenti nei circondari dei comuni capoluogodi Provincia. Il decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 155 (Governo Monti -governo tecnico con l’appoggio esterno di PdL, PD, UdC, FLI, PSI, PLI, PRI e altri -Guardasigilli Severino) attuativo della delega, in vigore dal 13 settembre ’12, ha quindi soppresso, con efficacia dal 14 settembre 2013, i Tribunali ordinari, le Sezioni distaccate e le Procure della Repubblica indicate nella Tabella A allegata allo stesso decreto e cioè ben 31 sedidi Tribunali e Procure (oltre la metà di quelli non nei capoluoghi provinciali) e tutte le 220 Sezioni distaccatedei Tribunali civili e penali italiani, disegnando appunto una nuova geografia giudiziaria nel Paese. Dei n. 165 Tribunali e relative Procure esistenti (di cui n. 110 con sede nei comuni capoluogo di Provincia e con permanenza garantita dalla legge delega) lo schema di decreto legislativo ne prevedeva la soppressione di n. 37, ridotti poi a n. 31. In particolare, per quanto riguarda il distretto regionale della Corte d’appello di Perugia, fu sancita (tab. A) la soppressione nel circondario di Orvieto (Sindaco Concina) del Tribunale civile e penale e della Procura della Repubblica e nel circondario di Perugia di tutte le cinqueSezioni territoriali (o distaccate) di Assisi, Città di Castello, Foligno, Gubbio e Todi. Quest’ultima comprendeva dal febbraio ’98 gli storici 5 comuni dell’ex Pretura di Todi e dal giugno ’99 ben 7 comuni della MVT (si erano aggiunti Marsciano e Deruta).
Con lo stesso d.lgs. 155 sono stati anche disposti (alleg. 1) l’accorpamento del territorio dell’ex Tribunale di Orvieto a quello del Tribunale di Terni e stranamente anche lo scorporo dal circondario del Tribunale di Perugia dei sette comuni della Sezione distaccata di Todi aggregandoli irrazionalmente al circondario del Tribunale di Spoleto (Sindaco Benedetti:2009-2014). Lo schema di decreto delegato governativo prevedeva inizialmente l’accorpamento al Tribunale di Terni dei comuni della Sezione distaccata di Todi unitamente a quelli del soppresso Tribunale di Orvieto e l’accorpamento al circondario del Tribunale di Spoleto dei comuni della sola Sezione distaccata di Foligno. Il parere espresso sullo schema di d.lgs. il 1° agosto 2012 dalla Commissione Giustizia della Camera (Presidente Buongiorno) conteneva, tra le altre, la condizione che la Sezione distaccata di Todi (Sindaco Rossini da fine maggio) “geograficamente deve essere accorpata a Perugia data la breve distanza e la facilità di comunicazione lungo la direttrice nordsud (E45)” ma in sede di approvazione definitiva in CdM invece prevalse irragionevolmente la soluzione di accorpamento al Tribunale di Spoleto, cioè la peggiore in assoluto per Todi e la MVT. Il successivo Governo Letta (di grande coalizione PD-PdL/NCD e altri-Guardasigilli Cancellieri), durato solo 10 mesi, adottò preliminarmente nel settembre ’13 uno schema di d.lgs. integrativo e correttivo del decreto delegato 155 e lo inviò al Parlamento per i prescritti pareri. La Commissione Giustizia della Camera (Presidente Ferranti) nel dicembre ’13 espresse un parere favorevole condizionato ad alcune modifiche tra cui quella “di accorpare a Perugia anziché a Spoleto il comune di Todi e tutti i comuni della Media Valle del Tevere”. Il testo del decreto proposto e inviato in CdM per l’approvazione definitivadalla Ministra della Giustizia Cancellieri era accompagnato da una relazione illustrativa che accoglieva le istanze di luglio ’13 del Sindaco di Todi Rossini e di quelli degli altri comuni della ex Sezione distaccata di Todi, tranne stranamente Collazzone (Sindaco Bennicelli I) e invece con l’aggiunta di San Venanzo (Sindaca Valentini II), tutte volte all’accorpamento dei loro territori al circondario del Tribunale di Perugia e quindi accoglieva anche il parere condizionato della Commissione giustizia. Invece nel testo uscito dal CdM tale proposta di correzione è stata inspiegabilmente stralciata (si seppe ufficiosamente per una presa di posizione contraria di un semplice Ministro senza portafoglio) nonostante la proposta di correzione motivata e relazionata dalla Guardasigilli che di fatto apparve come sfiduciata dal Capo del Governo. La sconcertante notizia fu poi confermata dalla lettura in Gazzetta ufficiale del testo del d.lgs. 19 febbraio 2014, n. 14 recante disposizioni integrative e correttive delle norme dei due decreti 155 e 156 del ’12 ed emanato appena tre giorni prima della cessazione (22 febbraio ’14) del travagliato Governo Letta, tra l’altro a fronte di una scadenza della delega legislativa al Governo per le disposizioni integrative e correttive che scadeva ben 7 mesi dopo.
In attuazione della medesima legge delega 148 con l’altro decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 156 nella tab. A allegata al decreto vennero soppressi,nel circondario del Tribunale di Perugia i 7 uffici dei Giudici di pace di Assisi, Castiglione del Lago, Città di Castello, Foligno, Gualdo Tadino, Gubbio e Todi, in quello di Orvieto l’ufficio di Città della Pieve, in quello di Spoleto i 2 uffici di Montefalco e Norcia e in quello di Terni i 2 uffici di Amelia e Narni, per un totale di 12 uffici giudiziari pari a tutti i GdP umbri, tranne i 4 delle città umbre sedi di Tribunale. Nella tab. B allegata al decreto le competenze territoriali degli uffici soppressi furono infatti attribuite ai 4 uffici dei Giudici di pace di Perugia, di Orvieto, di Spoleto e di Terni. Nell’alleg. 1 al decreto era contenuta la nuova tab. A della legge 374/1991 nella quale erano indicati i 4 Giudici di pace di cui sopra con l’elenco di tutti i comuni ricompresi nei rispettivi circondari e con le particolarità che il GdP di Spoleto andava acomprendere oltre i 5 comuni del soppresso GdP di Todi anche quelli di Marsciano e Deruta che prima facevano parte della Pretura di Perugia e che il comune di Orvieto pur perdendo il Tribunale (con l’altro d.lgs. 155) si vedeva conservato l’ufficio del Giudice di pace, comprendente anche Città della Pieve, nell’ambito del circondario di Terni che era l’unico ad avere 2 uffici di GdP, quelli di Orvieto e Terni. L’art. 3 del d.lgs. 156 prevedeva comunque che gli enti locali interessati, anche consorziati tra loro, potevano richiedere il mantenimento degli uffici del Giudice di pace di cui era stata disposta la soppressione, anche tramite eventuale accorpamento, facendosi però integralmente carico delle spese di funzionamento e di erogazione del servizio giustizia nelle relative sedi, ivi incluso il fabbisogno di personale amministrativo che doveva essere messo a disposizione dagli enti medesimi. Rimaneva a carico dell’amministrazione giudiziaria unicamente la determinazione dell’organico del personale di magistratura onoraria (e relativi oneri) nonché la formazione del personale amministrativo. In Umbria il decreto ministeriale (Ministro Orlando-Governo Renzi) 7-3-2014 nell’alleg. 1 ha disposto, su richieste dei rispettivi Sindaci e previe deliberazioni dei Consigli comunali, il mantenimento di 8 Uffici del Giudice di pace e cioè di Castiglione del Lago, Città di Castello, Gualdo Tadino e Gubbio nel circondario di Perugia, di Foligno, Norcia e Todi nel circondario di Spoleto e di Città della Pieve nel circondario di Terni mentre nell’alleg. 2 (nuova tab. A del d. lgs. 156) rimanevano soppressi i 4 uffici del Giudice di pace di Assisi, Montefalco, Amelia e Narni (né risultano successivi d.m. di ripristino) e nell’alleg. 3 (nuova tab. B del d.lgs. 156) le competenze territoriali dei sopra citati 4 uffici soppressi passavano ai nuovi GdP rispettivamente di Perugia, Spoleto e Terni.
Gli Uffici del GdP mantenuti si erano poi ridotti a 6 con il d.m. 10-11-2014 per l’avvenuta esclusione degli uffici di Gualdo Tadino e Gubbio; quest’ultimo è stato però ripristinato dal d.m. 27-5-2016 (Governo Renzi-Ministro Orlando) con competenza anche su Gualdo Tadino e sommato al GdP di Orvieto di cui sopra formava un totale di 8 uffici in funzione, oltre gli altri 3 uffici di GdP di Perugia, Spoleto e Terni sedi anche di Tribunale. Con la legge 29 dicembre 2017, n. 222 (Governo Gentiloni Silveri- Guardasigilli Orlando)l’ufficio del Giudice di pace diCittà della Pieve è stato riportato nel circondario del Tribunale di Perugia e ha assunto la nuova denominazione di Giudice di pace di Città della Pieve, Paciano e Piegaro. Infine con d.m. 10-5-2018 (Governo Gentiloni Silveri- Ministro Orlando), proprio a fine legislatura, all’ufficio delGiudice di pace di Todi è stato accorpato il limitrofo territorio del comune di Marsciano (oltre 18mila abitanti) dopo ben 3 richieste dei due Comuni negli anni 2013, 2014, 2015 (Sindaci Rossini e Todini) e quella reiterata nel 2018 (Sindaci Ruggiano e Todini) con un bacino d’utenza ampliato a sei comuni della MVT e ad oggi circa 44 mila abitanti. Stranamente è mancata invece l’adesione del comune di Deruta (quasi 10 mila abitanti e con Sindaci Verbena II fino al giugno ’17 e poi Toniaccini I) che, seppur confinante con il comune Marsciano e vicino anche alla Città di Todi (solo 22 Km circa), ha inspiegabilmente preferito rimanere accorpato al ben più distante Ufficio del Giudice di Pace di Spoleto. Resta sempre auspicabile, nell’interesse soprattutto dei cittadini derutesi, un ripensamento del rieletto Sindaco Toniaccini che dal ’21 è anche Presidente di ANCI Umbria.
A dieci anni di distanza la questione delle sedi degli uffici giudiziari è tornata d’attualità in quanto varie Regioni italiane hanno esercitato il loro potere di iniziativa legislativa statale previsto dall’art. 121, secondo comma, della Costituzione, in base al quale il Consiglio regionale“può fare proposte di legge alle Camere”. Infatti vari Consigli regionali hanno presentato disegni di legge (ddl)con il medesimo oggetto “Modifiche al decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 155, recante nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero, a norma dell’art. 1, comma 2, della legge 14 settembre 2011, n. 148”. Si tratta dei ddl dei Consigli regionali di Abruzzo, Lombardia, Toscana, Calabria, Campania, Umbria (DDL S. 710- XIX Legislatura)e Puglia, oltre quelli di Castello (M5S) e altri, Fina (PD), Mara Bizzotto (Lega) e altri, Rapani (FdI) per un totale di 11 ddl. Le proposte di legge prevedono il ripristino da parte del Ministero della Giustizia della funzione giudiziaria nelle rispettive sedi dei Tribunali ordinari e delle Procure della Repubblica soppressi dal d.lgs. 155/’12 in base a convenzioni con le regioni richiedenti per gli oneri di gestione e manutenzione degli immobili e di retribuzione del personale di custodia e vigilanza a carico delle regioni richiedenti o degli enti locali previa intesa con la Regione.I ddl sono attualmente all’esame della 2^ Commissione permanente Giustizia del Senato (Presidente Buongiorno) in sede referente nelle varie sedute dei mesi di giugno, luglio e 3 agosto ’23 in esame congiunto e con un Comitato ristretto che risulta aver elaborato una prima bozza di testo unificato che dovrà essere ulteriormente precisato in relazione alle osservazioni inviate da alcuni Gruppi. Dopo la pausa estiva la Commissione proporrà all’Ufficio di Presidenza lo svolgimento di una serie di audizioni sia di rappresentanti politici e tecnici del Ministero per acquisire informazioni sulla situazione della geografia giudiziaria e sugli effetti della riforma del 2012 sull’efficienza dell’attuale organizzazione giudiziaria sia degli enti territoriali che hanno richiesto il ripristino di alcune sedi soppresse.
In particolare l’Assemblea legislativa (Consiglio regionale) della Regione Umbria con deliberazione n. 313 del 16 maggio 2023 ha approvato all’unanimità la proposta di legge alle Camere (atto n. 1649) d’iniziativa dei consiglieri Pastorelli (Lega Umbria) e Nicchi (gruppo misto – ex Lega) sulle modifiche al decreto legislativo 155/2012 presentata il 7 febbraio ’23. La proposta di legge statale della Regione Umbria, approvata in I^ Commissione consiliare il 27 marzo ’23 e fondata sul principio di giustizia di prossimità di cui all’art. 10 del Trattato sull’Unione Europea (TUE) di Maastricht del ’92 come modificato dal Trattato di Lisbona del ’07, appare attenta e sensibile (e giustamente) ai pesanti spostamenti degli operatori e cittadini dell’Orvietano fino a Terni ma non si è fatta carico (forse anche per una mancata segnalazione dell’allora Consigliera regionale di Todi e degli stessi Sindaci dei comuni della MVT) degli altrettanto gravosi spostamenti di quelli dellaMedia Valle del Tevere derivanti dall’irrazionale accorpamento nel 2012 al Tribunale di Spoleto che li costringe tuttora a dover addirittura superare la catena dei Monti Martani per arrivare alla lontana e scomoda Spoleto o in alternativa fare in superstrada il giro dell’Umbria.L’obiettivo dell’iniziativa legislativa dell’Assemblea Umbra avrebbe dovuto riguardare, in una visione generale, oltre alla condivisibile proposta diripristino dello storico (pur se piccolo) Tribunale di Orvieto, anche la necessariaproposta di rettifica del territorio di competenza del Tribunale di Spoleto per scorporare tutti i comuni della Media Valle del Tevere, compresi Marsciano e Deruta, e riaggregarli al loro naturale circondario del Tribunale di Perugia. La proposta di legge statale già approvata dalla Regione inoltre non affronta l’argomento delle ex 5 Sezioni distaccate del solo Tribunale di Perugia (e quando giudica in composizione monocratica) soppresse per legge nel 2012 ma in realtà, essendo state allora soppresse tutte le 220 Sezioni distaccatedei Tribunali civili e penali dell’intero territorio italiano, la questione della loro riattivazione ha una rilevanza di carattere nazionale che per avere concrete possibilità di riuscita dovrebbe essere posta a livello non di una o alcune Regioni ma dell’intero territorio Italiano mediante apposite iniziative legislative del Governo o dei membri delle Camere. Per la Città di Todi e i comuni della MVT però, ove non venissero prima riaggregati al Tribunale di Perugia, potrebbe sussistere anche il rischio di non riuscire ad ottenere l’attivazione di una nuova Sezione distaccata se ancora ricompresi inun tribunale non grandeo quello di doversela ora(diversamente dal ’98) contendere con la terza città dell’Umbria. Occorrerebbe pertanto, su istanza ben motivata dei Sindaci dei comuni di Todi e della MVT dietro mandato dei rispettivi Consigli, un’ulteriore proposta di legge statale di modifica del d.lgs. 155/2012 dell’Assemblea legislativa della Regione Umbria per la tuttora indispensabilerettifica dei circondari dei Tribunalidi Spoleto e Perugia da inviare, a quel punto, alla Camera dei Deputati e chepotrà avere corso anche come uno degli emendamenti che la Camera formulerà al testo di legge che sarà stato approvato dal Senato o, in mancanza della proposta regionale, almeno con una specifica proposta di emendamento da parte di uno o più Deputati umbri.
(Fine seconda e ultima parte)
Dott. Alfonso Gentili, già Segretario Generale del Comune di Todi
Nella discussione sulla riapertura di alcuni tribunali, il Dott. Gentili propone una analisi storica della situazione in Umbria.
Regio Decreto 30 gennaio 1941, n. 12 (Governo dittatoriale Mussolini-Guardasigilli Grandi) relativo all’ordinamento giudiziario ed emanato in attuazione della delega al Governo del Re della facoltà di emendare il Codice civile, quello penale, quello di procedura penale e le leggi sull’ordinamento giudiziario conferita dalla legge 24 dicembre 1925, n. 2260, all’art. 1 prevedeva che la giustizia in materia civile e penale era amministrata dal Giudice conciliatore, dal Pretore, dal Tribunale, dalla Corte d’appello e dalla Corte suprema di Cassazione. All’art. 2 stabiliva che presso le Corti e i Tribunali era costituito l’ufficio del Pubblico Ministero mentre presso le Preture le funzioni di PM erano esercitate dal Pretore stesso che iniziava ed esercitava l’azione penale per i reati di sua competenza mentre in udienza le funzioni di PM erano esercitate da altri soggetti. Nella tabella A allegata al decreto, per quanto riguarda la Sezione di Corte d’Appello di Perugia, erano previsti 3 Tribunali e 16 Preture e precisamente:
1) il Tribunale di Perugia e le 9Preture di Assisi, Castiglione del Lago, Città della Pieve, Città di Castello, Foligno, Gualdo Tadino, Gubbio, Perugia e Todi; quest’ultima comprendente i cinque comuni di Collazzone, Fratta Todina, Massa Martana, Montecastello di Vibio e Todi della Media Valle del Tevere e aveva sede, sin dagli anni ’70 dell’800, nel Palazzo dei Priori in Piazza del Popolo detto anche Palazzo della Pretura, al piano 2° e con all’interno la Sala delle udienze affrescata;
2) il Tribunale di Spoleto e le 3Preture di Montefalco, Norcia e Spoleto;
3) il Tribunale di Terni e le 4Preture di Amelia, Narni, Orvieto e Terni.
Nella tabella C del medesimo decreto venivano indicate anche le sedi distaccate di Pretura e precisamente per la Pretura di Città di Castello la sede di Umbertide, per quella di Foligno la sede di Bevagna, per quella di Gualdo Tadino la sede di Nocera Umbra, per quella di Norcia la sede di Cascia e per quella di Spoleto la sede di Trevi.
Il Tribunale civile e penaledi Orvieto, composto dalle 3 Preture di Città della Pieve, Ficulle e Orvieto, era stato istituito (come gli altri due di Perugia e Spoleto) nell’ordinamento giudiziario dell’Italia unificata (Regno d’Italia 1861-1946) approvato con la legge 6 dicembre 1865, n. 2626 Governo La Marmora I-Guardasigilli Cortese) e con i successivi Regi decreti attuativi. Venne però soppresso con il R.D. 24 marzo 1923, n. 601 (Governo Mussolini- Guardasigilli Oviglio) riguardante la circoscrizione giudiziaria del Regno. Nella tabella allegata allo stesso decreto per la Sezione diCorte d’Appello di Perugia figuravano infatti solo 2 Tribunali e 18 Preture:
1) il Tribunale di Perugia e le 10 Preture previste a livello di mandamento (come circoscrizione intermedia tra il Circondario del Tribunale e il Comune del Giudice conciliatore) e precisamente quelle di Castiglione del Lago, Città della Pieve, Città di Castello, Foligno (comprendente anche Assisi fino al ’41), Gualdo Tadino, Gubbio, Montefalco, Perugia I, Perugia II (poi unificate nel ’41) e Todi comprendente allora i comuni di Baschi (fino al ’41), Collazzone, Fratta Todina, Massa Martana, Montecastello di Vibio e Todi;
2) il Tribunale di Terni (neo costituitoproprio con tale decreto di cento anni fa) e le 8 Preture di Narni, Norcia, Orvieto (con San Venanzo),Orvinio, Rieti, Rocca Sinibalda, Terni e quella di Spoleto, il cui Tribunale veniva parimenti soppresso e le sue competenze trasferite al nuovo Tribunale di Terni, salvo però essere poi ripristinato con il decreto del ’41, diversamente da quello di Orvieto. Le tre preture del Reatino appartenevano all’allora Provincia dell’Umbria la quale, costituita con il R.D. Pepoli del dicembre 1860 si estendeva su tutto il territorio umbro e comprendeva anche la città di Rieti e parte della Sabina. Queste ultime però dal marzo ’23 erano state unite alla Provincia diRoma e poi alla Provincia di Rieti istituita con R.D.L. 2 gennaio 1927, n. 1 (Governo dittatoriale Mussolini-Guardasigilli Rocco) insieme alle altre 16 nuove Province, tra cui anche quella di Terni.
Dopo la fine del ventennio fascista nel luglio ’43, con il Decreto legislativo luogotenenziale 7 settembre 1944, n. 296 (Governo Bonomi II di unità nazionale: DC-PCI-PSIUP-PLI-PdA-PDL- Guardasigilli Tupini) fu subito disposta l’istituzione temporanea nel comune di Orvieto di una sede diTribunale e anche delle due Preture di Città della Pieve e Orvieto scorporandole rispettivamente dai circondari di Perugia e di Terni. L’istituzione del Tribunale di Orvieto fu poi resa definitiva con il d.lgs. del Capo provvisorio dello Stato De Nicola n. 1641 del dicembre 1947 (Governo De Gasperi IV di centrismo- Guardasigilli Grassi) e ratificato dalla legge n. 73 del febbraio 1953 (Governo De Gasperi VII di centrismo-Guardasigilli Zoli).
Negli ultimi anni del ‘900 con legge 1 febbraio 1989, n. 30 (Governo De Mita di pentapartito- Guardasigilli Vassalli) vennero costituite le Preture circondariali e per la Corte d’Appello di Perugia le quattro Preture circondariali di Perugia, Terni, Spoleto e Orvieto con l’istituzione di Sezioni distaccate delle stesse nelle sedi delle Preture mandamentali preesistenti. In seguito con la legge 21 novembre 1991, n. 374 (Governo Andreotti VII di quadripartito- Guardasigilli Martelli), in sostituzione del Giudice conciliatore, è stato istituito il Giudice di pace che esercita la giurisdizione in materia civile e penale e la funzione conciliativa in materia civile. L’ufficio è ricoperto da un magistrato onorario appartenente all’ordine giudiziario. Gli uffici dei Giudici di pace hanno sede in tutticapoluoghi deimandamenti pretorili esistenti fino all’entrata in vigore della suddetta legge n. 30 dell’89. In particolare l’ufficio del GdP di Todi comprendeva i cinque comuni di Collazzone, Fratta Todina, Massa Martana, Montecastello di Vibio e Todi della Media Valle del Tevere come già la Pretura dal ’41 al ’89 e poi la Sezione distaccata fino al ’98.
Con la legge 16 luglio 1997, n. 254 (Governo Prodi I – L’Ulivo- Guardasigilli Flick), recante delega al Governo per l’istituzione del giudice unico di primo grado, il Governo veniva a delegato ad emanare norme per ristrutturare gli uffici giudiziari di primo grado secondo il modello del giudice unico e a sopprimere pertanto l’ufficio del Pretore trasferendo le competenze di tale giudice al Tribunale. La legge delega prevedeva anche la soppressione delle sezioni distaccate presso le Preture circondariali, istituendo, ove necessario, Sezioni distaccate di Tribunale per i procedimenti in cui il Tribunale giudicava in composizione monocratica. Con il decreto legislativo 19 febbraio 1998, n. 51 (sempre Governo Prodi I e Guardasigilli Flick), recante norme in materia di istituzione giudice unico di primo grado, in Italia fu quindi soppresso l’ufficio del Pretore e le relative competenze furono trasferite ai Tribunali ordinari. Venne soppresso anche l’ufficio del pubblico ministero presso la Pretura circondariale. Le nuove tabelle A e B delle sedi deiTribunali della Repubblica e loro Sezioni distaccate allegate al d.lgs. n. 51 prevedevano presso la Corte d’Appello di Perugia sempre i quattroTribunali di Orvieto, di Perugia, di Spoleto e di Terni con i rispettivi circondari e solo per il Tribunale di Perugia venivano istituite le cinque Sezioni distaccate di Assisi, Città di Castello, Foligno, Gubbio e Todi. Per la Città di Todi la costituzione della Sezione territoriale avvenne in accoglimento dell’istanza del Sindaco Nulli Pero del 9 gennaio ’98 al posto della soppressa Sezione distaccata di Pretura, corredata di ampia e utile documentazione tra cui, in particolare, il titolo di “Città” e il nuovo stemma con la corona turrita a 5 punte delle città appena concesso al comune di Todi con D.P.R. (Scalfaro) del 19-09-1994 e l’avvenuta riclassificazione del comune dalla classe II a quella di I/B con D.M. (Ministro Napolitano- Sottosegretario Vigneri) del 9-12-1996 (sempre Sindaco Nulli Pero) che in Umbria lo portava alla pari dei comuni di Città di Castello, Gubbio, Assisi, Foligno e Spoleto. La nuova Sezione distaccata comprendeva però solo i cinque comuni di Collazzone, Fratta Todina, Massa Martana, Monte Castello di Vibio e Todi dell’ex Pretura. In prima battuta infatti non fu accolta la richiesta di estendere la competenza territoriale della Sezione distaccata di tribunale di Todi anche ai comuni di Marsciano e Deruta comedeliberato dai rispettivi Consigli comunali con i Sindaci Tiberi e Mastice (atti n. 2 e n. 6 del ’98, oltre quello di Todi n. 230 del ’97),che pertanto continuavano a far parte del circondario della sede centrale del Tribunale di Perugia. Poi però con successivo d.lgs. correttivo 7 giugno 1999,n.160 (Governo D’alema I, Guardasigilli Diliberto), previa nuova richiesta in data 11 dicembre ’98 della neo Sindaca di Todi Marini econ ancora in carica gli altri Sindaci Tiberi e Mastice, grazie anche agli incontri avuti ad inizio di febbraio ’99 a Roma, insieme ad un noto parlamentare umbro, con l’ottimo Capo di Gabinetto del Ministro dott. D’Ambrosio e con la Presidente della Commissione giustizia della Camera On. Finocchiaro, i comuni di Marsciano e Deruta furono soppressi nel circondario del Tribunale di Perugia e aggiunti al circondario dello stesso Tribunale–Sezione distaccata di Todi che così arrivò ad avere competenza territoriale su ben settecomuni della MVT e un bacino d’utenza di allora quasi 51 mila abitanti.
(Fine parte prima)
Dott. Alfonso Gentili, già Segretario Generale del Comune di Todi
I cittadini di Fratta Todina saranno più protetti, grazie ad un innovativo progetto di videosorveglianza che partirà a breve. E’ il Sindaco stesso, Gianluca Coata, ad annunciarlo con soddisfazione. “Finalmente il progetto è stato finanziato dal Ministero dell’Interno e tutelerà maggiormente l’intero territorio comunale – spiega Coata -Il progetto prevede un finanziamento da parte del Ministero di 30.000 mila euro, in aggiunta ad un cofinanziamento da parte del Comune di 20.000 euro per un totale di 50.000 euro”. Il sistema prevede l’installazione di videocamere attive in grado di leggere le targhe delle autovetture, così da controllare auto rubate per effettuare i furti, oltre ad apparecchiature passive per la verifica del territorio comunale che possono essere utilizzate anche per il monitoraggio dell’abbandono di rifiuti e discariche abusive. Inoltre sarà monitorato tutto il centro storico mediante la verifica degli accessi e parcheggi al paese, oltre alla sorveglianza della viabilità principale. “Con l’ausilio di questi strumenti – continua il Sindaco – l’Amministrazione provvederà alla riorganizzazione della raccolta rifiuti del centro storico, monitorando il corretto utilizzo dei cassonetti per la raccolta che ad oggi risultano non utilizzati correttamente”. La realizzazione di questo progetto, in un punto strategico per la posizione di Fratta Todina su una strada di collegamento tra Todi e Marsciano, permetterà un controllo capillare ed accurato anche da parte delle forze dell’ordine. In base alla pubblicazione della graduatoria, l’Amministrazione Comunale è già al lavoro per intraprendere la fase di realizzazione dell’impianto. Il primo incontro preliminare con la ditta che si occuperà dell’installazione, sarà effettuato nei primi giorni di agosto. “Dall’attuazione del controllo del territorio – conclude Coata – ci auguriamo che i cittadini si possano sentire più tutelati nei confronti delle bande organizzate che compiono furti e che provengono anche da altre regioni, come accaduto alcuni mesi fa”.
Invita alla «benevolenza reciproca» l’arcivescovo Roberto Repole. Nella Lettera pastorale diffusa nei giorni scorsi, dedicata al «futuro delle Chiese di Torino e Susa», le due diocesi che guida, il presule consegna non tanto un piano di lavoro, quanto una serie di «indicazioni di stile» che rappresentano però la sostanza di quella gioia della vita cristiana che l’arcivescovo intende promuovere. La Lettera arriva dopo le due Convocazioni che a giugno e luglio hanno concluso il cammino di ascolto nelle diocesi. Repole aveva lanciato lo scorso anno, pochi mesi dopo l’inizio del suo mandato (7 maggio 2022), l’invito alla ricerca dei «germogli», cioè dei semi di speranza e di futuro da coltivare, in vista di quel necessario rinnovamento nella vita e nell’organizzazione delle due Chiese locali, ormai impoverite nel numero dei preti e dei consacrati ma anche «invecchiate» nell’età media dei praticanti. Il rischio è che la presenza dei cristiani nel territorio e nella vita civile sia orientata a un «tirare avanti» nei servizi e nelle strutture, ma perdendo di vista quella «freschezza del Vangelo» che è invece il centro della vita cristiana, e anche la testimonianza che il mondo si attende. «Dobbiamo prendere consapevolezza in modo lucido – scrive l’arcivescovo – che mantenere semplicemente e stancamente il modello attuale significa condannarci a non essere più una presenza capace di trasmettere la ricchezza inesauribile e coinvolgente del Vangelo alle donne e agli uomini di oggi, tanti dei quali hanno una sete immensa di vita, di senso, di amore e di relazioni calde, in una parola, di Dio».
Al termine della ricerca sui «germogli» il presule propone una sintesi più organica, fatta appunto di concrete riorganizzazioni sul territorio ma soprattutto di una vita quotidiana dei cristiani più avvincente e «convincente». La centralità di Cristo e dell’incontro eucaristico nel giorno del Signore sono – ribadisce Repole – i capisaldi del progetto, da cui seguono gesti e stili di fraternità reale tra tutte le componenti del popolo di Dio. L’arcivescovo chiede uno «sforzo di immaginazione», a più livelli: pensare non più a parrocchie chiuse in se stesse, ma a presenze organizzate dei cristiani sul territorio: presenze capaci di «governarsi» secondo criteri di una maggiore e più consapevole corresponsabilità dei laici. Soprattutto per questo viene creato (sarà attivo da novembre) l’Istituto per la formazione dei laici. Ci saranno corsi almeno biennali, per arrivare a ministeri ordinati «a tempo»: cioè i laici che hanno frequentato il corso si considerano in servizio per i 5 anni successivi, ma il loro ministero non è a vita. Questo, ricorda Repole, anche per favorire il ricambio nelle funzioni e nei servizi.
I laici «formati» saranno chiamati a gestire le attività di base delle comunità parrocchiali e i servizi sul territorio; soprattutto, faranno parte dell’équipe-guida delle comunità: il gruppo che coordina la pastorale sul territorio dei gruppi di parrocchie. «Quest’ultimo – commenta Repole – è un servizio indispensabile laddove ci siano piccole comunità in cui non è possibile la presenza costante del presbitero. Non si tratterà di un servizio svolto da un singolo, ma da un gruppo ministeriale composto da almeno tre persone, in modo che sia evidente che il servizio della presidenza è svolto sempre e solo dal prete».
Nella Lettera l’arcivescovo annuncia anche un ripensamento radicale della Curia che deve essere a servizio delle parrocchie e del vescovo, superando la moltiplicazione degli uffici (con relativi costi) che ha caratterizzato gli ultimi decenni. Ma Repole sottolinea con forza, a conclusione della Lettera, che la fraternità vissuta nelle comunità cristiane è il vero banco di prova della riforma che si va preparando. Il «volto della Chiesa», l’immagine che ha di se stessa e nel mondo, ha da essere la carità.
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