La mostra mercato del Tartufo di Fabro festeggia i 30 anni Guinness con la Frittata più grande del Mondo

 

Una tre giorni per valorizzare il territorio ed i suoi prodotti, in primis il Re Tartufo: è questo l’obiettivo del Comune di Fabro e del Gal Trasimeno Orvietano, organizzatori della 30° edizione della Mostra Mercato Nazionale del Tartufo e dei prodotti agroalimentari di qualità di Fabro (TR).
Le iniziative e il programma sono state presentate alla Sala Fiume(6 novembre) dal Sindaco di Fabro Maurizio Terzino e da Walter Sembolini vice presidente del Gal Trasimeno Orvietano insieme all’Assessore alle Politiche Agricole della Regione Umbria Fernanda Cecchini.
Una kermesse ricca di eventi che porterà appassionati del gusto e dei sapori d’eccellenza, nel week end del 10,11 e 12 Novembre a Fabro.
Si parte venerdì alle 17.30 con il taglio del nastro e la visita agli stand allestiti nel suggestivo centro storico del borgo umbro.
“Celebriamo il trentennale di questa manifestazione così importante per il territorio – dice il Sindaco Maurizio Terzino – e per la quale dobbiamo ringraziare chi, prima di me, ha amministrato questo Comune. Quest’anno fra le varie iniziative, abbiamo voluto dare spazio ed importanza alla valorizzazione del territorio e del tartufo attraverso due convegni. Non mancherà la consueta frittata al tartufo più grande del mondo con quasi 2500 uova e 10kg di tartufo ed infine il premio Vanghetto d’Oro che quest’anno sarà consegnato a Roberta Morise, bellissima conduttrice di Easy Driver”.
Gli stand totali saranno circa 50 di cui 10 a base di tartufo, un numero importante, nonostante le difficoltà della siccitosa annata. Non mancheranno dimostrazioni di cioccolateria, musica, escursioni, passeggiate e per i più piccini, laboratori didattici e letture animate.
“Il Gal Trasimeno Orvietano – dice Water Sembolini, vice-presidente del Gal Trasimeno Orvietano – è sempre vicino e supporta le iniziative volte a valorizzare i prodotti locali ed i borghi del territorio: senza iniziative di questo genere il turismo nei nostri territori sarebbe molto meno rilevante e le nostre economie ne soffrirebbero”.
Come di consueto i visitatori potranno raggiungere la mostra mercato tramite navette gratuite dalle aree di parcheggio, anch’esse gratuite, situate in località Colonnetta di Fabro. Disponibili inoltre sul sito internet della manifestazione i Tartumenu, menu dei ristoranti locali, tutti a base di Tartufo e offerte speciali per soggiornare a Fabro.
“Anche in Umbria e’ diffusa l’esigenza di una nuova normativa nazionale -afferma l’Assessore all’Agricoltura della Regione Fernanda Cecchini- che sia in grado di regolamentare l’intero settore della tartuficoltura, normativa che è al momento in esame e che speriamo possa diventare legge al più presto. Ci si prefigge in particolare di tutelare la produzione nazionale e la tipicità dei prodotti locali assicurando la salvaguardia degli ecosistemi e la tracciabilità dei tartufi. Quest’anno è stato un anno particolarmente duro per il tartufo, con poche piogge, ma d’altronde tutte le cose preziose sono anche rare”.

Programma completo su www.mostratartufofabro.com

L’importanza del fare “In biblioteca”: Il Presepe? Lo costruisco io!

L’Associazione presepisti di Todi organizza, in Biblioteca, un laboratorio per ragazzi dagli 8 ai 12 anni al fine di insegnare loro a realizzare ambientazioni per presepi.
Gli incontri si svolgeranno di giovedì, dal 9 novembre al 21 dicembre, dalle 15:30 alle 17:30.

I ragazzi potranno, seguendo i consigli ed imitando la laboriosità degli artigiani dell’Associazione, creare casette, capanne, stalle e tutto quello che può essere adatto per creare un piccolo presepe.
Alla base delle iniziative laboratoriali, già attivate in Biblioteca in altre occasioni con grande riscontro di pubblico (“Impara l’arte e non metterla da parte!”, “Laboratorio gioielli in carta” e “A scuola di modellismo”) e anomale, per certi aspetti, all’interno di una istituzione dedicata alla lettura, c’è la convinzione che fare, realizzare, creare permetta il recupero di una conoscenza pratica che ha grandi benefici sui ragazzi e che purtroppo, nell’era dell’evanescente digitale, si sta perdendo.
Costruendo un oggetto infatti si impara a capire come esso si compone e si sperimenta che, con un po’ di impegno e attenzione, si riesce a raggiungere un risultato effettivo: qualcosa che c’è, esiste, è reale.

Per permettere un buon risultato dell’iniziativa e reperire la giusta quantità di materiali e di utensili è necessaria la prenotazione in quanto la classe di laboratorio non potrà superare le 10 unità: biblioteca@comune.todi.pg.it; (075- 8956710/711)

Detenuto si laurea in Giurisprudenza con l’Ateneo perugino La tesi discussa in videoconferenza dal carcere di Rebibbia

 

Franco Trovato, da circa 25 anni sottoposto al cosiddetto carcere “duro” (ex articolo 41-bis ordinamento Penitenziario), si è laureato in videoconferenza dal carcere di Rebibbia di Roma, con una tesi in Diritto processuale penale. E’ il primo detenuto laureato dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Perugia.

La tesi, che ha visto come relatrice la professoressa Mariangela Montagna, è stata discussa la scorsa settimana; ha avuto ad oggetto proprio il tema del regime carcerario differenziato, previsto dall’art. 41-bis ord. penit. e adottato nei riguardi dei soggetti detenuti per delitti valutati dal legislatore come particolarmente gravi (art. 4-bis ord. penit.). Nella tesi sono state analizzate le problematiche più scottanti e le attuali criticità.

La commissione di laurea presieduta da Giovanni Marini, direttore del Dipartimento di Giurisprudenza, era composta dai docenti Carlo Fiorio, Mariangela Montagna, Rossella Fonti, Vico Valentini, Stefano Anastasia, Serenella Pieroni, che sono fra i più impegnati nella tutela dei diritti delle persone ristrette nella libertà personale.

Si è concluso con il conferimento della laurea il primo percorso di studi di un detenuto, peraltro sottoposto ad un regime carcerario differenziato, che ha visto il Dipartimento di Giurisprudenza offrire un sostegno concreto all’istruzione dei detenuti, quale importante momento di risocializzazione previsto dall’ordinamento penitenziario.

Significativa, a tal riguardo, la presenza dei professori Carlo Fiorio, già Garante dei detenuti per la Regione Umbria, e Stefano Anastasia, attuale Garante delle persone private della libertà personale delle Regioni Umbria e Lazio, nonché degli altri docenti a vario titolo impegnati nel percorso di costante e continuo contatto tra il Dipartimento di Giurisprudenza e le strutture carcerarie del territorio nel cui ambito è andato sviluppandosi dapprima lo Sportello per i diritti in carcere promosso dalle cattedre di Procedura penale e Sociologia del diritto e, successivamente, l’attuale Clinica legale penitenziaria.

Il tutto nell’intento di offrire, da un lato, agli studenti un’opportunità di didattica alternativa che sappia coniugare teoria e pratica, ed elaborare, altresì, un approccio sociale e collettivo al diritto; dall’altro lato, un aiuto alle persone ristrette in carcere nella loro libertà personale.

Puntualizzazioni su Palazzo Vignola, Cinema Jacopone e Radioaut

Sala VignolaIl documento diffuso dal Seminario il 17 agosto si presterebbe a molte altre considerazioni. ci limitiamo ad alcune puntualizzazioni. In breve:
Affitto Vignola: abbiamo pagato a titolo d’affitto tra pagamenti e lavori 130.000 euro (vedi capo 1)
– Radio Aut: pagato affitto per quasi trenta anni.
– Cinema Jacopone: lo abbiamo tenuto dal 1984 e pagato fino al 2002. Allora volevamo lasciare ma, su richiesta del vescovo Grandoni, il quale disse che rinunciava all’affitto, abbiamo continuato pagando spesso di tasca nostra. Grazie a Grandoni e a Scanavino il cinema ha continuato a vivere a Todi.
In tutto questo tempo non ci è mai pervenuta, né per iscritto né verbalmente, alcuna richiesta di pagamenti o alcuna messa in mora per nessuna delle strutture.
Ed ora, in modo articolato, tutte le puntualizzazioni
< Palazzo del Vignola - Pagamento delle locazioni: dal 1 gennaio 2011 al 31 dicembre 2016 abbiamo pagato 65000 euro con bonifici bancari ed effettuato lavori indispensabili al funzionamento del palazzo e attestati da perizia giurata di un tecnico per altri 65000 euro. Totale 130.000 euro. Tutti i lavori fatti erano indispensabili per l’uso del palazzo, tanto è vero che per i primi quattro mesi, utilizzati per i lavori, fummo verbalmente esonerati dal pagamento del canone di locazione. I pagamenti iniziarono nel maggio 2011 e nessuno fino a poco tempo fa ha contestato questa circostanza. Ora ci è stato detto che la persona che aveva autorizzato non aveva titolo a farlo. La realtà è che all’inizio esisteva un pieno rapporto di collaborazione fra proprietà e affittuari nel comune interesse di far vivere il Palazzo e di contribuire alla vita tuderte. Tale collaborazione valeva anche per il cinema e per la Radio ed è venuta meno con il cambiamento delle persone addette. Torniamo a ribadire che è stata questa la prima volta che la proprietà ha avuto un reddito dal Vignola, a parte i tre anni di Spada. - -Si obietta che nel contratto, il conduttore dichiarava il Palazzo in buone condizioni e che “completamenti, arredi o rifiniture” erano a carico del conduttore, rimanendo al locatore solo le spese di manutenzione straordinaria. Certo: ma un conto è una ispezione a palazzo vuoto e fermo, un altro è l’esperienza con l’uso, dove appare, da subito, la necessità di interventi all’inizio imprevedibili, spesso talmente imponenti ( altro che rifiniture e arredi!) da superare il livello della manutenzione ordinaria. Bene: sono stati eseguiti a spese del conduttore, senza coinvolgere il locatore, il quale oggi ha trovato il palazzo in perfette condizione e ha potuto subito affittare l’immobile in agosto senza effettuare il benché minimo intervento. In aggiunta abbiamo realizzato la sala multimediale con cabina di proiezione a norma, schermo e impianti video e acustici. Abbiamo realizzato anche la sala concerti, molto utilizzata, con un pianoforte da concerto da noi acquistato privatamente e che, ovviamente, e tornato di nostra proprietà ma a disposizione dei concerti della città. - -Sembra di capire che i lavori debbano essere giudicati non necessari perché il Palazzo è rimasto poco utilizzato. Cosa intende, dunque, la Curia, per “molto utilizzato”? Riempito nei suoi quattro piani, per tutto l’anno? Allora, dovrebbe dirci quando mai questo è avvenuto: negli anni d’oro della Mostra, quando accoglieva solo quella? Nelle gestioni successive al ’92, uno o due anni e via? Nella sua propria, dal 2004 al 2007, dove ha prodotto due iniziative soltanto? O magari nella nostra, con sei anni ed oltre cinquanta eventi? - Ci viene rimproverato, con severità, di non aver compiuto il nostro dovere di onesti cittadini non pagando la Tari. Hanno ragione, non abbiamo pagato la Tari. Questo è avvenuto solo perché il Palazzo del Vignola non ha mai pagato la Tari dal 1993 ad oggi. E noi in buon fede pensavamo che ci fosse una sorta di esonero. Non ci sono pervenute cartelle né consegnati pregressi. Quindi se noi affronteremo il problema, per noi gravosissimo, della Tari sarebbe bello che la proprietà, per motivi etici, provvedesse anche lei al pagamento di tutti gli anni, dal 93 al 2010, di sua competenza, visto anche che il Palazzo è stato ristrutturato nel quadro della legge speciale per Todi e con danaro pubblico per circa 6 miliardi di lire (circa 3 milioni di euro). - Iniziative irrilevanti? Qui, purtroppo è in gioco l’ignoranza, che per cortesia riassumiamo nel significato letterale di “disinformazione”. Ma, se si è disinformati, si tace! O ci si informa su chi siano Canino, Rose, Kounellis, Zingaretti, Cordio, Bertolucci, Silvestri, Della Loggia, ci si fa istruire da qualcuno su cosa sia il Festival dei Diritti e la Gioventù Musicale, associazione concertistica nota in tutto il mondo, e forse, allora, si capirà che il peso di tali eventi e presenze non va calcolato sul numero delle sale coinvolte, ma sul valore che esprimono e conferiscono all’ edificio ospitante. - Liquidati poi come “minori” i saggi scolastici, per esempio della Scuola di Musica? Ma offrire ad una istituzione cittadina una sala da concerti per i saggi dei suoi allievi, e a titolo gratuito, non è forse un’operazione sociale, il cui significato non dovrebbe sfuggire, soprattutto a chi a sua volta si fa promotore di opere caritatevoli? E non rientra forse nella cifra che sarebbe dovuta appartenere all’intero Palazzo, se avessero avuto luogo progetti altrove annunciati e promessi, di cui la Curia sa benissimo? Ovviamente con risorse pubbliche: quelle dei gestori non bastano. E se nessun introito ne è derivato al locatore, a loro ancora di meno: anzi ci hanno speso sopra. - Piazzale parcheggio: è vero!| abbiamo permesso ad alcune persone, per vari motivi, di parcheggiare, ma non abbiamo richiesto compensi perché sapevamo e avvertivamo che l’autorizzazione era temporanea e collegata agli eventi del Palazzo e quindi spesso sospesa in occasioni di eventi e manifestazioni. Abbiamo chiesto solo 5 euro al mese con i quali provvedevamo a fare le pulizie del cortile che mai prima di noi e stato così curato, tenuto in ordine e ornato. Forse la proprietà ha pensato che noi avessimo ricavato chissà quali cifre, come avviene oggi per il cosiddetto ‘Orto del vescovo’, un tempo aperto come centro per giochi e attività giovanili e oggi trasformato in parcheggio al costo per ciascuna auto, si dice, di 600 euro annui! - Ci sono anche i gatti. Vero. C’è una colonia felina riconosciuta a termine di legge, di sei gatti ex randagi. Noi amiamo molto gli animali, come San Francesco. Gatti, cani e altri animali, come dice il poeta, ‘ so’ creature de Ddio, come che noi, sola diversità che so’ più ciuchi (G.G.Belli) Non hanno creato problemi sanitari perché sono stati accuditi da persone molto consapevoli e molto motivate. E nel palazzo non abbiamo mai visto un topo. In proposito c’è da dire che anche noi abbiamo trovato gatti quando siamo entrati nel Palazzo: all’interno, nelle sale, c’erano gatti morti e putrefatti, con attorno il liquame cadaverico. E allora il problema dell’igiene non esisteva? Meglio i nostri che sono vivi e vegeti, ben trattati e ben curati. - Il Bar. Abbiamo fatto il tentativo di tenere aperto il bar affidandolo a terzi in associazione in partecipazione (non in locazione). Volevamo dar vita al palazzo. Non pensavamo a guadagni che sapevamo impossibili. Abbiamo constatato che era impossibile. - Le antenne: da anni nel palazzo c’è una antenna di Aria con contratto stipulato dalla proprietà che percepiva un canone di affitto che ci fu detto essere di 5000 euro all’anno e che è stato percepito dalla Curia. La cosa non ci riguardava se non per il fatto che ci siamo sempre resi disponibili all’apertura e chiusura del Vignola e ad avvertire in caso di mancanza di energia elettrica. Tre anni or sono abbiamo noi autorizzato l’istallazione di altra antenna al prezzo di 1500 euro l’anno, comprensivo dei costi di energia elettrica che restava a nostro carico. Un guadagno netto quindi di 6-700 euro all’anno. Lo scorso anno fu istallata un’altra antenna. Alle stesse condizioni. Il nostro legale, quando è iniziata la procedura di restituzione, ci ha avvertito che essendo le antenne sul tetto, non avevamo il diritto di autorizzare tale istallazione. Abbiamo sbagliato. Abbiamo telefonato a Orvieto all’economo, ci siamo scusati e dato la disponibilità a rifondere la proprietà. Riconosciamo l’errore, non la malafede. ***************** Cinema Iacopone

– Si contesta che ambedue i contratti sottoscritti dai vescovi Grandoni e Scanavino fissano una quota d’affitto annuale e che, qualora il Seminario avesse voluto fare una concessione gratuita, avrebbe fatto un comodato gratuito. Ma, a parte il fatto che Mons. Grandoni parlò di “sconto affitto” solo nel periodo ’83-90, mentre per il successivo lo sospese e basta ( e a tempo indeterminato) nel 2002 noi volevamo restituire il cinema perché chiaramente deficitario ma il Vescovo ci chiese di continuare rinunciando alla locazione. Cosa che si è ripetuta dopo il pensionamento di Grandoni. Si noti che nessuno ha mai richiesto né verbalmente, né per iscritto, come avviene normalmente, i pagamenti. Per quanto riguarda il fatto che in quel tempo non fu fatto un contratto di comodato, è vero: si poteva fare. E’ una inadempienza sia nostra sia dei due vescovi sopracitati, che hanno avuto tutto il tempo (tra l’altro i più interessati, in quanto proprietari) per intervenire. Invece non l’hanno fatto, né hanno mai chiesto nulla. E noi abbiamo soprasseduto anche perché per noi la parola del Vescovo contava più di mille documenti formali. Abbiamo sbagliato perché siamo vecchi e abbiamo pensato che la parola contasse più di un pezzo di carta. Vogliamo frustarci tutti, compreso il defunto? Ovvero si mette in dubbio che così sia avvenuto e si ipotizza che noi siamo dei bugiardi?
– Si dice che un comodato gratuito sarebbe stato offerto alla direzione del Cinema, ma che questa avrebbe chiesto in aggiunta e in modo informale anche la ex sede di Radio Aut: ciò peraltro aveva un senso, essendosi questa trovata ad ospitare gli uffici direzionali del cinema. E’ vero. Ci è stato chiesto addirittura di preparare noi uno schema di contratto di comodato, che abbiamo inviato. Ma è evidente che era solo una proposta, non una condizione irrinunciabile: sarebbe come dire che non potendo avere cento si preferiva rinunciare a tutto invece di prendere 80! Se si fosse risposto formalmente alla mail inviata con una mail di rifiuto, si sarebbe optato per il solo Cinema. E’ mai possibile pensare che chi vuole restare rifiuti un comodato gratuito? Perché non è stato detto, più tranquillamente e in modo più veritiero, che c’era stato un ripensamento da parte della proprietà?
– -Si afferma che i lavori eseguiti nel tempo, ritenuti di manutenzione ordinaria, sarebbero stati sempre “gli stessi”. Se così fosse, il locale si presenterebbe oggi come lo trovammo nell’83: una cosa tipo ospedale, con mattonelle bianche, lampade a palla ( da corsia), sedie di legno scricchiolanti, cessi come buglioli…e sarebbe privo della scala di sicurezza in muratura realizzata sul vicolo dei magazzini, con un costo molto rilevante. Lungi, invece, dall’”essere gli stessi” ( stesso sarà, semmai il concetto, non le operazioni che ne derivano), i lavori di aggiornamento e adeguamento hanno comportato altrettante ristrutturazioni, spesso di carattere straordinario, in cui è stato rifatto quasi tutto, e ciò che c’era prima ha dovuto essere dismesso: però dopo essere stato comperato e pagato.
– Il locale era a norma? I Lavori operosissimi effettuati nel 2013 sono stati seguiti e progettati da uno studio tecnico specializzato che ha deciso tutto quello che andava fatto e che noi abbiamo fatto eseguire e cioè: l’impianto elettrico totalmente nuovo, gli impianti di sicurezza totalmente nuovo (hanno idea i proprietari del costo di quelle operazioni?); poi i lavori di abbellimento: nuovo ingresso, nuova moquette, nuove tende, bagni interamente rifatti, nuovi arredi, nuove tende. Tutti i lavori sono certificati. Il costo del solo impianto elettrico e di sicurezza avrebbe ampiamente coperto cinque anni di affitto. La sala è stata aperta sulla base della documentazione e della scia presentata ai vigili del fuoco. Non abbiamo richiesto la visita della commissione di vigilanza comunale in attesa di definire i titoli in attesa del perfezionamento tramite esame dei patentini per la sicurezza anche se il personale e i gestori personalmente hanno frequentato i corsi appositi dei vigili del fuoco e hanno avuto il relativo attestata di frequenza ai corsi. Se qualcuno dell’amministrazione comunale pensava che la sala non fosse a norma, perché non ha fatto contestazioni o minacciato la chiusura della sala? Si tratta di omissione di atti d’ufficio? Oggi noi consegniamo una sala con tutti gli impianti in regola e a norma e con tutti gli arredi che la rendono gradevole (anche se qualcuno della proprietà li ha definiti modesti!) ad eccezione di quanto previsto dal contratto firmato da ambedue le parti.
– Si pretende che i due periodi di sospensione dell’affitto ( ’83-‘90 e 2002-oggi) siano serviti a compensare le spese, per cui l’Ente Proprietario le avrebbe “indirettamente pagate” e, addirittura, gli apparterrebbe tutto quanto è rimasto nel locale, tanto dal giudicare un sopruso il portarselo via. Qui è non è problema di disinformazione, qui ci si arriva da soli. Se facessimo il conto di quello che è stato speso per adeguamenti elettrici e di sicurezza, o sostituzioni impianti (solo nel 1998 oltre 100.000.000 di vecchie lire) e realizzazione delle scale di sicurezza, ricaveremmo cifre che ci consentirebbero di asserire che l’affitto è pagato per i prossimi 30 anni.!! E accanto a spese per attrezzeria, impianti, noleggio film personale, non esiste dunque anche il lavoro dei gestori? Viaggi a Roma a scadenza mensile, rapporti con le case distributrici, telefonate, giornate intere a stendere e rifare la programmazione, responsabilità di conduzione: tutto questo non conta? Risulta a qualcuno che Retti e Tofanetti abbiano mai chiesto per sé una lira o un euro, rispetto al servizio che facevano? O qualcuno crede che guadagnassero dagli incassi? Ma non sa, costui, che gli incassi di monosala ( e del cinema quasi in generale) hanno cessato di essere guadagno da almeno quarant’anni e servono a malapena per il mantenimento? E’ così difficile capire che se Retti e Tofanetti, invece di effettuare versamenti mensili a proprio carico avessero preteso di guadagnarci, il Cinema avrebbe sbaraccato da tempo, come è avvenuto per tutte le monosale dei centri storici dell’Umbria? E che, dunque, se si sostiene che la sospensione dell’affitto ha pagato indirettamente le spese, si deve ugualmente ammettere che molto di più lo ha fatto il loro volontariato?
– Si può aggiungere che dall’acquisto del digitale, coincidente con l’ultima generale ristrutturazione, Retti e Tofanetti, lasciatisi alle spalle il più comodo “non guadagnarci niente”, si sono dedicati a un meno comodo pagarsi in proprio la nuova macchina con rate mensili e continueranno a farlo anche senza più Cinema? E non dovrebbero nemmeno portarsela via, compreso tutto il resto?

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Radio Aut
Abbiamo preso agli inizi degli anni ’80 uno scantinato maleodorante con rifiuti vari e resti di oli combustibili. Lo abbiamo trasformato, a nostre spese, in una dignitosa sede della Radio di Todi con pavimentazione, moquette, muri divisori, spazi per attrezzature e portone antifurto. La Radio è vissuta fino al 2010. Per trenta anni abbiamo sempre pagato l’affitto, fino al 2012. Dal 2012, chiusa la radio, abbiamo sospeso i pagamenti in attesa che si definisse la situazione. Negli ultimi cinque anni non ci è pervenuta alcuna forma di messa in mora e di restituzione. Stavamo attendendo una definizione complessiva. Se qualcuno ci avesse chiesto il pagamento o la restituzione del vani non avremmo esitato a restituirla, come abbiamo ribadito in occasione di visite della proprietà con i carabinieri quando qualcuno pensava di creare una caserma in quelle strutture. La realtà è che per molto tempo la proprietà ha atteso che si definisse il rapporto con i carabinieri con un progetto che a nessuno piaceva se non al sindaco di allora e naturalmente alla proprietà.
In conclusione:
Del Palazzo abbiamo scritto nel dossier che è “inavvicinabile in mancanza di risorse pubbliche”, come hanno dimostrato le precedenti gestioni. Inavvicinabile avrebbe dovuto esserlo anche per noi, se non si fosse riposta fiducia in altrui impegni, poi non mantenuti. Commesso l’errore iniziale, da cui altri ne sono fatalmente derivati, noi rivendichiamo, comunque, una gestione continuativa di sei anni e non permettiamo che, per sminuirla o evidenziare insolvenze, non lo si riconosca. E soprattutto non permettiamo una cosa: che gli interventi eseguiti all’insaputa del locatore ( ma a spese del conduttore) siano letti come frutto di arbitrio, o giudicati voluttuari o, peggio, lesivi, mentre erano semplicemente necessari e di tale importanza che, in loro assenza il Palazzo rimaneva inservibile e non sarebbe potuto mai funzionare, né con noi, né con altri. Veda un po’ il locatore, che oggi ne è torna in possesso e ha potuto usarlo, senza alcun intervento, neppure di pulizia, per la terza edizione del TIMM ( e per altre che verranno) se vale più questo o il cruccio di presunte rate non pagate!
Per il cinema, ci basta commentare quanto afferma la Diocesi, che si dice “consapevole dell’impoverimento che la chiusura… può provocare nella vita della città, anche se si considerano i numeri estremamente esigui dei fruitori del cinema Jacopone, ed è per questo che rinnova la sua disponibilità a concedere gratuitamente i locali del cinema a chi intendesse proseguire l’attività.”
No, illustre Diocesi, la situazione è molto più grave di come vi appare, ancora una volta per disinformazione. I pochi fruitori erano:
-ingressi tra i tredicimila e quindicimila all’anno, riferiti a nove mesi di attività, dato che l’estate non può esservi compresa
– “matinées” per studenti (a ingresso con cifra dimezzata) e, dunque, servizio, nonché collaborazione culturale
– rassegne gratuite di cartoni animati per bambini e famiglie
– rassegne di film d’autore, e stagioni di cineforum.
– collegamenti con teatri lirici, come Scala, Metropolitan, Covent Garden, per visioni di opere o balletti in diretta
– recite teatrali e addirittura festival, malgrado la modestia del palco e degli arredi
– accoglienza, a titolo gratuito ( tranne rimborso spese per il personale) delle recite natalizie prodotte da elementari o asili, a cadenza annuale e non solo.
– accoglienza ad ingresso ridotto (praticata per alcuni anni) delle ospiti di Palazzo Francisci-Nido delle Rondini.
Tutto questo erano i pochi fruitori, ora interrotto in modo probabilmente irreversibile. Ma ci si dice che si tenterà di rimediare offrendo i locali gratuitamente per una ripresa dell’attività. Ah sì? noi ci si caccerebbe in quanto affittuari insolventi ( e ci è stato raccontato quale danno ne è venuto per mancanza di introiti etc..etc..etc…), poi si continuerebbe con il gratuito? Solo perché i gestori sarebbero altri e non più noi?
E visto che è stato scritto che la Diocesi, in mancanza di questi affitti non poteva provvedere ad ‘opere di misericordia’ se la sala verrò data gratuitamente, che fine faranno le opere di misericordia?
Abbiamo la coscienza tranquilla. In questi trentacinque anni, con varie iniziative culturali, e con Radio, Cinema e Vignola, abbiamo reso un servizio alla città. Non abbiamo mai intascato una lira né un euro, anzi, molto spesso, abbiamo pagato di tasca nostra. E continueremo a pagare, con la nostra pensione, i debiti del cinema.
N.B.
• Come abbiamo fatto con il nostro dossier presentato il 20 luglio, non facciamo nomi né attacchiamo persone. Non è questo il nostro obiettivo. Vogliamo solo ribadire il nostro ruolo e la bontà del nostro lavoro, con il massimo rispetto per la Chiesa e per ciò che rappresenta per noi e per la comunità tutta.
• Quando mai avevamo chiesto “di addivenire ad una dichiarazione congiunta al termine delle transazioni stesse”? Era stata ipotizzata, e non da noi e molto vagamente, nella fase iniziale, quando si poteva sperare in una conclusione condivisa. Poi non più. Piuttosto è la Curia ad aver giocato con le date, prima annunciando, poi rinunciando, poi zitta per un mese, fino a giustificare il ritardo di due mesi ( 14 giugno-17 agosto) come dovuto all’attesa della cosiddetta “congiunta”. Dimenticando che del mancato accordo ne aveva dato la prova essa stessa, quando il vescovo disse che avrebbe parlato ( lui e non altri) “dopo il 25”, per correggere notizie “pretestuose, infondate o almeno parziali”. Si era al 14 giugno. Perché poi non lo fece? Lui disse “per rispetto del delicato momento”, alludendo al ballottaggio, che peraltro non c’entra nulla con una questione del genere. E allora perché mantenere il silenzio anche dopo il 25, quando il “delicato momento” era passato? Se non si era concordato su una “dichiarazione congiunta”, era evidente che ognuno ne avrebbe fatto di separate, come risultò chiarissimo ( e fu anche detto) il 27 giugno al Vescovado di Orvieto, sede dell’ ultimo incontro non esattamente cordiale. Del resto, noi siamo stati invitati, o avvertiti, quando in tempi non ancora sospetti e a nostra insaputa, qualcuno, a nome della Curia e del Comune, contattava il gestore del cinema di Marsciano per offrirgli quello di Todi?
• Ora andiamo a “Città Viva”, inopportunamente citata per tentare una tardiva giustificazione dei silenzi tenuti sugli articoli di Federico Panzetta e Giuseppe Maccaglia, tutti orientati sulla all’accentramento, materiale e decisionale, della Diocesi in Orvieto. Chi vuole se li vada a rileggere: ben cinque, per complessive undici pagine, a cui non si è data mai risposta. Liberissima la Curia di non darla, ma non di instaurarne, oggi, un nesso fittizio con i mancati introiti del Vignola e dello Iacopone, che non c’entrano niente con le obiezioni di Panzetta-Maccaglia, mentre noi tutti ricordiamo benissimo che il Vescovo Grandoni, pur senza tali introiti (mai avuti dal Vignola, come è noto a tutti) e senza fare alcun dirottamento di risorse, mantenne una Diocesi economicamente fiorente, e tale l’ha lasciata ai successori.
Manfredo Retti per Associazione Jacopone
Francesco Tofanetti per Associazione Marte

1° Torneo “Città di Todi”

 

Listener (2)Si è svolto Giovedì 8 dicembre  dalle 9.00 alle 13.00, nella magnifica cornice del palazzetto dello sport di Ponte Naia, il primo torneo “Città di Todi”.

L’iniziativa, riservata alla categoria PICCOLI AMICI 2009 è stata organizzata da OPES-EUROSPORT UMBRIA, con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Todi ed è stata per i partecipanti, bambini, tecnici e genitori una vera festa dello sport.

Lo spirito di queste iniziative, ormai sempre più frequentemente organizzate da parte di OPES-EUROSPORT UMBRIA, tende soprattutto a stemperare gli aspetti agonistici, che purtroppo sempre più spesso prevalgono in questo ambiente, danneggiando il mondo sportivo e la crescita dei bambini in età evolutiva.

Ad onor del vero comunque, la manifestazione si è svolta all’insegna del miglior fair-play, sia tra le squadre in competizione che tra il numeroso pubblico intervenuto, pubblico che si è certamente divertito non risparmiando applausi e sano incitamento ai bambini in campo.

Le premiazioni si sono svolte alla presenza dell’Assessore allo sport del Comune di Todi, Manuel VALENTINI, sempre disponibile a sviluppare queste iniziative e che ringraziamo calorosamente insieme ai gestori dell’impianto, i fratelli Francesco e Luca CHINEA.

Un particolare ringraziamento all’arbitro della manifestazione Luca VENTURI e alle Società partecipanti.

(Nella foto l’Assessore allo Sport del Comune di Todi, Manuel Valentini, in una delle premiazioni finali)

 

DAL COMUNE DI TODI: il Nuovo Direttivo Gal

imm comRiceviamo e pubblichiamo una nota dell’Amministrazione comunale di Todi. “Nella assemblea dei soci di venerdì 25 novembre, il Gruppo di Azione Locale (GAL) della Media Valle del Tevere ha rinnovato i propri organismi.

Dopo molti anni di attività il Presidente Walter Trivellizzi ha terminato il proprio lavoro e a lui rivolgiamo il nostro grazie per i molti lavori condivisi in questi anni, dalla riqualificazione del borgo di Pontecuti, ai lavori a Ripaioli, passando per le tante iniziative di valorizzazione del territorio promosse, fino alla pubblicazione del volume “L’Acqua dei Castelli – Storia dell’approvvigionamento idrico delle campagne todine 1820 -1970”, di Massimo Rocchi Bilancini.

Ringraziamo anche il rappresentante del Comune di Todi a suo tempo nominato dall’Amministrazione, Prof. Massimiliano Gioffrè, consigliere comunale, che ha terminato il proprio mandato, dopo aver portato in questi anni competenza ed impegno nell’esercizio dell’incarico.

Un augurio di buon lavoro va al nuovo Consiglio direttivo: quattro sono i Comuni presenti nel nuovo organismo in rappresentanza dei quattordici che figurano come soci di parte pubblica nel GAL. Sappiamo di poter contare sul loro impegno, sul loro contributo e sulla prosecuzione di un lavoro comune, al quale siamo abituati da anni, in un territorio che condivide molte politiche, da quelle sociali a quelle della sanità, avendo superato da tempo le vecchie logiche di campanile.”

TERZA EDIZIONE DELL’OPEN DAY AL CONSORZIO AGRARIO DELL’UMBRIA L’evento giovedì 20 ottobre alle 17 nella sede di Ponte San Giovanni a Perugia

foto-cap-1024x768Al via la III edizione dell’Open day porte aperte al Consorzio agrario dell’Umbria che si terrà giovedì 20 ottobre dalle 17 nella sede di Ponte San Giovanni a Perugia. Alla manifestazione oltre ad Albano Agabiti e Carlo Catanossi, rispettivamente presidente e vicepresidente del Consorzio, parteciperanno la presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini, l’assessore regionale alle politiche agricole e allo sviluppo rurale Fernanda Cecchini e il sindaco di Perugia Andrea Romizi.

Per la durata dell’Open day saranno esposte molte macchine, in particolare trattori mietitrebbie del gruppo  Agco (Fendet, Massey Ferguson, Challenger, Laverda, Goldoni) di cui il Consorzio agrario dell’Umbria è concessionario esclusivo, e le principali attrezzature del gruppo Nardi e Kuhn. Sarà presente anche l’azienda Bkt, leader nel settori dei pneumatici per macchine agricole di cui è concessionario il Consorzio, oltre agli operatori di ‘Cascina pulita’ che illustreranno il nuovo servizio per lo smaltimento dei rifiuti agricoli.

L’evento ospiterà anche un momento di festa, come buon auspicio per l’inizio della nuova annata agraria. Ad animare la serata sarà la banda cittadina di Umbertide diretta dal maestro Galliano Cerrini e il gruppo musicale ‘I fuori giri’.

CIMITERO NUOVO. GRAVI DISAGI, IL COMUNE INTERVENGA

movcivicotodiIn questi giorni molti concittadini ci­ segnalano numerosi d­isagi presenti presso­ il Cimitero Nuovo di­ Todi. Il ­pavimento, gravemente­ danneggiato, non con­sente ai cittadini di­ accedere ai loculi e­ le scale, in alcuni ­casi al limite della ­praticabilità, metton­o a rischio l’incolum­ità di chi le usa per­ cambiare i fiori o p­ulire le lapidi più i­n alto.
Una situazion­e che negli ultimi me­si si è aggravata e c­he meriterebbe un int­ervento importante da­ parte dell’amministr­azione comunale. Non intendiamo fare demagogia, consapevoli di qua­nto possa essere comp­lessa ed onerosa la m­anutenzione dei cimit­eri cittadini. Tuttav­ia, in casi come ques­to, al disagio, si ag­giungono rischi per l­a cittadinanza che va­nno quanto prima limi­tati.
Invitiamo perta­nto il Sindaco e l’as­sessore competente a ­prendere provvediment­i e a comunicare i te­mpi e le modalità con cui si intend­e intervenire.
Movimento Civico Tod­i

‘ARTE E FOLLIA’, A GUALDO TADINO PRESENTAZIONE DEL LIBRO ‘IO SONO LA TIGRE’ Sabato 8 ottobre, alle 15.30, nella Chiesa monumentale di san Francesco

listener-1Continua il grande successo di pubblico della mostra evento a cura di Vittorio Sgarbi ‘Arte e Follia. Antonio Ligabue-Pietro Ghizzardi’, nel centro storico di Gualdo Tadino fino al 30 ottobre, nella Chiesa monumentale di san Francesco, con 54 opere di Ligabue e 26 di Ghizzardi. Per agevolare la grande affluenza, l’esposizione rimane aperta tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19. Ogni sabato e domenica, alle 16, senza nessun costo aggiuntivo sul biglietto, è possibile seguire una speciale visita guidata con esperti.

Sabato 8 ottobre, alle 15.30, sempre nella Chiesa monumentale di san Francesco, all’esposizione si aggiunge l’interessante presentazione del volume ‘Io sono la tigre. Vita illustrata di Antonio Ligabue’ (Fulmino editore), a cura di Laura Oppioli Berilli e Roberto De Grandis, realizzato per bambini e giovani ragazzi ma in grado di rapire anche gli adulti. “È il racconto agile e suggestivo di un grande artista – spiega Catia Monacelli, direttrice del Polo museale di Gualdo Tadino –, scritto dagli autori in prima persona come se fosse direttamente Antonio Ligabue il narratore della sua vita, la cui poesia è vicina anche all’animo e al cuore dei più piccoli. Un mondo in cui fantasia e realtà si fondono in un’esplosione di colori: animali domestici e selvaggi, paesaggi familiari o esotici, personaggi della vita quotidiana. Il grande maestro Marino Mazzacurati descriveva così Antonio Ligabue: i cani scodinzolavano, miagolavano i gatti, i piccioni roteavano intono alla sua testa, persino le galline gli chiocciavano vicino ai piedi; era uno spettacolo incredibile, mistico e arcano al tempo stesso”.

“Ligabue è considerato un matto – ricorda ancora Monacelli –, un diverso, fisicamente imbarazzante, psicologicamente inquietante, vittima di violenza affettive, uno spaesato, uno sradicato dai luoghi dove svolse la sua esperienza adolescenziale, nonostante spesso nei suoi dipinti questi luoghi appaiano all’orizzonte, in una sintesi spazio temporale, che diventa realtà e desiderio. Un uomo, Ligabue, con le radici troncate, figlio di emigrati italiani in Svizzera rimpatriato in Italia nel 1919, che sapeva riprodurre fieramente le storie emotive degli uomini anche attraverso la tragica bellezza degli animali. Uomo del suo tempo e contemporaneamente uomo di un suo tempo, in grado di effettuare una minuziosa trasposizione dei propri stati d’animo reinterpretando gli animali osservati allo zoo, nei circhi, nei musei di storia naturale o sulle figurine, mai in modo naturalistico o idealizzato, ma filtrati dallo stato della sua solitudine. Ligabue, affrontando le scene ‘selvagge’ o ‘domestiche’, trasmette quella meraviglia tragica e viva insita nelle forme in tensione degli animali e nei colori brillanti e ‘belli’ come la vita stessa”.

Per informazioni e prenotazioni è possibile contattare lo 0759142445 o scrivere a info@roccaflea.com.

Todi sperimenta nuove forme di volontariato sociale Etab e Croce Rossa Italiana di Todi e Comune insieme per iniziative culturali e sociali condivise

listener-1È l’obiettivo della convenzione stipulata tra Etab e Croce Rossa Italiana di Todi, che prevede una serie di attività di volontariato ed iniziative condivise per l’attuazione di iniziative culturali e sociali con particolare riguardo alle categorie più fragili di cittadini: anziani, disabili, infermi, famiglie disagiate e nuovi poveri.
Contenuti e finalità dell’accordo sono stati presentati sabato 1 ottobre 2016 nella conferenza stampa svoltasi nella Sala della Giunta comunale di Todi alla presenza di Paolo Frongia, Presidente “Etab – La Consolazione”, Emanuele Storti, Presidente Croce Rossa Italiana di Todi e dell’Assessora alle Politiche Sociali Catia Massetti.
Durante l’incontro è stata sottolineata la necessità che Istituzioni, Enti ed Associazioni rafforzino la propria capacità di individuare sinergie e costituirsi in “gruppi di intervento”.
In quest’ottica, la collaborazione tra CRI ed ETAB prevede l’attuazione di una serie di attività, tra le quali la disponibilità di volontari della C.R.I. (qualificati ASA, attività socio-assistenziali) a supportare alcune esigenze della “Casa famiglia di Palazzo Francisci” (gestita da Etab) ed un servizio di assistenza a turisti e visitatori del Tempio della Consolazione svolto dagli studenti “volontari CRI” in giorni prestabiliti. Tutte le iniziative rientrano all’interno di una proposta di “modello progettuale” di collaborazione in grado di favorire ed incrementare i processi di solidarietà a favore dei più deboli valorizzando al tempo stesso il patrimonio culturale e storico della città.

Una condivisione d’intenti, quella tra ETAB e CRI, che a Todi ha radici storiche profonde, databili addirittura al 1952, anno in cui ETAB si iscrive alla sezione di Todi della CRI come “Socio permanente”.

“La convenzione tra ETAB e la sezione di Todi della Croce Rossa Italiana – commenta Catia Massetti, Assessora alle Politiche Sociali del Comune di Todi – è prima di tutto una nuova occasione per contribuire a rafforzare la rete del volontariato sociale e delle istituzioni di beneficenza della Città, per aumentare la qualità e la quantità dei servizi a disposizione dei cittadini e aumentarne la sicurezza sociale. Questa convenzione è un altro modo per rendere possibile e concreta la partecipazione dei cittadini alla produzione dei beni comuni per la Città”.