La 16esima edizione che, tra le novità, vede la presenza del Vaticano
La Biennale di Architettura di Venezia un vero e proprio evento. La 16esima edizione che, tra le novità, vede la presenza del Vaticano. Il tema scelto per il 2018 è ‘Free Space’. C’è tempo per visitarla fino al prossimo 25 novembre. In totale, sono 63 i Paesi che portano qualche lavoro da vedere. Tutti concentrati tra i Giardini e l’Arsenale e nel centro storico della città lagunare e scelto dalle curatrici Yvonne Farrell e Shelly McNamara.
Il presidente della Biennale Paolo Baratta così parla di questa edizione, particolarmente attesa: “Promuoviamo il desiderio di architettura”. Ogni partecipante è chiamato a interpretare lo spazio pubblico come luogo libero, aperto a tutti. E così, per la prima volta, il corridoio centrale delle Corderie è completamente sgombro, con in terra una grafica che misura lo spazio metro per metro. Il visitatore è così subito sicuro e consapevole delle distanze, dello spazio appunto. Per chi è abituato a venire alla Biennale di Architettura, pure la visione del padiglione centrale sarà particolare: sono stati aperti i grandi lucernari delle sale, così la luce naturale entra a invade ogni stanza.
Le due curatrici, che però ci tengono a precisare di essere prima di tutto architetti, dicono: “Anche gli edifici della Biennale sono partecipanti di questa mostra”. Niente effetti speciali, in verità pure criticati da Baratta: “Hanno fatto tanti danno per troppi anni”.
All’Arsenale c’è pure un nuovo ristorante, che sta a significare come la Biennale non sia mai uguale a se stessa. Un modo anche questo per ribadire la centralità degli spazi. Le installazioni dei Paesi partecipanti sono naturalmente tutte da ammirare. Il pubblico avrà la possibilità di guardare proposte, elementi, esempi di opere che esemplificano le qualità essenziali dell’architettura: modulazione, ricchezza e materialità delle superfici, orchestrazione e disposizione in sequenza del movimento.
Sono 71 i partecipanti all’edizione 2018. Affiancati da due sezioni speciali: la prima, con 16 partecipanti, si chiama Close Encounter, meetings with remarkable projects (lavori che nascono da riflessioni su progetti noti del passato); la seconda, con 13, si chiama The Practice of Teaching (raccoglie lavori sviluppati nell’ambito dell’insegnamento). Sei i Paesi presenti per la prima volta: oltre al Vaticano, si tratta di Antigua & Barbuda, Arabia Saudita, Guatemala, Libano e Pakistan. Il Padiglione Italia si trova alle Tese delle Vergini, in Arsenale, è promosso dal ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, direzione generale arte e architettura contemporanee e periferie urbane. Il curatore è Mario Cucinella, il titolo è ‘Arcipelago Italia).
Due i progetti speciali dell’edizione 2018: Forte Marghera, a Mestre, che consiste in un’installazione degli architetti Sami Rintala e Dagur Eggertsson, realizzata anche per ospitare alcune manifestazioni in programma a Forte Marghera; al Padiglione delle Arti Applicate presso le Sale d’Armi dell’Arsenale, ci si interrogherà sul futuro del social housing, presentando un frammento del complesso di case Robin Hood Gardens, progettato da Alison e Peter Smithson nell’East London e completato nel 1972. Un progetto reso possibile dalla collaborazione con il Victoria and Albert Museum di Londra. Mostra a cura di Christopher Turner e Olivia Horsfall Turner.
Durante tutta l’apertura della Mostra, si svolgeranno Meetings on Architecture, ossia dialoghi e dibattiti con chi partecipa alla Biennale; c’è poi il Progetto per l’Università, con lo scopo di facilitare le visite di tre giorni per gruppi costituiti da almeno 50 tra studenti e docenti. Possibilità di organizzare seminari in vari luoghi della mostra con assistenza al viaggio e al soggiorno.
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