del dott. Alfonso Gentili

La nuova politica estera degli Stati Uniti d’America (USA)del Presidente Trump dovrebbe accelerare la trasformazione della semplice Unione Europea di Stati nazionali e solo economica in un unico Stato Federale d’Europa denominato Stati Uniti d’Europa (SUE).
Il capovolgimento della politica estera degli Stati Uniti d’America (USA), con oltre 340 milioni di abitanti, iniziato a mettere in pratica dal 47° Presidente D. Trump (Partito Repubblicano e già Presidente dal ’17 al ’21) dovrebbe portare gli attuali 27 Stati membri (dopo l’uscita del Regno Unito a fine gennaio ’20) dell’Unione Europea (UE), che costituisce solo un’entità sovranazionale intergovernativa, ad una svolta storica sulla scena mondiale consistente nell’evoluzione in una forma di Stato Federale dell’Europa con una popolazione attuale di quasi 450 milioni di abitanti. L’obiettivo degli Stati Uniti d’Europa era stato già auspicato oltre 80 anni fa dal movimento politico dell’Europeismo con il Manifesto per un’Europa libera e unita degli intellettuali antifascisti E. Rossi e A. Spinelli (e con il contributo dell’ebreo E. Colorni) inviati al confino politico sull’isola di Ventotene (LT) trasformata dalla dittatura fascista in un carcere a cielo aperto per gli oppositori politici. Il Manifesto di Ventotene promuoveva con lungimiranza la costruzione di un’Europa riunita in una federazione di Stati proprio per superare le tante sovranità statali con una visione che valorizzava la politica più che l’economia. Ma la fine della guerra, persa rovinosamente dalla Germania nazista e dall’Italia fascista sua alleata, ha comportato la divisione dell’Europa tra il blocco dell’Ovest sotto l’influenza degli Stati Uniti e il blocco dell’Est sotto l’influenza dell’Unione Sovietica (con la c.d. cortina di ferro o linea di confine) e l’emersione delle due sole “superpotenze” USA (Presidente F.D. Roosevelt) e URSS (Presidente del Consiglio dei ministri I. Stalin). Nello scenario mondiale si verificò allora un forte ridimensionamento del Continente europeo che invece nel XIX secolo aveva visto la presenza di ben cinque”grandi potenze” come la Gran Bretagna, la Francia, l’Austria, la Prussia (poi Germania) e la Russia alle quali a fine secolo si aggiunsero le nuove potenze extraeuropee degli Stati Uniti d’America e del Giappone. In quel secolo e fino alla prima guerra mondiale le guerre principali hanno contribuito alla creazione degli Stati nazionali (in base all’ideologia del Nazionalismo che pone al centro l’idea di nazione e di identità nazionale ed esalta il concetto di patria) sulle ceneri dei grandi Stati plurinazionali quali l’impero Austro-Ungarico degli Asburgo, l’impero ottomano dei sultani e l’impero russo dei Romanov. Nella prima metà del XX secolo uscirono dal novero delle “grandi potenze” l’Austria (non più centro dell’impero), la Russia (per rientrarvi però come URSS) e la Germania delle follie nazi-fasciste.
Alla fine della seconda guerra mondiale da una parte la formazione dell’alleanza militare Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO) firmato a Washington nell’aprile ’49 (c.d. Patto Atlantico) e dall’altra la definizione del Trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza firmato nel maggio ’55 da otto Paesi dell’Est Europa (detto anche Patto di Varsavia con Presidente del Consiglio dei ministri dell’URSS N. Chruscev), poco dopo l’entrata nella NATO della Germania Ovest (Repubblica federale tedesca -RFT- con Cancelliere federale K. Adenauer) hanno dato inizio alla c.d. guerra fredda. Tale assetto europeo è durato fino alla caduta del Muro di Berlino nel novembre ’89 e alla dissoluzione dell’URSS nel dicembre ’91 (Presidente M. Gorbacev) con gli USA rimasti unica “superpotenza” planetaria anche se non per molto per l’emergere di altri candidati al ruolo di “grandi potenze” come la Germania riunificata e il Giappone (entrambi sconfitti nell’ultima guerra mondiale) e la stessa Federazione Russa o Russia (primo Presidente B. Eltsin ’91-’99). La nuova Russia, erede dell’ex Unione Sovietica antagonista storica dell’Occidente, si estende per la gran parte in Asia affiancata dalla Cina e per circa un quarto in Europa a confine con l’attuale Comunità di Stati indipendenti nati appunto nell’agosto e dicembre ’91 quali l’Estonia, la Lettonia, la Lituania, la Bielorussia, l’Ucraina, la Moldavia (non a confine con la Russia), nonché la Georgia e l’Azerbaigian a sud, che pertanto non fanno più parte della Russia (Presidente dal ’12 a oggi V. Putin in aperto contrasto con l’Occidente sia per la riannessione della Crimea nel ’14 che per l’invasione di una parte dell’Ucraina nel ’22).
Nell’immediato secondo dopoguerra in Europa occidentale all’auspicato modello federalista era stato contrapposto quello c.d. funzionalista che puntava solo alla limitazione della sovranità nazionale assoluta attraverso accordi economici settoriali che portarono alla costituzione della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA) con il trattato di Parigi dell’aprile ’51 (Governo italiano De Gasperi VI di centrismo) e poi della Comunità Economica Europea (CEE) e della Comunità Europea per l’Energia Atomica della (CEEA o EURATOM) con il Trattato di Roma del marzo ’57 (Governo italiano Segni I di centrismo) in vigore dal gennaio ’58 e al quale presero parte gli stessi sei Stati fondatori della Ceca (Belgio, Francia, Germania Ovest, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi). Così l’integrazione economica fu fatta precedere quella politica dello Stato federale sia per superare la forte resistenza dei singoli Stati nazionali europei alla soluzione federale e sia perché gli stessi apparivano più agevolmente rivitalizzabili in un’Europa distrutta dalla guerra mondiale. In seguito le tre Comunità sono state unificate nelle Comunità Europee (CE) attraverso la fusione dei loro esecutivi con il Trattato di Bruxelles firmato nell’aprile ’65 (Governo italiano Moro II di centro-sinistra) e in vigore dal luglio ’67. La prospettiva federalista, mai completamente abbandonata, fu provata a rilanciare dalle riforme che, negli anni ’80 e ’90, in sostituzione e successione alle Comunità Europee portarono alla creazione dell’Unione Europea (UE) con il Trattato di Maastricht o Trattato sull’Unione europea (TUE) del febbraio ’92 (Governo italiano Andreotti VII di quadripartito) firmato dai 12 Paesi allora membri e il Trattato di Lisbona o Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) del dicembre ’07 (Governo italiano Prodi II- L’Unione), in vigore dal dicembre ’09. L’UE è stata anche insignita del premio Nobel per la pace nell’ottobre ’12 (Presidenti del Consiglio europeo il belga H.V. Rompuy e della Commissione europea il portoghese J. Barroso II). Del resto l’art. 3 del TUE al comma 1 recita ” L’Unione si prefigge di promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli.”, al comma 5 stabilisce che l’Unione “contribuisce alla pace, alla sicurezza, allo sviluppo sostenibile della Terra”. L’art. 42 dello stesso TUE al comma 2 recita” La politica di sicurezza e di difesa comune comprende la graduale definizione di una politica di difesa comune dell’Unione. Questa condurrà a una difesa comune quando il Consiglio europeo, deliberando all’unanimità, avrà così deciso” e al comma 7 “Qualora uno Stato membro subisca un’aggressione armata nel suo territorio, gli altri Stati membri sono tenuti a prestargli aiuto e assistenza con tutti i mezzi in loro possesso, in conformità dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite” (il Trattato istitutivo dell’Organizzazione delle Nazioni unite (ONU- Segretario generale attuale il portoghese A. Guterres) firmato a San Francisco nel giugno ’45 dai 51 Stati membri (oggi 193) di cui 5 sono membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Stati Uniti d’America, Unione Sovietica, Regno Unito, Francia e Cina).
Le Istituzioni (organi) dell’UE sono il Parlamento europeo (Presidente dal gennaio ’22 la maltese R. Metsola), il Consiglio europeo (Presidente dal dicembre ’24 il portoghese A. Costa), la Commissione europea (Presidente dal dicembre ’24 la tedesca U. von der Leyen II), il Consiglio dell’Unione europea, la Corte di Giustizia dell’UE, la Banca centrale europea e la Corte dei conti; ogni Istituzione agisce nei limiti delle attribuzioni a ciascuna conferite dai Trattati. In particolare il Consiglio europeo è composto dai capi di Stato o di Governo degli Stati membri, dal Presidente della Commissione europea e dal suo Presidente che è eletto a maggioranza qualificata per un mandato di due anni e mezzo, rinnovabile una sola volta. Il Consiglio europeo fornisce all’Unione i necessari impulsi al suo sviluppo, ne definisce gli orientamenti nonché le priorità politiche generali e in sintesi ne ha il potere di indirizzo politico. Nel Consiglio le decisioni importanti, quali l’adesione di nuovi Stati o le questioni concernenti la politica estera, la sicurezza e la difesa comune nonché la fiscalità, sono prese secondo il criterio del consenso (cioè quando nessuno Stato membro si oppone), salvo nei casi in cui i trattati dispongano diversamente (art. 15, comma 4, del TUE), anche se a volte i veti del primo Ministro V. Orbàn della Repubblica parlamentare dell’Ungheria riescono ad essere aggirati in qualche modo, non so quanto legittimo. Il Presidente del Consiglio europeo ha la rappresentanza esterna dell’Unione per le materie concernenti la politica estera e di sicurezza comune. Il Consiglio europeo, con l’accordo del Presidente della Commissione europea, nomina l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (dal dicembre ’24 l’estone K. Kallas) il quale guida la politica estera e di sicurezza comune dell’Unione che contribuisce anche ad elaborare e che poi attua come mandatario del Consiglio europeo. Allo stesso modo agisce per quanto riguarda la politica di sicurezza e di difesa comune. L’Unione europea pertanto sul piano formale conserva i caratteri di una organizzazione internazionale anche se sul piano sostanziale già oggi assume competenze in settori assai rilevanti (politica estera e di sicurezza e difesa comune, giustizia e affari interni) che poi sono quelli più propriamente attribuibili ad un ordinamento federale. Il Consiglio europeo non deve essere confuso con il Consiglio d’Europa (CdE) che è un’organizzazione internazionale fondata con il Trattato di Londra nel maggio ’49 che ha sede in Francia a Strasburgo e la finalità di promuovere la democrazia, lo Stato di diritto, i diritti umani, l’identità culturale e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali negli attuali 46 stati membri (Segretario generale lo svizzero A. Berset dal settembre ’24).
Nell’attuale XXI secolo sono entrati a far parte dell’Unione europea nel ’04 i dieci Stati di Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria e nel ’07 i due Stati di Bulgaria e Romania, ma nel ’20 ne é uscito il Regno Unito con la c.d. “Brexit”, per un totale attuale di 27 Stati membri. L’Ucraina ha presentato la richiesta di adesione all’Unione Europea per diventarne Stato membro il 28 febbraio ’22 durante l’invasione russa e l’iter potrà concludersi con la firma del trattato di adesione solo dopo che siano stati soddisfatti i tre criteri di Copenaghen “politico”, “economico” e di adesione all'”acquis comunitario”. In questo primo quarto di secolo sono poi aumentate le resistenze al processo di integrazione e purtroppo hanno ripreso vigore le spinte nazionaliste alimentate anche dalla crisi economica degli anni ’07-’08 facendo emergere gruppi e partiti nazionalisti, populisti ed esplicitamente antieuropeisti. La nuova e necessaria politica estera e di difesa (se non anche quella economica) appare sempre meno attuabile da una semplice Unione di Stati e sempre più richiedere, nello scenario globale e con riferimento al rapporto tra territorio e Governo, una forma di Stato federale dotato di un Governo centrale che detenga il potere necessario per garantire l’unità politica della federazione di Stati, superando così i sempre pericolosi nazionalismi dei singoli Stati dell’Europa. Gli Stati federali generalmente hanno un Parlamento composto di due Camere che rispecchiano una la popolazione proporzionalmente e l’altra la presenza di ciascuno Stato dando loro un eguale numero di rappresentanti quale che sia la popolazione (questo avviene negli Stati Uniti d’America, in Messico, Argentina e Brasile.). In genere gli Stati federali nascono da una Confederazione di Stati che inizialmente si alleano tra loro conservando ognuno la propria sovranità e poi decidono di cedere una parte della sovranità a un Governo federale con limitati e specifici poteri che vanno oltre quelli della sovranità di ciascun singolo Stato. In estrema sintesi è come dire che da un’unione di diversi Stati nasce la Confederazione (simile all’attuale UE) e successivamente lo Stato federale.
Lo Stato federale è infatti costituito dalla riunione di più Stati che conservano ciascuno una parte della propria sovranità ma che affidano gli altri poteri, tra cui almeno la politica estera e la politica militare di difesa, al Governo federale avente a capo un Presidente federale e distinto dai Governi dei singoli Stati. Gli esempi di Stati federali non mancano a partire dagli Stati Uniti d’America che sono, come forma di Governo, una Repubblica Presidenziale dell’America settentrionale composta da 50 Stati con capitale federale a Washington. Hanno tratto origine dalle 13 colonie britanniche site lungo la costa atlantica con la dichiarazione d’indipendenza il 4 luglio 1776 che diede vita al nuovo Stato federale con la Costituzione adottata nel settembre 1787 e i successivi emendamenti denominati Bill of Rights del 1791 che garantiscono diritti civili e libertà fondamentali. In Europa la Svizzera era divenuta una Repubblica federale già nell’Ottocento. A seguito della prima guerra mondiale si formarono altri Stati federali come l’Austria, la Cecoslovacchia e l’URSS (Repubblica federale direttoriale a partito unico con capitale a Mosca), oggi con oltre 146 milioni di abitanti e per superficie il più vasto Stato del Mondo. Dopo la seconda guerra mondiale sono sorti altri Stati federali come la Jugoslavia (poi smembrata in vari Stati) e la Germania Ovest o Repubblica Federale Tedesca, cui nell’ottobre ’90 si sono riuniti per incorporazione i cinque Stati federati (Lander) della Germania Est, il Belgio nel ’93 e fermenti di federalismo si sono verificati anche nella Gran Bretagna e in Francia. A livello globale in Asia orientale l’India o Repubblica dell’India è uno Stato federale con oltre 1 miliardo e 400 milioni di abitanti avendo superato di misura nel 2023 la Cina o Repubblica popolare Cinese con quasi altrettanti abitanti e che dall’ottobre 1949 è però una Repubblica socialista parlamentare monopartitica e non uno Stato federale.
Anche nella forma di Stato federale resta comunque fondamentale che tutti gli Stati partecipanti siano caratterizzati, con riferimento al rapporto tra Governo e popolo, come Stati democratici perché oltre ad essi esistono e rischiano di aumentare gli Stati autoritari se non addirittura anche quelli dittatoriali. Inoltre nel futuro Stato federale d’Europa (nel quale dovrebbe tornare a far parte anche il Regno Unito) la forma di Governo, che attiene alla ripartizione del potere politico tra i massimi organi, dovrebbe essere quella di una Repubblica presidenziale o anche e forse meglio semipresidenziale alla francese che fa salvo l’importante rapporto di fiducia del Governo con il Parlamento. Ma per la costruzione degli Stati Uniti d’Europa (SUE), che possano effettivamente incidere politicamente sui nuovi scenari mondiali, appare necessaria l’azione di un ceto politico lungimirante e non ispirato da ideologie di conservatorismo retrogrado e tendenzialmente autoritario. Occorreranno anche leadership riconosciute in grado di guidare un grande Stato federale e che sappiano proporre soluzioni avanzate dei problemi, diversamente dal recente improvvisato, costoso e inefficace piano di riarmamento dei singoli Stati nazionali di un’Unione Europea (UE) solo economica, creata con il Trattato di Maastricht di ben 33 anni fa. L’attuale semplice Unione di Stati nazionali europei appare ormai assolutamente inadeguata per le sfide politiche planetarie che riguarderanno inevitabilmente anche il continente europeo.
Li 10 aprile 2025
Dott. Alfonso Gentili, già Segretario Generale della Provincia di Perugia
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