Riprendiamo da Città Viva un interessante articolo di Angelo Pianegiani
Triste il destino toccato in sorte negli ultimi anni al Todi Festival. Tanto osannato dagli attuali amministratori comunali quanto criticato dalle forze politiche di
opposizione (ma non solo da queste). Una polemica alimentata soprattutto dalla diffusa convinzione che la manifestazione non sia più in grado di stimolare
adeguatamente la crescita dei flussi turistici come nel passato, anche a causa di una perdita di spessore culturale che ha determinato una minore capacità di attrazione e di coinvolgimento nei confronti sia della cittadinanza sia dei visitatori provenienti da
altre località. In effetti c’è stato un tempo in cui questo evento aveva coagulato intorno a sé un consenso unanime: è stata quella l’età dell’oro del Festival. Ma come tutte le stagioni felici, che non durano per sempre, anche l’età dell’oro del Todi Festival è finita da tempo. Ciò che resta è un Festival zombi, passato dal
coinvolgimento al disinteresse dell’opinione pubblica, rattrappito su sé stesso, ormai
privo di fascino, cioè di quella componente che per un festival è tutto o quasi. Un
aspetto, quest’ultimo, efficacemente focalizzato dal direttore di questa rivista: “Che
cos’è un’aria da Festival? È quella che qualcuno citava, notandone l’assenza, in un
giorno qualunque della passata edizione: un’atmosfera continua, palpabile, che non
dovrebbe spuntar fuori nei piccoli affollamenti dell’ultim’ora davanti ai teatri, ma
avvertirsi più o meno sempre. Beh, è vero, non c’era. Ma perché, l’anno scorso
c’era? E gli anni passati? Meglio: l’ha mai avuta, quest’aria, il Todi Festival? Sì, un
tempo l’ha avuta, ma un tempo lontanissimo, alle origini» (Todi Festival 2023, pag.6-
8, CittàViva n.5/2023).
Il prossimo anno scade l’accordo fra il Comune e Gioform per l’organizzazione del
Todi Festival
Proporre oggi dubbi e perplessità non vuol dire che si voglia alimentare una pura e
semplice polemica. L’obiettivo, ben più importante, è quello di porre all’attenzione
della pubblica opinione il fatto che il prossimo anno rappresenta uno snodo
fondamentale per il futuro del Todi Festival. Infatti, con la delibera n° 20 del
27/01/2022 la Giunta comunale si è impegnata a confermare fino al 2024 la società di
Guarducci Gioform Srl come organizzatrice del Todi Festival, garantendone anche il
relativo sostegno economico. Ciò significa che alla fine dell’anno prossimo si dovrà
decidere il destino dell’evento che per un periodo lunghissimo (38 anni) ha
contrassegnato la vita culturale e la politica turistica della città. Si tratta di prendere
una decisione senza dubbio rilevante e delicata. Una decisione che, proprio per
questo, deve essere accompagnata da una riflessione, per quanto possibile
approfondita, che tenga conto dei vari fattori in gioco.
I costi del Todi Festival e il ruolo dei finanziamenti pubblici
Uno dei fattori da prendere in esame è quello del costo della manifestazione. A tal
fine è stata elaborata la Tabella n.1 (Costi del Todi Festival e importo dei contributi
pubblici) che riporta i dati economici relativi al periodo 2016-2022, cioè a partire dal
primo anno della gestione Guarducci, sulla base delle informazioni tratte dalle
delibere della Giunta comunale. Come è noto il Festival è organizzato da una società
privata, ma in larga parte finanziato dagli Enti pubblici, fra i quali svolge un ruolo
fondamentale il Comune che, di fatto, garantisce il pareggio economico della
manifestazione. Infatti, il contributo del Comune è erogato in due tranches: un
anticipo iniziale cui segue il saldo finale quantificato nella misura necessaria per
ottenere la copertura di tutte le spese (cosicché, di fatto, il rischio d’impresa ricade
sul Comune come pagatore di ultima istanza).
I dati riportati nella tabella possono essere così sintetizzati:
* nel settennio 2016-2022 le spese sostenute per l’organizzazione del Festival sono ammontate complessivamente a 1,711 milioni di euro;
* le spese sono state coperte per il 71% da contributi pubblici (prevalentemente comunali, in misura molto minore regionali e, marginalmente, da Etab);
* nel settennio i contributi erogati da Enti pubblici hanno raggiunto la somma di 1,221 milioni di euro (di cui ben 993 mila derivanti dal bilancio comunale);
* i ricavi da sponsor e da biglietteria riescono a coprire appena il 29% delle spese (quelli da biglietteria oscillano intorno ai 20/30 mila euro, tenuto conto anche della diffusa distribuzione di biglietti gratuiti);
* il costo medio di ciascuna edizione del Todi Festival è stato di circa 244 mila euro (un importo che sicuramente non consente di organizzare iniziative di livello adeguato!).
Gli oneri sostenuti dal Comune
In realtà i contributi economici versati dal Comune (come abbiamo visto, pari a 993 mila euro) non sono l’unico onere sostenuto dall’amministrazione locale a favore del Festival. Infatti, ad essi devono essere aggiunti i costi indiretti (da noi non quantificabili) “derivanti dall’impegno di collaborazione per la realizzazione dell’evento con la messa a disposizione degli spazi di proprietà dell’Ente stesso, secondo le effettive esigenze, con le attrezzature e supporti tecnici presenti negli stessi” (così come riportato nelle delibere di Giunta). Oltre a ciò, il Comune si è accollato ogni anno anche i costi connessi all’allestimento della mostra di arte contemporanea, con relativo catalogo, in cui vengono esposte le opere degli artisti che hanno realizzato il manifesto del Festival (allestimento affidato negli ultimi due anni alla Fondazione Pepper). Complessivamente i costi sostenuti direttamente dal Comune per le mostre ammontano a 200 mila euro, che aggiunti all’importo dei contributi determinano un onere totale a carico dell’Ente di 1,193 milioni.
Il ruolo della Fondazione Progetti Beverly Pepper
A questo punto è necessario chiarire il ruolo della Fondazione Pepper che, a partire dal 2021, ha assunto il ruolo ufficiale di partnership del Todi Festival, con il quale si è mossa in piena sinergia. La collaborazione della Fondazione è consistita nell’allestimento di una mostra alla Sala delle Pietre e nella esposizione delle sculture monumentali di Pomodoro (2021) e di Plessi (nel 2022), anche autori del manifesto del Festival. Due iniziative i cui costi a carico del Comune sono stati rispettivamente di 75 mila euro nel 2021 e di 70,5 mila euro nel 2022.
L’impatto del Todi Festival sulla città
Sin qui abbiamo parlato dei costi del Todi Festival. È quindi giunto il momento di analizzarne i benefici apportati. Ogni investimento ha un senso se ha una sua resa, cioè se produce gli effetti desiderati, altrimenti, in caso contrario, sono soldi gettati al vento. Ma quali sono gli effetti sperati di un evento culturale? In linea generale gli effetti positivi possono essere così classificati:
Effetti economici
Un evento non rappresenta solo un’occasione di spettacolo e di intrattenimento per il pubblico ma è anche uno strumento per generare ricadute economiche attraverso la spesa attivata dai visitatori e dallo staff organizzativo. Spese che non riguardano solamente i principali comparti della filiera turistica (ricettività, ristorazione) ma si ripercuotono anche su imprese di altri settori economici (enogastronomia, artigianato, espressioni artistiche locali, ecc.). è evidente che l’ammontare della spesa attivata è in funzione del numero dei visitatori. Purtroppo, il Todi Festival ultimamente non sembra attirare frotte di persone provenienti da altre località, se si esclude il caso dello spettacolo finale. Quindi si può presumere che gli effetti economici siano piuttosto modesti.
Effetti sulla crescita dei flussi turistici
Un altro aspetto rilevante per valutare l’impatto di un evento riguarda la crescita dei flussi turistici che l’iniziativa è in grado di stimolare. L’aumento degli arrivi e delle presenze nelle strutture ricettive è strettamente legato alla capacità dell’evento di attrarre visitatori da fuori regione che soggiornano in loco e che magari approfittano della manifestazione per fermarsi qualche giorno per scoprire il territorio. Chi, negli ultimi anni, ha visto turisti di questo tipo durante il Festival è pregato di alzare la mano.
Effetto di immagine
Fra gli obiettivi di ogni avvenimento culturale c’è anche quello di favorire la visibilità del territorio su scala potenzialmente nazionale, aumentandone la notorietà e contribuendo positivamente alla sua immagine. Ma nel caso di un medio evento, come è il Todi Festival, la copertura mediatica è più ristretta, limitandosi quasi esclusivamente alla dimensione regionale e locale. Infatti, come è stato dimostrato in un precedente articolo (La monumentale rassegna stampa del Todi Festival 2019, pagine 8-9, CittàViva n.6/2019), le 900 pagine della rassegna stampa festivaliera erano caratterizzate dalla presenza preponderante dei siti web (che, peraltro, si sono limitati a rilanciare i comunicati ufficiali della manifestazione) con elevata frequenza di quelli umbri e da un’incidenza ridotta dei quotidiani, con netta prevalenza di quelli locali. Non a caso l’articolo citato si concludeva con queste parole: «Todi appare illuminata non dai riflettori dei grandi media nazionali ma dalla flebile luce di una moltitudine di candeline».
Quale futuro senza il Todi Festival?
Siamo quindi arrivati al quesito finale. Ha senso continuare con “questo” Todi Festival? Il gioco vale la candela? È ragionevole mettere in piedi la struttura di un festival (che comunque ha i suoi costi) il cui spettacolo clou è il concerto finale, cioè la presenza di un cantante scelto fra i tanti che in estate sono in giro per lo stivale e i cui manager aspettano solo di essere contattati per fissare un’ulteriore tappa del tour del loro artista? Ma di fronte al quesito scatta immediatamente la “sindrome dell’orror vacui”: se il Todi Festival non c’è più, che cosa facciamo?
In verità le opzioni possibili sono diverse:
* è sempre possibile riesumare il vecchio brand del “settembre todino” (o qualcosa di simile) quale contenitore intorno al quale creare una specifica identità comunicativa, al cui interno programmare una pluralità di iniziative fra loro coordinate per coprire un arco di tempo che vada alla Festa della Consolazione alla Disfida di San Fortunato;
* il risparmio di risorse potrebbe consentire di finanziare interventi per restituire dignità e decoro alle tante vie cittadine attualmente abbandonate al loro riprovevole e inqualificabile squallore, nella convinzione che una città che “si presenta bene” agli occhi dei turisti è lo strumento più efficace per promuovere la propria immagine;
* non ultimo, si creerebbero le condizioni finanziarie per incentivare lo sviluppo di attività economiche nel centro storico (e non solo).
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