L’ADDIO DI UN AMICO AD ANTONIO CARLO PONTI

Ponti è stato un grande amico, da molti conosciuto a Todi. Anche Massimo Mattoli gli ha dedicato un bel necrologio, perché è sato un grande personaggio della cultura, del giornalismo e dell’arte. Noi crediamo giusto dedicare all’amico scomparso un articolo di Massimo Duranti.

Col suo linguaggio digitale ermetico, una settimana fa mi scrivevi su Wa, in risposta all’invito per l’inaugurazione della mostra di Cambellotti che ho curato con Andrea Baffoni a San Gemini : “spero complimenti”, che tradotto significa: “Spero di venire e comunque  complimenti!. 

Mi hai – ci hai – colto di sorpresa col ricovero segreto di sabato, poche ore dopo aver abbracciato Vittorio Sgarbi alla Fondazione Perugia, che ti aveva dedicato, per una premonizione? un paginone su “Io donna”: un non scontato, ma doveroso riconoscimento “nazionale”, dopo quello sul Corrierone  di Milano del tuo spessore culturale.  Seppi che eri ospite della Geriatria, un reparto che funziona, a suo tempo diretto da Umberto Senin che ti era amico e dotto consigliere sanitario, ma mi dissero che non eri grave e che ti avrebbero rimesso in sesto. E allora non ti ho maledettamente disturbato privandomi e privandoti dell’ultimo saluto. E ti pare morire di Legionella! Ti farai grandi risate di disappunto: che c’entra da noi la Legionella? E invece si annida anche nelle tubature dell’acqua!

Ultimamente eri l’uomo della barba un po’ così  che per me ti invecchiava, ma eri preda di  un rinnovato, antico slancio: presentazioni di libri, premi (anche il tuo Baiocco d’oro del Comune che sono stato io il  responsabile promotore), mostre e quant’altro, rinvigorito da nuove, strette  amicizie appena velate da qualche amarezza che mi confidasti e che riuscii a lenirti con l’ausilio di amici del Diritto, la materia per la quale ti eri laureato, ma che conoscevi  meno di quelle strettamente umanistiche che all’Università di Perugia ancora non si studiava.

Da sempre tu eri quello del leggere, leggere, leggere, scrivere, scrivere, scrivere, organizzare, organizzare, organizzare…

Abbiamo cominciato a lavorare insieme nel lontano 1977 quando tu lavoravi nella mansarda di Palazzo Cesaroni, dove creavano arte Brajo e Bettina Fuso, a te molto cari, al servizio del CRUED e io a piano terra alla documentazione della Regione. Era morto Gerardo Dottori, che avevo la fortuna di frequentare da tempo e tu, d’impulso: “facciamo subito un libro su di lui” e così nacque “Intervista su Gerardo Dottori”  e da allora di cataloghi, libri e opuscoli ne abbiamo firmati insieme centinaia.

Ora è tempo di elogi, ma non di piaggerie e i passati prossimi del verbo essere di seguito raccontano di virtù (tante) e di difetti (pochi) per la cui pratica poi ti pentivi.

Sei stato anche direttore per caso del Corriere dell’Umbria. Per caso nel senso che ti hanno cercato e non hai cercato. Reggesti dignitosamente qualche mese e il quotidiano decollò bene.

Sei stato anche editorialista di un sito internet e le tue Schegge settimanali taglienti, fra cronaca e cultura, sempre dotte, verranno pubblicate. 

Sei stato fra gli intellettuali organici più fecondi, non certo solo a livello regionale, ma avevi scelto di rimanere in provincia, attaccato saldamente alle tue radici,  ma  quando uscivi dall’Umbria non sfiguravi certo a ogni livello. Ultimamente qualcuno si è accorto del tuo valore  – come Vittorio Sgarbi che ti conosceva da molti decenni fa –  e ti erano giunti attestati anche dai giornaloni e rivistone nazionali. 

Sei stato il campione di citazioni dotte non tratte dall’Enciclopedia delle citazioni. Ne facevi anche troppo sfoggio, che una volta ti rimproverai di infarcirne eccessivamente anche i tuoi romanzi. E però te ne dedico una anch’io, di Erich Fromm, scelto dal dizionario : “Morire è tremendo ma l’ idea di dover morire senza aver vissuti è insopportabile”  e tu hai vissuto intensamente. 

Sei stato il maestro di molti, anche il mio, soprattutto di editoria.

Sei stato, talvolta, troppo generoso con presunti poeti, presunti scrittori, presunti artisti che numerosi bussavano alla tua porta per qualche riga di apprezzamento che non negavi a nessuno.

Sei stato tanto e tutto, anche un po’ narcisista – non a torto – , anche un po’ permaloso, il che causò un lungo silenzio fra noi e fra amici corcianesi, ma l’inimitabile e indimenticabile Nerina, compagna di una vita e faro della famiglia, risolse presto la diatriba e riconoscesti di aver esagerato nel prendertela con noi.

Sei stato anche uno sporadico gaffeur, come me del resto, quando pubblicasti un libro di biografie di umbri famosi e ne dimenticasti alcuni, in realtà era un modo per dichiarare che non ti garbavano!  

Sei stato il più accanito lettore di tutto, assimilando e ricordando tutto, con mia grande invidia, nonostante i trigliceridi abbondassero da tempo nella tua circolazione anche cerebrale, il che non ha compromesso la lucidità e la memoria acutissima che posso testimoniare lucidissima fino alla nostra ultima telefonata di pochi giorni fa.. 

Sei stato uno al quale le idee scoppiavano in testa: molte buone, alcune irrealizzabili, che io ti smontavo, anche se erano sempre geniali. 

Con tutto questo e molto altro, che non entra in un ricordo, hai lasciato un solco, non un segno, e quel solco molti percorreranno.   Le tue ceneri riposino in pace