Continua la trattazione del dott. Alfonso Gentili. Parte terza
Nel gennaio ’95 in Europa fu fondata anchel’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) come trasformazione in stabile organizzazione della Conferenza sulla Sicurezza e sulla Cooperazione in Europa (CSCE) che si erariunita ad Helsinki nel luglio ’73, durante la guerra fredda, con il ruolo di ponte tra est e ovest per la riapertura del dialogo. Alla Conferenza avevano partecipato tutti gli Stati europei e gli inviati di USA e URSS, arrivando nell’agosto ’75 alla firma degli Accordi di Helsinki con cui furono riconosciute ed accettate le frontiere esistenti tra gli Stati europei, compresa la divisione in due della Germania e l’URSS si era impegnata al rispetto dei diritti umani in cambio dell’implicito riconoscimento del dominio sovietico in Europa orientale. Nel novembre ’90 la CSCE aveva anche adottato la Carta di Parigi per una nuova Europa che di fatto riconosceva la fine della guerra fredda. Poi nel corso degli anni novanta, dopo la disgregazione del blocco sovietico, l’OSCE ha cominciato a svolgere compiti di prevenzione e composizione pacifica dei vari conflitti verificatisi nei Paesi dell’est europeo favorendone, oltre la ricostruzione, anche il processo di transizione democratica. La nuova OSCE, con sede a Vienna e attualmente con 57 Stati membri e 11 partner di cooperazione, risulta essere la più grande organizzazione intergovernativa di sicurezza regionale con lo scopo della promozione della pace, del dialogo politico, della cooperazione e della giustizia in Europa. Col passare degli anni ha promosso una serie di missioni di mantenimento della pace internazionale (peacekeeping) e di operazioni sul terreno (missioni sul territorio per assistere gli Stati) in Europa e nel mondo. Ha avuto e ha come obiettivo principale il mantenimento della pace e della sicurezza in Europa e per sicurezza intende, oltre che l’assenza di conflitti armati, anche il presupposto per la difesa dei diritti umani e per la presenza di strutture democratiche in uno “Stato di diritto”. Gli organi politici dell’OSCE sono: il Consiglio Ministeriale come principale organo decisionale, il Consiglio Permanente organo assembleare composto dai rappresentanti permanenti degli Stati partecipanti, il Foro di Cooperazione per la Sicurezza organo di negoziato permanente sulle tematiche della sicurezza in termini politico-militari, il Summit dei Capi di Stato e di Governo che decide le priorità e gli orientamenti dell’organizzazione, la Presidenza in esercizio a rotazione annuale tra i Ministri degli Esteri degli Stati con poteri di rappresentanza e di supervisione dell’apparato amministrativo con a capo il Segretario Generale. Differentemente dalle altre organizzazioni internazionali l’OSCE però non ha personalità giuridica agendo in un quadro non chiaro di capacità giuridica con notevoli ostacoli sul piano operativo e per questo gli Stati aderenti sono denominati partecipanti e non membri. Tra essi in particolare figurano anche gli Stati Uniti, la Russia e l’Ucraina.
Nell’ottobre 2004 l’Unione Europea era anche riuscita a definire e firmare a Roma la Costituzione europea che (purtroppo) però fu bocciata dai referendum popolari del ’05 sulla ratifica del relativo Trattato in Francia e Olanda. Nell’ottobre ’12,a Oslo in Norvegia, la stessa UE era stata anche insignita del Premio Nobel per la pace per aver “contribuito a trasformare la maggior parte dell’Europa da un continente di guerra a un continente di pace” e per il contributo dato per sei decenni a favore della pace e riconciliazione, della democrazia e dei diritti umani. La prevista e autonoma difesa comune europea, in precedenza di competenza della disciolta UEO e che si sarebbe dovuta realizzare con la creazione di una Comunità europea di difesa (CED), dopo il Trattato di Lisbona del dicembre 2007 in vigore dal dicembre ’09 erecante anche modifiche del Trattato sull’Unione Europea (TUE) dovrà essere realizzata quando finalmente lo avrà deciso all’unanimità il Consiglio europeo. Nel frattempo la difesa comune è entrataa far parte, per “taluni” Stati membri UE, delle competenzedell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico se anche membri Nato. Anche la clausola di mutua difesa dell’ex-UEO (che obbligava tutti gli Stati membri ad intervenire in solido in caso di necessità- es. aggressione armata nel territorio di uno Stato membro UE) è stata incorporata nel Trattato medesimo (cfr. TUE vigente: Titolo V, Capo 2, Sezione II- Disposizioni sulla Politica di Sicurezza e di Difesa Comune (PSDC)- Art. 42, commi 2 e 7. Nell’attuale conflitto russo-ucraino lo Stato aggredito non risulta però essere ancora oggi né membro UE né membro Nato.
L’Organizzazione del Trattato dell’ Atlantico del Nord (in inglese North Atlantic Treaty Organization- NATO, oin francese Organitation du Traité dell’Atlantique Nord–OTAN) è stata creata in base al Patto Atlantico, iltrattato di alleanza siglato a Washington (Presidente Truman) nell’aprile 1949 da 12 Paesi dell’America del Nord e dell’Europa occidentale.Si tratta di un’organizzazione internazionale multilaterale a carattere regionale (Atlantico settentrionale) con sede politica a Bruxelles e con principale organismo decisionale il Consiglio del Nord Atlantico (NAC)presieduto dal Segretario Generale (in carica dal ’14 il norvegese J. Stoltenberg) e doveogni Stato membroha un seggio. Ha lo scopo di costituire un’alleanza militare tra le parti (cioè gli Stati membri)a carattere difensivo (cfr. artt. 5 e 6 del Trattato). La Nato ha avuto come Stati fondatori gli Stati Uniti, il Canada, l’Islanda, la Norvegia, il Regno unito, la Francia, l’Italia, i Paesi Bassi, il Belgio, il Lussemburgo, la Danimarca e il Portogallo, ai quali poi se ne sono aggiunti altri 4 e cioè la Turchia nel ’52, la Germania ovest nel ’55, la Spagna nel ’82 e la Germania est nel ’89 per allora complessivi 16 Stati membri. L’istituzione della NATO era collegata alla guerra fredda, il conflitto senza armi ma particolarmente aspro che era iniziato dopo la seconda guerra mondiale tra l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) comuniste e gli Stati occidentali capitalisti. Dopo la disfatta della Germania nazista le due maggiori potenze vincitrici, cioè gli Stati Uniti d’America (USA),Repubblica federale composta da 50 Stati e un Distretto federale (con Washington capitale federale) e l’Unione Sovietica, Repubblica federale con capitale Mosca e composta da 15 Repubbliche Socialiste Sovietiche (tra le quali anche la Moldavia, l’Ucraina, la Bielorussia, la Lituania, oltre l’exclave russa ‘oblast’ o regione di Kalingrad, tutte poste lungo la linea di confine verso ovest) favorirono la nascita di due blocchi contrapposti e rivali in Europa. I Paesi Baltici e cioè la Lituania, la Lettonia e l’Estonia, già facenti parte dell‘impero russo come governatorati del Baltico fino al ’17, divenuti indipendenti nel ’18 insieme al Granducato di Finlandia poi di nuovo occupati dall’URSS di Stalin prima nel ’39 e infine liberati dall’invasore dell’Asse tedesco-italiano nel ’44, sono rimasti membri dell’Unione Sovietica come Repubbliche socialiste sovietiche fino alla sua dissoluzione nel ’91, divenendo poi Repubbliche parlamentari indipendenti. Nei 7 Stati europei dell’est, parimenti liberati nel ’44 dall’avanzata fino a Berlino delle armate sovietiche (la c.d.Armata Rossa), erano stati instaurati regimi comunisti simili a quello della Russia mentre negli Stati europei dell’ovest liberati dagli eserciti anglo-americanierano stati creati sistemi politici democratici e rappresentativi. La Germania si era così ritrovata divisa tra una parte occidentale capitalistica e una orientale socialista.
In questo nuovo scenario di divisione dell’Europa nelle due c.d. zone d’influenza laNATO, alleanza anti-URSS guidata dagli Stati Uniti, diventò uno strumento per mettere gli Stati appartenenti al c.d. mondo occidentale sotto la protezione militare dell’America (che è anche la superpotenza con la maggiore spesa al mondo per armamenti e apparati bellici) in caso di eventuali attacchi da parte dell’Unione Sovietica, già considerata come una minaccia appenadopo la “Grande Alleanza” e la vittoria nella guerra mondiale.Sei anni dopo la fondazione della NATO, nel maggio ’55 anche l’URSS, con segretario del PCUS ePresidente del Consiglio dei Ministri N. Krusciov, istituì un’alleanza militare denominata Patto o Trattato di Varsavia con i 7 Stati socialisti del blocco europeo orientale. Tra l’altro il leader sovietico Krusciov, nato a Kursk e trasferitosi con la famiglia in Ucraina dove aveva frequentato le scuole elementari e lavorato da giovane a Kiev e nel Donbass, nel febbraio del ’54 aveva donato la Crimea all’Ucraina per commemorare il 300° anniversario del trattato di Perejaslavdel 1654 con cui l’Ucraina era entrata a far parte del Regno russo degli Zar moscoviti in cambio di aiuto e protezione contro il Regno di Polonia che nel secolo precedente l’aveva incorporata. Dopo la caduta nel ’89 del Muro di Berlino (sistema di recinzione della parte orientale della città, divenuta capitale della Germania est), eretto per impedire la libera circolazione verso la Germania ovest, nonchésimbolo della c.d. “cortina di ferro” ecioè lalinea immaginaria di confine tra le zone europee della Nato e quelle orientali del Patto di Varsavia, la Germania est era stata inglobata dalla Germania Ovest (con precedente capitale Bonn) in uno Stato unico econ nuova capitale Berlino. Tale unificazione aveva comportatoanche l’appartenenza della Germania intera alla NATO sicché, configurandosi l’operazione come un’espansione territoriale verso est, è noto che furono anche necessarie rassicurazioni all’Unione Sovietica che la NATOnon si sarebbe ulteriormente espansa verso l’oriente.
Dal ’55 al ’91, durante la guerra fredda, comunque la NATO e il Patto di Varsavia non si erano mai scontrati direttamente in Europa e nel luglio ’91, con Presidente dell’Unione Sovietica M. Gorbaciov, a Praga era stato firmato il protocollo ufficiale per lo scioglimento del Patto di Varsavia ponendo fine a 36 anni di alleanza militare degli Stati dell’Europa dell’est con l’URSS. Subito dopo era iniziato anche il processo che aveva portato nel dicembre ’91 alla dissoluzione dell’URSS con ultimo Presidente Gorbaciov, artefice appunto della fine della guerra fredda e che nell’ottobre ’90 era stato anche per questo insignito del Premio Nobel per la pace. La fine dell’URSS aveva portato alla sua suddivisione in 15 Repubbliche indipendenti di cui 9 aderenti alla nuova organizzazione internazionale denominata Comunità degli Stati indipendenti (CSI), nata nel dicembre ’91 a seguito della firma del Trattato di Belaveza da parte di Russia, Bielorussia e Ucraina, avente sede a Minsk, capitale dello Stato membro Bielorussia e dotata di poteri di coordinamento in campo economico-finanziario e della sicurezza. Poi però l’Ucraina non ne aveva ratificato lo Statuto contestando la scelta di riconoscere alla sola Russia lo status di “Stato successore” dell’URSS e per questo ne era divenuta nel ’93 solo”Stato associato“.
Negli anni novanta la dissoluzione del blocco sovietico degli Stati del Patto di Varsavia e la fine della guerra fredda avrebbe potuto costituire l’occasione anche per una riconsiderazione della permanenza della stessa NATO composta di 16 Stati membri al momento del crollo del muro di Berlino e per la realizzazione semmai di una concreta ed autonoma Politica di Sicurezza e di Difesa Comune (PSDC) da parte della nuova Unione Europea (UE) che già comprendeva la Germania riunificata e che si stava allargando agli altri sei Paesi dell’Europa dell’est come poi avvenuto per la Polonia, la Repubblica Ceca, la Slovacchia e l’Ungheria nel ’04 nonché per la Romania e la Bulgaria nel ’07. Per contro si sarebbe potuto potenziare e rendere più concretamente operativo l’ONU anche cercando di eliminare il potere di veto dei 5 membri permanenti magari sostituendolo con un sistema di voto ponderato in base al numero degli abitanti di ciascuno Stato membro. L’ONU avrebbe dovuto diventare ben più efficace come organizzazione internazionale multilaterale e a carattere universale con lo scopo di prevenire, evitare o almeno fermare in tempole guerre tra gli Stati o le coalizioni di essi, che in realtà giovano solo o soprattutto alle industrie belliche.Non sembra essersi allora tenuto conto nemmeno del fatto che la nuova Federazione Russa, sorta nel ’91 a seguito della dissoluzione dell’URSS e della fine del Partito Comunista dell’Unione Sovietica (PCUS), nelle elezioni presidenziali del dicembre ’91 aveva eletto come Presidente (che nella Federazione è Capo di Stato e anche Comandante in capo delle forze armate eletto direttamente dal popolo per sei anni) B. Eltsin, poi riconfermato nelle elezioni del ’96 e dimessosi alla fine del ’99, il quale era supportato dal Partito Democratico di Russia (DPR) di tendenza liberal-conservatrice e assolutamente alternativo al nuovo Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF)di orientamento marxista-leninista, che ad oggi non ha mai vinto l’elezioni né eletto un Capo di Stato. Infatti i successivi Presidenti della Federazione russa, dopo le dimissioni di Eltsin, sono stati prima Vladimir Putin ad interim (essendo già in carica come Primo ministro e designato da Eltsin come suo successore) fino all’elezioni presidenziali del maggio 2000, poi dopo quelle ancora V. Putin (ex funzionario dell’intelligence del KGB russo)con il 52% dei voti e nell’elezioni del 2004 di nuovo Putincon oltre il 70% dei votisupportato da Russia Unita, un partito conservatore, nazionalista e populista incline al patriottismo sovietico, fondato nel dicembre 2001 e tutt’altro che comunista.
Gli USA dopo la fine della guerra fredda hanno invece scelto, nell’ambito della c.d. politica della”porta aperta“(la”Nato Open Door Policy” che si concretizza non solo in nuove ammissioni ma anche in”partnership”), la strada ben più rischiosa per la pace mondiale di andare verso un ulteriore allargamento (“enlargement“) della NATO verso est con l‘inglobamento non solo di tutti gli Stati dell’ex Patto di Varsavia ma addirittura anche di Stati dell’ex Unione Sovietica. Infatti dopo il crollo dell’URSS la NATO, secondo un indirizzo condiviso a livello bipartisan dai Presidenti USA B. Clinton (’93-’01) e G. Bush Jr (’01-’09), si è voluta rilanciare con una politica di allargamento verso est fino ad arrivare ad un totale attuale di 30 Stati membri. Ben presto ha ammesso tra i suoi membri (oltre la Germania est riunita) tuttigli altri Stati dell’ex Patto di Varsavia e cioè la Polonia, la Repubblica Ceca e l’Ungheria nel ’99 e la Slovacchia, la Romania, la Bulgaria nel 2004, anche prima che gli stessi entrassero nell’UE e arrivando così ad estendere la sua competenza fino alla linea di confine tra l’Unione Europea ela Comunità degli Stati indipendenti (CSI) con tutti i pericoli connessi. L’espansionismo ad est della NATO è inoltre arrivato ad ammettere come membri, sempre nel ’04, anche alcune ex Repubbliche Socialiste Sovietiche (RSS)comel’Estonia e la Lettonia confinanti direttamente con la Russiae la Lituania confinante con la Bielorussia. Nel ’08 l’amministrazione Bush Jr inoltre, durante il summit di Bucarest, sostenne fortemente l’ammissione alla Nato anche dell’Ucraina e della Georgia incontrando però molte resistenze da parte europea, al punto che tale scelta fu poi congelata dal Presidente B. Obama (’09-’17) per le tensioni che la stessa creava con il Cremlino con il quale invece lo stesso Obama intendeva avviare una nuova distensione,puntando piuttosto ad accogliere nella NATO i paesi dei Balcani occidentali. L’Ucraina, come pure la Georgia, ad oggi non sono Stati membro della NATO, la quale quindi per Statuto (cfr. art. 5) non può intervenire direttamente nell’attuale guerra in Ucraina proprio in quanto quest’ultima non è “parte” della NATO.
(Fine parte terza)
Li 18 febbraio 2023
Dott. Alfonso Gentili, già Segretario Generale del Comune di Todi
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