Dal periodico ‘Città Viva’ riprendiamo un interessante articolo di Angelo Pianegiani
Fra Case di Comunità, Ospedali di Comunità e Ospedale di Pantalla
Quello della sanità è stato uno dei temi centrali del dibattito politico in occasione delle recenti elezioni amministrative, tanto che lo stesso assessore regionale Coletto ha ritenuto opportuno partecipare ad un incontro pubblico il 23 maggio per parlare di PNRR e sanità territoriale. Nell’occasione ha fatto anche delle importanti puntualizzazioni sul destino dell’ospedale di Pantalla.
Purtroppo, però, la polemica politica, impadronitasi prontamente dell’argomento, non ha resistito alla tentazione di forzare la realtà delle cose per volgerla a favore dei rispettivi interessi elettorali, generando dubbi, preoccupazione e sconcerto in buona parte della popolazione. Ma ormai le diatribe elettorali sono terminate, i giochi sono stati fatti e quindi è possibile diradare il fumo della propaganda per far emergere la realtà al di là di ogni infingimento, cercando di dare risposta alle domande dei tuderti. Cosa deve aspettarsi per il futuro (prossimo) chi debba malauguratamente far ricorso ai servizi sanitari del territorio? Cambierà qualcosa? Se ci saranno cambiamenti, saranno in meglio o in peggio rispetto al passato? Siamo sicuri che l’obiettivo di cambiare tutto non si risolverà sostanzialmente nel cambiare poco o nulla?
Il nuovo progetto della Sanità territoriale
Nell’ambito della Missione Salute del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è previsto il potenziamento dell’assistenza territoriale, uno dei punti più deboli nel nostro sistema sanitario, come è prepotentemente emerso durante la pandemia di covid-19. Gli interventi previsti intendono rafforzare le prestazioni erogate sul territorio grazie alla creazione di presidi territoriali (come le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità), il rafforzamento dell’assistenza domiciliare, lo sviluppo della telemedicina e una più efficace integrazione dei servizi sociosanitari. L’obiettivo finale è quello di alleggerire la pressione sulla rete ospedaliera, sgravando l’ospedale dalle prestazioni per le quali non è necessaria una elevata specializzazione.
Ma senza nuove assunzioni di personale e maggiori finanziamenti la nuova sanità territoriale rimarrà confinata nel mondo delle idee. Infatti, i fondi del Pnrr sono destinati esclusivamente al finanziamento delle spese di investimento (nuovi edifici, ristrutturazioni di quelli esistenti, nuove strumentazioni mediche), quindi rimane irrisolta la questione della carenza di personale e del finanziamento dei costi di funzionamento, in particolare delle spese per il personale, necessari per gestire i servizi sanitari implementati grazie al PNRR. Il rischio è che, se non aumentano in misura sostanziale i fondi ordinari il progetto della Sanità territoriale diventi soltanto un bel libro dei sogni.
L’Ospedale di comunità è una struttura di ricovero breve che svolge una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero
Gli ospedali di comunità dovranno diventare uno dei punti centrali della nuova sanità. La loro finalità è quella di evitare ricoveri impropri e di favorire dimissioni ospedaliere protette. Possono accedervi quei pazienti che, a seguito di patologie non gravi o per riacutizzazione di patologie croniche, hanno la necessità di interventi sanitari potenzialmente erogabili a domicilio, ma che vengono ricoverati in queste strutture in mancanza di idoneità del domicilio stesso (strutturale e/o familiare) oppure hanno bisogno di assistenza sanitaria infermieristica continuativa non erogabile a domicilio.
In Umbria, al contrario di quanto avviene in altre regioni, attualmente non esistono strutture sanitarie denominate Ospedali di comunità, ma esistono le RSA (residenze sanitarie assistite) che svolgono sostanzialmente la medesima funzione di residenza per degenze brevi. Pertanto, nella nostra regione il progetto di riforma della sanità territoriale si basa sostanzialmente sulla trasformazione delle RSA in Ospedali di comunità.
La RSA di Marsciano e quella COLLOCATA ALL’INTERNO dell’Ospedale di Pantalla saranno trasformate in Ospedali di Comunità a costo zero (nella sostanza, al di là dellA DENOMINAZIONE, non ci saranno cambiamenti di grande rilievo)
Nell’Usl Umbria 1 sono attive attualmente 8 RSA che acquisiranno tutte il nome di Ospedale di comunità. Di esse soltanto due (quelle di Perugia e Umbertide) saranno interessate da interventi di ristrutturazione con fondi del PNRR mentre per le altre si tratterà soltanto di una riconversione degli attuali posti letti a costo zero. Quindi, per quanto riguarda la Media Valle del Tevere, le RSA di Marsciano e Pantalla, assunta la nuova denominazione, proseguiranno la loro attività in continuità con quella precedente. La principale differenza è individuabile nel fatto che i degenti non saranno più seguiti dal loro medico di fiducia ma da un medico del servizio sanitario appositamente dedicato.
Per la RSA di Pantalla, quella collocata all’interno del presidio ospedaliero, è prevedibile un raddoppio dei posti letto per passare dagli 8/10 attuali ai 20 previsti come standard minimo.
La Casa di comunità è la struttura territoriale alla quale potranno accedere i cittadini per i loro bisogni di assistenza sociosanitaria
La Casa di comunità è il luogo in cui lavoreranno in modalità integrata e multidisciplinare medici, infermieri, psicologi, operatori sociali, personale amministrativo. Nella nuova struttura svolgerà un ruolo fondamentale l’infermiere di famiglia, cioè la figura prevista per aiutare le famiglie nella gestione domiciliare dei malati, ma questo per ora è solo un progetto tutto da realizzare.
Le Case di Comunità sostituiranno le preesistenti Case della Salute, di cui si possono considerare una evoluzione, assumendone le funzionalità e implementandone alcune. Infatti, tutti i contenuti delle Case della Salute sono ricompresi all’interno delle Case della Comunità. Da questo punto di vista si tratta solo di un cambiamento di nome. Ciò che invece dovrebbe cambiare è il modello organizzativo. La parola d’ordine delle Case di comunità sarà infatti quello di lavorare in team: sarà infatti promosso «un modello di intervento integrato e multidisciplinare».
La Casa della salute di Marsciano e il Centro multiservizi di Todi saranno riconvertiti in Case di Comunità
Nella Media Valle del Tevere esistono già due strutture all’interno delle quali sostanzialmente sono svolte gran parte delle attività previste nelle Case di comunità. Si tratta della Casa della salute di Marsciano e del Centro multiservizi di Todi. Entrambe le strutture sono collocate negli immobili che fino al 2011 hanno ospitato gli ex ospedali cittadini. La diversa denominazione delle due strutture è giustificata dalla presenza della RSA all’interno di quella di Marsciano.
Almeno in una prima fase (presumibilmente non breve) le due strutture non subiranno cambiamenti significativi: cambierà la denominazione (da Casa della salute a Casa di comunità) ma non il contenuto (cioè i servizi sanitari messi a disposizione dei cittadini). Infatti, affinché la Casa di comunità diventi effettivamente il pilastro della nuova medicina territoriale è necessario che si realizzino alcune condizioni: la disponibilità di personale aggiuntivo, specie di tipo infermieristico, il completo processo di digitalizzazione della sanità, il ridisegno dei processi organizzativi, la diffusione di «un modello di intervento integrato e multidisciplinare».
Per il Centro multiservizi di Todi, in via Matteotti, è previsto un finanziamento del PNRR di 400 mila euro per il rifacimento dell’impianto di climatizzazione
Nella Media Valle del Tevere è previsto un solo finanziamento con fondi del PNRR, quello destinato all’immobile di via Matteotti, per il rifacimento dell’impianto di climatizzazione (in proposito nella documentazione tecnica dell’USL Umbria 1 si afferma che “Risulta necessario procedere al rifacimento dell’impianto di climatizzazione. Le aree da climatizzare hanno una superficie di circa 710 mq al piano terra e 580 mq. al piano primo”. L’intervento prevede la realizzazione di un impianto a pompa di calore installato nel chiostro interno del palazzo per un investimento complessivo di € 404.573.
Il futuro dell’ex ospedale di via Matteotti fra narrazioni fantasiose e ingiustificati entusiasmi: le imprecise dichiarazioni dell’assessore Coletto
L’assessore Coletto poco informato (o mal informato), nel corso del suo intervento del 23 maggio ha dichiarato che «a Todi avremo la casa di comunità in via Matteotti, ex ospedale chiuso da 10 anni di cui nessuno si è mai preso cura…(con) la casa di comunità nell’ex ospedale verrà valorizzato questo patrimonio che era stato dimenticato ed era stato messo da una parte».
Dichiarazioni, in realtà, in linea con quanto affermato dall’Amministrazione comunale in un comunicato stampa del 24 febbraio avente per oggetto “Il futuro della sede dell’ex Ospedale”: “Da anni, avevamo richiesto un decisivo intervento che potenziasse la nostra struttura dell’ex Ospedale di Via Giacomo Matteotti. Nel nuovo prospetto di Piano Sanitario Regionale è, finalmente, prevista la “Riconversione Strutture Esistenti” del Centro Servizi (ex Ospedale) in una Casa di Comunità…Il primo intervento di riqualificazione, a valere sui fondi del PNRR, è stato annunciato per oltre 400.000 euro…Nell’interno della casa di Comunità confluiranno i 20 posti di RSA che attualmente sono presenti nell’Ospedale della frazione di Pantalla. Questo garantirà un flusso consistente di utenti e di personale che contribuirà a rivitalizzare la storica Via Ulpiana. Ci sembra davvero un decisivo passo in avanti verso il recupero non solo della struttura del vecchio ospedale, ma anche e soprattutto per tutta via Giacomo Matteotti”.
È evidente che ci troviamo di fronte ad una narrazione dei fatti che non trova riscontro nella realtà. Infatti.
– L’immobile dell’ex ospedale non solo non è in stato di abbandono, ma, nella situazione attuale, è già idoneo come sede della Casa di salute (nel documento tecnico predisposto dall’USL UMBRIA 1 si afferma che “Attualmente il fabbricato si trova in buono stato di conservazione e la distribuzione dei locali risulta già adatta al fine del collocamento della Casa della salute”). È appena il caso di ricordare che l’immobile è stato oggetto di una profonda ristrutturazione per renderlo idoneo a sede del Centro multiservizi.
– I lavori nell’immobile finanziati con fondi del PNRR riguardano esclusivamente il rifacimento dell’impianto di climatizzazione, come chiarito in precedenza.
– La Casa di salute di Porta Romana, a differenza di quella di Marsciano, non sarà sede anche dell’Ospedale di comunità. Cioè non vi confluiranno i posti della RSA attualmente presenti nell’Ospedale di Pantalla. Di fatto l’assessore Coletto non ha accolto una delle richieste storiche della nostra Amministrazione comunale.
– Pensare quindi ad una rivitalizzazione di via Ulpiana è decisamente improbabile. L’ottimismo è cosa buona e giusta, ma non è certo lo strumento prodigioso capace di trasformare i desideri in realtà. Per far questo servirebbe piuttosto la formula magica della Fata Smemorina (Bibbidi Bobbidi Bu).
Quale futuro per l’ospedale di Pantalla? Che cosa ha veramente detto in proposito l’assessore Coletto
Ed eccoci, infine, arrivati al punto dolente. Alla Grande Incertezza che aleggia sul destino dell’ospedale della Media Valle del Tevere, un destino che neppure la presenza protettrice della statua della beata Madre Speranza di Gesù, posta all’ingresso del nosocomio, riesce a colorare di rosa. Per cercare di capirci qualche cosa è opportuno partire da quanto ha dichiarato l’assessore Coletto nell’incontro elettorale del 23 maggio scorso. Proviamo quindi a sintetizzare il Coletto pensiero sull’ospedale fra il detto, il non detto e il sottinteso:
– Costruire il nuovo ospedale è stato un errore, una scelta miope.
«Sono stati buttati tanti milioni perché gli ospedali da 80 posti letto non possono avere fortuna. La prospettiva del piccolo è bello non esiste più perché il piccolo è bello non è sicuro, non garantisce al paziente che entra in ospedale il diritto di essere curato in sicurezza». Se ne deduce che per l’assessore regionale la scelta lungimirante sarebbe stata quella di chiudere entrambi i vecchi (e dimensionalmente “mignon”) ospedali di Todi e Marsciano senza crearne uno nuovo comprensoriale in contropartita.
– Ormai l’ospedale c’è e non può essere chiuso. «L’ospedale di Pantalla non si tocca» ha proclamato l’assessore Coletto tra gli applausi. Ci mancherebbe altro! È razionalmente difficile giustificare la chiusura di una struttura a dieci anni dalla sua inaugurazione. E poi per farne cosa? Affittarla forse all’azienda agricola Top Melon di Pantalla per farne un magazzino di meloni e cocomeri?
– Ma un piccolo ospedale può avere una ragion d’essere solo se agganciato a una realtà più importante. Proprio per questo «Quello di Pantalla verrà ulteriormente valorizzato collegandolo all’azienda ospedaliera di Perugia». È questo il tema della integrazione, un concetto che dal punto di vista organizzativo può essere declinato in molteplici modi. Nel nostro caso ci si è ripetutamente limitati al generico appello ad una parola “magica” della quale non ci è dato sapere il significato concreto. Tanto per intenderci, anche la trasformazione in struttura covid si configura come una forma di integrazione con l’Azienda ospedaliera di Perugia.
– Comunque, l’attività chirurgica che può esservi svolta è solo quella a bassa complessità. Cioè, secondo Coletto, «Un livello di cura estremamente tranquillo e sereno come quello della appendicite e della colecisti, aggiungendo la terapia intensiva lo possiamo fare tranquillamente a Pantalla». Tutto ciò in gloria delle cinque sale operatorie disponibili. Quella poi della terapia intensiva per fare le appendiciti è veramente paradossale; probabilmente l’assessore regionale alla sanità si sarà morso la lingua pronunciando quelle parole, giustificabili soltanto come una concessione alla propaganda elettorale cittadina.
– L’unica certezza: l’ospedale di comunità sarà collocato all’interno della struttura di Pantalla.
Come chiarito in precedenza, ciò comporterà semplicemente la riconversione degli attuali posti letto della RSA con l’utilizzo di nuovi spazi per portare il numero dei posti letto dagli attuali 8/10 ai 20 previsti dal modello standard.
– La grande incertezza: chiusa la parentesi covid, quali servizi sanitari saranno a disposizione dei cittadini?
Al di là di tutto, questa è la domanda fondamentale. Una domanda alla quale l’assessore Coletto non fornisce elementi di risposta, cioè non dice nulla. Il rischio è che continui a funzionare l’attuale “modello della sanità itinerante, tipo qua e là per l’Umbria”. Altro che la sanità territoriale prossima al domicilio! Purtroppo, quindi, l’ipotesi più probabile è che, ancora per un certo periodo di tempo, l’ospedale continuerà a vivacchiare fra servizi latitanti e carenze di personale, con le conseguenti polemiche a cui si contrapporranno promesse di un radioso futuro.
– Il momento della verità: la programmata revisione della rete ospedaliera
Tutto questo in attesa del momento della verità, cioè della revisione della rete ospedaliera annunciata nel Piano sanitario 2022-2026 adottato dalla Giunta regionale lo scorso 2 agosto. A pagina 45 del documento si prevede la “revisione della rete ospedaliera regionale, che avrà come obiettivo quello di ridefinire la capacità delle strutture ospedaliere e rideterminarne la vocazione, al fine di assicurare un’elevata sicurezza e qualità nell’erogazione delle cure ai cittadini”. Un’indicazione, in verità, per la quale non vengono forniti dettagli; siamo in presenza soltanto di un enunciato senza specifiche descrizioni. A conferma di quanto sia politicamente delicato il tema degli ospedali.
Una fotografia dell’Ospedale di Pantalla ANTE COVID
In conclusione, può essere interessante presentare alcuni dati statistici che illustrano l’attività svolta dal nostro nosocomio nell’ambito della rete ospedaliera regionale. I dati si riferiscono all’anno 2019, cioè quello precedente alla pandemia e al conseguente processo di destrutturazione dell’ospedale. Come si può rilevare dalla tabella n.1 in Umbria sono attivi 14 ospedali di cui 2 classificati come DEA di secondo livello (le Aziende ospedaliere di Perugia e Terni), 5 come DEA di primo livello e 7 come ospedali di Base. Quello di Pantalla è di gran lunga il più operativo fra gli ospedali di base con oltre 4.000 ricoveri per malati acuti, operando quindi con volumi di attività che certamente non sfigurano nei confronti dei DEA I di Spoleto e Orvieto che superano di poco i 6.000 ricoveri. Nella tabella n.2 è riportato il numero dei posti letto utilizzati dalle varie specializzazioni operative a Pantalla nel 2019.
Insomma, l’ospedale della Media Valle del Tevere merita rispetto e non denigrazioni liquidatorie.
(Nota: L’acronimo DEA significa Dipartimento di Emergenza Urgenza e Accettazione, i DEA sono classificati come primo e secondo livello in base alle Unità operative che li compongono).
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