Comunicato di Manuel Valentini Capogruppo PDI
L’emergenza pandemica e la crisi che ne è derivata non sono le uniche ragioni per cui l’Umbria è di recente salita alla ribalta della cronaca nazionale. Se da una parte, infatti, la mala gestione in ambito sanitario è la principale delle nostre preoccupazioni, dall’altra, tuttavia, non possiamo abbassare la guardia sulle altre politiche che la giunta Tesei (ma forse sarebbe meglio dire Tesei-Pillon) sta portando avanti, specie per quanto riguarda i diritti delle donne. È di questi giorni un dettagliato approfondimento di “The Vision” (accurato organo di informazione online) su quello che sembra essere un disegno politico perseguito ad oltranza dai leghisti nostrani più conservatori e fondamentalisti: la compressione del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza in nome della restaurazione di un modello di famiglia che non è più, però, l’unico ed esclusivo. Già nello scorso giugno suscitò sdegno l’ingiustificata abrogazione della legge che prevedeva la possibilità di interrompere la gravidanza con Ru486 in day hospital e il ripristino, de facto, del ricovero obbligatorio. Anche se in merito a questa specifica vicenda un passo indietro è stato compiuto – grazie soprattutto alle linee guida nazionali emanate dal ministro della Salute Speranza – ci ha poi pensato la consigliera regionale leghista Paola Fioroni, vicepresidente del Consiglio regionale, a rincarare la dose con la proposta di una legge che prevede la modifica di alcune parti del Testo unico in materia di sanità e servizi sociali e che solleva non poche perplessità. Questo perché, in primo luogo, l’impostazione delle principali modifiche volte al sostegno della natalità e al potenziamento dei servizi di mediazione familiare si pone in chiaro contrasto con il principio di laicità (come emerge dalla previsione del coinvolgimento di associazioni antiabortiste private all’interno di servizi anche pubblici come i consultori) e perché, in secondo, dal testo della legge si evincono chiari richiami al famigerato ddl Pillon sull’affidamento familiare, quasi che il fondamentalista in papillon voglia riproporre in Umbria ciò che non è riuscito a realizzare a livello nazionale. Misure più da Stato etico che da Stato di diritto, sullo sfondo delle quali si staglia un’ideologia retriva, come quella che ha portato Donatella Tesei a firmare un manifesto valoriale promosso dall’associazione antiabortista Pro Vita e Generazione Famiglia durante la campagna elettorale.
Una preoccupante commistione tra motivazioni private (quelle religiose) e sfera pubblica (quella dei diritti) che sembra chiaramente ispirare l’indirizzo della giunta destra nell’ambito della sanità e del welfare e che c’entra poco o nulla coi precetti evangelici.
Siamo grati che sul versante opposto a dare battaglia ci abbia pensato la Rete Umbra per l’autodeterminazione delle donne, che ha ricordato l’importanza che il diritto di scelta sul proprio corpo ricopre ai fini dell’acquisizione di una piena autonomia femminile.
Contro ogni minaccia alla libertà, contro ogni lesione dei diritti, all’interno delle istituzioni, anche comunali, le associazioni femministe e lgbt potranno contare sull’appoggio del Partito Democratico.
Partito Democratico Todi
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