La richiesta di Catia Massetti in un articolato e ben motivato comunicato sull’Ospedale.
Leggo che le legittime preoccupazioni manifestate da più parti per il futuro dell’ospedale vengono fatte passare ora per sterili polemiche, ora per argomenti strumentali.Spero che non venga considerata polemica o strumentale la richiesta di convocazione urgente del Consiglio comunale sul tema della riapertura dell’ospedale di Pantalla. Se, usando questi argomenti, si trova il modo di non affrontare la questione, in piena trasparenza e con il confronto aperto delle forze politiche e dei rappresentanti istituzionali della città, mi viene il dubbio che si stia cercando di aggirare l’ostacolo, magari sollevando un bel polverone di polemiche per non dire quello che si vuole fare.
Oggi i sindaci della MVT incontreranno l’assessore regionale alla Sanità. La Regione deve dare risposta al Ministero sulla individuazione della struttura COVID in Umbria. Nel frattempo già da qualche giorno sappiamo che, a Pantalla, la ex RSA è stata trasformata in struttura di isolamento per i malati di coronavirus in via di guarigione, che trascorreranno lì l’ultima fase di ricovero prima della dimissione (in altre realtà si usano alberghi o strutture dismesse). Inoltre, i reparti COVID di Foligno e Orvieto stanno chiudendo e i malati, con tutta probabilità, verranno dislocati a Pantalla. Non è dunque difficile immaginare l’esito dell’incontro che dovrebbe tenersi oggi. Ecco perché è necessario che si discuta subito, con il coinvolgimento delle forze politiche, sociali ed economiche della città, la proposta di riapertura dell’ospedale Pantalla. Non possiamo delegare ad altri la responsabilità di una scelta, che deve tener conto della complessa situazione che ci troviamo a vivere, per l’emergenza in atto e per la fase di ripresa che si sta avviando. Perché è proprio la Fase 2 della pandemia, che si sta aprendo nel Paese, che dovrebbe spingerci a valutare la riapertura dell’ospedale di Pantalla come parte della ripartenza del territorio. Abbiamo discusso, in passato, sull’importanza di un investimento pubblico così rilevante, come è stato quello che ha permesso di realizzare un ospedale unico comprensoriale, in grado di garantire servizi moderni ed efficienti, capace di fornire servizi sanitari integrati nella rete ospedaliera e dei servizi di territorio dell’Umbria. Le istituzioni e le comunità hanno saputo cogliere anche i risvolti positivi di natura economica che l’attività sanitaria, così pensata, poteva portare ad un territorio vasto, alla sua capacità attrattiva nei confronti dei territori circostanti e all’indotto che l’attività sanitaria è in grado di attivare. Oggi, invece, l’ospedale è chiuso. Se la Regione, come sembra, lo manterrà COVID Hospital per un periodo che possiamo immaginare lungo almeno un anno o anche di più (i contratti del personale COVID assunto in via straordinaria hanno scadenza 2023!) e comunque fino alla individuazione di una cura o un vaccino, che ci consentiranno di uscire dall’emergenza, rimarrà certamente la prima linea della guerra al Virus, ma non sarà parte di quella auspicata ripresa economica e sociale che dobbiamo favorire con ogni mezzo nella cosiddetta Fase 2. Oggi nella MVT i servizi sanitari di base sono, in parte interrotti, in parte sparpagliati sul territorio degli otto Comuni e in parte spostati in altri ospedali e strutture della Usl Umbria 1, con grave danno per le esigenze sanitarie di sessantamila abitanti e con il ridimensionamento dell’attività professionale di tanti operatori sanitari impiegati nella struttura. Abbiamo l’obbligo morale di discutere del futuro dell’ospedale della MVT soprattutto nei loro confronti. Loro che si sono messi a disposizione per affrontare un’emergenza inaspettata e imprevista nelle dimensioni. A quelli di loro che hanno saputo riconvertirsi attraverso una formazione mirata e velocissima, per garantire assistenza e cura a malati, umbri e non, che, in solitudine e solo con il sostegno quotidiano di medici, infermieri e operatori socio sanitari, hanno dovuto combattere una battaglia che non tutti hanno vinto. E anche a quelli di loro che si sono adeguati ad una riconversione dei servizi e delle prestazioni, che si sono notevolmente ridimensionati, in altri ambiti e strutture.
Per gli operatori e per i cittadini della MVT è utile che si valuti la riapertura anche parziale dell’ospedale nella fase 2. Per esempio riaprendo il Pronto Soccorso e i servizi diagnostici ad esso collegati. E’ possibile farlo, era stato elaborato un piano di suddivisione di accessi e percorsi al PS poco prima della chiusura, d’altra parte il nostro ospedale ha una struttura moderna e funzionale perché modulare, su cui si può agire isolandone interi blocchi. Dunque perché no? Perché non proporre alla Regione di utilizzare altre strutture sanitarie chiuse da pochi mesi e riconvertibili in strutture COVID?E c’è un ulteriore elemento di riflessione a sostegno della necessità di discutere subito del futuro dell’ospedale comprensoriale: l’emergenza in atto spinge a pensare che in futuro situazioni come queste possano riproporsi, impongono al Paese di ripensare la rete dei servizi sanitari pubblici e la loro capacità di risposta, per esempio in termini di disponibilità di posti di terapia intensiva. L’Umbria sarà parte di questa riorganizzazione e la Giunta regionale sta già progettando un assetto diverso della sanità aumentando, come da programma elettorale, il peso e il ruolo della sanità privata, le comunità della Media Valle del Tevere e i loro rappresentanti istituzionali non possono e non devono rinunciare a svolgere un ruolo attivo nella progettazione che potrebbe portare a ripensare anche il ruolo e la funzione del nostro ospedale.
Catia Massetti Consigliera comunale PD Todi
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