“Non è passato inosservato il discorso tenuto, durante una lezione telematica, dal Magnifico dell’Università di Perugia, tra l’altro la mia Università; un discorso che in pochissime ore è diventato virale nei social e che si è preso qualche pagina di molte testate giornalistiche (quella condivisa da me in questo post è presa casualmente).
Il motivo per cui questo discorso è diventato virale è la promessa di organizzare una festa pazzesca, in cui tutti saremo ubriachi a pomiciare sui “pratini”una volta che avremo superato insieme questo periodo di grandi sacrifici.
Leggo, perplesso e incredulo, accanto ai fortunatamente numerosi commenti di approvazione e ringraziamento da parte di studenti e non, molti commenti di critica, commenti in cui si dice che il Magnifico incita con queste parole “al vizio”, “all’irresponsabilità”, “al consumo”, in cui si dice che queste “non sono parole degne di un Rettore”. È agli autori di questi commenti che rivolgo il mio pensiero.
Tutti immagino abbiano sorriso sentendo “ubriachi a pomiciare sui pratini”. Sorriso: non utilizzo questa parola a caso, a volte si ride, a volte si sorride. Si ride quando sentiamo una cosa divertente, una battuta, quando ci troviamo di fronte a una goliardata; si sorride quando ci si sente compresi, quando vogliamo dire “grazie” con una leggera e a volte impercettibile smorfia sul viso.
Siamo ragazzi, prima che studenti. Spesso ci troviamo a nasconderci da chi può giudicarci per un bicchiere di troppo, per una pomiciata in più, per qualsiasi comportamento cosiddetto “non professionale” ; ci troviamo (e io son sicuramente un esempio in questo) la mattina a passeggiare per le aule universitarie tutti belli pettinati e profumati, per poi ritrovarci la sera sporchi e puzzolenti su un divano o visibilmente alterati a scorrazzare per le vie del centro il sabato sera. Il problema è che a noi troppo spesso è concesso apparire solo per quella metà bella, seria e pulita, quando in realtà siamo anche la metà giocosa, “cogliona” e a tratti irresponsabile.
Stiamo vivendo un momento difficile, in cui tutti siamo chiamati a sacrifici enormi, ognuno ai suoi, un momento in cui la gente è preoccupata di quel che è e di quel che sarà, un momento in cui noi tutti vogliamo sentirci meno soli e un po’ più compresi. Vogliamo sentirci parte di un qualcosa, rimanendo noi stessi.
Ed è proprio in questo che le parole del Magnifico rimbombano forte nella mia testa. Non le parole riguardanti la festa (che come detto mi hanno fatto sorridere) ma quelle dette prima. Quelle in cui ci ha chiamato a fare sacrifici per uscire presto da questa situazione, quelle parole che ci fanno sentire parte di questa battaglia.
“Siete la nostra risorsa più importante… eh”. Quel “eh” mi fa vibrare dentro ogni volta che lo sento. Un “eh”, detto con un nodo alla gola percettibile da chiunque, di quelli che ci si sente dire da un padre, da una madre, da un fratello maggiore, un fidanzato o un caro amico; un “eh” con un significato e un potere ben preciso:” stai in gamba, fai la tua parte, andrà tutto bene, sono con te” . Un eh che non mi ha detto mio padre, mia madre o chi altro, un “eh” che mi ha detto il Magnifico. Le parola sulla festa, dopo la potenza emotiva con cui è stato detto il resto, non hanno altro che confermato che quelle son state parole sincere, parole di un Magnifico che mette davanti prima le persone piuttosto che degli studenti.
Non penso che certe parole non siano degne di un Rettore come da molte parti purtroppo leggo, piuttosto penso che un semplice Rettore non sia degno di certe parole. Per parlare così, a migliaia di studenti (a milioni forse, grazie alla diffusione del video) bisogna essere Magnifici sì, ma Magnifici Uomini.
Grazie per avermi fatto sentire parte di un qualcosa e non un semplice studente chiamato a fare esami per garantirsi un futuro il più appagante possibile. Come ho detto scherzando a dei colleghi studenti “per te starei in casa 12 anni”. Grazie di avermi fatto sentire importante e libero di essere me stesso. L’empatia non è per tutti.”
Grazie Magnifico Rettore, grazie Maurizio Oliviero
Autore
Matteo Pazzaglia
Studente di medicina e chirurgia ultimo anno
Mar 28
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