ANCHE I NEMICI : di J.A.Pagola.
È innegabile che viviamo in una situazione paradossale. «Tanto più aumenta la sensibilità davanti ai diritti calpestati o alle ingiustizie violente, più cresce il sentimento di dover ricorrere a una violenza brutale o spietata per portare a termine i profondi cambiamenti che si desiderano». Così diceva anni fa, nel suo documento finale, l’Assemblea Generale dei Provinciali della Compagnia di Gesù.
Non sembra esserci altra via per risolvere i problemi che ricorrere alla violenza. Non è strano che le parole di Gesù risuonino nella nostra società come un grido ingenuo oltre che discordante: «Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano».
E, tuttavia, forse è la parola che abbiamo più bisogno di ascoltare in questi momenti in cui, sommersi nella perplessità, non sappiamo che fare in concreto per sradicare dal mondo la violenza.
Qualcuno ha detto che «i problemi che si possono risolvere solo con la violenza devono essere impostati di nuovo» (F. Hacker). Ed è proprio qui che ha molto da dire anche oggi il vangelo di Gesù, non per offrire soluzioni tecniche ai conflitti, ma perché scopriamo con quale atteggiamento dobbiamo affrontarli.
C’è una convinzione profonda in Gesù. Il male non lo si può vincere a base di odio e violenza. Il male lo si vince solo con il bene. Come diceva Martin Luther King, «l’ultimo difetto della violenza è che genera una spirale discendente e distrugge tuto quello che genera. Invece di diminuire il male, lo aumenta».
Gesù non si ferma a precisare se, in qualche circostanza concreta, la violenza possa essere legittima. Piuttosto ci invita a lavorare e lottare perché non lo sia mai. Per questo è importante cercare sempre vie che ci portino verso la fraternità e non verso il fratricidio.
Amare i nemici non significa tollerare le ingiustizie e ritirarsi comodamente dalla lotta contro il male. Quel che Gesù ha visto con chiarezza è che non si lotta contro il male quando si distruggono le persone. Bisogna combattere il male ma senza cercare la distruzione dell’avversario.
Ma non dimentichiamo qualcosa d’importante. Quest’appello a rinunciare alla violenza deve rivolgersi non tanto ai deboli, che non hanno quasi potere né accesso alcuno alla violenza distruttiva, ma soprattutto a coloro che hanno nelle mani il potere, il denaro o le armi, e possono perciò opprimere violentemente i più deboli e indifesi. José Antonio Pagola
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