Debutto Nazionale
Di e con Simone Savogin
TRAMA
Il poeta talentuoso e pluripremiato, conosciuto anche per la sua sbalorditiva performance in Italia’s Got Talent, proporrà unospettacolo incentrato su un viaggio in automobile durante il quale il protagonista dialoga con un’invisibile interlocutrice che non risponde mai, che si addormenta e non sente tutto quel che l’autista prova e vorrebbe dirle. Un fiume in piena di poesie che scandiscono le varie tappe di questa curiosa relazione tra il protagonista e la passeggera invisibile, con il coinvolgimento del pubblico in sala che non mancherà di instaurare un vivace legame di complicità.
Savogin dunque ‘ingabbia’ le sue poesie in un costrutto teatrale: “È la prima volta che succede – spiega – e spero di far ‘pesare’ la storia tanto quanto le poesie cosi che si integrino, speriamo, in un qualcosa di unico. La mia interlocutrice sin dall’inizio è restia ad ascoltarmi, subito emerge una incomunicabilità che, spero, arrivi: più o meno viviamo oggi in un momento in cui è difficile l’ascolto. Parliamo tutti, scriviamo tutti, ma è sempre meno la gente che legge, sempre meno la gente che ascolta”. Dunque la poesia è un esigenza a prescindere? “Si, credo che questo – afferma Savogin – sia sottolineato dal fatto che le poesie sono tutte dentro di me. Non sono nell’abitacolo dell’auto ma vengono espresse come effetto-pensiero. Spero che il parlare al pubblico faccia capire che le poesie servono a cercare e creare legami”.
Un accompagnamento musicale e radiofonico renderà particolarmente fruibile il monologo. “Sono sempre stata una persona legata fortissimamente alla musica – spiega Savogin – e fin da piccolo ho sentito che la musica era il mio mondo. Con la musica venivano i testi che avevano dentro già una propria musica; non riesco a scindere musica e parole quando scrivo e qualsiasi cosa scrivo deve avere un ritmo”. Proprio la musica detterà alcune svolte, fino al colpo di scena finale che metterà in discussione ogni singolo elemento della storia. Cosa aspettarsi dall’esordio teatrale di Savogin? “Spero – afferma l’autore -di poter dare un senso di familiarità, di trovare una fondamentale comune in quello che dico con chi ascolta. Di riuscire ad arrivare, di provare a crescere insieme durante un viaggio che spero sia condivisibile con buona parte del pubblico”.
IL
POETRY SLAM E SAVOGIN
Il Poetry Slam è una vera e propria gara: su un palcoscenico, i poeti recitano
i loro versi e, alla fine, è il pubblico a decretare il vincitore. Di origine
antichissima – già i greci organizzavano questo tipo di competizioni – ha avuto
un rinnovato slancio negli ultimi anni, prima in America e adesso in tutto il
mondo. Simone Savogin ha cominciato la sua carriera di poeta slammer nel 2005 e
nel 2013 ha fondato, insieme ad altri, la LIPS (Lega Italiana Poetry Slam). Da
allora, ha collezionato una serie di successi che gli hanno permesso di vincere
per 3 volte di seguito il Campionato italiano di Poetry Slam e di piazzarsi ai
primi posti nelle competizioni internazionali.
TEATRO
E POESIA
Non solo teatro: Savogin ha parlato
oggi anche del suo primo libro Scriverò finché avrò voce con
il qualeDomenica 25 Agosto prenderà il via la serie di Incontri
con l’Autore, evento collaterale di Todi Festival che ogni
giorno si svolgerà alle ore 18 nella Sala del Consiglio del
Palazzo del Capitano in collaborazione con la Libreria Ubik. Ad
intervistare Savogin presentandolo al pubblico del Festival, ci sarà il giornalista
Italo Carmignani, direttore de Il Messaggero Umbria.
Giocando con i suoni e le allitterazioni le poesie di Savogin si focalizzano
sugli oggetti e sulle emozioni del quotidiano, rielaborandole e proponendole da
più punti di vista che impongono un’altissima riflessione.
Di lui dalle colonne de La Lettura del Corriere della
Sera Severino Colombo ha scritto: “Ritmo lento o
incalzante, pause, suoni vocalici; parole dette, stirate, urlate, spezzate: le
poesie di Savogin partono dalla bocca, arrivano all’orecchio, passano al
cervello poi entrano nel cuore. Dove si fermano”.
Una visione straniata e stimolante del quotidiano, un cambiamento del
punto di vista che rende la raccolta Scriverò finché
avrò voce immediatamente forte, diretta e apprezzabile da tutti.
Ogni capitolo ha una sua evoluzione e dunque una propria breve introduzione; il
volume è un excursus nella vita umana “Dalla nascita alla morte –
aggiunge Savogin – con quel che si impara,
quando si impara”. “Non abbiamo altro che noi stessi, da donare a chi ci regala
vita. Siamo onde – scrive Savogin nella prefazione al I capitolo – che si
formano in risonanza con ciò che ci muove dal silenzio e ci permette di
vibrare.E come s’apprende nell’abbrivio del cammino cerco sempre di ricordare a
me stesso quanto fondamentale sia l’accogliere, l’accettare, l’imparare,
piuttosto che il chiudere, il definire e il credersi.”
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