L’artista tuderte presenta ai convenuti la su relazione sull’arte e gli artisti in Umbria: un quadro fosco e proposte nuove per il futuro. Pubblichiamo l’intera relazione.
Quali politiche culturali in Umbria?
Cercherò di portare a vostra conoscenza un problema particolare, ma di inderogabile urgenza. Esso tratta un argomento drammatico e cioè la condizione degli artisti italiani: dai giovani ai maestri passando per quella generazione di mezzo a cui appartengo. Si tratta di una situazione drammatica, qui in Umbria come nelle altre regioni, una condizione quella degli artisti italiani che risulta essere un aspetto del tutto trascurato nella gestione del Patrimonio dei Beni Culturali.
Da tempo ormai assistiamo ad un generale fenomeno di metamorfosi in chiave aziendalistica dei musei, con la relativa commercializzazione delle attività culturali (tra cui le mostre temporanee), dove rischiano di prevalere le leggi del marketing e dell’economia, piuttosto che quella dello sviluppo e della promozione della cultura dei nostri territori.
La situazione è allarmante e grave, qui in Umbria per quanto riguarda le arti visive è in perfetta sintonia con il resto dell’Italia, per non parlare delle grandi manifestazioni come la Biennale di Venezia o la Quadriennale di Roma. Non si fanno più mostre serie per documentare e valorizzare in maniera storica e scientifica il lavoro e la ricerca degli artisti, ma vengono fatte solo per appagare le esigenze di mercato.
Mercanti e Critici spregiudicati con la complicità di assessori improvvisati organizzano mostre prevalentemente fatte per soddisfare il profitto. La gravità è nel fatto che tutto questo avviene con enorme sperpero di denaro pubblico, a scapito dei nostri artisti e della loro creatività.
Troppo spesso abbiamo visto rifiutare dai vari assessorati progetti per mostre o spettacoli teatrali, concerti o piccole produzioni cinematografiche, dal costo irrilevante di 5, 10 o 15.000 euro e per poi venire a conoscenza del fatto che si spendano centinaia di migliaia di euro con iniziative culturali-flop. Tutto questo, naturalmente crea una spiacevole e diffusa amarezza e molto malcontento negli addetti ai lavori che spendono la loro vita nei sacrifici e nelle fatiche della ricerca. Troppo spesso i nostri amministratori scambiano la politica culturale con l’intrattenimento, pensando così di essere più alla moda, mentre invece dimostrano di essere provinciali, patetici e kitsch.
Penso che quando si nomina uno storico dell’arte serio per dirigere un museo, si dovrebbe pretendere la competenza, la forza, la conoscenza e l’esperienza per valorizzare e promuovere fuori dalla nostra regione e dai nostri confini la cultura che il territorio esprime, piuttosto che acquistare mostre inutili già confezionate e farci colonizzare dalle mode effimere che altri hanno già scartato.
È ora scrollarci di dosso questa coltre pesante e polverosa di ipocrisia. In Umbria in questi ultimi 30 anni sono state spese decine e decine di milioni di euro per le arti visive, hanno costruito e restaurato numerosi luoghi da destinare all’arte contemporanea come: la Rocca di Narni, Il Palazzo dei Sette di Orvieto, la Rocca di Umbertide, la Rocca Paolina, il Nido dell’aquila a Todi, il Caos a Terni, il Ciac a Foligno, a Trevi ecc. Tutte queste operazioni possono essere definite “speculazioni edilizie”, in realtà non c’è mai stato un centesimo per l’attività, per le mostre o per le acquisizioni. Per dirla con Petrolini è un po’ come volersi comprare un paio di scarpe nuove e spendere tutti i soldi soltanto per la scatola.
L’esempio nazionale più eclatante è avvenuto a Roma dove hanno costruito il Maxxi, il grande museo dell’arte contemporanea, sperperando circa 600 milioni di euro di cui il dieci per cento destinato alla parcella dell’architetto, mentre per l’attività, mostre, scambi e per fare le acquisizioni nulla… Per poi mettere alla direzione una persona scartata dalla politica, senza esperienza e senza competenze in merito.
Allora mi chiedo, come farà questo museo ad essere competitivo nel panorama internazionale con gli altri grandi Musei Europei come la National Galerie di Berlino e o la Tate di Londra? Siccome non avrà mai una grande collezione di caratura internazionale, succederà che artisti italiani un po’ noti saranno costretti a fare elemosine e prestiti come è successo con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma in questi ultimi 70 anni, invece per quelli meno noti e per i giovani non ci sarà mai nessuna speranza.
Quindi, oggi possiamo constatare che tutti questi spazi creati e destinati al contemporaneo, disseminati in tutta Italia e nella nostra regione, sono diventati contenitori privi di contenuto.
Per questi motivi, è necessario invertire la tendenza, la nostra regione è un luogo piccolissimo ma nessuno riesce a pensare come valorizzare e promuovere il nostro immenso patrimonio artistico e trasformarlo in una economia reale. Per fare questo è necessario coinvolgere i protagonisti che operano nell’ambito delle diverse discipline e non i soliti burocrati della “cultura”.
È necessario mettere in luce le competenze e l’esperienza di chi dedica la propria vita a questo. Le idee migliori le più geniali e propositive le hanno sempre loro i protagonisti: i pittori, gli scultori, i poeti, gli storici dell’arte, gli scrittori, gli attori, i registi e i musicisti. Bisognerebbe ascoltarli ogni tanto, perché sono loro che conoscono le problematiche profonde e gli aspetti più reconditi delle discipline. Occorre quindi creare delle piccole consulte regionali e comunali della cultura, per suggerire a chi amministra programmi e progetti di qualità, evitando così le personali e imbarazzanti scelte estetiche dei nostri politici.
Si fa sempre un gran parlare di “fare sistema”, se ne parla da decenni, ma cosa significa?
Questa definizione “fare sistema” mi sembra una sciocchezza, usata troppo spesso dai soliti parolai di turno per eludere la mancanza d’idee. Il rispetto e l’autorevole grandezza di un paese dipende sempre dalla cultura che esprime e dai suoi protagonisti. Troppo spesso con la scusa delle scarse risorse si continua a non fare nulla. Le risorse erano enormi prima, forse sono meno oggi, ma sempre e comunque tante, il problema è che sono state investite in modo scellerato e sbagliato. Oggi è necessaria una seria, determinata e significativa inversione di marcia, sia a livello nazionale che locale.
Le risorse andrebbero orientate sulle produzioni artistiche sulla valorizzazione e promozione dei nostri talenti. I soldi si possono trovare non dobbiamo aspettarli dall’alto, per trovarli sarebbe sufficiente incentivare e avere la forza di proporre e applicare leggi come quella sulla defiscalizzazione o quella del 2 per cento in maniera che i privati possano essere motivati a produrre e finanziare scuole, concerti, mostre, spettacoli, film, musei, borse di studio e di scambio ecc. come succede già da decenni in tutti i paesi evoluti. come in Svizzera, Germania, Francia, Spagna, Inghilterra, Olanda, Belgio, America del Nord e America Latina.
In questa regione abbiamo due grandi manifestazioni, il Festival di Spoleto e Umbria Jazz che assorbono da oltre 50 anni risorse enormi di denaro pubblico. Mi chiedo: di questo fiume di denaro cosa è restato? Quale economia culturale hanno creato sul nostro territorio, è possibile che dopo decenni e centinaia di milioni di euro spesi non sia uscito sul territorio un grande attore, un grande regista, un grande scenografo o un grande musicista?
Sarebbe bastato destinare anche una piccola percentuale come il 10-15 per cento di quelle decine e decine di milioni di euro pubblici per dare borse di studio a dei giovani umbri che avessero scelto di essere attori, registi, musicisti o scenografi, per mandarli a studiare a Berlino, Parigi, Londra, New York per acquisire opportunità ed esperienze internazionali, così che una volta ritornati arricchiti di un bagaglio culturale internazionale, sarebbero stati un plusvalore culturale per il nostro territorio (una pratica che quasi tutti i paesi del mondo adottano da sempre).
Con una piccola percentuale di quelle risorse basterebbe finanziare delle produzioni artistiche locali o delle scuole di arti e mestieri, in maniera che possa rimanere una traccia viva e una realtà economica e culturale sul nostro territorio.
Invece si è preferito insistere nell’errore di finanziare senza una visione illuminata pagliacciate in costume o manifestazioni ormai prive di attrazione, obsolete e inutili. Oggi sono necessari il coraggio, la forza e la determinazione di fermare tutto ciò, si necessita sviluppare nuove idee.
Occorre spendere quelle risorse diversamente, in maniera più efficace e mirata, tenendo presente che quando si investe denaro pubblico in politiche culturali, bisogna pretendere un adeguato ritorno d’immagine, un chiaro ritorno economico e turistico, oltre ad un incisivo ritorno culturale sul territorio.
In Umbria lavorano e vivono tanti autori, italiani e stranieri, di fama internazionale. Diversi giovani “nostrani” stanno ottenendo buoni risultati, anche fuori regione.
Come ripeto da molti anni, bisogna creare una sorta di censimento, una mappatura seria e ragionata, su queste risorse. Per poi farla diventare uno strumento di studio e conoscenza per i più giovani. Del resto non siamo soltanto uno scrigno prezioso chiamato il cuore verde dell’Italia, la terra dei Santi e dei condottieri, la regione dei cento borghi medievali arroccati sulle colline: siamo anche una terra di artisti creativi.
Un turista straniero che visita l’Italia e la nostra regione arriva qui per vedere le nostre città, il nostro paesaggio, la nostra arte. Vuole vedere Giotto, il Perugino, Filippo Lippi, il Signorelli, Piero della Francesca ecc. ma sarebbe molto interessato e curioso di vedere anche cosa fanno gli artisti oggi, per questo è opportuno al più presto creare un archivio regionale dell’arte del ‘900, poi una mappatura degli studi e delle presenze artistiche oggi.
Anni fa presentai un progetto molto dettagliato su questa idea all’Ufficio Regionale del Turismo portando come partner e sponsor l’editore Allemandi di Torino, il giornale dell’arte e alcuni soggetti privati disposti ad investire risorse in questa operazione. Volete sapere come è finita? Dopo 3 o 4 inutili riunioni, silenzio totale. Nonostante non chiedessimo nessun contributo economico, ma soltanto patrocini e collaborazioni dei loro uffici, non sono stato degno di risposta.
Avrei preferito che qualcuno mi avesse detto che il progetto faceva schifo, piuttosto che assistere a questa assordante ignavia, restando con il dubbio che non abbiano compreso i contenuti della questione.
Ho la netta sensazione che i nostri amministratori trascurino e snobbino, le preziose risorse umane a disposizione. Mi spiego meglio: nelle due province umbre ci sono, oltre agli artisti, anche critici di differenti generazioni, qualche editore coraggioso, case editrici specializzate in arte, eppure non di rado si preferisce rivolgersi ad altri soggetti, che a volte non conoscono nulla della vita culturale locale e non fanno nulla per esportare le nostre eccellenze.
Risultato: molti di noi lavorano fuori regione, facendo affidamento sul proprio valore.
Ma non sarebbe meglio creare una sinergia, un confronto, una collaborazione?
Purtroppo come ho già detto si preferisce da buoni provinciali dare incarichi esterni per organizzare mostre, eventi o dirigere musei. I soliti faccendieri della sotto-cultura televisiva, i soliti “giganti affetti da nanismo” (per dirla con un ossimoro), solo perché sono un po’ alla moda e vengono da fuori, ignorando la moltitudine di presenze serie e professionali che il territorio esprime.
In questa regione hanno vissuto protagonisti dell’arte contemporanea come Burri, Leoncillo, Dorazio, Sol Lewitt, vivono ancora e tanti altri artisti importanti Italiani e stranieri. Poi musicisti, scrittori, registi, attori e giornalisti ma si continua ad ignorarli, nessuno si degna di chiedergli consigli o collaborazioni, nessuno ha mai pensato di promuovere la nostra regione con queste presenze autorevoli che hanno scelto di vivere e lavorare qui, per pubblicizzare la nostra regione.
Allo stesso tempo vediamo buttare alle ortiche milioni di euro in spot televisivi inutili per promuovere i nostri borghi. Mentre mai a nessuno è venuto in mente che il risultato sarebbe stato visibilmente maggiore se avessero usato l’immagine dei nostri artisti più conosciuti e la loro creatività come testimonial.
Ricordo che una decina di anni fa fu organizzato a Spoleto un convegno regionale sulle politiche culturali, lo seppi casualmente, e visto che nessun protagonista del mondo culturale era stato invitato, mi imbucai e intervenni per raccontare questa drammatica situazione… Il mio intervento ricevette molti applausi, ma non ricordo nessun politico che abbia colto l’aspetto più recondito del problema.
Tuttavia, anche se in grande ritardo credo che sia è arrivato il momento di aprire dei tavoli seri e autorevoli su questi temi, è necessario cominciare a sviluppare una nuova visione della nostra regione e del futuro dei nostri figli.
Sappiate quindi, che noi artisti e operatori ci siamo e ci rendiamo disponibili a dare una mano nei limiti delle nostre esperienze. Continuando ad attendere fiduciosi una risposta da chi di dovere.
Graziano Marini
Assisi, 30 Marzo 2019
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