Successo del sondaggio ”Vivi il Centro” oltre mille hanno risposto.

Si terra’ sabato 9 Marzo alle ore 16 presso la sala vetrata dei Portici Comunali la presentazione dei risultati del sondaggio promosso dal Comitato Cittadino “Vivi il Centro” sul Centro Storico di Todi.
Al sondaggio hanno risposto oltre 1000 cittadini ( residenti e non residenti in centro ) che rispondendo alle diverse domande hanno fornito un quadro sufficentemente esaustivo della situazione attuale.
Il campione degli intervistati è pressochè equamente suddiviso tra residenti del centro storico, residenti appena fuori le mura e delle frazioni, segno questo che l’argomento è sentito dalla cittadinanza tuderte e che le sorti del Centro Storico non sono di esclusivo appannaggio dei residenti. La stragrande maggioranza di chi ha espresso un proprio giudizio è un lavoratore che si reca in centro per svago e reputa scarsa la capacità di accesso.
Nel corso dell’incontro verranno presentate le proposte del Comitato in merito al regolamento del traffico e alle proposte di modifica della ZTL, e nel corso del dibattito sarà possibile condivedere riflessioni e idee sugli argomenti all’ordine del giorno per sottoporli poi all’attenzione dell’Amministrazione Comunale.

IL MINISTERO RISPONDE AI QUESITI POSTE DALLE FORZE DI OPPOSIZIONE IN ORDINE ALLA CONVOCAZIONE DEI CONSIGLI COMUNALI APERTI:

REGOLAMENTO E STATUTO DA MODIFICARE; IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO NON PUO’ RIFIUTARE LA CONVOCAZIONE DEL CONSIGLIO APERTO.
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Il Ministero dell’Interno, a seguito dell’iniziativa dei Consiglieri di opposizione, ha sostanzialmente censurato l’operato del Presidente del Consiglio (Giorgio Tenneroni – FdI), che non ha il potere, come invece fatto, di rifiutare la convocazione dei Consigli aperti alla cittadinanza, né tale potere spetta alla Conferenza dei Capigruppo, alla quale tale decisione era stata demandata dal medesimo Presidente.
Ne risulta una bocciatura della procedura attivata dal Presidente Tenneroni, con l’indicazione che, sul punto, deve decidere il Consiglio Comunale.
Il Ministero rileva anche la necessità di modificare lo Statuto Comunale ed il Regolamento sul funzionamento del Consiglio Comunale che, in materia di Consiglio aperto, sono stati considerati di “non chiara interpretazione”.
A questo punto il Presidente del Consiglio Giorgio Tenneroni non potrà rifiutare, come fatto in precedenza, le richieste di convocazione del Consiglio Aperto; quindi, nei prossimi giorni, dovrà avviare le procedure per la Convocazione del Consiglio Aperto in tema di servizi sanitari presentata a febbraio da Civici X Todi – PD – Sinistra per Todi – Todi Civica e Per Todi.

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Il 29 febbraio i Consiglieri Comunali di Todi hanno ricevuto la risposta del Ministero dell’Interno sul quesito posto dalla Prefettura di Perugia a seguito della nota dei Consiglieri di opposizione che contestavano il diniego del Presidente del Consiglio alla richiesta di convocazione di un Consiglio aperto in materia di uso del territorio ed energie rinnovabili e chiedevano l’intervento del Prefetto
La vicenda: otto consiglieri avevano presentato una richiesta di convocazione del Consiglio Comunale in forma aperta alla cittadinanza, per discutere in ordine alle ipotesi di uso del territorio comunale per l’installazione di impianti per lo sfruttamento delle energie rinnovabili (fotovoltaico ed altro).
Il Presidente del Consiglio, sentita la Conferenza dei Capigruppo, con un articolato provvedimento aveva negato la convocazione, ritenendo di averne i poteri.
Sul diniego i medesimi Consiglieri avevano adito il Prefetto di Perugia affinché esercitasse, ove ne avesse ravvisato i presupposti, il potere di convocazione del Consiglio Comunale previsto dal Testo Unico Enti Locali (art.39 co.V°).
Il Prefetto, data la peculiarità della materia, chiedeva un parere al Ministero dell’Interno.
Il Ministero con la nota acquisita il 29 febbraio ha evidenziato l’impossibilità dell’intervento sostitutivo del Prefetto, in ragione delle difficoltà di inquadramento del Consiglio Comunale cd “aperto”, per la difficoltà di coordinare le norme dello Statuto Comunale e quelle di cui al Regolamento del Consiglio Comunale.
Per tale motivo il Ministero ha suggerito di porre rimedio a questa situazione mediante le opportune modifiche ai due atti.
Il passo più importante però è quello in cui il Ministero afferma che sulla convocazione si deve esprimere il Consiglio nella sua totalità, di conseguenza il diniego non è un potere del Presidente del Consiglio.
Nella sostanza, con riferimento al caso concreto, il Presidente del Consiglio non poteva arrogarsi il potere di decidere se convocare o meno il Consiglio aperto, ma avrebbe dovuto rimettere la questione all’Assemblea.
In particolare, il Presidente ha motivato il diniego sulla base del parere del Sindaco e di quello della Conferenza dei Capigruppo, che sul punto si era spaccata a metà (8 voti a favore ed 8 voti contro).
L’iniziativa dei Consiglieri di opposizione ha quindi permesso di fornire chiarezza su un punto fondamentale: il Consiglio Comunale è ente supremo e ad esso devono essere rimesse tutte le questioni attinenti il funzionamento e gli argomenti da trattare; il Presidente non può arrogarsi il potere di decidere cosa possa essere portato alla attenzione del Consiglio.
Così, stante le lacune in materia di Consiglio aperto, la decisione circa la convocazione non spetta al Presidente ma al Consiglio.
L’argomento è di stretta attualità, in quanto pende una richiesta di Consiglio aperto in materia di servizi sanitari e di funzionamento dell’Ospedale della MVT.
Questa volta, alla luce del parere del Ministero, il Presidente non potrà rifiutare la convocazione ma dovrà rimetterla al Consiglio.
Sullo sfondo la inadeguatezza e le contraddizioni di cui allo Statuto ed al Regolamento per il funzionamento del Consiglio, rispetto alle quali il sottoscritto si farà promotore di un intervento di revisione.
Dal punto di vista politico rimane la sensazione che, al di là dei tecnicismi, nella fattispecie il Presidente non abbia adeguatamente tutelato le prerogative del Consiglio, appoggiandosi sul parere del Sindaco e della Conferenza dei capigruppo per evitare di portare all’attenzione del Consiglio e della cittadinanza un argomento scomodo, ossia non gradito alla Giunta ed all’attuale maggioranza.
La speranza è che da ora in poi il Presidente sia più attento nella gestione delle sue funzioni, che deve esercitare al di sopra dell’appartenenza politica e senza interferenze da parte della Giunta; nell’immediato l’auspicio è che convochi senza ritardo il Consiglio Aperto in materia di sanità, evitando al sottoscritto ed agli altri preponenti di dover interpellare nuovamente il Prefetto ed il Ministero dell’Interno.
Gruppo Consiliare Civici X Todi

Fratta Todina: imminenti i lavori per la mensa scolastica

Il Sindaco, Gianluca Coata, annuncia l’importante opera pubblica

Un significativo tassello per le opere pubbliche nel territorio frattigiano. Si tratta della nuova mensa per la scuola primaria “25 aprile”. E’ il primo cittadino, Gianluca Coata, ad annunciare con soddisfazione l’inizio, a breve, dei lavori.
“Per questa importante opera pubblica sono stati utilizzati fondi PNRR – spiega Coata – . Il comune ha acquisito un’area adiacente alla scuola di proprietà di una azienda privata. Il progetto, poi, è stato presentato con una tempistica da record, proprio lo stesso giorno dell’atto notarile, grazie anche al lavoro serrato dell’ufficio tecnico comunale e del progettista esterno”. Interamente in cemento armato, il fabbricato sarà costruito in aderenza al nuovo edificio in cui sono state realizzati la palestra e le nuove aule.
L’edificio si svilupperà su due piani per una superficie di 200 mq circa: il piano terra sarà destinato alla cucina, mentre il primo piano sarà interamente adibito al refettorio per circa 50 bambini.
L’investimento per la realizzazione della mensa ammonta ad oltre 500 mila euro, di cui quasi 180 mila finaziatti con fondi del bilancio comunale.
“Quest’opera – continua il Sindaco – va a completare un servizio già avviato nel 2022 dal Comune insieme alla Direzione didattica e l’USR regionale, per il tempo pieno, dalle ore 8.00 alle 16.00”. “Una scuola primaria in crescita” – conclude – per cui crediamo di aver raggiunto gli importanti obbiettivi di una maggiore qualità dell’offerta formativa, e di un servizio molto utile alle famiglie.
Da ultimo, ma non per importanza, la mensa sarà un edificio all’avanguardia dal punto di vista tecnologico: con ulteriori finanziamenti è stato realizzato il relamping dell’impianto elettrico per avere ulteriori risparmi sui consumi di energia elettrica e con le risorse dell’efficientamento energetico sono stati installati pannelli fotovoltaici e batterie di accumulo che andranno ad alimentare l’intero edificio scolastico. L ‘Amministrazione è sempre attenta alla sicurezza, all’ammodernamento e al risparmio energetico degli edifici scolastici, infatti tutte le strutture sono sicure e adeguate alle normative”.

LA FIGURA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI NELLE COSTITUZIONI DEL REGNO E DELLA REPUBBLICA

Le ultime elezioni politiche del 25 settembre 2022 sono state vinte dalla coalizione di centro-destra con circa il 44% dei voti e con un notevole incremento dei voti raccolti dal partito di Fratelli d’Italia che dal 4% circa delle precedenti elezioni del marzo ’18 è riuscito ad arrivare a circa il 26%, a fronte peraltro di un calo di voti della LSP di circa il 9% e di FI di circa il 6%. Nel programma elettorale unitario di quello schieramento uno dei punti principali era l’elezione diretta del Presidente della Repubblica. Il nuovo Governo Meloni di destra-centro (FdI, LSP, FI, NM (IaC, RI), insediatosi il 22 ottobre ’22, ha invece presentato al Senato della Repubblica  a metà novembre ’23 il disegno di legge  costituzionale n. 935 d’iniziativa governativa e a firma proprio del Presidente del Consiglio dei ministri G. Meloni e del Ministro senza portafoglio per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa M.E. Alberti Casellati recante “Modifiche agli articoli 59, 88, 92 e 94 della Costituzione per l’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri, il rafforzamento della stabilità del Governo e l’abolizione della nomina dei senatori a vita da parte del Presidente della Repubblica”.  Questo clamoroso cambio di rotta, ad avvenuta espressione del voto popolare,  rende utile un approfondimento sulla figura e carica di Presidente del Consiglio dei Ministri.

In Italia il titolo di Presidente del Consiglio dei ministri era già  utilizzato, anche se solo per prassi, durante  la vigenza dello Statuto Albertino concesso ai sudditi dal Re  di Sardegna (Carlo Alberto  della dinastia di Savoia) per sua volontà il 4 marzo 1848. Con la concessione dello Statuto, che fu la prima costituzione del Regno di Sardegna comprendente anche la Savoia, il Nizzardo, la Liguria e il Piemonte (1720-1861- costituzione ottriata, dal francese octroyée, ossia di regia concessione), il Re aveva così’rinunciato ad essere un  sovrano assoluto. Restava comunque fermo che (artt. 2 e 3 Statuto) “Lo Stato é retto da un Governo Monarchico Rappresentativo“, che” Il potere legislativo sarà collettivamente esercitato dal Re  e da due Camere: il Senato e quella dei Deputati” e che (art. 65) ” Il Re nomina e revoca  i suoi Ministri” in quanto anche nella nuova monarchia costituzionale,caratterizzata dall’accoglimento dei principi liberali,al Re (almeno agli inizi) continuavano a spettare il potere esecutivo e il ruolo di capo del Governo. Nel Regno d’Italia nato nel 1861, dopo il Risorgimento, come Stato unitario sul modello della Francia napoleonica e con le istituzioni comunali e provinciali regolate dalla legge, non è sancita la figura del Presidente del Consiglio fino al c.d. decennio Depetris, esponente moderato a capo della Sinistra storica, alla guida del primo governo della storia d’Italia costituito da soli politici di sinistra e che varò anche la riforma scolastica con l’istruzione elementare obbligatoria laica e gratuita per i bambini da 6 a 9 anni.  

Nell’agosto 1876 infatti fu emanato il Regio decreto n. 3289, che determinava gli oggetti da sottoporre a deliberazione del Consiglio dei ministri e in tale decreto si legge “sulla proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, Ministro delle Finanze, Abbiamo decretato e decretiamo..…”.  In seguito con il R.d. n. 466 del 14 novembre 1901 (Re d’Italia Vittorio Emanuele III e Governo Zanardelli appartenente anch’esso alla sinistra storica e autore, come Ministro di grazia e giustizia nel governo Crispi I, del nuovo e avanzato Codice penale del 1890 che tra l’altro abolì la pena di morte e rimase  in vigore fino al 1930),  agli articoli 3 e seguenti  sono stati definiti anche i poteri  e le funzionidel Presidente del Consiglio dei ministri.

Lo Statuto del Regno, quale legge fondamentale perpetua e irrevocabile della Monarchia, restò appunto in vigore anche dopo l’Unità d’Italia proclamata con la legge 17 marzo 1861, n. 4671, articolo unico,  che recitava ” Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi successori il titolodiRe d’Italia” appena dopo l’inaugurazione,  il 18 febbraio 1861, del primo Parlamento italiano (quello del Regno d’Italia) con sede a Torino fino al 1865, poi a Firenze fino al 1871 e infine a Roma.  Lo Statuto Albertino, che non prevedeva alcun procedimento né per la sua modifica né per verificare la conformità delle leggi allo Statuto, restò in vigore per tutta l’esistenza delRegno d’Italia come Carta costituzionale dello stesso. Con le leggi eccezionali, c.d.  “fascistissime”, degli anni 1925 e 1926 che alteravano la struttura  e gli equilibri dell’ordinamento statutario e in mancanza nello stesso Statuto di ogni forma di controllo sulla costituzionalità delle leggi,  avvenne la svolta autoritaria dell’ordinamento giuridico del Regno che portò al regime dittatoriale fascista instaurato dall’allora Presidente del Consiglio B. Mussolini e che aveva tra i suoi postulati l’autoritarismo, il partito unico e il nazionalismo bellicista con il definitivo  arretramento del potere legislativo e della sovranità del legislatore, preminente secondo la tradizione liberale e anche suprema guarentigia del sistema parlamentare, in favore invece del potere esecutivo dello Stato fascista. Con la legge n. 2263 del dicembre 1925,all’art. 1, venne infatti disposto che” il potere esecutivo è esercitato dal Re per mezzo del suo Governo, che  il Governo del Re è costituito dal Primo Ministro Segretario di Stato e dai Ministri Segretari di Stato e che il Primo Ministro è Capo del Governo “. Il titolo di Presidente del Consiglio dei ministri venne quindi cancellato e sostituito, nel ventennio della dittatura fascista, con quello di Primo ministro proprio per accentuare la  posizione di supremazia  della carica allo stesso riservata. Tale termine viene dal francese “premier ministre” o in forma abbreviata “premier” e la sua adozione da luogo al c.d.  “premierato”come variante della forma di governo parlamentare con la caratteristica dell’indicazione del capo del Governo (Premier o Primo ministro) da parte dell’elettorato oppure di un ruolo comunque rafforzato dello stesso nei confronti del Parlamento. Lo Statuto del Regno d’Italia restò in vigore fino al referendum istituzionale del 2 giugno 1946 sulla forma di governo tra Monarchia e Repubblica tenutosiinsieme all’elezione dell’Assemblea costituente, in cui per la prima volta votarono pure le donne.

La Costituzione della Repubblica Italiana è stataredatta da una Commissione per la Costituzione di  75 membri, presieduta da M. Ruini e nominata al proprio interno dall’Assemblea costituente. La Commissione ha predisposto il progetto della nuova Costituzione e lo ha approvato e presentato nel febbraio ’47 all’Assemblea costituente (Presidente U. Terracini) la quale, dopo un lungo e approfondito esame e un confronto e dibattito anche vivace in aula,  il 22 dicembre ’47 è arrivata ad approvare il testo finale della nuova Costituzione che è stata poi promulgata dal Capo provvisorio dello Stato E. De Nicola il 27 dicembre ’47. La Costituzione italiana è entrata in vigore il 1° gennaio 1948  (Governo De Gasperi IV di Centrismo (DC-PSLI-PLI-PRI) che aveva presieduto anche l’ultimo Governo del Regno d’Italia (De Gasperi I, nominato da Umberto II di Savoia) dal dicembre ’45 al luglio ’46 e i due governi del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) dal luglio ’46 al giugno ’47. La Costituzione della Repubblica, cento anni dopo la concessione dello Statuto Albertino,  nella Parte II(Ordinamento della Repubblica), Titolo III (Il Governo), all’art. 92, primo comma,  afferma che  “Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio  e dei ministri, che  costituiscono insieme il Consiglio dei ministri” e cioè l’organo collegiale di governo della nostra Repubblica democratica (art. 1). Il Presidente del Consiglio è nominato (art. 92, secondo comma, Cost.)dal Presidente della Repubblica dopo le consultazioni con i Presidenti dei due rami del Parlamento e con le delegazioni dei partiti politici (Segretari di partito e Capigruppo parlamentari) mentre i singoli ministri sono nominati su proposta del Presidente del Consiglio. I costituenti nello scegliere il tipo di  organizzazione dei poteri, tra i due modelli di Governo presidenziale (USA) e di Governo parlamentare (di tradizione Europea) in cui il potere esecutivo spetta ad un Governo o eletto dal Parlamento o nominato dal Capo dello Stato ma che deve avere la fiducia del Parlamento (ed anzi i cui membri per molto tempo sono stati quasi esclusivamente membri del Parlamento), optarono per il sistema parlamentare in cui il Governo è espressione della maggioranza parlamentare, pur consapevoli che questo poteva comportare i rischi dell’instabilità governativa a causa delle variabili maggioranze nel Parlamento stesso. Per superare tali rischi introdussero correzioni volte ad evitare eventuali degenerazioni del parlamentarismo stabilendo (art. 94) che il Governo, dopo la sua formazione, deve ottenere anche il voto di fiducia in ambedue le Camere (e quindi dipende dalla fiducia della maggioranza) su mozione motivata e votata per appello nominale per evitare le c.d. manovre sottobanco e ha diritto di restare in carica fino a quando non sia costretto alle dimissioni da un voto di sfiducia motivato su mozione presentata almeno da un decimo dei parlamentari e messa ai voti non prima di tre giorni per evitare i c.d. colpi di mano. Si tratta dei fattori di controllo e di contrappeso (i checks and balances) del nostro sistema costituzionale.

E’ bene anche ricordare che la nuova Carta costituzionale, nell’organizzazione della democrazia con il sistema rappresentativo, non ha concentrato il potere né nell’Assemblea dei rappresentanti del popolo (anzi della Nazione e senza vincolo di mandato -art. 67) né nel Governo espresso dalla maggioranza, ma piuttosto ha predisposto dei congegni di suddivisione e articolazione dei poteri come le due Camere, un Presidente della Repubblica con il ruolo non di governo e decisione politica ma di stabilizzatore e di garante di tutti, un potere giudiziario indipendente, una Corte costituzionale abilitata ad annullare anche gli atti del Parlamento e una considerevole articolazione regionale del potere politico, legislativo e amministrativo. Il Presidente della Repubblica ai sensi degli articoli 83 e seguenti Cost. viene eletto, a scrutino segreto e per sette anni, dal Parlamento in seduta comune dei membri della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica e di tre delegati per ogni Regione, tranne la Valle d’Aosta con un solo delegato. Il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato,rappresenta l’unità nazionale e, tra l’altro, ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio superiore della magistratura e può sciogliere le Camere, sentiti i loro Presidenti, o anche una sola delle stesse, ma non negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che coincidano anche in parte con quelli di fine legislatura, tutti poteri  che appunto non comportano decisioni politiche di merito.

Il Presidente del Consiglio per formulare la proposta di nomina dei ministri tiene conto necessariamente delle indicazioni dei partiti politici che formeranno la maggioranza, salvo l’eccezione dei governi che non sono espressione di una coalizione di partiti già costituita in sede di elezioni politiche (es. governi tecnici L. Dini nel ’95 e M. Monti nell’11). Già la procedura di nomina dei ministri mette la figura del Presidente del Consiglio dei ministri su un piano diverso dagli altri componenti dell’organo collegiale e anche per questo la vecchia teoria del “primus inter pares“(“primo fra gli uguali”) delle Monarchie assolute, dove era appunto il principale ministro del Monarca, appare da tempo non più valida. Infatti già nella Costituzione vigente la figura del Presidente del Consiglio risulta in posizione superiore rispetto agli altri membri del Consiglio sia per il citato potere di proposta di nomina dei ministri che per la sua funzione, in base all’art. 95, primo comma, Cost., di direzione della politica generale del Governo e connessa responsabilità e perché gli compete anche di mantenere l’unità di indirizzo politico ed amministrativo promuovendo e coordinando l’attività dei ministri. Pertanto il Presidente del Consiglio arriva, già solo così, a costituire il centro propulsore dell’azione di governo  e il suo timoniere.

Fine parte prima

Li  19 febbraio 2024

Dott. Alfonso Gentili, già Segretario Generale del Comune di Todi

Italia Viva sulla Sanità nella Media Valle Tevere

La Regione Umbria governata dalla Tesei, mirabile rappresentante della destra di Salvini e Meloni con delibera del 28 dicembre 2023 ha dato inizio alla riorganizzazione e ottimizzazione del Servizio Sanitario Ospedaliero e di quello Territoriale.

In poche parole si sta dando corpo a quel generico Piano Sanitario Regionale 2022 -2026: “ Umbria – La Salute al Centro “.

Un piano che prometteva – con l’utilizzo delle rilevanti risorse provenienti dal Next generation Eu parte delle quali destinate al PNRR Missione 6 “Salute”- equità nell’accesso ai servizi su tutto il territorio regionale, semplificazione nell’ammissione alle prestazioni ospedaliere, sicurezza nell’erogazione delle cure.

Un piano che noi di Italia Viva ed i cittadini della MVT con noi consideriamo ambiguo e dannoso perché lascia intuire un sostanziale impoverimento dell’assistenza ospedaliera nel territorio.

La conferma della penalizzazione, la troviamo nella riconsiderazione dei presidi sanitari ospedalieri dove quello di Pantalla, originato nel 2012 dalla chiusura degli Ospedali di Todi e di Marsciano, unico Ospedale della Media Valle Tevere e dell’intero territorio che va da Ponte San Giovanni a Terni, con una densità abitativa pari a tante altre zone simili, viene definito o, se volete, confermato Ospedale di Base, diversamente da quanto deliberato per le altre realtà territoriali che, in deroga agli indicatori fissati per legge, sono state  riconosciute Dipartimenti di Emergenza-urgenza ed Accettazione di 1° livello.

Stiamo parlando di un moderno complesso ospedaliero autonomo, nato con una dotazione di 120 posti letto (102 + 18 per dialisi ), 5 sale operatorie, 1 TAC, 1 Risonanza magnetica, 3 Radiografi, 1 Ortopanto 1 Mammografo 3 Sale ecografiche, 2 Sale endoscopiche, 17 poliambulatori, RM cardiaca, MOC, etc.. oltre alla presenza di un valido personale medico e paramedico specializzato, che verrebbe ad essere funzionalmente integrato con l’Azienda Ospedaliera di Perugia, DEA di 2° livello.

Naturalmente I sindaci di destra Mele e Ruggiano che sono al governo delle città numericamente più rappresentative dell’area, dopo un lungo sconcertante silenzio, difendono il provvedimento regionale di riordino del servizio ospedaliero definendolo vantaggioso per l’intera comunità della Media Valle Tevere.

Parlano di integrazione funzionale e sinergica con l’Azienda Ospedaliera di Perugia, di un nuovo dinamismo e di continua operosità grazie all’intervento di èquipe di Perugia che si sposterebbero a Pantalla per gli interventi, rendendo così più produttivo il blocco operatorio presente in Ospedale.

Italia Viva, non può e non vuole credere alle promesse di amministratori che hanno ampiamente dimostrato di essere incapaci di mantenere la parola data, basti pensare a quelle prese in giro relative alla terapia intensiva o a quella riguardante l’attivazione di un centro per la procreazione assistita.

Ci opponiamo quindi a questo progetto e chiediamo per Pantalla, l’immediata revisione della classificazione da Ospedale di Base a DEA 1.

Nel 2020, a seguito delle esigenze organizzative della Regione legate alla gestione dell’emergenza COVID-19 ed al conseguente utilizzo dell’Ospedale di Pantalla, a fronte del venir meno delle funzioni proprie di quel presidio ospedaliero, era stato promesso alla comunità della Media Valle Tevere l’immediato inserimento nel citato programma d’integrazione con Perugia.

Quindi, a pensar bene, per noi della Media Valle Tevere non c’è niente di nuovo in questo riordino: la cosiddetta integrazione è in atto da tempo e come ampiamente dimostrato con gli estenuanti viaggi dei pazienti e dei loro familiari nei più diversi e lontani ospedali della regione, non funziona e non potrà mai funzionare per svariati motivi.

Italia Viva insiste nel chiedere l’assegnazione di DEA 1 perché l’ Ospedale della Media Valle Tevere è un presidio dotato di attrezzature e tecnologie avanzate che  consentirebbero tra l’altro lo svolgimento di funzioni di HUB tecnologico di telemedicina al fine di migliorare il lavoro dei medici di medicina generale e facilitare l’assistenza domiciliare dei pazienti cronici. Si potrà così garantire una reale autonomia ed una specifica missione  per questo presidio.   

Al momento a Pantalla i settori attivi previsti sono: Medicina generale, Chirurgia generale programmata, ortopedia e traumatologia, ostetricia e ginecologia (con soli 4 posti letto)e la riabilitazione ortopedica. Il punto nascita è stato definitivamente eliminato, così confermando la grave marginalizzazione dell’assistenza sanitaria nella MVT.

Ci chiediamo: potrà essere garantito un vero Pronto Soccorso con medici h24, cioè fare in modo che nella struttura sia sempre presente quel personale medico e paramedico formato per le urgenze mentre un’altra equipe è impegnata con l’ambulanza per una emergenza?

Saranno assicurate tutte le necessità diagnostiche e terapeutiche di base?

A che punto siamo con la realizzazione degli obiettivi previsti con il PNRR, con la creazione di strutture e presidi territoriali come le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità di Marsciano e di Todi, etc… ?

A che punto siamo con l’incremento del personale infermieristico dedicato all’assistenza domiciliare, intervento che risulterebbe già  finanziato con fondi del PNRR?

Il problema Liste di attesa come intendiamo contrastarlo, ricorrendo a convenzioni con la sanità privata?

Lo chiediamo perché sembrerebbe che siamo in netto ritardo su tutto.

Nei dibattiti sin qui tenuti con le competenti autorità politiche e tecniche, compreso quello più recente di Marsciano con l’Assessore Coletto, abbiamo notato la solita scarsa attenzione alle osservazioni ed alle richieste avanzate, abitudine questa che, con rammarico, notiamo essere usuale.

L’ Umbria non molto tempo fa era una delle regioni più accreditate come modello di sanità pubblica per qualità ed autonomia ospedaliera, adeguata copertura del territorio e tempi di risposta accettabile alla domanda di salute dei cittadini compresi quelli della Media Valle Tevere.

Dopo la pandemia la Sanità in Umbria ha mostrato e continua a mostrare, senza ombra di dubbio, una realtà pesantemente cambiata, ma non si possono chiedere alle sole famiglie della MVT continui sacrifici anche economici (perché il tempo ha un prezzo) per accedere a prestazioni cliniche in strutture distanti fra a/r anche 180 Km. da casa.

Sappiamo che la Sanità è la grande malata, che vi è una forte carenza di medici, infermieri, tecnici di laboratori, fisiatri, etc….

Italia Viva ha chiesto al Governo di riaprire la linea di credito del MES sanitario, che metterebbe a disposizione 37 miliardi di euro per la nostra Sanità a condizioni convenienti.

Dal Governo Meloni nessun riscontro nemmeno dopo il campanello d’allarme fatto suonare dalle regioni per far fronte a situazioni di squilibrio di bilancio e neppure dopo l’astensione dal lavoro di tutto il personale sanitario medico e paramedico che protesta contro una manovra che sottrae ulteriori risorse al comparto.

Italia Viva, in questi giorni sta sostenendo la petizione del Coordinamento Comitati Ospedale MVT, una istanza che condividiamo ed invitiamo tutta la comunità a sottoscriverla per avere un’assistenza sanitaria sostenibile, uniforme, equa e vicina ai nostri bisogni.

                                                         Il Coordinamento di Italia Viva della MVT

Umbria Antica, tre giorni di grande storia a Todi

Dodici incontri di alta divulgazione dal 15 al 17 marzo con ospiti d’eccezione: Umberto Galimberti, Andrea Carandini, Costantino D’Orazio, Valentino Nizzo alcuni dei relatori.

Tre giornate dedicate alla storia antica a Todi, dal 15 al 17 marzo, con dodici incontri di alta divulgazione. L’Umbria Antica Festival torna per la sua terza edizione in collaborazione con il Comune di Todi. Lo fa cambiando nome, ma mantenendo lo stesso spirito di sempre: divulgare la Storia attraverso le lezioni dei più importanti studiosi del settore. Per tre giorni, archeologi e storici si riuniranno a Todi per raccontare le tante sfumature del mondo antico: dai popoli italici agli Etruschi, dalla Grecia classica a Roma. 

Giovanni Brizzi, Andrea Carandini, Costantino d’Orazio, Valentino Nizzo, Marcella Frangipane, Livio Zerbini, Arnaldo Marcone, Nicola Mastronardi, Paolo Giulierini sono solo alcuni dei grandi ospiti che si alterneranno nella Sala del Consiglio del Palazzo Comunale di Todi. Non solo lezioni di storia, ma anche una speciale serata al Teatro Comunale con protagonista Umberto Galimberti e una Fiera del Libro in collaborazione con le principali case editrici di saggistica (Laterza, Il Mulino, Carocci). Inoltre, nel corso delle giornate, saranno organizzate speciali visite guidate alle Cisterne Romane e al Museo Civico, per valorizzare e far conoscere al pubblico il patrimonio archeologico tuderte.

Dopo aver affrontato i temi dell’Umbria come culla della civiltà italica (prima edizione – “Dove è nata la nostra storia”) e quello del rapporto tra umano e divino nella terra “mistica” per eccellenza (seconda edizione – “Uomini e dèi”), per la sua terza edizione il festival cambia nome. Non più Festival dell’Umbria antica, ma Umbria Antica Festival. “Non è un tocco di cipria ma una operazione culturale”, spiegano gli organizzatori: “dopo la nascita e il radicamento nel territorio, in questa terza edizione vogliamo che l’Umbria diventi la sede principale in Italia del racconto della storia antica, senza rinunciare alla valorizzazione del suo territorio e dei suoi tesori storici e archeologici. Todi è la cornice perfetta per realizzare questo ambizioso obiettivo”. 

“Abbiamo sposato il progetto valutandone la valenza culturale e scientifica e le possibili ricadute per Todi”, commenta il Sindaco Antonino Ruggiano. “Con questa iniziativa si va a qualificare e completare il cartellone dei grandi eventi con una proposta che è nel DNA della città, quello della storia appunto, con una declinazione divulgativa che siamo sicuri saprà intercettare il favore di un’ampia platea di appassionati”. Un progetto culturale e di marketing territoriale finalizzata a potenziare il turismo di qualità che già caratterizza la città.

“Il cuore verde d’Italia batte al ritmo della storia” è il tema di quest’anno. Un battito lento e costante, ma mai fuori tempo pur parlando di epoche passate, perché l’umanità ha affrontato da sempre le stesse sfide universali: guerra e pace, progresso e declino, democrazia e tirannide, vita e morte, piacere e dovere. Questa è la sfida culturale che da tre anni porta avanti Umbria Antica: far conoscere l’immenso patrimonio storico e archeologico italiano, spesso considerato scontato, raccontandolo senza un atteggiamento cattedratico e snob per avvicinare un pubblico ampio ed eterogeneo. 

Il Festival vuol essere quindi uno spazio di riflessione e conoscenza, un angulus che possa sorridere agli appassionati, ai curiosi e a tutte le persone che vorranno prendersi del tempo e passeggiare – con la mente e col corpo – in questo cuore verde d’Italia che batte al ritmo della Storia.

RUGGIANO NELLA CONFERENZA DEI SINDACI DELL’AUSL UMBRIA 1, OVVERO LA VOLPE A GUARDIA DEL POLLAIO. 

Comunicato del PD di Todi

Apprendiamo della nomina del Sindaco Antonino Ruggiano a componente del Consiglio di Rappresentanza della Conferenza dei Sindaci dell’AUSL Umbria 1, organo “esecutivo” attraverso cui svolge le proprie funzioni la suddetta conferenza, strumento di rappresentanza dei Comuni per l’espressione delle esigenze sanitarie del territorio con funzioni di indirizzo e controllo sull’attività socio-sanitaria e di partecipazione alla programmazione. Cioè quelle funzioni che più volte abbiamo chiesto che il Sindaco di Todi esercitasse e che lui ha sempre dichiarato non gli competessero. Infatti in questi anni si è ben guardato dal rappresentare le istanze che venivano da cittadini, comitati, sindacati, partiti e rappresentanti istituzionali nelle sedi opportune, compresa la Conferenza dei Sindaci dell’AUSL Umbria 1. 

Viene in mente la famosa metafora della volpe a guardia del pollaio. Metafora avvalorata ancor più dal fatto che il prossimo tema che verrà sottoposto all’attenzione del Consiglio dei Sindaci riguarderà proprio la situazione degli ospedali territoriali e dei distretti sanitari, argomento che incide sulla carne viva delle persone e su cui il primo cittadino tuderte si è reso protagonista, dall’insorgere della pandemia, di un complice gioco di sponda con la Giunta Regionale presieduta da Donatella Tesei che ha letteralmente portato al massacro la sanità territoriale ed il presidio ospedaliero della Media Valle del Tevere. 

È incredibile come in questi anni Ruggiano, fedele scudiero di Tesei e Coletto (ci ricordiamo la campagna elettorale di poco meno di due anni fa in cui Ruggiano andava promettendo due posti letto di terapia intensiva a Pantalla insieme all’ineffabile assessore veneto?), pur dicendosi un non professionista della politica, abbia accumulato incarichi su incarichi e ricche prebende senza mai dedicarsi al bene comune della cittadinanza tuderte, lavorando scientemente in modo maldestro, anzi, in importanti organi amministrativi come l’AURI, a detrimento della propria comunità, lesa sotto due aspetti fondamentali: la salute e l’ambiente. 

La vita è bella; l’ennesima “poltrona” da occupare senza pensare alla propria comunità ancora di più. 

GRUPPO CONSILIARE PARTITO DEMOCRATICO TODI

UNITI… TUTTI INSIEME, senza distinzioni _ PER LA SALVEZZA DI UN BENE COMUNE IMPORTANTE, così come IL NOSTRO OSPEDALE e i suoi SERVIZI SANITARI FONDAMENTALI per i suoi cittadini … !!

Ancora in Piazza per difendere il nostro ospedale e la sanità pubblica. Questo è l’appello che i gruppi di opposizione del Comune di Todi lanciano ai tutti i cittadini tuderti, alle forze sociali, ai comitati in difesa dell’Ospedale della Media Valle del Tevere, ai Sindaci, agli amministratori del nostro comprensorio e agli operatori sanitari che hanno a cuore la salute dei cittadini.

Nel 1994 la Piazza di Todi si gremì di cittadini provenienti da tutte le sue frazioni per difendere l’ospedale e per garantire la sua massima funzionalità. A trent’anni di distanza da quella manifestazione storica, noi sentiamo il dovere di tornare a fare sentire la voce dei cittadini dal luogo simbolo della nostra città. Assistiamo da troppo tempo al lento e progressivo smantellamento del nostro Ospedale. Assistiamo e viviamo ogni giorno le difficoltà di tutti coloro che per curarsi sono costretti a fare centinaia di chilometri per raggiungere i presidi ospedalieri degli altri comuni. Assistiamo al depauperamento della struttura più moderna, più completa e più raggiungibile che sia stata costruita in Umbria. E assistiamo alle promesse disattese che la politica regionale e il governo cittadino ha sventolato da quando, con senso di responsabilità e sacrificio, la nostra comunità ha messo il proprio ospedale a disposizione dei cittadini Umbri durante la pandemia. È ora di dire basta e di chiamare a raccolta tutti coloro che ritengono il diritto alla salute e a una buona sanità, principi sacri e non negoziabili.

In questi giorni convocheremo un incontro invitando tutti coloro che vorranno contribuire all’organizzazione di questa fondamentale manifestazione, che, come trent’anni fa, dovrà unire tutta la città e il territorio per una battaglia che vale il futuro di ognuno di noi.

I gruppi consiliari

Todi Civica

PD

Per Todi

Sinistra per Todi

Civici X

NO ALLA CHIUSURA DELLE SCUOLE DI PIAN DI SAN MARTINO, ELEMENTARE PORTA FRATTA, NIDO DI SANTA MARIA!

Una domanda sorge spontanea: dove risiedono il Sindaco Ruggiano e l’Assessore Marta, considerando le decisioni prese riguardo alle Scuole del Comune di Todi?

A dicembre 2024, i plessi scolastici di Pian di Porto e Pian di San Martino verranno chiusi definitivamente e trasferiti nel nuovo plesso scolastico di Ponterio. Purtroppo, non è dato sapere la ragione di questa scelta, specialmente considerando che sulla Scuola di Pian di San Martino sono stati recentemente effettuati lavori di consolidamento e adeguamento sismico. Nell’ormai lontano 2018 Forza Italia e la maggioranza approvarono un piano scuole, pomposo nel titolo, ma molto semplice nella sostanza. Prevedeva un grosso investimento (oltre i 900.000 euro richiesti dalla giunta Rossini ed ottenuti) per la realizzazione di una nuova Scuola a Collevalenza, e un forte ampliamento della Scuola di Ponterio.  In funzione di questo piano scuole, Forza Italia prevedeva anche la riduzione delle sedi di scuola materna, senza considerare alcuna proiezione di quello che sarebbe stato l’andamento demografico dal 2018 in avanti. Ma si sa, il diavolo fa le pentole non i coperchi e oggi possiamo dire che le migliaia di euro spese dall’Assessore Marta per le notti bianche della “famiglia” sono solo uno specchietto per le allodole. A Todi sono vertiginosamente calate le nascite, i bambini che potrebbero frequentare nidi e materne sono diminuiti di quasi la metà in cinque anni, quelli tra 0 e 5 anni residenti a Todi nel 2017 erano 742, all’inizio del 2022 si erano ridotti a 470! Perché allora non preferire il potenziamento delle strutture già esistenti?

Finisce qui? Assolutamente no. Il Sindaco Ruggiano e l’Assessore Marta hanno stabilito nel loro piano scuole anche la chiusura della Scuola Elementare di Porta Fratta. Dove frequenteranno le elementari i bambini di Cappuccini, Porta Fratta, Ponte Naia? A Collevalenza? Una scelta fuori dal mondo che non tiene conto delle esigenze del territorio, ma soltanto del consenso elettorale.

Finisce qui? Assolutamente no. Il Sindaco Ruggiano e l’Assessore Marta hanno anche stabilito la chiusura dell’Asilo nido di Santa Maria e il suo trasferimento… a Ponte Rio? Considerando che proprio questo asilo negli ultimi anni ha registrato un aumento di iscrizioni del quasi il 100%, ci domandiamo, ovviamente retoricamente, perché? A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca e temiamo che il prossimo passo sarà anche il definitivo depotenziamento della scuola di S. Fortunato (ex Aosta), in centro storico, l’unica oggi appositamente attrezzata per ospitare nido, materna ed elementari a tempo pieno, assestando un altro colpo alla vivibilità del centro storico.

Sindaco Ruggiano e Assessore Marta, per il bene di tutti, fermatevi. Smettetela di spendere soldi in iniziative che tutto fanno tranne aiutare le famiglie e cominciate ad occuparvi come si deve delle esigenze vere di genitori e bambini!

PARTITO DEMOCRATICO TODI

Centro storico di Todi: i dati del varco elettronico

Le rilevazioni attestano l’accesso dalla Consolazione di oltre 1.500 veicoli al giorno

Attivazione sperimentale per l’elaborazione di un nuovo piano del traffico una volta terminati i lavori di rigenerazione urbana

Dal 1 gennaio è stato attivato il varco elettronico all’altezza del Tempio della Consolazione, principale ingresso al centro storico di Todi. Il sistema ha permesso di monitorare in modo puntuale e costante, ora per ora, gli accessi veicolari in città.
Dopo un mese di rilevazioni è possibile disporre ora di rapporto statisticamente significativo dal quale emerge che, dal lunedì al venerdì, entrano dal varco ogni giorno dai 1.500 ai 1.600 mezzi, con punte anche di 1.800 veicoli al giorno; al sabato la media scende a 1.250, mentre la domenica, con la ZTL attiva per l’intera giornata, a poco più di 800 transiti.

In pratica, considerando che il varco non rileva pressoché traffico tra le 23 e le 7 del mattino, siamo di fronte ad una media di oltre 100 automezzi l’ora dalle 7 del  mattino alle 19 della sera.

“In realtà – precisa il Sindaco di Todi Antonino Ruggiano – la rilevazione elettronica è iniziata a dicembre, periodo che complici le festività natalizie si è ritenuto non potesse fare testo. Ora, alla luce dei dati di gennaio, siamo in grado di stimare tra le 500 mila e le 600 mila vetture e furgoni all’anno che salgono dalla Consolazione al centro storico”. Si tratta peraltro di numeri chenon tengono conto di quanti accedono a piazza del Popolo salendo da Santa Prassede e di coloro che fanno invece ricorso al parcheggio del Mercataccio e neppure dei maggiori flussi che si registrano durante la stagione turistica, da marzo a ottobre.

Cosa fare ora di questa rilevazione? “Innanzitutto – spiega il Sindaco – abbiamo dei dati oggettivi per riflettere e assumere delle determinazioni. Con la Polizia municipale stiamo ulteriormente affinando l’analisi dei dati, i riscontri sulle targhe autorizzate nelle ore di ZTL, il ricorso o meno ai parcheggi interni alla città, l’utilizzo nelle stesse ore delle aree di sosta all’esterno, sia quelle libere che a pagamento, così da avere una fotografia quanto più completa e reale da condividere e sulla quale ragionare”.

Oltre all’attivazione del varco elettronico, da diverse settimane gli uffici stanno mettendo insieme i diversi aspetti per addivenire ad un nuovo piano del traffico che dovrà tenere conto, in prospettiva, anche di quanto si sta facendo sul fronte della rigenerazione e della mobilità urbana ed anche delle rilevazioni in corso ad opera dei vigili urbani.