www.rainews.it › tgr › umbria Falsificati dati su studenti in convitto, maxi sequestro a due dirigenti del Ciuffelli

Provvedimento della Corte dei conti su oltre un milione di beni del dirigente scolastico e quello amministrativo. Chiusa anche indagine penale

18 set 2023 · Avrebbero falsificato i numeri aumentando gli ospiti del convitto femminile in modo da ottenere un aumento delle dotazioni organiche di educatori. Per questo, avrebbero causato un danno erariale di 1.167.408 euro al ministero dell’Istruzione. I finanzieri del Comando provinciale di Perugia hanno eseguito un sequestro conservativo sui beni immobili e disponibilità finanziarie del dirigente scolastico e del direttore dei servizi generali amministrativi pro tempore dell’Istituto agrario Ciuffelli di Todi, sequestro autorizzato dal presidente della Sezione giurisdizionale della Corte dei conti per l’Umbria, su conforme richiesta della Procura regionale. 

Nel dettaglio, il dirigente scolastico avrebbe falsificato i dati relativi agli ospiti dell’annesso convitto femminile e dei semi-convittori (coloro che usufruiscono del servizio mensa), e il dirigente amministrativo, omesso il controllo e la denuncia, al fine di ottenere un numero maggiore di educatori scolastici da impiegare nei servizi di “vigilanza” sugli studenti. Dalle indagini delegate dalla Procura regionale alla Tenenza della Guardia di finanza di Todi, è emerso che i due avrebbero indicato, nelle comunicazioni dirette all’Ufficio scolastico regionale per l’Umbria, un numero di ospiti del convitto femminile e di semiconvittori superiore a quello effettivo (50 ospiti in luogo di una media reale di 35) per gli anni scolastici dal 2016/2017 al 2021/2022, in modo da ottenere un aumento delle dotazioni organiche di educatori scolastici, pari complessivamente 38 educatori a tempo indeterminato e supplenti. 

Nell’udienza del 31 luglio scorso, il presidente della Sezione giurisdizionale, pronunciandosi sul ricorso presentato dalle parti, ha confermato il sequestro ante causam, ritenendo sussistenti i due presupposti di legge, cioè, il rischio effettivo che il presunto responsabile possa compiere atti di disposizione in grado di diminuire la garanzia patrimoniale e l’esistenza di elementi in grado di far ritenere motivata e fondata la pretesa erariale. Concluse anche le indagini a carico del solo dirigente scolastico, indagato per il reato di falso.

Quale destino per il parcheggio del Mercataccio?

L’OSSERVATORE TUDERTE

Momenti di gloria per i nostri amministratori. Infatti, nella vigilia di Ferragosto al nostro grande sindaco e al suo principale assessore (quello incaricato dei lavori pubblici) è stata concessa ancora una volta la possibilità di apparire sugli schermi della televisione nazionale.  Questa volta sono stati intervistati nella trasmissione Agorà Estate di Rai3 come rappresentanti di un comune che si è dimostrato particolarmente efficiente nell’utilizzo dei fondi del PNRR.

Per questo gloria al sindaco e al suo fedele assessore perché la loro gloria è anche gloria per la nostra città. Un successo questo che, per quanto ci riguarda, ha fatto salire al settimo cielo il nostro orgoglio tuderte. Peccato che la piacevole sensazione di orgogliosa felicità è bruscamente cessata quando l’ineffabile assessore, illustrando all’intervistatore i lavori previsti per il Mercataccio, ha testualmente dichiarato che l’area «oggi allestita a parcheggio si trasformerà in una piazza». Pazza idea mi son detto, se non addirittura manifestazione di profonda insipienza, dal momento che quello del Mercataccio è l’unico parcheggio del centro storico degno di questo nome e, nella situazione attuale, annullare dei posti macchina nell’acropoli è come avvelenare i pozzi d’acqua nel deserto, soprattutto perché il parcheggio di “Simoncino” resta solo un miraggio (tanto per rimanere nella metafora del deserto).

In questo modo gli investimenti del PNRR non servono, come dovrebbero, a migliorare la qualità della vita degli abitanti ma solo a perpetrare nel tempo la gloria imperitura degli amministratori (almeno così loro sperano).  

LA GEOGRAFIA GIUDIZIARIA IN UMBRIA E NELLA MEDIA VALLE DEL TEVERE -Parte seconda

Nei primi decenni del 2000 con la legge 14 settembre 2011, n. 148 (Governo Berlusconi IV di centrodestra- Guardasigilli Palma) all’art. 1, comma 2, è stata conferita al Governo la delega per la riorganizzazione entro 12 mesi della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari (c.d. geografia giudiziaria) al fine di realizzare risparmi di spesa e incremento di efficienza dettandone i principi e criteri direttivi e facendo salvi i tribunali ordinari esistenti nei circondari dei comuni capoluogo di Provincia. Il decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 155 (Governo Monti -governo tecnico con l’appoggio esterno di PdL, PD, UdC, FLI, PSI,  PLI, PRI e altri -Guardasigilli Severino) attuativo della delega, in vigore dal 13 settembre ’12,  ha quindi soppresso, con efficacia dal 14 settembre 2013, i Tribunali ordinari, le Sezioni distaccate e le Procure della Repubblica indicate nella Tabella A allegata allo stesso decreto e cioè ben 31 sedi di Tribunali e Procure (oltre la metà di quelli non nei capoluoghi provinciali) e tutte le 220 Sezioni distaccate dei Tribunali civili e penali italiani, disegnando appunto una nuova geografia giudiziaria nel Paese. Dei n. 165 Tribunali e relative Procure esistenti (di cui n. 110 con sede nei comuni capoluogo di Provincia e con permanenza garantita dalla legge delega) lo schema di decreto legislativo ne prevedeva la soppressione di n. 37, ridotti poi a n. 31. In particolare, per quanto riguarda il distretto regionale della Corte d’appello di Perugia, fu sancita (tab. A) la soppressione nel circondario di Orvieto (Sindaco Concina) del Tribunale civile e penale e della Procura della Repubblica e nel circondario di Perugia di tutte le cinque Sezioni territoriali (o distaccate) di Assisi, Città di Castello, Foligno, Gubbio e Todi. Quest’ultima comprendeva dal febbraio ’98 gli storici 5 comuni dell’ex Pretura di Todi e dal giugno ’99 ben 7 comuni della MVT (si erano aggiunti Marsciano e Deruta). 

Con lo stesso d.lgs. 155 sono stati anche disposti (alleg. 1) l’accorpamento del territorio dell’ex Tribunale di Orvieto a quello del Tribunale di Terni  e stranamente anche lo scorporo dal circondario del Tribunale di Perugia dei sette comuni della Sezione distaccata di Todi aggregandoli irrazionalmente al circondario del Tribunale di Spoleto (Sindaco Benedetti:2009-2014). Lo schema di decreto delegato governativo prevedeva inizialmente l’accorpamento al Tribunale di Terni dei comuni della Sezione distaccata di Todi unitamente a quelli del soppresso Tribunale di Orvieto e l’accorpamento al circondario del Tribunale di Spoleto dei comuni della sola Sezione distaccata di Foligno. Il parere espresso sullo schema di d.lgs. il 1° agosto 2012 dalla Commissione Giustizia della Camera (Presidente Buongiorno) conteneva, tra le altre, la condizione che la Sezione distaccata di Todi (Sindaco Rossini da fine maggio) “geograficamente deve essere accorpata a Perugia data la breve distanza e la facilità di comunicazione lungo la direttrice  nordsud (E45)” ma in sede di approvazione definitiva in CdM invece prevalse irragionevolmente la soluzione di accorpamento al Tribunale di Spoleto, cioè la  peggiore in assoluto per Todi e la MVT. Il successivo Governo Letta (di grande coalizione PD-PdL/NCD e altri-Guardasigilli Cancellieri), durato solo 10 mesi, adottò preliminarmente nel settembre ’13 uno schema di d.lgs. integrativo e correttivo del decreto delegato 155 e lo inviò al Parlamento per i prescritti pareri. La Commissione Giustizia della Camera (Presidente Ferranti) nel dicembre ’13 espresse un parere favorevole condizionato ad alcune modifiche tra cui quella “di accorpare a Perugia anziché a Spoleto il comune di Todi e tutti i comuni della Media Valle del Tevere”. Il testo del decreto proposto e inviato in CdM per l’approvazione definitivadalla Ministra della Giustizia Cancellieri era accompagnato da una relazione illustrativa che accoglieva le istanze di luglio ’13 del Sindaco di Todi Rossini e di quelli degli altri comuni della ex Sezione distaccata di Todi, tranne stranamente Collazzone (Sindaco Bennicelli I) e invece con l’aggiunta di San Venanzo (Sindaca Valentini II), tutte volte all’accorpamento dei loro territori al circondario del Tribunale di Perugia e quindi  accoglieva anche il parere condizionato della Commissione giustizia. Invece nel testo uscito dal CdM tale proposta di correzione è stata inspiegabilmente stralciata (si seppe ufficiosamente per una presa di posizione contraria di un semplice Ministro senza portafoglio) nonostante la proposta di correzione motivata e relazionata dalla Guardasigilli che di fatto apparve come sfiduciata dal Capo del Governo. La sconcertante notizia fu poi confermata dalla lettura in Gazzetta ufficiale del testo del d.lgs. 19 febbraio 2014, n. 14 recante disposizioni integrative e correttive delle norme  dei due decreti 155 e 156 del ’12 ed emanato appena tre giorni prima della cessazione (22 febbraio ’14) del travagliato Governo Letta, tra l’altro a fronte di una scadenza della delega legislativa al Governo per le disposizioni integrative e correttive che scadeva ben 7 mesi dopo.

In attuazione della medesima legge delega 148 con l’altro decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 156 nella tab. A allegata al decreto vennero soppressi, nel circondario del Tribunale di Perugia i 7 uffici dei Giudici di pace di Assisi, Castiglione del Lago, Città di Castello, Foligno, Gualdo Tadino, Gubbio e Todi, in quello di Orvieto l’ufficio di Città della Pieve, in quello di Spoleto i 2 uffici di Montefalco e Norcia e in quello di Terni i 2 uffici di Amelia e Narni, per un totale di 12 uffici giudiziari pari a tutti i GdP umbri, tranne i 4 delle città umbre sedi di Tribunale. Nella tab. B allegata al decreto le competenze territoriali degli uffici soppressi furono infatti attribuite ai 4 uffici dei Giudici di pace  di Perugia, di Orvieto, di Spoleto e di Terni.  Nell’alleg. 1 al decreto era contenuta la nuova tab. A della legge 374/1991 nella quale erano indicati i 4 Giudici di pace di cui sopra con l’elenco  di tutti i  comuni ricompresi nei rispettivi circondari e con le particolarità che il GdP di Spoleto andava acomprendere oltre i 5 comuni del soppresso GdP di Todi  anche quelli di Marsciano e Deruta che prima facevano parte della Pretura di Perugia e che il comune di Orvieto pur perdendo il Tribunale (con l’altro d.lgs. 155) si vedeva conservato l’ufficio del Giudice di pace, comprendente anche Città della Pieve, nell’ambito del circondario di Terni che era l’unico ad avere 2 uffici di GdP, quelli di Orvieto e Terni. L’art. 3 del d.lgs. 156 prevedeva comunque che gli enti locali interessati, anche consorziati tra loro, potevano richiedere il mantenimento degli uffici del Giudice di pace di cui era stata disposta la soppressione, anche tramite eventuale accorpamento, facendosi però integralmente carico delle spese di funzionamento e di erogazione del servizio giustizia nelle relative sedi, ivi incluso il fabbisogno di personale amministrativo che doveva essere messo a disposizione dagli enti medesimi. Rimaneva a carico dell’amministrazione giudiziaria unicamente la determinazione dell’organico del personale di magistratura onoraria  (e relativi oneri) nonché la formazione del personale amministrativo. In Umbria il decreto ministeriale (Ministro Orlando-Governo Renzi) 7-3-2014 nell’alleg. 1 ha disposto, su richieste dei rispettivi Sindaci e previe deliberazioni dei Consigli comunali, il mantenimento di 8 Uffici del Giudice di pace e cioè di Castiglione del Lago, Città di Castello, Gualdo Tadino e Gubbio nel circondario di Perugia, di Foligno, Norcia e Todi nel circondario di Spoleto e di Città della Pieve nel circondario di Terni mentre  nell’alleg. 2 (nuova tab. A  del d. lgs. 156) rimanevano soppressi i 4 uffici del Giudice di pace di Assisi, Montefalco, Amelia e Narni (né risultano successivi d.m. di ripristino) e nell’alleg. 3 (nuova tab. B del d.lgs. 156) le competenze territoriali dei sopra citati 4 uffici soppressi passavano ai nuovi GdP rispettivamente di Perugia, Spoleto e Terni.

Gli Uffici del GdP mantenuti si erano poi ridotti a 6 con il d.m. 10-11-2014 per l’avvenuta esclusione degli uffici di Gualdo Tadino e Gubbio; quest’ultimo è stato però ripristinato dal d.m. 27-5-2016 (Governo Renzi-Ministro Orlando) con competenza anche su Gualdo Tadino e sommato al GdP di Orvieto di cui sopra formava un totale di 8 uffici in funzione, oltre gli altri 3 uffici di GdP di Perugia, Spoleto e Terni sedi anche di Tribunale. Con la legge 29 dicembre 2017, n. 222 (Governo Gentiloni Silveri- Guardasigilli Orlando)l’ufficio del  Giudice di pace di Città della Pieve è stato riportato nel circondario del Tribunale di Perugia e ha assunto la nuova denominazione di Giudice di pace di Città della Pieve, Paciano e Piegaro. Infine con d.m. 10-5-2018 (Governo Gentiloni Silveri- Ministro Orlando), proprio a fine legislatura, all’ufficio del Giudice di pace di Todi è stato accorpato il limitrofo territorio del comune di Marsciano (oltre 18mila abitanti) dopo ben 3 richieste dei due Comuni negli anni 2013, 2014, 2015 (Sindaci Rossini e Todini) e quella reiterata nel 2018 (Sindaci Ruggiano e Todini) con un bacino d’utenza ampliato a sei comuni della MVT e ad oggi circa 44 mila abitanti. Stranamente è mancata invece l’adesione del comune di Deruta (quasi 10 mila abitanti e con Sindaci Verbena II fino al giugno ’17 e poi Toniaccini I) che, seppur confinante con il comune Marsciano e vicino anche alla Città di Todi (solo 22 Km circa), ha inspiegabilmente preferito rimanere accorpato al ben più distante Ufficio del Giudice di Pace di Spoleto. Resta sempre auspicabile, nell’interesse soprattutto dei cittadini derutesi, un ripensamento del rieletto Sindaco Toniaccini che dal ’21 è anche Presidente di ANCI Umbria.

A dieci anni di distanza la questione delle sedi degli uffici giudiziari è tornata d’attualità in quanto varie Regioni italiane hanno esercitato il loro potere di iniziativa legislativa statale previsto dall’art. 121, secondo comma, della Costituzione, in base al quale il Consiglio regionale “può fare proposte di legge alle Camere”. Infatti vari Consigli regionali hanno presentato disegni di legge (ddl)con il medesimo oggetto “Modifiche al decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 155, recante nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del  pubblico ministero, a norma dell’art. 1, comma 2, della legge 14 settembre 2011, n. 148”. Si tratta dei ddl dei Consigli regionali di Abruzzo, Lombardia, Toscana, Calabria, Campania, Umbria (DDL S. 710- XIX Legislatura)e Puglia, oltre quelli di Castello (M5S) e altri, Fina (PD), Mara Bizzotto (Lega) e altri, Rapani (FdI) per un totale di 11 ddl. Le proposte di legge prevedono il ripristino da parte del Ministero della Giustizia della funzione giudiziaria nelle rispettive sedi dei Tribunali ordinari e delle Procure della Repubblica soppressi dal d.lgs. 155/’12 in base a convenzioni con le regioni richiedenti per gli oneri di gestione e manutenzione degli immobili e di retribuzione del personale di custodia e vigilanza a carico delle regioni richiedenti o degli enti locali previa intesa con la Regione.I ddl sono attualmente all’esame della 2^ Commissione permanente Giustizia del Senato (Presidente Buongiorno) in sede referente nelle varie sedute dei mesi di giugno, luglio e 3 agosto ’23 in esame congiunto e con un Comitato ristretto che risulta aver elaborato una prima bozza di testo unificato che dovrà essere ulteriormente precisato in relazione alle osservazioni inviate da alcuni Gruppi. Dopo la pausa estiva la Commissione proporrà all’Ufficio di Presidenza lo svolgimento di una serie di audizioni sia di rappresentanti politici e tecnici del Ministero per acquisire informazioni sulla situazione della geografia giudiziaria e sugli effetti della riforma del 2012 sull’efficienza dell’attuale organizzazione giudiziaria sia degli enti territoriali che hanno richiesto il ripristino di alcune sedi soppresse.

In particolare l’Assemblea legislativa (Consiglio regionale) della Regione Umbria con deliberazione n. 313 del 16 maggio 2023 ha approvato all’unanimità la proposta di legge alle Camere (atto n. 1649) d’iniziativa dei consiglieri Pastorelli (Lega Umbria) e Nicchi (gruppo misto – ex Lega) sulle modifiche al decreto legislativo 155/2012 presentata il 7 febbraio ’23. La proposta di legge statale della Regione Umbria, approvata in I^ Commissione consiliare il 27 marzo ’23  e fondata sul principio di giustizia di prossimità di cui all’art. 10 del Trattato sull’Unione Europea (TUE) di Maastricht del ’92 come modificato dal Trattato di Lisbona del ’07, appare attenta e sensibile (e giustamente) ai pesanti spostamenti degli operatori e cittadini dell’Orvietano fino a Terni ma non si è fatta carico (forse anche per una mancata segnalazione dell’allora Consigliera regionale di Todi e degli stessi Sindaci dei comuni della MVT) degli altrettanto gravosi spostamenti di quelli della Media Valle del Tevere derivanti dall’irrazionale accorpamento nel 2012 al Tribunale di Spoleto che li costringe tuttora a dover addirittura superare la catena dei Monti Martani per arrivare alla lontana e scomoda Spoleto o in alternativa fare in superstrada il giro dell’Umbria.L’obiettivo dell’iniziativa legislativa dell’Assemblea Umbra avrebbe dovuto riguardare, in una visione generale, oltre alla condivisibile proposta diripristino dello storico (pur se piccolo) Tribunale di Orvieto, anche la necessariaproposta di rettifica del territorio di competenza del Tribunale di Spoleto per scorporare tutti i comuni della Media Valle del Tevere, compresi Marsciano e Deruta, e riaggregarli al loro naturale  circondario del Tribunale di Perugia. La proposta di legge statale già approvata dalla Regione inoltre non affronta l’argomento delle ex 5 Sezioni distaccate del solo Tribunale di Perugia (e quando giudica in composizione monocratica) soppresse per legge nel 2012 ma in realtà, essendo state allora soppresse tutte le 220 Sezioni distaccate dei Tribunali civili e penali dell’intero territorio italiano, la questione della loro riattivazione ha una rilevanza di carattere nazionale che per avere concrete possibilità di riuscita dovrebbe essere posta a livello non di una o alcune Regioni ma dell’intero territorio Italiano mediante apposite iniziative legislative del Governo o dei membri delle Camere. Per la Città di Todi e i comuni della MVT però, ove non venissero prima riaggregati al Tribunale di Perugia, potrebbe sussistere anche il rischio di non riuscire ad ottenere l’attivazione di una nuova Sezione distaccata se ancora ricompresi inun tribunale non grandeo quello di doversela ora(diversamente dal ’98) contendere con la terza città dell’Umbria. Occorrerebbe pertanto, su istanza ben motivata dei Sindaci dei comuni di Todi e della MVT dietro mandato dei rispettivi Consigli, un’ulteriore proposta di legge statale di modifica del d.lgs. 155/2012 dell’Assemblea legislativa della Regione Umbria per la tuttora indispensabile rettifica dei circondari dei Tribunali di Spoleto e Perugia da inviare, a quel punto, alla Camera dei Deputati e chepotrà avere corso anche come uno degli emendamenti che la Camera formulerà al testo di legge che sarà stato approvato dal Senato o, in mancanza della proposta regionale, almeno con una specifica proposta di emendamento da parte di uno o più Deputati umbri.

(Fine seconda e ultima  parte)

Dott. Alfonso Gentili, già Segretario Generale del Comune di Todi

LA GEOGRAFIA GIUDIZIARIA IN UMBRIA E NELLA MEDIA VALLE DEL TEVERE

Nella discussione sulla riapertura di alcuni tribunali, il Dott. Gentili propone una analisi storica della situazione in Umbria.

Regio Decreto 30 gennaio 1941, n. 12 (Governo dittatoriale Mussolini-Guardasigilli Grandi) relativo all’ordinamento giudiziario ed emanato in attuazione della delega al Governo del Re della facoltà di emendare il Codice civile, quello penale, quello di procedura penale e le leggi sull’ordinamento giudiziario conferita dalla legge 24 dicembre 1925, n. 2260, all’art. 1 prevedeva che la giustizia in materia civile e penale era amministrata dal Giudice conciliatore, dal Pretore, dal Tribunale, dalla Corte d’appello e dalla Corte suprema di Cassazione.  All’art. 2 stabiliva  che presso le Corti e i Tribunali era costituito l’ufficio del Pubblico Ministero mentre presso le Preture le funzioni di PM erano esercitate dal Pretore stesso che iniziava ed esercitava l’azione penale per i reati di sua competenza mentre in udienza le funzioni di PM erano esercitate da altri soggetti. Nella tabella A allegata al decreto, per quanto riguarda la Sezione di Corte d’Appello di Perugia, erano previsti 3 Tribunali e 16 Preture e precisamente:

1) il Tribunale di Perugia e le 9 Preture di Assisi, Castiglione del Lago, Città della Pieve, Città di Castello, Foligno, Gualdo Tadino, Gubbio, Perugia e Todi; quest’ultima comprendente i cinque comuni di Collazzone, Fratta Todina, Massa Martana, Montecastello di Vibio e Todi della Media Valle del Tevere e aveva sede, sin dagli anni ’70 dell’800, nel Palazzo dei Priori in Piazza del Popolo  detto anche Palazzo della Pretura, al piano 2° e con all’interno la Sala delle udienze affrescata;

2) il Tribunale di Spoleto e le 3 Preture di Montefalco, Norcia e Spoleto;

3) il Tribunale di Terni e le 4 Preture di Amelia, Narni, Orvieto e Terni.

Nella tabella C del medesimo decreto venivano indicate anche le sedi distaccate di Pretura e precisamente per la Pretura di Città di Castello la sede di Umbertide, per quella di Foligno la sede di Bevagna, per quella di Gualdo Tadino la sede di Nocera Umbra, per quella di Norcia la sede di Cascia  e per quella di Spoleto la sede di Trevi.

 Il Tribunale civile e penale di Orvieto, composto dalle 3 Preture di  Città della Pieve, Ficulle e Orvieto, era stato istituito (come gli altri due di Perugia e Spoleto) nell’ordinamento giudiziario dell’Italia unificata (Regno d’Italia 1861-1946) approvato con la legge 6 dicembre 1865, n. 2626 Governo La Marmora I-Guardasigilli Cortese) e con i successivi Regi decreti attuativi. Venne però soppresso con il R.D. 24 marzo 1923, n. 601 (Governo Mussolini- Guardasigilli Oviglio) riguardante la circoscrizione giudiziaria del Regno. Nella tabella allegata allo stesso decreto per la Sezione di Corte d’Appello di Perugia figuravano infatti solo 2 Tribunali e 18 Preture:

1) il Tribunale di Perugia  e le 10 Preture previste a livello di mandamento (come circoscrizione intermedia tra il Circondario del Tribunale e il Comune del Giudice conciliatore) e precisamente quelle di Castiglione del Lago, Città della Pieve, Città di Castello, Foligno (comprendente anche Assisi fino al ’41), Gualdo Tadino, Gubbio, Montefalco, Perugia I, Perugia II (poi unificate nel ’41) e Todi comprendente allora i comuni di Baschi (fino al ’41), Collazzone, Fratta Todina, Massa Martana, Montecastello di Vibio e Todi;

2) il Tribunale di Terni (neo costituitoproprio con tale decreto di cento anni fa) e le 8 Preture di Narni, Norcia, Orvieto (con San Venanzo),Orvinio, Rieti, Rocca Sinibalda, Terni e quella di Spoleto, il cui Tribunale veniva parimenti soppresso e le sue competenze trasferite al nuovo Tribunale di Terni, salvo però essere poi ripristinato con il decreto del ’41, diversamente da quello di Orvieto. Le tre preture del Reatino appartenevano all’allora Provincia dell’Umbria la quale, costituita con il  R.D. Pepoli del dicembre 1860 si estendeva su tutto il territorio umbro e comprendeva anche la città di Rieti e parte della Sabina. Queste ultime però dal marzo ’23 erano state unite alla Provincia diRoma e poi alla Provincia di Rieti istituita con R.D.L. 2 gennaio 1927, n. 1 (Governo dittatoriale Mussolini-Guardasigilli Rocco) insieme alle altre  16 nuove  Province, tra cui anche quella di Terni.

Dopo la fine del ventennio fascista nel luglio ’43, con il Decreto legislativo luogotenenziale 7 settembre 1944, n. 296 (Governo Bonomi II di unità nazionale: DC-PCI-PSIUP-PLI-PdA-PDL- Guardasigilli Tupini) fu subito disposta l’istituzione temporanea nel comune di Orvieto di una sede di Tribunale e anche delle due Preture di Città della Pieve e Orvieto scorporandole rispettivamente dai circondari di Perugia e di Terni. L’istituzione del Tribunale di Orvieto fu poi resa definitiva con il d.lgs. del Capo provvisorio dello Stato De Nicola n. 1641 del dicembre 1947 (Governo De Gasperi IV di centrismo- Guardasigilli Grassi) e ratificato dalla legge n. 73 del febbraio 1953 (Governo De Gasperi VII di centrismo-Guardasigilli Zoli).

Negli ultimi anni del ‘900 con legge 1 febbraio 1989, n. 30 (Governo De Mita di pentapartito- Guardasigilli Vassalli) vennero costituite le Preture circondariali e per la Corte d’Appello di Perugia le quattro Preture circondariali di Perugia, Terni, Spoleto e Orvieto con  l’istituzione di Sezioni distaccate delle stesse nelle sedi delle Preture mandamentali preesistenti. In seguito con la legge 21 novembre 1991, n. 374 (Governo Andreotti VII di quadripartito- Guardasigilli Martelli), in sostituzione del Giudice conciliatore, è stato istituito il Giudice di pace che esercita la giurisdizione in materia civile e penale e la funzione conciliativa in materia civile. L’ufficio è ricoperto da un magistrato onorario appartenente all’ordine giudiziario. Gli uffici dei Giudici di pace hanno sede in tutti capoluoghi dei mandamenti pretorili esistenti fino all’entrata in vigore della suddetta legge n. 30 dell’89. In particolare l’ufficio del GdP di Todi comprendeva i cinque comuni di Collazzone, Fratta Todina, Massa Martana, Montecastello di Vibio e Todi della Media Valle del Tevere come già la Pretura dal ’41 al ’89  e poi la Sezione distaccata fino al ’98.

Con la legge 16 luglio 1997, n. 254 (Governo Prodi I – L’Ulivo- Guardasigilli Flick), recante delega al Governo per l’istituzione del giudice unico di primo grado, il Governo veniva a delegato ad emanare norme per ristrutturare gli uffici giudiziari di primo grado secondo il modello del giudice unico e a sopprimere pertanto l’ufficio del Pretore trasferendo le competenze di tale giudice al Tribunale. La legge delega prevedeva anche la soppressione delle sezioni distaccate presso le Preture circondariali, istituendo, ove necessario, Sezioni distaccate di Tribunale per i procedimenti in cui il Tribunale giudicava in composizione monocratica. Con il decreto legislativo 19 febbraio 1998, n. 51 (sempre Governo Prodi I e Guardasigilli Flick), recante norme in materia di istituzione giudice unico di primo grado, in Italia fu quindi soppresso l’ufficio del Pretore e le relative competenze furono trasferite ai Tribunali ordinari. Venne soppresso anche l’ufficio del pubblico ministero presso la Pretura circondariale. Le nuove tabelle A e B delle sedi dei Tribunali della Repubblica e loro Sezioni distaccate allegate al d.lgs. n. 51 prevedevano presso la Corte d’Appello di Perugia sempre  i quattro Tribunali di Orvieto, di Perugia, di Spoleto  e di Terni con i rispettivi circondari  e solo per il Tribunale di Perugia venivano istituite le cinque Sezioni distaccate di Assisi, Città di Castello, Foligno, Gubbio e Todi. Per la Città di Todi la costituzione della Sezione territoriale avvenne in accoglimento dell’istanza del Sindaco Nulli Pero del 9 gennaio ’98 al posto della soppressa Sezione distaccata di Pretura, corredata di ampia e utile documentazione tra cui, in particolare, il titolo di “Città” e il nuovo stemma con la corona turrita a 5 punte delle città appena concesso al comune di Todi con D.P.R. (Scalfaro) del 19-09-1994 e l’avvenuta riclassificazione del comune dalla classe II a quella di I/B con D.M. (Ministro Napolitano- Sottosegretario Vigneri) del 9-12-1996 (sempre Sindaco Nulli Pero) che in Umbria lo portava alla pari dei comuni di Città di Castello, Gubbio, Assisi, Foligno e Spoleto. La nuova Sezione distaccata comprendeva però solo i cinque comuni di Collazzone, Fratta Todina, Massa Martana, Monte Castello di Vibio e Todi dell’ex Pretura. In prima battuta infatti non fu accolta la richiesta di estendere la competenza territoriale della Sezione distaccata di tribunale di Todi anche ai comuni di Marsciano e Deruta comedeliberato dai rispettivi Consigli comunali con i Sindaci Tiberi e Mastice (atti n. 2 e n. 6 del ’98, oltre quello di Todi n. 230 del ’97),che pertanto continuavano a far parte del circondario della sede centrale del Tribunale di Perugia. Poi però con successivo d.lgs. correttivo 7 giugno 1999, n. 160 (Governo D’alema I, Guardasigilli Diliberto), previa nuova richiesta in data 11 dicembre ’98 della neo Sindaca di Todi Marini econ ancora in carica gli altri Sindaci Tiberi e Mastice, grazie anche agli incontri avuti ad inizio di febbraio ’99 a Roma, insieme ad un noto parlamentare umbro, con l’ottimo Capo di Gabinetto del Ministro dott. D’Ambrosio e con la Presidente della Commissione giustizia della Camera On. Finocchiaro, i comuni di Marsciano e Deruta furono soppressi nel circondario del Tribunale di Perugia e aggiunti al circondario dello stesso TribunaleSezione distaccata di Todi che così arrivò ad avere competenza territoriale su ben sette comuni della MVT e un bacino d’utenza di allora quasi 51 mila abitanti.

 (Fine parte prima)

Dott. Alfonso Gentili, già Segretario Generale del Comune di Todi

FRATTA TODINA PIU’ SICURA: IN PARTENZA LA VIDEOSORVEGLIANZA SU TUTTO IL TERRITORIO COMUNALE

Ad annunciarlo il Sindaco Gianluca Coata

I cittadini di Fratta Todina saranno più protetti, grazie ad un innovativo progetto di videosorveglianza che partirà a breve. E’ il Sindaco stesso, Gianluca Coata, ad annunciarlo con soddisfazione. “Finalmente il progetto è stato finanziato dal Ministero dell’Interno e tutelerà maggiormente l’intero territorio comunale – spiega Coata -Il progetto prevede un finanziamento da parte del Ministero di 30.000 mila euro, in aggiunta ad un cofinanziamento da parte del Comune di 20.000 euro per un totale di 50.000 euro”.
Il sistema prevede l’installazione di videocamere attive in grado di leggere le targhe delle autovetture, così da controllare auto rubate per effettuare i furti, oltre ad apparecchiature passive per la verifica del territorio comunale che possono essere utilizzate anche per il monitoraggio dell’abbandono di rifiuti e discariche abusive. Inoltre sarà monitorato tutto il centro storico mediante la verifica degli accessi e parcheggi al paese, oltre alla sorveglianza della viabilità principale. “Con l’ausilio di questi strumenti – continua il Sindaco – l’Amministrazione provvederà alla riorganizzazione della raccolta rifiuti del centro storico, monitorando il corretto utilizzo dei cassonetti per la raccolta che ad oggi risultano non utilizzati correttamente”.
La realizzazione di questo progetto, in un punto strategico per la posizione di Fratta Todina su una strada di collegamento tra Todi e Marsciano, permetterà un controllo capillare ed accurato anche da parte delle forze dell’ordine.
In base alla pubblicazione della graduatoria, l’Amministrazione Comunale è già al lavoro per intraprendere la fase di realizzazione dell’impianto. Il primo incontro preliminare con la ditta che si occuperà dell’installazione, sarà effettuato nei primi giorni di agosto.
“Dall’attuazione del controllo del territorio – conclude Coata – ci auguriamo che i cittadini si possano sentire più tutelati nei confronti delle bande organizzate che compiono furti e che provengono anche da altre regioni, come accaduto alcuni mesi fa”.

Parrocchie senza sacerdoti fissi. «Le gestirà un gruppo di laici

Avvenire

Storia di Marco Bonatti Fornito da Avvenire

Invita alla «benevolenza reciproca»  l’arcivescovo Roberto Repole. Nella Lettera pastorale diffusa nei giorni scorsi, dedicata al «futuro delle Chiese di Torino e Susa», le due diocesi che guida, il presule consegna non tanto un piano di lavoro, quanto una serie di «indicazioni di stile» che rappresentano però la sostanza di quella gioia della vita cristiana che l’arcivescovo intende promuovere. La Lettera arriva dopo le due Convocazioni che a giugno e luglio hanno concluso il cammino di ascolto nelle diocesi. Repole aveva lanciato lo scorso anno, pochi mesi dopo l’inizio del suo mandato (7 maggio 2022), l’invito alla ricerca dei «germogli», cioè dei semi di speranza e di futuro da coltivare, in vista di quel necessario rinnovamento nella vita e nell’organizzazione delle due Chiese locali, ormai impoverite nel numero dei preti e dei consacrati ma anche «invecchiate» nell’età media dei praticanti. Il rischio è che la presenza dei cristiani nel territorio e nella vita civile sia orientata a un «tirare avanti» nei servizi e nelle strutture, ma perdendo di vista quella «freschezza del Vangelo» che è invece il centro della vita cristiana, e anche la testimonianza che il mondo si attende. «Dobbiamo prendere consapevolezza in modo lucido – scrive l’arcivescovo – che mantenere semplicemente e stancamente il modello attuale significa condannarci a non essere più una presenza capace di trasmettere la ricchezza inesauribile e coinvolgente del Vangelo alle donne e agli uomini di oggi, tanti dei quali hanno una sete immensa di vita, di senso, di amore e di relazioni calde, in una parola, di Dio».

Al termine della ricerca sui «germogli» il presule propone una sintesi più organica, fatta appunto di concrete riorganizzazioni sul territorio ma soprattutto di una vita quotidiana dei cristiani più avvincente e «convincente». La centralità di Cristo e dell’incontro eucaristico nel giorno del Signore sono – ribadisce Repole – i capisaldi del progetto, da cui seguono gesti e stili di fraternità reale tra tutte le componenti del popolo di Dio. L’arcivescovo chiede uno «sforzo di immaginazione», a più livelli: pensare non più a parrocchie chiuse in se stesse, ma a presenze organizzate dei cristiani sul territorio: presenze capaci di «governarsi» secondo criteri di una maggiore e più consapevole corresponsabilità dei laici. Soprattutto per questo viene creato (sarà attivo da novembre) l’Istituto per la formazione dei laici. Ci saranno corsi almeno biennali, per arrivare a ministeri ordinati «a tempo»: cioè i laici che hanno frequentato il corso si considerano in servizio per i 5 anni successivi, ma il loro ministero non è a vita. Questo, ricorda Repole, anche per favorire il ricambio nelle funzioni e nei servizi.

I laici «formati» saranno chiamati a gestire le attività di base delle comunità parrocchiali e i servizi sul territorio; soprattutto, faranno parte dell’équipe-guida delle comunità: il gruppo che coordina la pastorale sul territorio dei gruppi di parrocchie. «Quest’ultimo – commenta Repole – è un servizio indispensabile laddove ci siano piccole comunità in cui non è possibile la presenza costante del presbitero. Non si tratterà di un servizio svolto da un singolo, ma da un gruppo ministeriale composto da almeno tre persone, in modo che sia evidente che il servizio della presidenza è svolto sempre e solo dal prete».

Nella Lettera l’arcivescovo annuncia anche un ripensamento radicale della Curia che deve essere a servizio delle parrocchie e del vescovo, superando la moltiplicazione degli uffici (con relativi costi) che ha caratterizzato gli ultimi decenni. Ma Repole sottolinea con forza, a conclusione della Lettera, che la fraternità vissuta nelle comunità cristiane è il vero banco di prova della riforma che si va preparando. Il «volto della Chiesa», l’immagine che ha di se stessa e nel mondo, ha da essere la carità.

Carsulae Teatro 2023: in scena Filottete di Sofocle con Corrado d’Elia

Domenica 23 luglio ore 20.45 – Teatro Romano di Carsulae

Secondo appuntamento per la sesta edizione di Carsulae Teatro: domenica 23 luglio, alle 20.45 al Teatro Romano di Carsulae, Corrado d’Elia, Gianluigi Fogacci e Alessio Zirulia mettono in scena Filottete di Sofocle, un progetto diretto Sergio Maifredi, seconda tappa della trilogia dedicata alle “tragedie odissiache”.

C’è un’isola incantata, disabitata e deserta di uomini, rifugio di ninfe e di uccelli selvatici. Qui vive, rintanato in una grotta, un essere selvaggio. Un tempo era stato un grande eroe ma ora è un accattone coperto di stracci, divorato da una malattia sovrannaturale e orrenda: è Filottete, abbandonato nell’isola di Lemno dai suoi commilitoni, gli Achei, che non potevano più sopportare il fetore ripugnante della sua piaga. Ma Filottete custodisce uno strumento magico: l’arco invincibile che era appartenuto al più grande degli eroi, Eracle. Una profezia ha proclamato che solo con quell’arco la città di Troia potrà essere conquistata. Bisogna dunque recuperare l’arma fatata: tocca a Odisseo, il più astuto dei guerrieri achei, ritornare a Lemno e tentare la difficile missione. Nel teatrino allestito da Odisseo, il dialogo tra i due personaggi tocca tutte le note del dolore, della nostalgia e della speranza. E, quando il dramma finisce, si resta quasi storditi, come se anche noi fossimo stati rapiti dagli inganni di Odisseo. Come se avessimo sfiorato, immergendoci nello spazio irreale e nel tempo sospeso dell’isola di Lemno, l’indicibile enigma del rapporto tra gli esseri umani e il loro destino.

Le musiche dello spettacolo, composte da Michele Sganga e prodotte da LUMI Edizioni Musicali, sono un set di dieci “biologie” (cioè brani musicali basati armonicamente e melodicamente sulla serie di Fibonacci) per trasportare gli ascoltatori in un luogo enigmatico, caratterizzato da una combinazione di arte, natura e spiritualità.

La rassegna è a cura del Comune di Terni, in collaborazione con la Direzione Regionale Musei Umbria e il TSU Teatro Stabile dell’Umbria, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni.

INFO

0744 1804413 / 327 0933751 – www.comune.terni.it

BIGLIETTI

intero: euro 12 + diritti di prevendita / ridotto under 18: euro 5 + diritti di prevendita

Prevendita: www.vivaticket.it

Per l’edizione 2023 di Carsulae Teatro l’ufficio stampa è a cura del Teatro Stabile dell’Umbria.

19 LUGLIO 1992. STRAGE VIA D’AMELIO. 

RICORDARE E NON ABBASSARE LA GUARDIA. 

La lotta alla mafia e alla malavita organizzata è un tema cui, purtroppo, oggi, non può sfuggire nemmeno la nostra regione ed i nostri territori. In questi anni abbiamo assistito più volte ad indagini, arresti, sequestri di beni,  interventi delle forze dell’ordine e della magistratura in ordine ad infiltrazioni mafiose nella nostra regione. Una questione quindi su cui non abbassare la guardia e rispetto alla quale costruire ogni giorno una cultura della legalità, come reazione e sdegno ad ogni forma di prevaricazione. La ricorrenza della strage di via D’Amelio, in cui il Giudice Borsellino e la sua scorta furono assassinati, già nel 2017, stimolò il nostro movimento  a rivolgere un invito all’amministrazione comunale di Todi, chiedendo di intitolare una via a Falcone e Borsellino.  Un atto di sensibilità per tutti coloro che hanno onorato, con la vita, il proprio impegno per lo Stato, per le Istituzioni e per la giustizia, ma soprattutto un modo per ricordare a noi stessi come la difesa della nostra libertà e della democrazia si fondino sulla legalità e il rispetto delle istituzioni. Ci auguriamo che l’amministrazione comunale trovi un modo per celebrare questa importante ricorrenza, magari illuminando questa sera i Palazzi Comunali. Un gesto che crediamo sarebbe apprezzato da ogni cittadino. 

Todi Civica

E’ morta Maria Palma Capobianco Migliorini

Indimenticabile docente di storia e filosofia nel Liceo di Todi.

Una grande professoressa, dotata di elevata cultura, ma soprattutto piena di entusiasmo per il suo lavoro, capace di farsi capire ed amare dai suoi allievi e dai suoi colleghi. Un esempio per tutti coloro che operano nell’educazione e nella formazione dei giovani. Anche dopo la pensione ha continuato con la sua attività culturale e ha scritto libri ed articoli. Così scriveva Radioaut in occasione della presentazione di un suo libro nel 2015:

Maria Palma (ultima a sinistra) con un gruppo di docenti ed ex allievi.

”Una storia esemplare quella dell’autrice che, dopo essere stata per tanti anni la prestigiosa insegnante di storia e filosofia del Liceo di Todi, ha dedicato e dedica ora il suo tempo alla scrittura. Non dunque una pensionata ma una scrittrice a tempo pieno. Con tutto il suo enorme bagaglio culturale continuamente arricchito ma anche con una attenta e profonda rilettura delle sue memorie dell’infanzia e della giovinezza, dai nonni sia bevanati che tuderti ai numerosi personaggi, soprattutto femminili che ella ha conosciuto e che hanno, in vari modi, lasciato una traccia sulla sua personalità e sulla sua educazione…ha utilizzato non solo il grande patrimonio storico che Ella possiede, ma anche una serie di riferimenti letterari e poetici di grande suggestione e tratti molto spesso da opere e autori del nostro tempo, a conferma dell’attenzione che la professoressa pone alla contemporaneità. Conversatrice piacevole ha saputo intrattenere il pubblico con profondità e eleganza. A conferma del fatto che cultura e intelligenza possono creare una comunicazione ricca e piacevole, molto più di alcuni moderni social networks.”

Ha vinto il premio letterario internazionale Unla-Ucsa, promosso dalla Università Sant’Angelo in stretta collaborazione con la Università “La Sapienza” di Roma, grazie ai romanzi “Domino-Domina” e “Segmenti di donne”.

I funerali saranno celebrati domani, venerdì, alle ore 16 nel Tempio della Consolazione.

Concludiamo riportando un suo scritto sulla scuola:

Spesso è la vita a decidere per noi e così mi sono ritrovata in un’aula del Liceo scientifico, una realtà a me poco nota, un ambiente nuovo, eppure…Ora sono pronta a rammentare i momenti belli legati ai compagni di quel viaggio. “Momenti belli” è un’espressione banale che offe, però, la sintesi di quanto, lungo la strada, si andava costruendo; un’esperienza umana e costruttiva e profonda.

E il merito va agli incontri felici, ai saluti di benvenuto di amici veri. Poi la condivisione e un’atmosfera fatta di impegno di entusiasmo e, perché no, di allegria . Come dimenticare i momenti dedicati al teatro dove i ruoli di insegnanti ed alunni erano distribuiti a seconda delle inclinazioni e delle peculiarità.

Non farò nomi perché ho nel cuore soprattutto chi è vivo nel ricordo. La memoria è un luogo strano dove spesso emerge e trova spazio l’emozione, come quando sulla scena si alza il sipario.

E la gita scolastica a Como? Fra il giubilo per aver trovato chiusi i vari musei, ci inoltrammo nel mercatino del sabato, le facce contente, i passi veloci. E le foto obbligatorie per fermare il tempo. La sera, difronte alla distesa d’acqua increspata da refoli di vento, malgrado la stanchezza di una lunga giornata, si faceva strada la tentazione di richiamare “Quel ramo del lago di Como”. Tra sguardi assonnati e quasi spenti prendevano forma le immagini consacrate della letteratura ridestando, quasi per un sortilegio, l’attenzione. Non in un’aula ma all’aperto sotto il cielo testimone di un’ora felice.

Nell’alternarsi dei nostri capi d’istituto, come obiettivo comune restava la costruzione di una scuola al passo co i tempi. E qualche successo lo abbiamo raggiunto!

Ora un ricordo mio personale. Nella biblioteca mi attendeva un allievo, poi insegnante autorevole, con le stimmate della genialità. Conversavamo evocando figure lontane nel tempo e nello spazio ma vicine e presenti per la forza e la sincerità del richiamo.

Todi una città a senso unico.

Un utile contributo dell’avv. Roberta Marchigiani

L’asso pigliatutto, dopo aver riconquistato senza sforzo lo scranno dal quale era appena sceso, deve aver pensato di essere invincibile e sempre più legittimato a governare Todi ed i suoi abitanti come farebbe un re con i propri sudditi.

Niente ha potuto ammaccare la sua luccicante corona e lo scettro e’ ben saldo nelle sue mani.

Incurante del fatto che è di nuovo sul trono per volere di appena 1/3 degli elettori, percentuale risibile, ingigantita dalla sfiducia nella politica e nel voto, anche nel suo secondo mandato consecutivo, persiste, in modo coriaceo e con animus possidendi, nell’intento di trasformare Todi nella sua città ideale.

” Todi come Positano” sembrava solo una boutade anche quando si è dato inizio alle “pulizie” con l’emanazione dell’ordinanza sindacale contro l’accattonaggio e con le delibere che chiudevano tutti i progetti di accoglienza dei profughi.

Ben presto, il maquillage per valorizzare la vocazione turistica di Todi trovava gli strumenti del mestiere nel nuovo piano di arredo urbano, realizzato attraverso scelte calate dall’alto, senza preavviso, né consultazione o condivisione con chi ne avrebbe subito le conseguenze ovvero i residenti ed i titolari delle attività produttive, commerciali e professionali ubicate nel centro storico.

L’attivazione del varco elettronico, la piantumazione dei paletti, la cancellazione di alcuni posti per lo scarico merci, l’impossibilità di effettuare la sosta anche momentanea, l’installazione del mostruoso semaforo ai piedi della del Palazzo del Capitano del Popolo, la soppressione della linea A, sono i provvedimenti con cui l’amministrazione comunale di centrodestra, dopo la cacciata degli Ultimi, ha continuato lo sgombro del Colle.

Per la città a misura del turista sono stati ridisegnati e creati nuovi spazi per la facile collocazione di tavolini, seggiole ed ombrelloni, deviato il transito, vietato l’accesso ai pullman, anche a quelli scolastici, oltre a tutti i veicoli privati tranne quelli autorizzati , sacrificata la Piazza che ha smesso di essere il palcoscenico ideale per i grandi eventi spostati nell’inadeguata location di Piazza del Montarone (concerti di Mogol e Ruggero) o nel teatro comunale (Todi Festival).

La crisi economica e le difficoltà che affliggono il centro storico, si fanno sempre più stringenti e aspettano da tempo soluzioni efficaci da chi si pone alla guida della città, .

L’isolamento a cui l’ha condotto la riqualificazione voluta dall’amministrazione Ruggiano ha aggravato la situazione perché Todi è diventato off limit non solo per i turisti, basta andare in Piazza in queste calde sere di luglio, ma, soprattutto, per i tuderti che evitano accuratamente di salire in centro, fatta eccezione per qualche ricorrente e collaudata manifestazione.

La lenta agonia del centro storico, evidenziata in particolare dalla chiusura dei negozi e dalle vetrine spoglie ed in stato di abbandono, dà la dimensione del fallimento di volere a tutti i costi dare a Todi un target non rispettoso delle sue peculiarità.

Non sarà sufficiente per invertire il trend, l’ annunciata costruzione di un secondo ascensore da affiancare a quello gia’ esistente ne’ quella di altri due o tre ascensori e neanche’ la ristrutturazione del Parcheggio del Mercato Vecchio

Il condizionale è d’obbligo .

Si dice, si mormora, il tempo passa e per il momento si vedono solo quelle che sembrano più che altro prove tecniche per un ascensore costosissimo ed inutile che resiste a critiche puntuali e pertinenti che, però, non hanno trovato ascolto.

L’ennesima decisione imposta ai cittadini che, in questo caso, avrebbero potuto dire la loro attraverso il referendum, uno strumento ormai adottato da molti comuni italiani, rimasto, invece, lettera morta nel nostro Statuto Comunale in assenza del regolamento di attuazione la cui adozione e’ stata bocciata sonoramente in consiglio comunale , senza addurre ragioni, dal Re Ruggiano e dal suoi fedeli alleati.

Vietata ogni forma di democrazia diretta.

Probabilmente, sarà sembrato un sovrano illuminato a chi ha beneficiato di contributi pubblici spesso elargiti più per la fiducia accordatagli che per il valore intrinseco delle manifestazioni e degli spettacoli molti dei quali disertati dal pubblico.

Ancora una battuta di spirito, l’ultima delle serie.

Doveva essere solo un’opera di rifacimento del manto stradale, forse un’opera di manutenzione straordinaria, su via Mazzini e via Ciuffelli.

Se la prima tranche di lavori ha rischiato di rovinare le festività natalizie, la seconda ha riservato una vera e propria sorpresa, ossia la creazione di un inspiegabile senso unico, con divieto d’accesso ai veicoli con peso superiore a 3,5 tonnellate, come se la nuova copertura, per i materiali utilizzati o per la messa in posa, non potesse sopportare un peso maggiore, tant’e’ che anche la navetta per il centro storico e’ stata sfrattate da Piazza Jacopone .

Per questo motivo è stato creato un capolinea alquanto problematico, se non anche pericoloso, poiché per arrivarci nemmeno Mago Merlino avrebbe osato inventare quella manovra di inversione della marcia a cui sono costretti gli autisti che la effettuano subito dopo una curva, imboccando in retromarcia un vialetto di accesso ad una abitazione ed ad un parco pubblico, quasi sfiorando chi è seduto ai tavolini di un bar.

Scelta tecnica, scelta politica, imprevisto, necessità?

Intanto nessuno protesta.

Il popolo accetta supino la decisione del Re e dei suoi fedelissimi.

Il disimpegno rende invisibili, il potere ringrazia e continua a regnare indisturbato.