TUTELA DEL TERRITORIO E DIFFUSIONE DEGLI IMPIANTI DI ENERGIA RINNOVABILI QUESTIONI CHE NON INTERESSANO RUGGIANO E LA SUA MAGGIORANZA.

Comunicato dei partiti di opposizione a Todi.

 Come consiglieri di opposizione abbiamo posto all’ordine del giorno del Consiglio Comunale la questione dell’ “utilizzo del territorio comunale per la produzione di energia mediante impianti di fotovoltaico e agrovoltaico con particolare riferimento alla necessità di bilanciare lo sviluppo delle energie rinnovabili con la tutela delle peculiarità ambientali e paesaggistiche del territorio e alla adeguatezza degli attuali strumenti urbanistici. Azioni da intraprendere per la tutela del territorio e la massima diffusione delle energie rinnovabili alla luce dei recenti interventi normativi”.
Avevamo chiesto, in verità, che di questi importanti temi, che interessano l’intera comunità cittadina si potesse discutere dopo un consiglio grande, aperto alla partecipazione di cittadini e associazioni, ma sua maestà il presidente del consiglio Giorgio I (e ultimo auspichiamo), rispondendo, come al solito, ai diktat della sua parte politica, non ha avuto la grazia di concederlo. Pazienza. Siamo andati avanti per la via istituzionale che ci compete, sollecitati da diverse segnalazioni di un caso specifico, che testimonierebbe la necessità di un intervento attivo del Comune di Todi nel processo di costruzione delle regole che Enti Locali, Regioni e Paese si stanno dando.
Andiamo per ordine, i fatti:
su una collina di Todi, in zona agricola di pregio, dalla quale è possibile godere di un vasto panorama, (facilmente individuabile da uno dei punti di osservazione del paesaggio tuderte, situato nel centro storico della città) si sta realizzando un impianto agrovoltaico che, pur essendo un sistema di produzione di energia da fonti rinnovabili, la cui realizzazione è incentivata con finanziamenti pubblici, potrebbe non essere coerente con gli attuali strumenti urbanistici, cioè con le regole che tutelano il territorio e il paesaggio tuderte.
Ebbene, con il nostro ordine del giorno abbiamo proposto a Sindaco e maggioranza di contribuire a bilanciare due interessi che non possono essere contrapposti: la tutela dell’ambiente anche attraverso lo sviluppo di energie rinnovabili e la tutela del paesaggio, patrimonio peculiare del nostro territorio, attraverso l’adeguamento del sistema di regole che lo governano. Chiedevamo a Sindaco e Giunta:
1. Di attivarsi per evidenziare le possibili criticità nella  individuazione delle aree idonee alla realizzazione di impianti fotovoltaici e agrovoltaici nell’attuale sistema di regole in corso di revisione da parte di Ministero e Regione, per evitare il Far West che gli enormi incentivi che saranno a disposizione potrebbero creare a danno di territori come il nostro;
2. di dettare indirizzi agli Enti Veralli Cortesi e ETAB sul possibile uso di parte del patrimonio pubblico per la realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili;
3. di attivarsi per favorire l’adeguamento delle competenze degli uffici comunali preposti al rilascio delle autorizzazioni in queste particolari materie;
4. ad attivarsi nei confronti della Regione affinché la specificità del territorio comunale sia correttamente valutata in sede di individuazione delle aree idonee alle nuove installazioni.
Non volevamo la luna, chiedevamo che Todi fosse protagonista nella scrittura e nell’applicazione delle regole che disciplinano la transizione energetica per renderla sostenibile.
Come è  finita?:
Nessuno dei consiglieri di maggioranza presenti è intervenuto nella discussione, non avevano nulla da dire sul tema! Ruggiano da parte sua ha replicato alla discussione negando il cambiamento climatico in atto, (con argomenti che lasciamo i più volenterosi tra i lettori andarsi ad ascoltare nel brano dell’ intervento del Sindaco conservato nello streaming della seduta del consiglio di ieri 29 dicembre 2023), per poi aggiungere che, visto che non vogliamo l’inceneritore, Todi può contribuire alla transizione energetica, rispettando le conclusioni di COP 28, costruendo una centrale nucleare nel proprio territorio. Hanno poi tutti votato contro le pericolose richieste descritte sopra!
Questo il livello del confronto con l’attuale maggioranza di destra che governa Todi. Incommentabile!

Gruppi consiliari di Partito Democratico, Todi Civica, Civici X, Per Todi

I GRANDI INTERVENTI DI RECUPERO E RESTAURO DEI BENI CULTURALI DEL CENTRO STORICO DI TODI REALIZZATI CON I FONDI DELLA LEGGE SPECIALE.

(Parte seconda)

Continua il lavoro del dott. Gentili sui beni Culturali di Todi

Il PALAZZO DEL VIGNOLA è un bene culturale di proprietà ecclesiastica  che presenta interesse storico- artistico (art. 10, c. 1, del Codice dei beni culturali e del paesaggio) ubicato dietro la Cattedrale e composto da quattro parti: a) il Palazzo Landi-Corradi del XVI secolo, già residenza nobiliare con il portale monumentale  e la balaustrata del terrazzo attribuiti all’architetto emiliano Jacopo Barozzi detto il Vignola, acquistato nel 1712  insieme ad altri edifici limitrofi dal Vescovo di Todi F.A. Gualtieri che lo fece ristrutturare per trasferivi nel 1720 il Seminario fondato dal Vescovo M. Lante nel 1608; b) l’ampliamento del palazzo realizzato durante il XVIII secolo lungo l’attuale via del Seminario fino a presso la Cattedrale; c) la porzione di edificio che raccorda il palazzo alla chiesa della Nunziatina; d) l’ultimo corpo di fabbrica del Seminario situato dietro l’abside del Duomo, fatto realizzare nel 1954 dal Vescovo A.M. De Santis (’33-’59) e che comprendeva anche i locali del cinemamonosala di 110 posti, l’unico cinema rimasto nel centro storico di Todi e che dal 1983, appenadopo la terribile tragedia dell’incendio del Palazzo e con Vescovo delle  Diocesi di Todi e di Orvieto D.L. Grandoni (’74-’86) e poi della Diocesi riunita Orvieto-Todi (’86-2003), funzionava grazie alla valida gestione dell’Associazione culturale”Jacopone” (Presidente M. Retti).

Il restauro del palazzo è stato il primo degli interventi di recupero e restauro dei beni culturali finanziati con i fondi della legge speciale 545/87; i lavori hanno avuto inizio nel 1991 e sono stati ultimati nel 1993 a voler significare la ripartenza della città dopo il tragico e devastante evento luttuoso del 25 aprile 1982. L’intervento si è articolato in tre  filoni principali il primo dei quali è consistito nel completamento del ripristino della funzionalità statica e strutturale del complesso monumentale, in parte peraltro già realizzato dall’impresa incaricata dalla proprietà per il consolidamento strutturale dell’edificio. Il secondo intervento ha riguardato la progettazione e realizzazione dei nuovi sistemi di sicurezza in base all’ultima normativa statale in materia emanata proprio a seguito dell’incendio del Palazzo del Vignola, con l’inserimento di tutti i sistemi tecnologici atti a garantire la sicurezza e mediante la realizzazione di tre nuove scale di emergenza poste a distanza idonea dalla baricentrica scala monumentale che dal cortile interno porta al piano nobile, con il salone d’onore e le ampie stanze arricchite da portali in pietra serena e terminante sul loggiato; l’intervento ha visto anche l’inserimento di porte tagliafuoco e tutto l’interno del palazzo compartimentato. L’ultimo intervento del fedele restauro del Palazzo è stata la ricomposizione estetica volta a restituire l’unitarietà della dignità monumentale e architettonica dello stesso distrutta dall’incendio, con la riproposizione dei materiali tradizionali per intonaci, pavimentazione, infissi in legno e porte, oltre i pregevoli portali in arenaria consolidati e restaurati.        

La CATTEDRALE DI TODI, dedicata a Santa Maria dell’Annunziata,  di origini molto antiche e incerte  si considera portata avanti nella costruzione intorno alla seconda metà del XIII secolo e ultimata nella prima metà del XIV per poi essere stata rialzata e completata nei primi anni del ‘500 con l’incorporazione di parte del campanile nella nuova costruzione lasciandone solo la parte più alta come elemento architettonico a se stante e dotato anche di una cuspide piramidale poi rimossa dagli ulteriori interventi ottocenteschi.  La grandiosa e imponente facciata a coronamento orizzontale è suddivisa in due lesene verticali che inquadrano l’elegante rosone nell’ordine superiore e il portale centrale di legno intagliato in quello inferiore e da due fasce orizzontali a mezza altezza con al centro lo stemma in travertino. Il portale maggiore è sottolineato da un arco a sesto acuto a bande di pietra  bianca e rosa  e decorato.

L’intervento realizzato con i fondi della legge speciale 545/87 ha riguardato proprio la facciata del Duomo ed è stato il primo restauro sistematico dell’opera. E’ consistito nel restauro dei paramenti lapidei  e del rosone centrale con la relativa vetrata. Il restauro della facciata ha riguardato l’intera struttura portante di circa due metri di spessore con la sostituzione delle numerose pietre danneggiate, la sigillatura dei giunti tra le pietre, l’eliminazione dei vuoti interni della muratura riempiendo le cavità con microiniezioni, l’eliminazione delle infiltrazioni d’acqua pluviale all’interno della muratura  che poi fuoriuscivano dove le connessure delle pietre presentavano difetti. Tutti fattori che causavano l’evidente degrado sia della facciata che anche della controfacciata interna con fenomeni di deterioramento degli affreschi interni come  il Giudizio Universale”di Ferraù Fenzoni da Faenza che in parte riprende quello del Buonarroti nella Cappella Sistina. L’intervento di restauro del maestoso rosone centrale, in precedenza avviato dalla Soprintendenza  ai Beni A.A.A.S. dell’Umbria, ha trovato completamento ed è consistito in operazioni di rafforzamento e consolidamento statico degli elementi strutturali dello stesso ridandogli la necessaria resistenza meccanica perduta a seguito di varie lesioni e piccole fratture.  

La CHIESA DEI SS. FILIPPO E GIACOMO di proprietà comunale è una delle chiese più antiche di Todi risalente al XIII secolo, ad unico ambiente e con l’ornamento di tre altari di cui uno ligneo e portatile al centro del presbiterio e due laterali. Nel XVI secolo accanto a questa chiesa parrocchiale fu costruito, utilizzando edifici preesistenti, il Monastero delle monache di S. Maria Maggiore che poi nel XVII secolo incorporò la chiesa divenuta vacante e l’ordine monacale si denominò Monache Benedettine di S. Maria Maggiore e S. Filippo mentre la parrocchia fu affidata al prete di San Benedetto.

I lavori di restauro all’inizio prevedevano solo il rifacimento della copertura in condizioni di degrado da infiltrazioni di acqua ma poi, considerato l’interesse architettonico mostrato dalla chiesa, è stato deciso di procedere al restauro conservativo dell’intero edificio, compreso il portale in pietra arenaria. Il complessivo e avanzato degrado dell’immobile era dovuto ad anni di abbandono e di utilizzo improprio  come laboratorio artigianale di falegnameria. L’intervento di recupero più importante, oltre quello di restauro conservativo ed estetico dei frammenti di dipinti murali riemersi nella chiesa, ha riguardato la decorazione della parete dell’abside che risale al XVII sec. eseguita ad affresco e raffigurante, al di sopra dello zoccolo a riquadri, a sinistra San Filippo e a destra San Giacomo Minore e nell’ordine superiore, entro medaglioni ovali, le figure di Santa Francesca Romanae Santa Scolastica legate all’ordine benedettino, quasi sicuramente eseguiti dal pittore toscano B. Barbiani presente a Todi sin dall’inizio del secolo.

La CHIESA DELLA SS. TRINITA’,di proprietà comunale insieme all’attiguo ex monastero da dopo l’unità d’Italia, risale alla metà del XVI secolo ed era ubicata appena fuori delle mura cittadine nei pressi di porta Catena e nella parrocchia di San Niccolò. L’edificio religioso venne completamente ristrutturato nel XVIII secolo e la nuova chiesa, inaugurata nel 1719 dal Vescovo A. Gualtieri,  era dotata di un coro di 31 stalli, di una cantoria tutta dipinta e munita di organo. Era dotata anche di tre altari di cui il maggiore con un  celebre quadro rappresentante La Trinità e angeli”attribuito a G. Di Pietro detto Lo Spagna, uno dei laterali con altro quadro che rappresentava La Sacra Famiglia  con S. Giovannino e l’ultimo altare con un quadro che rappresentava  S. Agostino e S. Monica, San Filippo Benizi e S. Tommaso (come identificati dal restauratore dei dipinti su tela del Museo civico M. Castrichini), restaurati e trasferiti nella Pinacoteca.

L’intervento di restauro del pregevole edificio di metà ‘700, costituito da un’unica sala a pianta centrale ottagonale culminante in una cupola in camorcanna interamente  dipinta, è stato indirizzato a risolvere il consistente degrado che ne comprometteva l’utilizzo e il godimento estetico. I lavori hanno interessato la facciata con il rifacimento dell’intonaco ormai fatiscente, chiudendo le recenti e brutte aperture sottogronda, consolidando il portale in pietra arenaria e restaurando il portone d’ingresso in noce tramite i bravi artigiani  di Todi. E’ stata realizzata anche una rampa che sormonta la scala originale conservata per consentire l’accesso ai disabili e con rivestimento in pietra arenaria largamente impiegato nella città per pavimentazioni e gradini. All’interno è stata restaurata la cupola ovale affrescata con una festosa rappresentazione della “Trinità con la Madonna, S. Fortunato e San Vincenzo Ferrer in una gloria di angeli musicanti”  e con tre schiere di Angeli intorno alla lucerna , attribuibileal priore C. Lamparelli di Spello oltre i dipinti murali della trabeazione di base; è stato rimosso il pavimento di cotto in pessimo stato di conservazione e sostituito  con mattoni dello stesso disegno; sono stati realizzati ex novo, data la futura destinazione di carattere espositivo, un impianto di riscaldamento a pavimento per non interferire con le pareti e una  giusta illuminazione con pochi elementi che valorizzano gli affreschi della cupola.

Le MURA URBICHE  della città di Todi sono costituite da tre cerchie di mura di epoche diverse.  La prima è riferibile all’epoca etrusca e cinge la parte più alta del colle, la zona della”Rocca”, quasi pianeggiante e ricca di acqua. La seconda cerchia è quella dell’insediamento romano che si distingue in due fasi: la più antica del primo insediamento tra il III e il II secolo a.C. sulla parte alta e la seconda (periodo augusteo) ha occupato spazi di espansione a quote più basse che però, essendo terreni molto scoscesi e franosi, hanno richiesto la creazione di sostruzioni per  realizzare terrazzamenti a quote diverse e poter ampliare gli spazi di urbanizzazione, nonché costituire anche un sistema difensivo della città. Le mura medioevali, costruite in gran parte a metà XIII secolo e poi integrate fino all’inizio del XVI, rappresentano la massima estensione della città nei secoli XIII e XIV con la formazione dei nuovi ampliamenti urbani e anche  l’assetto definitivo del centro storico di Todi. Tali nuovi agglomerati corrispondono al Borgo Nuovo a nord lungo la via per Perugia dalla Porta Perugina o Ravennate, il Borgo Ulpiano a sud-est lungo la via per la Flaminia dalla Porta Romana e  il Borgo di Portafratta a sud lungo la via per Amelia.

(foto tratta da Perugia Today) Oltre queste tre porte facevano parte delle mura urbiche anche la Porta San Giorgio (poi demolita) davanti al Tempio della Consolazione e la Porta Orvietana ormai ridotta ad un rudere e franata a valle. Molti erano i tratti delle mura antiche in cattivo stato di conservazione in quanto insistenti su un colle  di terreni argillosi in continuo movimento e i fondi disponibili non certo sufficienti a consolidare tutte le situazioni di degrado. Pertanto è stato preso in considerazione il tratto delle mura parallelo alla via di S. Maria in Camuccia che, per la sua notevole altezza, il valore monumentale dei tratti di mura etrusche e successivamente romane e medioevali ben visibili e per la sua funzione di contenimento di un’ampia zona della città, è stato individuato come zona ad alto rischio per la quale risultava improrogabile intervenire sul movimento in atto del paramento murario. Tale movimento era dovuto ad abbondanti infiltrazioni di acqua che davano luogo a fessurazioni e movimenti dei conci con continui piccoli crolli di materiale lapideo.

L’intervento di restauro architettonico del tratto di muraè stato preceduto dai saggi stratigrafici del sottosuolo per conoscere la natura dei terreni fondali ed  è consistito nei lavori di stuccatura e sigillatura dei giunti, di perforazioni per il passaggio di barre d’acciaio ancorate alla muratura fino a trovare terreni stabili e contrastare la forza di spinta del riempimento, nonché nello scavo e impermeabilizzazione del giardino pensile per far defluire l’acqua in una conduttura che ora l’allontana dalle fondazioni delle mura.

(Fine pare seconda)

Dott. Alfonso Gentili, già Segretario Generale del Comune di Todi (1989-2000)

l Presidente del Consiglio comunale di Todi Tenneroni, si rileva personaggio.. (omissis)…, poiché gregario del Sindaco Ruggiano e della sua Giunta.

Comunicato dei gruppi consiliari di opposizione.

Per l’ennesima volta il Presidente del Consiglio Comunale di Todi Giorgio Tenneroni dimostra tutta la sua totale inadeguatezza nell’esercizio delle sue funzioni, rendendosi protagonista di comportamenti e atti che umiliano le nostre istituzioni e sono contrari alle più elementari regole, nonché ai diritti dei consiglieri comunali. Nonostante già una volta Tenneroni si sia reso protagonista di una convocazione di seduta di Consiglio oltre i termini previsti dal regolamento ( in occasione della richiesta fatta dalle opposizioni sulla vicenda dell’inceneritore), che per sua stessa pubblica ammissione, era stata giudicata un “errore”, ancora una volta – su un’ altro tema rilevante come quello della disciplina dei nuovi impianti di fotovoltaico – otto consiglieri, si vedono negare questo fondamentale diritto previsto dal regolamento, attraverso una convocazione fatta ben oltre i tempi previsti. Un fatto grave, che aggiunto ai consigli comunali aperti negati, all’ utilizzo improprio delle funzioni di Presidente nell’attribuzione della collocazione politica dei consiglieri, all’imbarazzante modalità di convocazione di un Consiglio, fatta uscire sulla stampa prima che i consiglieri fossero stati informati, ha costretto le opposizioni a scrivere per ben cinque volte al Prefetto. Il tutto suggellato dalle incommensurabili modalità di convocazione delle ultime commissioni e conferenza dei capigruppo, inviate ai consiglieri la tarda mattina di venerdì, per il lunedì mattina successivo. Un comportamento senza alcun rispetto per i consiglieri che lavorano e che per partecipare ai lavori del Consiglio, dovrebbero essere informati con margini di tempo minimi per comunicare e organizzare la propria assenza dall’attività professionale. Un atteggiamento pertanto, quello di Tenneroni, che calpesta le minime regole di correttezza istituzionale, che contraddice la fumosa retorica con cui la sua coalizione si fa paladina del mondo del lavoro e delle professioni e che, come evidente, è teso a mettere i consiglieri di opposizione nelle condizioni di non partecipare alle riunioni istituzionali. Una guida del Consiglio Comunale quindi che Todi non merita e che si piega di volta in volta agli interessi di un Sindaco e della sua sparuta maggioranza. Ovviamente non consentiremo che tale svilimento della democrazia prosegua e agiremo, sino a rivolgerci alle più alte autorità istituzionali, per ripristinare il rispetto delle norme e delle
istituzioni.

I gruppi consiliari
Todi Civica
PD
Per Todi
Sinistra per Todi
Civici X

Stazioni ex FCU ripulite dalla vegetazione, poi inizieranno i lavori sui binari per il ripristino della circolazione.

Riprendiamo un articolo e la foto da Perugia Today.

Sopralluogo dell’assessore regionale Melasecche ai cantieri della deforestaIlavori di deforestazione della linea dell’ex Ferrovia Centrale Umbra hano raggiunto Todi e sono già state “liberate” le stazioni di Ponterio e Pontenaia, con la manutenzione straordinaria che è giunta all’altezza della fornace Toppetti, dove gli interventi riprenderanno il prossimo 8 gennaio per proseguire in direzione Terni, dal cui territorio sta risalendo verso nord un altro cantiere di lavoro. L’ultimazione della strada ferrata tra Ponte San Giovanni e Terni è prevista per i primi giorni di febbraio.

Terminata l’opera di ripulitura, indispensabile dopo il lungo abbandono, inizierà la sostituzione dei vecchi binari e delle traversine non più a norma, riposizionando la massicciata con nuovo basalto, traversine e binari UNI 60 dalle caratteristiche tecniche superiori adatte a garantire il passaggio anche di treni elettrici moderni quali i ‘Pop’ di cui la Regione intende dotarsi avvalendosi dei fondi del PNRR.

“La Regione – ha rassicurato l’assessore Enrico Melasecche – è in continuo contatto con RFI affinché mantenga gli impegni contrattuali che prevedono il completamento dei lavori entro la fine del 2025 con il ripristino delle corse in modalità elettrica. Nel frattempo è stato disposto il recupero dei quattro treni ‘Minuetto’ e la loro ulteriore dotazione tecnologica ERTMS che consentirà di utili zzarli, completamente rigenerati, raddoppiando la velocità.

L’incontro sul territorio è stato promosso dal sindaco di Todi Antonino Ruggiano ai fini di un monitoraggio degli interventi e di una verifica delle tempistiche, che al momento risultano in linea con il cronoprogramma. “Nell’occasione – informa il primo cittadino – è stato sollecitato anche l’avvio dei lavori di ristrutturazione dei tre immobili ex FCU a valere sui fondi PINQUA, con l’impegno dell’assessore Melasecche ad accelerare la cantierizzazione anche di tali interventi”.

C’è ancora un futuro per il Todi Festival?

Riprendiamo da Città Viva un interessante articolo di Angelo Pianegiani

Triste il destino toccato in sorte negli ultimi anni al Todi Festival. Tanto osannato dagli attuali amministratori comunali quanto criticato dalle forze politiche di
opposizione (ma non solo da queste). Una polemica alimentata soprattutto dalla diffusa convinzione che la manifestazione non sia più in grado di stimolare
adeguatamente la crescita dei flussi turistici come nel passato, anche a causa di una perdita di spessore culturale che ha determinato una minore capacità di attrazione e di coinvolgimento nei confronti sia della cittadinanza sia dei visitatori provenienti da
altre località. In effetti c’è stato un tempo in cui questo evento aveva coagulato intorno a sé un consenso unanime: è stata quella l’età dell’oro del Festival. Ma come tutte le stagioni felici, che non durano per sempre, anche l’età dell’oro del Todi Festival è finita da tempo. Ciò che resta è un Festival zombi, passato dal
coinvolgimento al disinteresse dell’opinione pubblica, rattrappito su sé stesso, ormai
privo di fascino, cioè di quella componente che per un festival è tutto o quasi. Un
aspetto, quest’ultimo, efficacemente focalizzato dal direttore di questa rivista: “Che
cos’è un’aria da Festival? È quella che qualcuno citava, notandone l’assenza, in un
giorno qualunque della passata edizione: un’atmosfera continua, palpabile, che non
dovrebbe spuntar fuori nei piccoli affollamenti dell’ultim’ora davanti ai teatri, ma
avvertirsi più o meno sempre. Beh, è vero, non c’era. Ma perché, l’anno scorso
c’era? E gli anni passati? Meglio: l’ha mai avuta, quest’aria, il Todi Festival? Sì, un
tempo l’ha avuta, ma un tempo lontanissimo, alle origini» (Todi Festival 2023, pag.6-
8, CittàViva n.5/2023).
Il prossimo anno scade l’accordo fra il Comune e Gioform per l’organizzazione del
Todi Festival
Proporre oggi dubbi e perplessità non vuol dire che si voglia alimentare una pura e
semplice polemica. L’obiettivo, ben più importante, è quello di porre all’attenzione
della pubblica opinione il fatto che il prossimo anno rappresenta uno snodo
fondamentale per il futuro del Todi Festival. Infatti, con la delibera n° 20 del
27/01/2022 la Giunta comunale si è impegnata a confermare fino al 2024 la società di
Guarducci Gioform Srl come organizzatrice del Todi Festival, garantendone anche il
relativo sostegno economico. Ciò significa che alla fine dell’anno prossimo si dovrà
decidere il destino dell’evento che per un periodo lunghissimo (38 anni) ha
contrassegnato la vita culturale e la politica turistica della città. Si tratta di prendere
una decisione senza dubbio rilevante e delicata. Una decisione che, proprio per
questo, deve essere accompagnata da una riflessione, per quanto possibile
approfondita, che tenga conto dei vari fattori in gioco.

I costi del Todi Festival e il ruolo dei finanziamenti pubblici
Uno dei fattori da prendere in esame è quello del costo della manifestazione. A tal
fine è stata elaborata la Tabella n.1 (Costi del Todi Festival e importo dei contributi
pubblici) che riporta i dati economici relativi al periodo 2016-2022, cioè a partire dal
primo anno della gestione Guarducci, sulla base delle informazioni tratte dalle
delibere della Giunta comunale. Come è noto il Festival è organizzato da una società
privata, ma in larga parte finanziato dagli Enti pubblici, fra i quali svolge un ruolo
fondamentale il Comune che, di fatto, garantisce il pareggio economico della

manifestazione. Infatti, il contributo del Comune è erogato in due tranches: un
anticipo iniziale cui segue il saldo finale quantificato nella misura necessaria per
ottenere la copertura di tutte le spese (cosicché, di fatto, il rischio d’impresa ricade
sul Comune come pagatore di ultima istanza).

I dati riportati nella tabella possono essere così sintetizzati:

* nel settennio 2016-2022 le spese sostenute per l’organizzazione del Festival sono ammontate complessivamente a 1,711 milioni di euro;

* le spese sono state coperte per il 71% da contributi pubblici (prevalentemente comunali, in misura molto minore regionali e, marginalmente, da Etab);

* nel settennio i contributi erogati da Enti pubblici hanno raggiunto la somma di 1,221 milioni di euro (di cui ben 993 mila derivanti dal bilancio comunale);

* i ricavi da sponsor e da biglietteria riescono a coprire appena il 29% delle spese (quelli da biglietteria oscillano intorno ai 20/30 mila euro, tenuto conto anche della diffusa distribuzione di biglietti gratuiti);

* il costo medio di ciascuna edizione del Todi Festival è stato di circa 244 mila euro (un importo che sicuramente non consente di organizzare iniziative di livello adeguato!).

Gli oneri sostenuti dal Comune

In realtà i contributi economici versati dal Comune (come abbiamo visto, pari a 993 mila euro) non sono l’unico onere sostenuto dall’amministrazione locale a favore del Festival. Infatti, ad essi devono essere aggiunti i costi indiretti (da noi non quantificabili) “derivanti dall’impegno di collaborazione per la realizzazione dell’evento con la messa a disposizione degli spazi di proprietà dell’Ente stesso, secondo le effettive esigenze, con le attrezzature e supporti tecnici presenti negli stessi” (così come riportato nelle delibere di Giunta). Oltre a ciò, il Comune si è accollato ogni anno anche i costi connessi all’allestimento della mostra di arte contemporanea, con relativo catalogo, in cui vengono esposte le opere degli artisti che hanno realizzato il manifesto del Festival (allestimento affidato negli ultimi due anni alla Fondazione Pepper). Complessivamente i costi sostenuti direttamente dal Comune per le mostre ammontano a 200 mila euro, che aggiunti all’importo dei contributi determinano un onere totale a carico dell’Ente di 1,193 milioni.

Il ruolo della Fondazione Progetti Beverly Pepper

A questo punto è necessario chiarire il ruolo della Fondazione Pepper che, a partire dal 2021, ha assunto il ruolo ufficiale di partnership del Todi Festival, con il quale si è mossa in piena sinergia. La collaborazione della Fondazione è consistita nell’allestimento di una mostra alla Sala delle Pietre e nella esposizione delle sculture monumentali di Pomodoro (2021) e di Plessi (nel 2022), anche autori del manifesto del Festival. Due iniziative i cui costi a carico del Comune sono stati rispettivamente di 75 mila euro nel 2021 e di 70,5 mila euro nel 2022.

L’impatto del Todi Festival sulla città

Sin qui abbiamo parlato dei costi del Todi Festival. È quindi giunto il momento di analizzarne i benefici apportati. Ogni investimento ha un senso se ha una sua resa, cioè se produce gli effetti desiderati, altrimenti, in caso contrario, sono soldi gettati al vento. Ma quali sono gli effetti sperati di un evento culturale? In linea generale gli effetti positivi possono essere così classificati:

Effetti economici

Un evento non rappresenta solo un’occasione di spettacolo e di intrattenimento per il pubblico ma è anche uno strumento per generare ricadute economiche attraverso la spesa attivata dai visitatori e dallo staff organizzativo. Spese che non riguardano solamente i principali comparti della filiera turistica (ricettività, ristorazione) ma si ripercuotono anche su imprese di altri settori economici (enogastronomia, artigianato, espressioni artistiche locali, ecc.). è evidente che l’ammontare della spesa attivata è in funzione del numero dei visitatori. Purtroppo, il Todi Festival ultimamente non sembra attirare frotte di persone provenienti da altre località, se si esclude il caso dello spettacolo finale. Quindi si può presumere che gli effetti economici siano piuttosto modesti.    

Effetti sulla crescita dei flussi turistici

Un altro aspetto rilevante per valutare l’impatto di un evento riguarda la crescita dei flussi turistici che l’iniziativa è in grado di stimolare. L’aumento degli arrivi e delle presenze nelle strutture ricettive è strettamente legato alla capacità dell’evento di attrarre visitatori da fuori regione che soggiornano in loco e che magari approfittano della manifestazione per fermarsi qualche giorno per scoprire il territorio. Chi, negli ultimi anni, ha visto turisti di questo tipo durante il Festival è pregato di alzare la mano.

Effetto di immagine

Fra gli obiettivi di ogni avvenimento culturale c’è anche quello di favorire la visibilità del territorio su scala potenzialmente nazionale, aumentandone la notorietà e contribuendo positivamente alla sua immagine. Ma nel caso di un medio evento, come è il Todi Festival, la copertura mediatica è più ristretta, limitandosi quasi esclusivamente alla dimensione regionale e locale. Infatti, come è stato dimostrato in un precedente articolo (La monumentale rassegna stampa del Todi Festival 2019, pagine 8-9, CittàViva n.6/2019), le 900 pagine della rassegna stampa festivaliera erano caratterizzate dalla presenza preponderante dei siti web (che, peraltro, si sono limitati a rilanciare i comunicati ufficiali della manifestazione) con elevata frequenza di quelli umbri e da un’incidenza ridotta dei quotidiani, con netta prevalenza di quelli locali. Non a caso l’articolo citato si concludeva con queste parole: «Todi appare illuminata non dai riflettori dei grandi media nazionali ma dalla flebile luce di una moltitudine di candeline».

Quale futuro senza il Todi Festival?

Siamo quindi arrivati al quesito finale. Ha senso continuare con “questo” Todi Festival? Il gioco vale la candela? È ragionevole mettere in piedi la struttura di un festival (che comunque ha i suoi costi) il cui spettacolo clou è il concerto finale, cioè la presenza di un cantante scelto fra i tanti che in estate sono in giro per lo stivale e i cui manager aspettano solo di essere contattati per fissare un’ulteriore tappa del tour del loro artista? Ma di fronte al quesito scatta immediatamente la “sindrome dell’orror vacui”: se il Todi Festival non c’è più, che cosa facciamo?

In verità le opzioni possibili sono diverse:

 * è sempre possibile riesumare il vecchio brand del “settembre todino” (o qualcosa di simile) quale contenitore intorno al quale creare una specifica identità comunicativa, al cui interno programmare una pluralità di iniziative fra loro coordinate per coprire un arco di tempo che vada alla Festa della Consolazione alla Disfida di San Fortunato;  

 * il risparmio di risorse potrebbe consentire di finanziare interventi per restituire dignità e decoro alle tante vie cittadine attualmente abbandonate al loro riprovevole e inqualificabile squallore, nella convinzione che una città che “si presenta bene” agli occhi dei turisti è lo strumento più efficace per promuovere la propria immagine;

 * non ultimo, si creerebbero le condizioni finanziarie per incentivare lo sviluppo di attività economiche nel centro storico (e non solo).

DIMENSIONAMENTO SCOLASTICO NELLA MVT: UN SCONTRO CAUSATO DA UNACONDOTTA DISCUTIBILE DELL’AMMINISTRAZIONE RUGGIANO

I GRUPPI CONSILIARI PD – CIVICI X TODI FABIO CATTERINI – SINISTRA PER TODI – TODI CIVICA – PER TODI

La riforma del governo Meloni in tema di dimensionamento scolastico ha previsto la riduzione delle istituzioni scolastiche sedi di dirigenti scolastici e direttori dei servizi generali e amministrativi; la regione Umbria si accinge ad attuarla; l’amministrazione Ruggiano si è adeguata a suo modo, fingendo di tutelare gli interessi della città, ma in realtà ha messo a rischio gli equilibri e le relazioni sinergiche instaurate da lungo tempo nella Media Valle Tevere.
Chi semina zizzania normalmente raccoglie tempesta; da cittadini tuderti speriamo solo di non uscirne, ancora una volta, con le ossa rotte.

Il quadro di riferimento.
La finanziaria 2023, la prima a firma Meloni, ha varato la nuova disciplina del dimensionamento scolastico. Il governo nazionale ha rivisto, a decorrere dall’anno scolastico 2024/2025 e fino all’anno scolastico 2026/2027, i criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le regioni, tenendo conto del parametro della popolazione scolastica regionale. Per l’Umbria, con tale disciplina, è prevista in un triennio la riduzione di 9 istituzioni scolastiche, delle quali 3 nel prossimo anno scolastico, 1 nel 2025/2026 e 2 nel 2026/2027.
Dopo la definizione, nello scorso mese di agosto, delle linee guida per il dimensionamento per il prossimo anno scolastico da parte della Regione Umbria, si è aperta la fase delle interlocuzioni a livello locale per avanzare proposte da presentare ai tavoli provinciali, preparatori alla delibera regionale.
La regione Umbria, al pari delle altre e come ogni anno, avrebbe dovuto esprimersi relativamente al dimensionamento entro il 30 novembre; come previsto dalla normativa, la stessa ha optato per un differimento temporale della decisione di durata non superiore a trenta giorni.

I fatti.
In questa situazione, che prevede necessariamente la soppressione di alcune istituzioni scolastiche autonome, il Comune di Todi, bypassando completamente ogni opportuno tavolo di dialogo e confronto a livello locale e decidendo di muoversi come un elefante in una cristalliera, si è messo a seminare zizzania nella Media Valle del Tevere.
Continuando a perseguire lo splendido isolamento in cui l’amministrazione Ruggiano ha chiuso Todi, la Giunta tuderte non ha promosso un accordo dei Comuni della Media Valle del Tevere sul parere da produrre prima alla provincia e poi alla Regione; al contrario, nottetempo, alla chetichella, dividendo un comune dall’altro, aizzando la competizione territoriale, ha prodotto un risultato che sta provocando la animata protesta non solo del Comune di Marsciano, ma anche delle famiglie, dei docenti e dei dirigenti.
La proposta deliberata dal Comune di Todi prevede, infatti, l’accorpamento alla scuola media Cocchi-Aosta dei plessi appartenenti alle 2 Direzioni didattiche di Marsciano siti nei comuni di Montecastello di Vibio, Fratta Todina e Collazzone, nonché dell’istituto comprensivo di Massa Martana.

Tutto questo senza che l’amministrazione comunale marscianese, le famiglie e il personale scolastico fossero stati minimamente coinvolti, tanto meno informati di tale situazione.
Visto il chiaro problema di metodo, fatta la frittata, il Sindaco Ruggiano tenta di dare la colpa ad altri e fa la sceneggiata a cui ci abituati in questi anni: lui non ne sa nulla, non c’era e se
c’era dormiva.

Ebbene l’amministrazione Ruggiano si è già dimostrata supina alle devastanti politiche della Giunta Tesei in tema di sanità, accettando il depotenziamento dell’ospedale di Pantalla a favore degli ospedali dell’Alta Umbria e la rinuncia alla titolarità del Distretto della MVT a vantaggio di quello del Perugino. Ha depotenziato i trasporti riducendo il trasporto pubblico urbano rendendo inaccessibile il centro storico. Si dichiara favorevole alla costruzione dell’inceneritore dell’Umbria a Todi. Ci mancava solo che scatenasse una lotta fratricida anziché perseguire l’obiettivo di proficue relazioni territoriali, assolutamente necessarie in un contesto sempre più ripiegato su se stesso.
Speriamo solo di non uscirne con le ossa rotte.

I GRUPPI CONSILIARI PD – CIVICI X TODI FABIO CATTERINI – SINISTRA PER TODI – TODI CIVICA – PER TODI

Quale futuro per il ponte di Montemolino?/

Un incontro a Fratta Todina ha cercato di chiarire lo stato attuale del progetto alla presenza di Michele Bettarelli ed Erika Borghesi

Nessuna struttura ex novo ma un rifacimento di quella esistente, con tempi e modi ancora da stabilire. E’ questo – sembrerebbe – il futuro del Ponte di Montemolino, a quanto emerso dal recente incontro svoltosi a Fratta Todina con Michele Bettarelli – vice Presidente dell’Assemblea legislativa umbra e consigliere regionale – ed Erika Borghesi – consigliera alla viabilità della Provincia di Perugia, promosso dai Circoli PD di Fratta Todina e di Monte Castello di Vibio. Il ponte di Montemolino è un collegamento fondamentale fra più paesi e le rispettive aree industriali con Todi e con l’Ospedale di Pantalla ed è ormai da anni che sindaci e politici delle giunte regionali ne stanno discutendo. Da qui, il recente meeting dal titolo, appunto, “Il futuro della Media Valle del Tevere: aggiornamenti sul rifacimento del Ponte di Montemolino”. Grazie agli interventi dei relatori, che hanno ripercorso tutte le tappe dei vari progetti presentati negli anni, si è potuto apprendere che, anche a seguito delle interrogazioni e richieste di chiarimenti, la Regione, dopo aver rischiato di far saltare definitivamente i lavori del ponte, con un progetto dichiarato per ben due volte non conforme, sia riuscita in extremis a concordare con la Soprintendenza una via d’uscita, ovvero far partire i lavori per un importo di 5 milioni di euro, condizionandoli, però, alle nuove prescrizioni stabilite dallo stesso organo periferico del Ministero dei beni e delle attività culturali. Già dal 2019 la giunta Marini aveva concluso uno studio di fattibilità e si era dichiarata pronta a finanziare un nuovo ponte. Successivamente poi, la Giunta Tesei presentò un ulteriore progetto che per ben due volte è stato negato dalla Soprintendenza speciale per il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza e dalla Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio dell’Umbria. I relatori e i rappresentanti dei Circoli PD hanno concordato sul fatto che, pur rimanendo perplessi per la soluzione individuata, sia giunto il momento di impegnarsi tutti insieme, affinché la sistemazione di questa importante struttura viaria, su cui gravitano oltre tremila veicoli al giorno, venga completata nei tempi più rapidi possibili. Il segretario PD di Fratta Todina Gianluca Coata, sostenitore da sempre di un nuovo ponte, ha espresso dubbi in particolare sulla strada alternativa – quella che passa per il borgo tuderte di Cecanibbi – non solo per i normali veicoli ma soprattutto per i pullman che portano tantissimi studenti a Todi e per i mezzi (come le autoambulanze) per raggiungere l’Ospedale di Pantalla di Todi, per cui sono assolutamente fondamentali i tempi di percorrenza. I rappresentanti dei Circoli rimangono in attesa di chiarimenti sia sul progetto che sulle tempistiche e su soluzioni adeguate alle varie problematiche dei numerosi Comuni interessati.

Montecastello: possibile una rinascita.

Riprendiamo l’intervento di un lettore a commento di due pagine del Corriere dell’Umbria di oggi.

Oggi sul corriere dell’Umbria c’è un interessante articolo sull’investimento di un milionario americano a Monte Castello. In pratica si è innamorato del paese e ha comprato numerosi immobili al centro con l’idea non solo di ristrutturarli, ma di aiutare a riportare al centro tutta una serie di servizi e attività commerciali che nel tempo hanno inevitabilmente chiuso. È un esperimento che non so quante speranze abbia di successo, tuttavia è sicuramente interessante proprio perché è terribilmente visionario. Ad ogni modo, leggendo l’articolo, mi sono ancora più convinto che dobbiamo fare un cambio di marcia e provare, anche con l’aiuto esterno, ad elaborare e formulare idee per Todi, che in qualche modo siano espressione di una visione d’insieme, di un progetto più ambizioso che non sia limitato esclusivamente alle piccole cose sulle quali siamo coinvolti dall’amministrazione di turno.

AL GP PADEL DI SPOLETO UNA FINALE DELLA MEDIA VALLE DEL TEVERE

Si è tenuto questo fine settimana al GP Padel di Spoleto il torneo doppio maschile FIT-TPRA di padel per 3^, 4^ e 5^ fascia expert L.

Tra gli iscritti nel tabellone erano presenti anche quattro giocatori della media valle del Tevere, dove questa attività sportiva è sempre più diffusa, come dimostrano anche i numerosi campi da gioco sorti in questi ultimi anni.

La prima coppia era formata da Andrea Carocci (del circolo Massa Martana Padel) e Luca Traversini (del circolo Todi Padel Center), teste di serie n. 1 del torneo e vincitori del torneo svoltosi sempre al GP padel quindici giorni fa. La seconda coppia, quella dei giocatori del Todi Padel Center, costituita da Daniele Catterini e Gabriele Scassini. Quest’ultimi, nella prima giornata, hanno affrontato un doppio turno vincendo ai quarti 6/4 – 6/3 contro la coppia Batini/Falocco. Poi una bellissima semifinale contro due bravissimi giocatori dell’H2O Sparta Padel, Alessandro Piovanello e Riccardo Marzolini. Nel primo set sono partiti in svantaggio per poi recuperare nella fase centrale di gioco e vincendo con un 7/5. Secondo set sempre lottato con scambi lunghi e poi aggiudicato con un break sul 6/4.

Più sofferta invece la vittoria in semifinale di Carocci-Traversini contro la coppia ternana Daniele Diomei ed Emanuele Poddi. In vantaggio per 5 giochi a 2 nella prima frazione di gioco, quando il set sembrava quasi concluso la coppia Diomei-Poddi  ha approfittato del momento di rilassamento degli avversari rimontando lo svantaggio e sul pari si sono aggiudicati il tie-break  con il parziale di 7/4. Il secondo set ha riportato l’equilibrio in campo ed ogni coppia ha mantenuto il turno di battuta fino al break aggiudicato da Carocci-Traversini sul 5 a 3. Il set si è concluso poi con il risutato di 6/4 a favore di Carocci e Traversini. Nel tie-break finale partenza in vantaggio per la coppia ternana Diomei-Poddi mentre Carocci e Traversini hanno iniziato a ritrovare la quadra e costruire la rimonta, agevolata anche da due smash di Diomei sul vetro. Poi la vittoria è scivolata via con il risultato finale di 10 a 5. E così nella mattinata di domenica 26 novembre si è disputata la finale tra le due coppie costituite da tre tuderti ed un massetano. Nei primi cinque giochi del set,  nonostante il buon livello di gioco in campo, nessun giocatore ha mantenuto il proprio turno di battuta, poi la coppia Carocci-Traversini sempre sul ‘maledetto’ risultato del 5/2 si è ritrovata sul 5 pari senza accorgersene, chiudendo però il set sul 7/5. Grande prestazione della coppia Catterini-Scassini sulla seconda frazione di gioco che sono andati subito sul 5 a 0 e poi hanno vinto facilmente il set per 6/1. Il tie-break a 10, decisivo per decretare il vincitore, ha visto partire con un vantaggio di un punto la coppia Catterini-Scassini fino al 3-2. Poi Carocci e Traversini, amanti del rischio, hanno rimontato e scavalcato gli avversari chiudendo sul risultato di 10 a 5 grazie anche a due magistrali recuperi di palla di Luca Traversini nei due punti finali

I GRANDI INTERVENTI DI RECUPERO E RESTAURO DEI BENI CULTURALI DEL CENTRO STORICO DI TODI REALIZZATI CON I FONDI DELLA LEGGE SPECIALE.

Uno studio del dott. Alfonso Gentili


Gli interventi per il consolidamento, recupero e restaurodei beni monumentali, opere d’arte e siti archeologici ubicati nelle aree consolidate delle città di Orvieto e Todi sono stati progettati e realizzati dall’impresa Bonifica SpA di Roma (Presidente dr. G. Fortunato e trai consulenti l’arch. B. Sperandio di Trevi) del gruppo IRI-Iritecna in qualità di concessionaria, mediante convenzione del 5 luglio ’89, del Ministero per i beni culturali  e ambientali (Ministro Bono-PSDI e prima Vizzini-PSDI dal luglio ’87). La concessione di servizi venne affidatasulla base di un Programma di interventi approvato dallo stesso Ministero e finalizzato al recupero, restauro e valorizzazione dei centri storici delle due città umbre.Il Programma di interventi erafinanziato con i fondi statali stanziati dalle leggi speciali 227/84, 545/87 e 242/97 per un importo complessivo di lire 143 miliardi,di cui stimabili per Todi  circa 52 miliardi di lire.
L’impresa appaltatrice dei lavori di consolidamento e recupero dei beni monumentali e archeologici iniziati nel 1991 è stata l’Associazione temporanea d’imprese (A.t.i.) Fioroni Sistema spa (mandataria), Consorzio Cooperativo Costruzioni, Consorzio Recupero Umbria ’90, Edil 2000 srl, ICLA Costruzioni Generali spa, Fondedile, SEM-Società Edilizia Moderna, Todini spa e con la direzione tecnica per Todi di A. Pasimeni. Le imprese appaltatrici ed esecutrici degli interventi di restauro delle opere d’arte sono state COO.BE.C. arl, ESTIA srl, TEKNERESTAURO srl, Alberto Polidori, Paolo Giubboni, EDILTECNICA, Marcello Castrichini, Giantomassi-Zari, Mammoli. Il nuovo allestimento museale è stato curato da Centro Umbria Arte.
La funzione di Ingegnere capo è stata svolta prima dall’arch. Guglielmo Maria Malchiodi e dall’ottobre ’92dall’arch. Germana Aprato in qualità di Soprintendenti ai Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici (BAAAS) dell’Umbria. Per quanto riguarda la vigilanza sul consolidamento e restauro delle strutture d’interesse archeologico e i ritrovamenti connessi agli scavi la vigilanza è stata svolta dalla Soprintendente archeologica dell’Umbria dott.ssa Anna Eugenia Feruglio con l’assistenza di Paolo Bruschetti. La Direzione dei lavori è stata affidata con decreto ministeriale ai tecnici della Soprintendenza BAAAS dell’Umbria e specificamente all’arch. Giovanni Venturini per le opere monumentali e dalla dott.ssa Caterina Bon di Valsassina per le opere d’arte.  Per la città di Todi gli interventi  programmati e attuati hanno interessato i più importanti  beni monumentali del centro storico  e le opere d’arte custodite al loro interno.
Nei PALAZZI COMUNALI del secolo XIII e cioè i due edifici monumentali del Palazzo del Podestà prospiciente la piazza San Giovanni (oggi Garibaldi) e del Palazzo del Consiglio generale o Arengo (poi del Capitano del Popolo) sono stati eseguiti lavori di consolidamento e restauro architettonico, soprattutto al secondo piano di entrambi destinato interamente a sede del museo-pinacoteca per il quale occorreva anche ampliare gli spazi espositivi. Si trattò di lavori di completamento del consolidamento e di adeguamento del bene monumentale all’obbligo di superamento delle barriere architettoniche e alle norme di sicurezza in materia di musei e uffici pubblici, in particolare dopo la chiusura al pubblico della Pinacoteca disposta nel 1979 dall’allora direttore del Museo prof. F. Buchicchio per l’inagibilità della sala  Pinacoteca (sopra l’attuale sala delle Pietre) a causa del tetto pericolante.
Per il MUSEO CIVICO i lavori hanno riguardato, oltre il consolidamento della copertura, l’individuazione e realizzazione di un vano ascensore e di un vano scala d’emergenza sul retro del palazzo del Capitano nell’area prospiciente via San Bonaventura, nonché l’adeguamento degli impianti tecnologici e il nuovo allestimento completo dello stesso per una corretta esposizione delle opere. L’intervento di restauro delle Sala del Consiglio dei Priori (oggi Sala affrescata) ha interessato il soffitto ligneo intagliato e dipinto e i dipinti murali delle pareti, compresi tra gli altri l’affresco della Città con tutto il suo territorio di P.P. Sensini e la Leggenda della fondazione di Todi di I. Mei. Il progetto di allestimento del Museo civicoè stato articolato in cinque Sezioni tematiche: archeologica, numismatica, tessuti, ceramiche e pinacoteca  e con una prima ampia Sezione dedicata al Museo della città come memoria della storia della città e del suo territorio.  Nel percorso musealesono state inserite anche le chiese dei SS. Filippo e Giacomo e della SS. Trinità,di proprietà comunale e restaurate sempre con i fondi della legge speciale, esponendovi le opere provenienti dalle stesse e altre affini.
Nel PALAZZO DEI PRIORI del secolo XIV ma con l’innalzamento parziale e le merlature su tutto il fronte completati nel XVI secolo, posto a sud-ovest della piazza Maggiore (ora del Popolo) e con appesa sulla facciata l’aquila in bronzo argentato, simbolo del Comune di Todi e opera di G. Gigliuccio, con due aquilotti sulle ali aperte quali simboli di Amelia e Terni nel XIII secolo sottomesse a Todi, sono stati eseguiti lavori di restauro architettonico. Il palazzo era già stato  ampiamente restaurato nel XIX secolo e in particolare la grande sala del consiglio per poter adeguatamente ospitare la sede della Pretura dal 1870 (per questo detto anche Palazzo della Pretura). I lavori di restauro hanno riguardato le facciate dell’intero palazzo, compresa la torre trapezoidale, prospicienti su piazza del Popolo, via Mazzini e piazza Garibaldi con interventi di pulitura delle superfici a mattone e in pietra, la ricostruzione di conci in pietra degradati o mancanti, il consolidamento delle lesioni statiche superficiali e le operazioni di velatura e di protezione dei paramenti. Inoltre e’ stato eseguito un accurato restauro delle opere d’arte presenti nella sala delle Udienze e in particolare degli affreschi (San Cristoforo col Bambino, Maestà e stemmi del XIV e inizio XV sec.) in pessimo stato di conservazione dovuto alle infiltrazioni d’acqua bloccate con il restauro dell’edificio.
Il MONASTEO DELLE LUCREZIE (propriamente di San Giovanni), più noto a Todi come Convento delle Lucrezie, è stato legato alle vicende del Terzo Ordine Francescano  della città  sin dai primi decenni del secolo XV ed è ubicato nel rione Nidola sulla sommità di uno sperone del colle di Todi ove  la leggenda volle si posasse l’Aquila del mito della fondazione della città. Il complesso delle Lucrezie era posto a ridosso delle mura urbiche con la zona sottostante del fosso delle Lucrezie interessata fin d’allora al fenomeno delle frane, che nel 1760 fecero rovinare a valle parte delle mura cittadine contigue al monastero, un fabbricato e una strada interna della città. Il Convento fu acquisito al patrimonio comunale a seguito del Regio Decreto n. 3036 del 7 luglio 1866 per la soppressione delle Corporazioni religiose e che all’art. 20 prevedeva  la concessione, da parte dello Stato, ai Comuni e alle Province per usi di pubblica utilità dei fabbricati dei conventi soppressi se sgombri dai religiosi, anche se le terziarie francescane vi dimorarono fino alla fine del secolo. Nel salone superiore F. Morigi nel 1927 trasferì dall’Istituto Crispolti la sua bottega dell'”ars legnaminis“. Nei locali sottostanti aveva trovato sede in locazione dal ’19 l’Accademia dei Convivanti che aveva adattato il salone inferiore a teatrino per i filodrammatici aprendolo al pubblico la sera di capodanno del ’21. Nel secondo dopoguerra la sala venne destinata a cinematografo e una parte degli altri locali furono poi concessi in locazione ai fratelli Gentili, artigiani che continuavano l’attività appresa dal Morigi. La Chiesa era stata destinata a palestra della società sportiva”Marzia Todi”, poi a palestra scolastica e infine data in locazione ai Gentili. Il corpo superiore dell’ex convento è stato utilizzato come edificio scolastico sin dagli anni ’40 con la scuola Media statale “Amedeo di Savoia-Aosta”,poi accorpata a fine anni ’90 con la scuola Media “G. Cocchi” e con la nuova denominazione di Scuola secondaria di I grado “Cocchi-Aosta” avente sede nel nuovo edificio del piazzale G. F. degli Atti appena fuori Porta Fratta. La destinazione scolastica del corpo superiore dell’ex convento non è però venuta meno in quanto è stata adibita a sede del plesso di scuola Primaria “San Fortunato-Santa Prassede”,l’unica con classi a tempo pieno della città di Todie anche a sede della scuola dell’Infanzia ex via Cesia. Nel piano più basso dell’ex convento si trova il c.d. “Nido dell’Aquila” che consiste in un ampio spazio accessibile dall’interno e utilizzato pure per feste da ballo all’aperto ma poi dichiarato inagibile da inizio anni sessanta, mentre il piano superiore è stato anche sede dell’astuccificio “Bomet” e poi dell’Ufficio di collocamento.
Il restauro architettonico del complesso monumentale delle Lucrezie, oltre ai vari interventi statici, e’ consistito nel recupero e adeguamento di alcuni spazi del complesso conventuale per destinarli ad attività culturali come esposizioni, auditorium, spettacoli e accoglienza. Importanti lavori di restauro conservativo sono stati effettuati nel loggiato che si apre ad “U” sulla valle del Tevere, con interventi di consolidamento e restauro pittorico delle decorazioni delle travi e pianelle. Si è provveduto anche al rifacimento di tutti gli intonaci della struttura, poi tinteggiati con terre naturali. Tutta la pavimentazione è stata ricostruita in cotto e sono stati altresì ricostruiti tutti gli impianti necessari con adeguamento alle norme di prevenzione incendi e, per quanto possibile, all’abbattimento delle barriere architettoniche. Per quel che riguarda la Chiesa di San Giovanni, in pessime condizioni di conservazione anche per il precedente uso improprio dell’edificio, è stato eseguito il recupero conservativo del campanile e del portale in pietra arenaria e nell’abside è stato riportato alla luce un ciclo di affreschi risalente alla prima metà del ‘600 in precedenza coperto con uno strato di calce e raffigurante entro i riquadri Storie della vita della Vergine e di San Giovanni Battista, entro le lunette Santi Francescani e entro i medaglioni al centro dell’ombrello mistico quattro figure di Sante e le Virtù teologali (nella calotta absidale).        
Il CONVENTO DI  SAN FORTUNATO è stato legato anch’esso  alla vicende tuderti dell’Ordine Francescano che, dopo un primo insediamento all’esterno del perimetro urbano in loc. Sant’Arcangelo delle Fontane, volle entrare a far parte della realtà religiosa e sociale della città e a metà secolo XIII i Minori francescani permutarono la prima sede con il convento di San Fortunato  allora occupato dalla comunità di Benedettini Vallombrosani e che, insieme alla chiesa omonima, era collocato nel borgo alto della città. L’insediamento in città dei Minori francescani sottintendeva la volontà di costruire una nuova chiesa e di ampliare il convento stesso. Quel secolo segnò il momento di massimo sviluppo della comunità francescana di Todi e il convento diventò sede della Soprintendenza sugli altri edifici monastici con la carica di custodia tudertina nella provincia dell’Umbria. Nella sacrestia della chiesa era custodito l’Archivio Secreto di San Fortunato che, ritrovato e riordinato  nel 1860 dal conte Lorenzo Leoni dopo secoli d’incuria, fu trasportato insieme alla Biblioteca al primo piano dell’ex convento (poi divenuto sede delle scuole elementari di San Fortunato). Nel 1918 tutto il materiale  fu trasportato al secondo piano dei Palazzi comunali. Il complesso conventuale che occupa un’ampia area dietro la Chiesa già prima dei lavori di ristrutturazione si articolava su tre livelli sovrapposti con al piano terra il magazzino comunale, la rimessa di auto con grandi ambienti voltati e la centrale termica dell’archivio. Il primo piano (già sede della scuola elementare di San Fortunato con ingresso sul lato est della Chiesa) era occupato dall’Archivio storico comunale di rilevante importanza, con la sala di lettura, gli uffici e la serie di depositi dei suoi preziosi volumi. Il secondo piano (in parte già sede della scuola Media statale “G. Cocchi” dal 1942 al 1978 quando fu trasferita nel nuovo edificio fuori le mura e con ingresso sul lato ovest della Chiesa dalla prima porta nel chiostro dell’ex convento) invece era occupato dal Ginnasio municipale sin dal 1871, poi dal Regio Ginnasio Jacopone dal 1929 e dal Regio Liceo Ginnasio Jacopone dal ’35. Dal ’46, con la Repubblica, divenne il Liceo Ginnasio statale “Jacopone da Todi” fino al ’94 quando assunse la nuova denominazione di Liceo”Jacopone da Todi” a seguito dell’accorpamentocon il Liceo scientifico statale “Donato Bramante”di via Roma fondato nel ’69 (con dal 1985 Preside dello stesso l’innovatore prof. F. Tofanetti e, dal ’94 fino al collocamento a riposo nel 2008, del nuovo polo scolastico comprensivo di tre indirizzi liceali (Classico, Linguistico– dal 1992 (Preside prof. R. Cassisi)- e Scientifico) ai quali si è poi aggiunto nel 2011 anche l’indirizzo liceale delle Scienze Umane (Dirigente scolastico prof. S. Guarente). La sede del Liceo classico ha l’accesso sul lato ovest della Chiesa (con la contigua piazza Pignattaria dove un tempo si teneva la “fiera delle cocce”) e dalla seconda porta presente nel ben conservato chiostro; in parte è sopraelevata e prospiciente il piazzale della Rocca.
I lavori di consolidamento statico,dato anche un antico e noto movimento franoso, e di ristrutturazione architettonica e impiantistica del grande complesso ex conventuale, con particolare attenzione anche al sistema di smaltimento delle acque meteoriche  provenienti dai tetti del convento e della chiesa, sono stati progettati ed eseguiti in funzione delle destinazioni d’uso indicate dall’Amministrazione comunale e specificamente la nuova sede della Biblioteca comunale “L. Leoni”,lasede dell’Archivio storico comunale e ilmantenimento della destinazione a Scuola secondaria di II grado e cioè in funzione di tre servizi fondamentali per la cittadinanza. In particolare è stato scelto di ubicare l’Archivio storico al piano terra dell’imponente edificio anche per motivi statici, la Biblioteca al primo piano creando però un collegamento verticale (corpo scala e relativo ascensore) per unire le due parti tra loro complementari e lasciando tutto l’ultimo piano, oltre la palestra (ex refettorio benconservato) al piano primo, all’antica e prestigiosa Scuola secondaria superiore nella quale tanti di noi cittadini di Todi negli anni ci siamo veramente formati e che ricordiamo sempre con gratitudine (Preside prof. G. Bilancini,  per noi diplomati del luglio ’67).
La CHIESA DI SAN FORTUNATO, di stile gotico eche con la sua mole maestosa sovrasta il centro storico della città di Todi, trae origine dalla volontà dei Minori francescani, una volta presa dimora  sulla vetta del colle nell’ex convento dei Vallombrosani, di realizzarvi accanto un nuovo tempio dedicato al patrono di Todi,in gara con i Domenicani che vivevano nel convento di San Leucio, antica abbazia confinante con il convento poi abbattuta verso la fine del XIV secolo per costruivi la Rocca. Iniziati “in Anno Domini 1292, septimo idus Iunii” i lavori vennero ultimati solo nella seconda metà del XV secolo (ma con la decorazione della facciata rimasta incompiuta) insieme all’attiguo grande campanile gotico che originariamente aveva la terminazione a palla di rame con angelo sovrastante, poi distrutta da un fulmine a metà ‘700 e sostituta con l’aquila, simbolo civico di Todi. Nella cripta sono conservate oltre le urne funerarie dei santi protettori della città (Santi Fortunato, Callisto e Cassiano insieme a quelle delle Sante Romana e Degna) anche le ossa di Jacopone da Todi.
I lavori eseguiti con i fondi della legge speciale sono consistiti nella revisione e impermeabilizzazione del manto di copertura, nel consolidamento e restauro di alcuni elementi strutturali dell’edificio monumentale e nella realizzazione dei vari impianti tecnologici a norma di legge. L’impermeabilizzazione ha riguardato le due falde più basse della copertura del tempio in corrispondenza delle due cappelle laterali dove si verificavano infiltrazioni d’acqua piovana minacciandone le decorazioni e mettendone a rischio la conservazione. E’ stato tolto il vecchio canale di gronda e realizzato un ampio canale di raccolta delle acque piovane garantendo un efficace smaltimento delle stesse nelle fognature cittadine senza più perdite e continue infiltrazioni di acqua nelle fondazioni. Sono stati eseguiti i lavori di sostituzione, con nuovo materiale simile, delle strutture di copertura completamente fatiscenti della sala adiacente alla sagrestia (a sx dell’altare) e della Cappella Gregoriana (a dx dell’Altare). E’ stato realizzato anche un sistema complesso di impianti che ha reso l’edificio utilizzabile anche per manifestazioni con grande affluenza di pubblico e idoneo a garantire la sicurezza dei beni ivi contenuti, come l’impianto antintrusione, l’impianto di rilevamento fumi, il sistema di controllo con telecamere a circuito chiuso per la sicurezza della cripta e il nuovo impianto elettrico e di illuminazione.
(Fine parte prima)
Li 20 novembre 2023
Dott. Alfonso Gentili, già Segretario Generale del Comune di Todi (1989-2000)
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