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Il Coordinamento dei Comitati per la Difesa dell’Ospedale della MVT, vista la Delibera della Giunta Regionale n. 858 del 6-9-24, hanno ritenuto indispensabile incontrare il 25 c.m. gli Amministratori Pubblici che qualche giorno fa hanno visto …
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Del dott. Alfonso Gentili In un precedente articolosu”LA NORMATIVA SULLA GESTIONE INTEGRATA DEI RIFIUTI IN UMBRIA E GLI INDIRIZZI REGIONALI SU RECUPERO ENERGETICO E SMALTIMENTO. Parte terza e ultima” del 5 febbraio 2024 erano state …
Come consiglieri di opposizione abbiamo posto all’ordine del giorno del Consiglio Comunale la questione dell’ “utilizzo del territorio comunale per la produzione di energia mediante impianti di fotovoltaico e agrovoltaico con particolare riferimento alla necessità di bilanciare lo sviluppo delle energie rinnovabili con la tutela delle peculiarità ambientali e paesaggistiche del territorio e alla adeguatezza degli attuali strumenti urbanistici. Azioni da intraprendere per la tutela del territorio e la massima diffusione delle energie rinnovabili alla luce dei recenti interventi normativi”. Avevamo chiesto, in verità, che di questi importanti temi, che interessano l’intera comunità cittadina si potesse discutere dopo un consiglio grande, aperto alla partecipazione di cittadini e associazioni, ma sua maestà il presidente del consiglio Giorgio I (e ultimo auspichiamo), rispondendo, come al solito, ai diktat della sua parte politica, non ha avuto la grazia di concederlo. Pazienza. Siamo andati avanti per la via istituzionale che ci compete, sollecitati da diverse segnalazioni di un caso specifico, che testimonierebbe la necessità di un intervento attivo del Comune di Todi nel processo di costruzione delle regole che Enti Locali, Regioni e Paese si stanno dando. Andiamo per ordine, i fatti: su una collina di Todi, in zona agricola di pregio, dalla quale è possibile godere di un vasto panorama, (facilmente individuabile da uno dei punti di osservazione del paesaggio tuderte, situato nel centro storico della città) si sta realizzando un impianto agrovoltaico che, pur essendo un sistema di produzione di energia da fonti rinnovabili, la cui realizzazione è incentivata con finanziamenti pubblici, potrebbe non essere coerente con gli attuali strumenti urbanistici, cioè con le regole che tutelano il territorio e il paesaggio tuderte. Ebbene, con il nostro ordine del giorno abbiamo proposto a Sindaco e maggioranza di contribuire a bilanciare due interessi che non possono essere contrapposti: la tutela dell’ambiente anche attraverso lo sviluppo di energie rinnovabili e la tutela del paesaggio, patrimonio peculiare del nostro territorio, attraverso l’adeguamento del sistema di regole che lo governano. Chiedevamo a Sindaco e Giunta: 1. Di attivarsi per evidenziare le possibili criticità nella individuazione delle aree idonee alla realizzazione di impianti fotovoltaici e agrovoltaici nell’attuale sistema di regole in corso di revisione da parte di Ministero e Regione, per evitare il Far West che gli enormi incentivi che saranno a disposizione potrebbero creare a danno di territori come il nostro; 2. di dettare indirizzi agli Enti Veralli Cortesi e ETAB sul possibile uso di parte del patrimonio pubblico per la realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili; 3. di attivarsi per favorire l’adeguamento delle competenze degli uffici comunali preposti al rilascio delle autorizzazioni in queste particolari materie; 4. ad attivarsi nei confronti della Regione affinché la specificità del territorio comunale sia correttamente valutata in sede di individuazione delle aree idonee alle nuove installazioni. Non volevamo la luna, chiedevamo che Todi fosse protagonista nella scrittura e nell’applicazione delle regole che disciplinano la transizione energetica per renderla sostenibile. Come è finita?: Nessuno dei consiglieri di maggioranza presenti è intervenuto nella discussione, non avevano nulla da dire sul tema! Ruggiano da parte sua ha replicato alla discussione negando il cambiamento climatico in atto, (con argomenti che lasciamo i più volenterosi tra i lettori andarsi ad ascoltare nel brano dell’ intervento del Sindaco conservato nello streaming della seduta del consiglio di ieri 29 dicembre 2023), per poi aggiungere che, visto che non vogliamo l’inceneritore, Todi può contribuire alla transizione energetica, rispettando le conclusioni di COP 28, costruendo una centrale nucleare nel proprio territorio. Hanno poi tutti votato contro le pericolose richieste descritte sopra! Questo il livello del confronto con l’attuale maggioranza di destra che governa Todi. Incommentabile!
Gruppi consiliari di Partito Democratico, Todi Civica, Civici X, Per Todi
Continua il lavoro del dott. Gentili sui beni Culturali di Todi
Il PALAZZO DEL VIGNOLA è un bene culturale di proprietà ecclesiastica che presenta interesse storico- artistico (art. 10, c. 1, del Codice dei beni culturali e del paesaggio) ubicato dietro la Cattedrale e composto da quattro parti: a) il Palazzo Landi-Corradi del XVI secolo, già residenza nobiliare con il portale monumentale e la balaustrata del terrazzo attribuiti all’architetto emiliano Jacopo Barozzi detto il Vignola, acquistato nel 1712 insieme ad altri edifici limitrofi dal Vescovo di Todi F.A. Gualtieri che lo fece ristrutturare per trasferivi nel 1720 il Seminario fondato dal Vescovo M. Lante nel 1608; b) l’ampliamentodel palazzo realizzato durante il XVIII secolo lungo l’attuale via del Seminario fino a presso la Cattedrale; c) la porzione di edificio che raccorda il palazzo alla chiesa della Nunziatina; d) l’ultimo corpo di fabbrica del Seminario situato dietro l’abside del Duomo, fatto realizzare nel 1954 dal Vescovo A.M. De Santis (’33-’59) e che comprendeva anche i locali del cinemamonosala di 110 posti, l’unico cinema rimasto nel centro storico di Todi e che dal 1983, appenadopo la terribile tragedia dell’incendio del Palazzo e con Vescovo delle Diocesi di Todi e di Orvieto D.L. Grandoni (’74-’86) e poi della Diocesi riunita Orvieto-Todi (’86-2003), funzionava grazie alla valida gestione dell’Associazione culturale”Jacopone” (Presidente M. Retti).
Il restauro del palazzo è stato il primo degli interventi di recupero e restauro dei beni culturali finanziati con i fondi della legge speciale 545/87; i lavori hanno avuto inizio nel 1991 e sono stati ultimati nel 1993 a voler significare la ripartenza della città dopo il tragico e devastante evento luttuoso del 25 aprile 1982. L’intervento si è articolato in tre filoni principali il primo dei quali è consistito nel completamento del ripristino della funzionalità statica e strutturale del complesso monumentale, in parte peraltro già realizzato dall’impresa incaricata dalla proprietà per il consolidamento strutturale dell’edificio. Il secondo intervento ha riguardato la progettazione e realizzazione deinuovi sistemi di sicurezza in base all’ultima normativa statale in materia emanata proprio a seguito dell’incendio del Palazzo del Vignola, con l’inserimento di tutti i sistemi tecnologici atti a garantire la sicurezza e mediante la realizzazione di tre nuove scale di emergenza poste a distanza idonea dalla baricentrica scala monumentale che dal cortile interno porta al piano nobile, con il salone d’onore e le ampie stanze arricchite da portali in pietra serena e terminante sul loggiato; l’intervento ha visto anche l’inserimento di porte tagliafuoco e tutto l’interno del palazzo compartimentato. L’ultimo intervento del fedele restauro del Palazzo è stata la ricomposizione estetica volta a restituire l’unitarietà della dignità monumentale e architettonica dello stesso distrutta dall’incendio, con la riproposizione dei materiali tradizionali per intonaci, pavimentazione, infissi in legno e porte, oltre i pregevoli portali in arenaria consolidati e restaurati.
La CATTEDRALE DI TODI, dedicata a Santa Maria dell’Annunziata, di origini molto antiche e incerte si considera portata avanti nella costruzione intorno alla seconda metà del XIII secolo e ultimata nella prima metà del XIV per poi essere stata rialzata e completata nei primi anni del ‘500 con l’incorporazione di parte del campanile nella nuova costruzione lasciandone solo la parte più alta come elemento architettonico a se stante e dotato anche di una cuspide piramidale poi rimossa dagli ulteriori interventi ottocenteschi. La grandiosa e imponente facciata a coronamento orizzontale è suddivisa in due lesene verticali che inquadrano l’elegante rosone nell’ordine superiore e il portale centrale di legno intagliato in quello inferiore e da due fasce orizzontali a mezza altezza con al centro lo stemma in travertino. Il portale maggiore è sottolineato da un arco a sesto acuto a bande di pietra bianca e rosa e decorato.
L’intervento realizzato con i fondi della legge speciale 545/87 ha riguardato proprio la facciata del Duomo ed è stato il primo restauro sistematico dell’opera. E’ consistito nel restauro dei paramenti lapidei e del rosone centrale con la relativa vetrata. Il restauro della facciata ha riguardato l’interastruttura portante di circa due metri di spessore con la sostituzione delle numerose pietre danneggiate, la sigillatura dei giunti tra le pietre, l’eliminazione dei vuoti interni della muratura riempiendo le cavità con microiniezioni, l’eliminazione delle infiltrazioni d’acqua pluviale all’interno della muratura che poi fuoriuscivano dove le connessure delle pietre presentavano difetti. Tutti fattori che causavano l’evidente degrado sia della facciata che anche della controfacciata interna con fenomeni di deterioramento degli affreschi interni come il “Giudizio Universale”di Ferraù Fenzoni da Faenza che in parte riprende quello del Buonarroti nella Cappella Sistina. L’intervento di restauro del maestosorosone centrale, in precedenza avviato dalla Soprintendenza ai Beni A.A.A.S. dell’Umbria, ha trovato completamento ed è consistito in operazioni di rafforzamento e consolidamento statico degli elementi strutturali dello stesso ridandogli la necessaria resistenza meccanica perduta a seguito di varie lesioni e piccole fratture.
La CHIESA DEI SS. FILIPPO E GIACOMO di proprietà comunale è una delle chiese più antiche di Todi risalente al XIII secolo, ad unico ambiente e con l’ornamento di tre altari di cui uno ligneo e portatile al centro del presbiterio e due laterali. Nel XVI secolo accanto a questa chiesa parrocchiale fu costruito, utilizzando edifici preesistenti, il Monastero delle monache di S. Maria Maggiore che poi nel XVII secolo incorporò la chiesa divenuta vacante e l’ordine monacale si denominò Monache Benedettine di S. Maria Maggiore e S. Filippo mentre la parrocchia fu affidata al prete di San Benedetto.
I lavori di restauro all’inizio prevedevano solo il rifacimento della copertura in condizioni di degrado da infiltrazioni di acqua ma poi, considerato l’interesse architettonico mostrato dalla chiesa, è stato deciso di procedere al restauro conservativo dell’intero edificio, compreso il portale inpietra arenaria. Il complessivo e avanzato degrado dell’immobile era dovuto ad anni di abbandono e di utilizzo improprio come laboratorio artigianale di falegnameria. L’intervento di recupero più importante, oltre quello di restauro conservativo ed estetico dei frammenti di dipinti murali riemersi nella chiesa, ha riguardato la decorazione della parete dell’abside che risale al XVII sec. eseguita ad affresco e raffigurante, al di sopra dello zoccolo a riquadri, a sinistra San Filippo e a destra San Giacomo Minore e nell’ordine superiore, entro medaglioni ovali, le figure di Santa Francesca Romanae Santa Scolastica legate all’ordine benedettino, quasi sicuramente eseguiti dal pittore toscano B. Barbiani presente a Todi sin dall’inizio del secolo.
La CHIESA DELLA SS. TRINITA’,di proprietà comunale insieme all’attiguo ex monastero da dopo l’unità d’Italia, risale alla metà del XVI secolo ed era ubicata appena fuori delle mura cittadine nei pressi di porta Catena e nella parrocchia di San Niccolò. L’edificio religioso venne completamente ristrutturato nel XVIII secolo e la nuova chiesa, inaugurata nel 1719 dal Vescovo A. Gualtieri, era dotata di un coro di 31 stalli, di una cantoria tutta dipinta e munita di organo. Era dotata anche di tre altari di cui il maggiore con un celebre quadro rappresentante “La Trinità e angeli”attribuito a G. Di Pietro detto Lo Spagna, uno dei laterali con altro quadro che rappresentava LaSacra Famiglia con S. Giovannino e l’ultimo altare con un quadro che rappresentava S. Agostino e S. Monica, San Filippo Benizi e S. Tommaso (come identificati dal restauratore dei dipinti su tela del Museo civico M. Castrichini), restaurati e trasferiti nella Pinacoteca.
L’intervento di restauro del pregevole edificio di metà ‘700, costituito da un’unica sala a pianta centrale ottagonale culminante in una cupola in camorcanna interamente dipinta, è stato indirizzato a risolvere il consistente degrado che ne comprometteva l’utilizzo e il godimento estetico. I lavori hanno interessato lafacciata con il rifacimento dell’intonaco ormai fatiscente, chiudendo le recenti e brutte aperture sottogronda, consolidando il portale in pietra arenaria e restaurando il portone d’ingresso in noce tramite i bravi artigiani di Todi. E’ stata realizzata anche una rampa che sormonta la scala originale conservata per consentire l’accesso ai disabili e con rivestimento in pietra arenaria largamente impiegato nella città per pavimentazioni e gradini. All’interno è stata restaurata la cupola ovale affrescata con una festosa rappresentazione della “Trinità con la Madonna, S. Fortunato e San Vincenzo Ferrer in una gloria di angeli musicanti” e con tre schiere di Angeli intorno alla lucerna , attribuibileal priore C. Lamparelli di Spello oltre i dipinti murali della trabeazione di base; è stato rimosso il pavimento di cotto in pessimo stato di conservazione e sostituito con mattoni dello stesso disegno; sono stati realizzati ex novo, data la futura destinazione di carattere espositivo, un impianto di riscaldamento a pavimento per non interferire con le pareti e una giusta illuminazione con pochi elementi che valorizzano gli affreschi della cupola.
Le MURA URBICHE della città di Todi sono costituite da tre cerchie di mura di epoche diverse. La prima è riferibile all’epoca etrusca e cinge la parte più alta del colle, la zona della”Rocca”, quasi pianeggiante e ricca di acqua. La seconda cerchia è quella dell’insediamento romano che si distingue in due fasi: la più antica del primo insediamento tra il III e il II secolo a.C. sulla parte alta e la seconda (periodo augusteo) ha occupato spazi di espansione a quote più basse che però, essendo terreni molto scoscesi e franosi, hanno richiesto la creazione di sostruzioni per realizzare terrazzamenti a quote diverse e poter ampliare gli spazi di urbanizzazione, nonché costituire anche un sistema difensivo della città. Le mura medioevali, costruite in gran parte a metà XIII secolo e poi integrate fino all’inizio del XVI, rappresentano la massima estensione della città nei secoli XIII e XIV con la formazione dei nuovi ampliamenti urbani e anche l’assetto definitivo del centro storico di Todi. Tali nuovi agglomerati corrispondono al Borgo Nuovo a nord lungo la via per Perugia dalla Porta Perugina o Ravennate, il Borgo Ulpiano a sud-est lungo la via per la Flaminia dalla Porta Romana e il Borgo di Portafratta a sud lungo la via per Amelia.
(foto tratta da Perugia Today) Oltre queste tre porte facevano parte delle mura urbiche anche la Porta San Giorgio (poi demolita) davanti al Tempio della Consolazione e la Porta Orvietana ormai ridotta ad un rudere e franata a valle. Molti erano i tratti delle mura antiche in cattivo stato di conservazione in quanto insistenti su un colle di terreni argillosi in continuo movimento e i fondi disponibili non certo sufficienti a consolidare tutte le situazioni di degrado. Pertanto è stato preso in considerazione il tratto delle mura parallelo alla via di S. Maria in Camuccia che, per la sua notevole altezza, il valore monumentale dei tratti di mura etrusche e successivamente romane e medioevali ben visibili e per la sua funzione di contenimento di un’ampia zona della città, è stato individuato come zona ad alto rischio per la quale risultava improrogabile intervenire sul movimento in atto del paramento murario. Tale movimento era dovuto ad abbondanti infiltrazioni di acqua che davano luogo a fessurazioni e movimenti dei conci con continui piccoli crolli di materiale lapideo.
L’intervento di restauro architettonico del tratto di muraè stato preceduto dai saggi stratigrafici del sottosuolo per conoscere la natura dei terreni fondali ed è consistito nei lavori di stuccatura e sigillatura dei giunti, di perforazioni per il passaggio di barre d’acciaio ancorate alla muratura fino a trovare terreni stabili e contrastare la forza di spinta del riempimento, nonché nello scavo e impermeabilizzazione del giardino pensile per far defluire l’acqua in una conduttura che ora l’allontana dalle fondazioni delle mura.
(Fine pare seconda)
Dott. Alfonso Gentili, già Segretario Generale del Comune di Todi (1989-2000)
Per l’ennesima volta il Presidente del Consiglio Comunale di Todi Giorgio Tenneroni dimostra tutta la sua totale inadeguatezza nell’esercizio delle sue funzioni, rendendosi protagonista di comportamenti e atti che umiliano le nostre istituzioni e sono contrari alle più elementari regole, nonché ai diritti dei consiglieri comunali. Nonostante già una volta Tenneroni si sia reso protagonista di una convocazione di seduta di Consiglio oltre i termini previsti dal regolamento ( in occasione della richiesta fatta dalle opposizioni sulla vicenda dell’inceneritore), che per sua stessa pubblica ammissione, era stata giudicata un “errore”, ancora una volta – su un’ altro tema rilevante come quello della disciplina dei nuovi impianti di fotovoltaico – otto consiglieri, si vedono negare questo fondamentale diritto previsto dal regolamento, attraverso una convocazione fatta ben oltre i tempi previsti. Un fatto grave, che aggiunto ai consigli comunali aperti negati, all’ utilizzo improprio delle funzioni di Presidente nell’attribuzione della collocazione politica dei consiglieri, all’imbarazzante modalità di convocazione di un Consiglio, fatta uscire sulla stampa prima che i consiglieri fossero stati informati, ha costretto le opposizioni a scrivere per ben cinque volte al Prefetto. Il tutto suggellato dalle incommensurabili modalità di convocazione delle ultime commissioni e conferenza dei capigruppo, inviate ai consiglieri la tarda mattina di venerdì, per il lunedì mattina successivo. Un comportamento senza alcun rispetto per i consiglieri che lavorano e che per partecipare ai lavori del Consiglio, dovrebbero essere informati con margini di tempo minimi per comunicare e organizzare la propria assenza dall’attività professionale. Un atteggiamento pertanto, quello di Tenneroni, che calpesta le minime regole di correttezza istituzionale, che contraddice la fumosa retorica con cui la sua coalizione si fa paladina del mondo del lavoro e delle professioni e che, come evidente, è teso a mettere i consiglieri di opposizione nelle condizioni di non partecipare alle riunioni istituzionali. Una guida del Consiglio Comunale quindi che Todi non merita e che si piega di volta in volta agli interessi di un Sindaco e della sua sparuta maggioranza. Ovviamente non consentiremo che tale svilimento della democrazia prosegua e agiremo, sino a rivolgerci alle più alte autorità istituzionali, per ripristinare il rispetto delle norme e delle istituzioni.
I gruppi consiliari Todi Civica PD Per Todi Sinistra per Todi Civici X
Riprendiamo un articolo e la foto da Perugia Today.
Sopralluogo dell’assessore regionale Melasecche ai cantieri della deforestaIlavori di deforestazione della linea dell’ex Ferrovia Centrale Umbra hano raggiunto Todi e sono già state “liberate” le stazioni di Ponterio e Pontenaia, con la manutenzione straordinaria che è giunta all’altezza della fornace Toppetti, dove gli interventi riprenderanno il prossimo 8 gennaio per proseguire in direzione Terni, dal cui territorio sta risalendo verso nord un altro cantiere di lavoro. L’ultimazione della strada ferrata tra Ponte San Giovanni e Terni è prevista per i primi giorni di febbraio.
Terminata l’opera di ripulitura, indispensabile dopo il lungo abbandono, inizierà la sostituzione dei vecchi binari e delle traversine non più a norma, riposizionando la massicciata con nuovo basalto, traversine e binari UNI 60 dalle caratteristiche tecniche superiori adatte a garantire il passaggio anche di treni elettrici moderni quali i ‘Pop’ di cui la Regione intende dotarsi avvalendosi dei fondi del PNRR.
“La Regione – ha rassicurato l’assessore Enrico Melasecche – è in continuo contatto con RFI affinché mantenga gli impegni contrattuali che prevedono il completamento dei lavori entro la fine del 2025 con il ripristino delle corse in modalità elettrica. Nel frattempo è stato disposto il recupero dei quattro treni ‘Minuetto’ e la loro ulteriore dotazione tecnologica ERTMS che consentirà di utili zzarli, completamente rigenerati, raddoppiando la velocità.
L’incontro sul territorio è stato promosso dal sindaco di Todi Antonino Ruggiano ai fini di un monitoraggio degli interventi e di una verifica delle tempistiche, che al momento risultano in linea con il cronoprogramma. “Nell’occasione – informa il primo cittadino – è stato sollecitato anche l’avvio dei lavori di ristrutturazione dei tre immobili ex FCU a valere sui fondi PINQUA, con l’impegno dell’assessore Melasecche ad accelerare la cantierizzazione anche di tali interventi”.
Riprendiamo da Città Viva un interessante articolo di Angelo Pianegiani
Triste il destino toccato in sorte negli ultimi anni al Todi Festival. Tanto osannato dagli attuali amministratori comunali quanto criticato dalle forze politiche di opposizione (ma non solo da queste). Una polemica alimentata soprattutto dalla diffusa convinzione che la manifestazione non sia più in grado di stimolare adeguatamente la crescita dei flussi turistici come nel passato, anche a causa di una perdita di spessore culturale che ha determinato una minore capacità di attrazione e di coinvolgimento nei confronti sia della cittadinanza sia dei visitatori provenienti da altre località. In effetti c’è stato un tempo in cui questo evento aveva coagulato intorno a sé un consenso unanime: è stata quella l’età dell’oro del Festival. Ma come tutte le stagioni felici, che non durano per sempre, anche l’età dell’oro del Todi Festival è finita da tempo. Ciò che resta è un Festival zombi, passato dal coinvolgimento al disinteresse dell’opinione pubblica, rattrappito su sé stesso, ormai privo di fascino, cioè di quella componente che per un festival è tutto o quasi. Un aspetto, quest’ultimo, efficacemente focalizzato dal direttore di questa rivista: “Che cos’è un’aria da Festival? È quella che qualcuno citava, notandone l’assenza, in un giorno qualunque della passata edizione: un’atmosfera continua, palpabile, che non dovrebbe spuntar fuori nei piccoli affollamenti dell’ultim’ora davanti ai teatri, ma avvertirsi più o meno sempre. Beh, è vero, non c’era. Ma perché, l’anno scorso c’era? E gli anni passati? Meglio: l’ha mai avuta, quest’aria, il Todi Festival? Sì, un tempo l’ha avuta, ma un tempo lontanissimo, alle origini» (Todi Festival 2023, pag.6- 8, CittàViva n.5/2023). Il prossimo anno scade l’accordo fra il Comune e Gioform per l’organizzazione del Todi Festival Proporre oggi dubbi e perplessità non vuol dire che si voglia alimentare una pura e semplice polemica. L’obiettivo, ben più importante, è quello di porre all’attenzione della pubblica opinione il fatto che il prossimo anno rappresenta uno snodo fondamentale per il futuro del Todi Festival. Infatti, con la delibera n° 20 del 27/01/2022 la Giunta comunale si è impegnata a confermare fino al 2024 la società di Guarducci Gioform Srl come organizzatrice del Todi Festival, garantendone anche il relativo sostegno economico. Ciò significa che alla fine dell’anno prossimo si dovrà decidere il destino dell’evento che per un periodo lunghissimo (38 anni) ha contrassegnato la vita culturale e la politica turistica della città. Si tratta di prendere una decisione senza dubbio rilevante e delicata. Una decisione che, proprio per questo, deve essere accompagnata da una riflessione, per quanto possibile approfondita, che tenga conto dei vari fattori in gioco.
I costi del Todi Festival e il ruolo dei finanziamenti pubblici Uno dei fattori da prendere in esame è quello del costo della manifestazione. A tal fine è stata elaborata la Tabella n.1 (Costi del Todi Festival e importo dei contributi pubblici) che riporta i dati economici relativi al periodo 2016-2022, cioè a partire dal primo anno della gestione Guarducci, sulla base delle informazioni tratte dalle delibere della Giunta comunale. Come è noto il Festival è organizzato da una società privata, ma in larga parte finanziato dagli Enti pubblici, fra i quali svolge un ruolo fondamentale il Comune che, di fatto, garantisce il pareggio economico della
manifestazione. Infatti, il contributo del Comune è erogato in due tranches: un anticipo iniziale cui segue il saldo finale quantificato nella misura necessaria per ottenere la copertura di tutte le spese (cosicché, di fatto, il rischio d’impresa ricade sul Comune come pagatore di ultima istanza).
I dati riportati nella tabella possono essere così sintetizzati:
* nel settennio 2016-2022 le spese sostenute per l’organizzazione del Festival sono ammontate complessivamente a 1,711 milioni di euro;
* le spese sono state coperte per il 71% da contributi pubblici (prevalentemente comunali, in misura molto minore regionali e, marginalmente, da Etab);
* nel settennio i contributi erogati da Enti pubblici hanno raggiunto la somma di 1,221 milioni di euro (di cui ben 993 mila derivanti dal bilancio comunale);
* i ricavi da sponsor e da biglietteria riescono a coprire appena il 29% delle spese (quelli da biglietteria oscillano intorno ai 20/30 mila euro, tenuto conto anche della diffusa distribuzione di biglietti gratuiti);
* il costo medio di ciascuna edizione del Todi Festival è stato di circa 244 mila euro (un importo che sicuramente non consente di organizzare iniziative di livello adeguato!).
Gli oneri sostenuti dal Comune
In realtà i contributi economici versati dal Comune (come abbiamo visto, pari a 993 mila euro) non sono l’unico onere sostenuto dall’amministrazione locale a favore del Festival. Infatti, ad essi devono essere aggiunti i costi indiretti (da noi non quantificabili) “derivanti dall’impegno di collaborazione per la realizzazione dell’evento con la messa a disposizione degli spazi di proprietà dell’Ente stesso, secondo le effettive esigenze, con le attrezzature e supporti tecnici presenti negli stessi” (così come riportato nelle delibere di Giunta). Oltre a ciò, il Comune si è accollato ogni anno anche i costi connessi all’allestimento della mostra di arte contemporanea, con relativo catalogo, in cui vengono esposte le opere degli artisti che hanno realizzato il manifesto del Festival (allestimento affidato negli ultimi due anni alla Fondazione Pepper). Complessivamente i costi sostenuti direttamente dal Comune per le mostre ammontano a 200 mila euro, che aggiunti all’importo dei contributi determinano un onere totale a carico dell’Ente di 1,193 milioni.
Il ruolo della Fondazione Progetti Beverly Pepper
A questo punto è necessario chiarire il ruolo della Fondazione Pepper che, a partire dal 2021, ha assunto il ruolo ufficiale di partnership del Todi Festival, con il quale si è mossa in piena sinergia. La collaborazione della Fondazione è consistita nell’allestimento di una mostra alla Sala delle Pietre e nella esposizione delle sculture monumentali di Pomodoro (2021) e di Plessi (nel 2022), anche autori del manifesto del Festival. Due iniziative i cui costi a carico del Comune sono stati rispettivamente di 75 mila euro nel 2021 e di 70,5 mila euro nel 2022.
L’impatto del Todi Festival sulla città
Sin qui abbiamo parlato dei costi del Todi Festival. È quindi giunto il momento di analizzarne i benefici apportati. Ogni investimento ha un senso se ha una sua resa, cioè se produce gli effetti desiderati, altrimenti, in caso contrario, sono soldi gettati al vento. Ma quali sono gli effetti sperati di un evento culturale? In linea generale gli effetti positivi possono essere così classificati:
Effetti economici
Un evento non rappresenta solo un’occasione di spettacolo e di intrattenimento per il pubblico ma è anche uno strumento per generare ricadute economiche attraverso la spesa attivata dai visitatori e dallo staff organizzativo. Spese che non riguardano solamente i principali comparti della filiera turistica (ricettività, ristorazione) ma si ripercuotono anche su imprese di altri settori economici (enogastronomia, artigianato, espressioni artistiche locali, ecc.). è evidente che l’ammontare della spesa attivata è in funzione del numero dei visitatori. Purtroppo, il Todi Festival ultimamente non sembra attirare frotte di persone provenienti da altre località, se si esclude il caso dello spettacolo finale. Quindi si può presumere che gli effetti economici siano piuttosto modesti.
Effetti sulla crescita dei flussi turistici
Un altro aspetto rilevante per valutare l’impatto di un evento riguarda la crescita dei flussi turistici che l’iniziativa è in grado di stimolare. L’aumento degli arrivi e delle presenze nelle strutture ricettive è strettamente legato alla capacità dell’evento di attrarre visitatori da fuori regione che soggiornano in loco e che magari approfittano della manifestazione per fermarsi qualche giorno per scoprire il territorio. Chi, negli ultimi anni, ha visto turisti di questo tipo durante il Festival è pregato di alzare la mano.
Effetto di immagine
Fra gli obiettivi di ogni avvenimento culturale c’è anche quello di favorire la visibilità del territorio su scala potenzialmente nazionale, aumentandone la notorietà e contribuendo positivamente alla sua immagine. Ma nel caso di un medio evento, come è il Todi Festival, la copertura mediatica è più ristretta, limitandosi quasi esclusivamente alla dimensione regionale e locale. Infatti, come è stato dimostrato in un precedente articolo (La monumentale rassegna stampa del Todi Festival 2019, pagine 8-9, CittàViva n.6/2019), le 900 pagine della rassegna stampa festivaliera erano caratterizzate dalla presenza preponderante dei siti web (che, peraltro, si sono limitati a rilanciare i comunicati ufficiali della manifestazione) con elevata frequenza di quelli umbri e da un’incidenza ridotta dei quotidiani, con netta prevalenza di quelli locali. Non a caso l’articolo citato si concludeva con queste parole: «Todi appare illuminata non dai riflettori dei grandi media nazionali ma dalla flebile luce di una moltitudine di candeline».
Quale futuro senza il Todi Festival?
Siamo quindi arrivati al quesito finale. Ha senso continuare con “questo” Todi Festival? Il gioco vale la candela? È ragionevole mettere in piedi la struttura di un festival (che comunque ha i suoi costi) il cui spettacolo clou è il concerto finale, cioè la presenza di un cantante scelto fra i tanti che in estate sono in giro per lo stivale e i cui manager aspettano solo di essere contattati per fissare un’ulteriore tappa del tour del loro artista? Ma di fronte al quesito scatta immediatamente la “sindrome dell’orror vacui”: se il Todi Festival non c’è più, che cosa facciamo?
In verità le opzioni possibili sono diverse:
* è sempre possibile riesumare il vecchio brand del “settembre todino” (o qualcosa di simile) quale contenitore intorno al quale creare una specifica identità comunicativa, al cui interno programmare una pluralità di iniziative fra loro coordinate per coprire un arco di tempo che vada alla Festa della Consolazione alla Disfida di San Fortunato;
* il risparmio di risorse potrebbe consentire di finanziare interventi per restituire dignità e decoro alle tante vie cittadine attualmente abbandonate al loro riprovevole e inqualificabile squallore, nella convinzione che una città che “si presenta bene” agli occhi dei turisti è lo strumento più efficace per promuovere la propria immagine;
* non ultimo, si creerebbero le condizioni finanziarie per incentivare lo sviluppo di attività economiche nel centro storico (e non solo).
I GRUPPI CONSILIARI PD – CIVICI X TODI FABIO CATTERINI – SINISTRA PER TODI – TODI CIVICA – PER TODI
La riforma del governo Meloni in tema di dimensionamento scolastico ha previsto la riduzione delle istituzioni scolastiche sedi di dirigenti scolastici e direttori dei servizi generali e amministrativi; la regione Umbria si accinge ad attuarla; l’amministrazione Ruggiano si è adeguata a suo modo, fingendo di tutelare gli interessi della città, ma in realtà ha messo a rischio gli equilibri e le relazioni sinergiche instaurate da lungo tempo nella Media Valle Tevere. Chi semina zizzania normalmente raccoglie tempesta; da cittadini tuderti speriamo solo di non uscirne, ancora una volta, con le ossa rotte.
Il quadro di riferimento. La finanziaria 2023, la prima a firma Meloni, ha varato la nuova disciplina del dimensionamento scolastico. Il governo nazionale ha rivisto, a decorrere dall’anno scolastico 2024/2025 e fino all’anno scolastico 2026/2027, i criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le regioni, tenendo conto del parametro della popolazione scolastica regionale. Per l’Umbria, con tale disciplina, è prevista in un triennio la riduzione di 9 istituzioni scolastiche, delle quali 3 nel prossimo anno scolastico, 1 nel 2025/2026 e 2 nel 2026/2027. Dopo la definizione, nello scorso mese di agosto, delle linee guida per il dimensionamento per il prossimo anno scolastico da parte della Regione Umbria, si è aperta la fase delle interlocuzioni a livello locale per avanzare proposte da presentare ai tavoli provinciali, preparatori alla delibera regionale. La regione Umbria, al pari delle altre e come ogni anno, avrebbe dovuto esprimersi relativamente al dimensionamento entro il 30 novembre; come previsto dalla normativa, la stessa ha optato per un differimento temporale della decisione di durata non superiore a trenta giorni.
I fatti. In questa situazione, che prevede necessariamente la soppressione di alcune istituzioni scolastiche autonome, il Comune di Todi, bypassando completamente ogni opportuno tavolo di dialogo e confronto a livello locale e decidendo di muoversi come un elefante in una cristalliera, si è messo a seminare zizzania nella Media Valle del Tevere. Continuando a perseguire lo splendido isolamento in cui l’amministrazione Ruggiano ha chiuso Todi, la Giunta tuderte non ha promosso un accordo dei Comuni della Media Valle del Tevere sul parere da produrre prima alla provincia e poi alla Regione; al contrario, nottetempo, alla chetichella, dividendo un comune dall’altro, aizzando la competizione territoriale, ha prodotto un risultato che sta provocando la animata protesta non solo del Comune di Marsciano, ma anche delle famiglie, dei docenti e dei dirigenti. La proposta deliberata dal Comune di Todi prevede, infatti, l’accorpamento alla scuola media Cocchi-Aosta dei plessi appartenenti alle 2 Direzioni didattiche di Marsciano siti nei comuni di Montecastello di Vibio, Fratta Todina e Collazzone, nonché dell’istituto comprensivo di Massa Martana.
Tutto questo senza che l’amministrazione comunale marscianese, le famiglie e il personale scolastico fossero stati minimamente coinvolti, tanto meno informati di tale situazione. Visto il chiaro problema di metodo, fatta la frittata, il Sindaco Ruggiano tenta di dare la colpa ad altri e fa la sceneggiata a cui ci abituati in questi anni: lui non ne sa nulla, non c’era e se c’era dormiva.
Ebbene l’amministrazione Ruggiano si è già dimostrata supina alle devastanti politiche della Giunta Tesei in tema di sanità, accettando il depotenziamento dell’ospedale di Pantalla a favore degli ospedali dell’Alta Umbria e la rinuncia alla titolarità del Distretto della MVT a vantaggio di quello del Perugino. Ha depotenziato i trasporti riducendo il trasporto pubblico urbano rendendo inaccessibile il centro storico. Si dichiara favorevole alla costruzione dell’inceneritore dell’Umbria a Todi. Ci mancava solo che scatenasse una lotta fratricida anziché perseguire l’obiettivo di proficue relazioni territoriali, assolutamente necessarie in un contesto sempre più ripiegato su se stesso. Speriamo solo di non uscirne con le ossa rotte.
I GRUPPI CONSILIARI PD – CIVICI X TODI FABIO CATTERINI – SINISTRA PER TODI – TODI CIVICA – PER TODI
Un incontro a Fratta Todina ha cercato di chiarire lo stato attuale del progetto alla presenza di Michele Bettarelli ed Erika Borghesi
Nessuna struttura ex novo ma un rifacimento di quella esistente, con tempi e modi ancora da stabilire. E’ questo – sembrerebbe – il futuro del Ponte di Montemolino, a quanto emerso dal recente incontro svoltosi a Fratta Todina con Michele Bettarelli – vice Presidente dell’Assemblea legislativa umbra e consigliere regionale – ed Erika Borghesi – consigliera alla viabilità della Provincia di Perugia, promosso dai Circoli PD di Fratta Todina e di Monte Castello di Vibio. Il ponte di Montemolino è un collegamento fondamentale fra più paesi e le rispettive aree industriali con Todi e con l’Ospedale di Pantalla ed è ormai da anni che sindaci e politici delle giunte regionali ne stanno discutendo. Da qui, il recente meeting dal titolo, appunto, “Il futuro della Media Valle del Tevere: aggiornamenti sul rifacimento del Ponte di Montemolino”. Grazie agli interventi dei relatori, che hanno ripercorso tutte le tappe dei vari progetti presentati negli anni, si è potuto apprendere che, anche a seguito delle interrogazioni e richieste di chiarimenti, la Regione, dopo aver rischiato di far saltare definitivamente i lavori del ponte, con un progetto dichiarato per ben due volte non conforme, sia riuscita in extremis a concordare con la Soprintendenza una via d’uscita, ovvero far partire i lavori per un importo di 5 milioni di euro, condizionandoli, però, alle nuove prescrizioni stabilite dallo stesso organo periferico del Ministero dei beni e delle attività culturali. Già dal 2019 la giunta Marini aveva concluso uno studio di fattibilità e si era dichiarata pronta a finanziare un nuovo ponte. Successivamente poi, la Giunta Tesei presentò un ulteriore progetto che per ben due volte è stato negato dalla Soprintendenza speciale per il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza e dalla Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio dell’Umbria. I relatori e i rappresentanti dei Circoli PD hanno concordato sul fatto che, pur rimanendo perplessi per la soluzione individuata, sia giunto il momento di impegnarsi tutti insieme, affinché la sistemazione di questa importante struttura viaria, su cui gravitano oltre tremila veicoli al giorno, venga completata nei tempi più rapidi possibili. Il segretario PD di Fratta Todina Gianluca Coata, sostenitore da sempre di un nuovo ponte, ha espresso dubbi in particolare sulla strada alternativa – quella che passa per il borgo tuderte di Cecanibbi – non solo per i normali veicoli ma soprattutto per i pullman che portano tantissimi studenti a Todi e per i mezzi (come le autoambulanze) per raggiungere l’Ospedale di Pantalla di Todi, per cui sono assolutamente fondamentali i tempi di percorrenza. I rappresentanti dei Circoli rimangono in attesa di chiarimenti sia sul progetto che sulle tempistiche e su soluzioni adeguate alle varie problematiche dei numerosi Comuni interessati.
Riprendiamo l’intervento di un lettore a commento di due pagine del Corriere dell’Umbria di oggi.
Oggi sul corriere dell’Umbria c’è un interessante articolo sull’investimento di un milionario americano a Monte Castello. In pratica si è innamorato del paese e ha comprato numerosi immobili al centro con l’idea non solo di ristrutturarli, ma di aiutare a riportare al centro tutta una serie di servizi e attività commerciali che nel tempo hanno inevitabilmente chiuso. È un esperimento che non so quante speranze abbia di successo, tuttavia è sicuramente interessante proprio perché è terribilmente visionario. Ad ogni modo, leggendo l’articolo, mi sono ancora più convinto che dobbiamo fare un cambio di marcia e provare, anche con l’aiuto esterno, ad elaborare e formulare idee per Todi, che in qualche modo siano espressione di una visione d’insieme, di un progetto più ambizioso che non sia limitato esclusivamente alle piccole cose sulle quali siamo coinvolti dall’amministrazione di turno.
Si è tenuto questo fine settimana al GP Padel di Spoleto il torneo doppio maschile FIT-TPRA di padel per 3^, 4^ e 5^ fascia expert L.
Tra gli iscritti nel tabellone erano presenti anche quattro giocatori della media valle del Tevere, dove questa attività sportiva è sempre più diffusa, come dimostrano anche i numerosi campi da gioco sorti in questi ultimi anni.
La prima coppia era formata da Andrea Carocci (del circolo Massa Martana Padel) e Luca Traversini (del circolo Todi Padel Center), teste di serie n. 1 del torneo e vincitori del torneo svoltosi sempre al GP padel quindici giorni fa. La seconda coppia, quella dei giocatori del Todi Padel Center, costituita da Daniele Catterini e Gabriele Scassini. Quest’ultimi, nella prima giornata, hanno affrontato un doppio turno vincendo ai quarti 6/4 – 6/3 contro la coppia Batini/Falocco. Poi una bellissima semifinale contro due bravissimi giocatori dell’H2O Sparta Padel, Alessandro Piovanello e Riccardo Marzolini. Nel primo set sono partiti in svantaggio per poi recuperare nella fase centrale di gioco e vincendo con un 7/5. Secondo set sempre lottato con scambi lunghi e poi aggiudicato con un break sul 6/4.
Più sofferta invece la vittoria in semifinale di Carocci-Traversini contro la coppia ternana Daniele Diomei ed Emanuele Poddi. In vantaggio per 5 giochi a 2 nella prima frazione di gioco, quando il set sembrava quasi concluso la coppia Diomei-Poddi ha approfittato del momento di rilassamento degli avversari rimontando lo svantaggio e sul pari si sono aggiudicati il tie-break con il parziale di 7/4. Il secondo set ha riportato l’equilibrio in campo ed ogni coppia ha mantenuto il turno di battuta fino al break aggiudicato da Carocci-Traversini sul 5 a 3. Il set si è concluso poi con il risutato di 6/4 a favore di Carocci e Traversini. Nel tie-break finale partenza in vantaggio per la coppia ternana Diomei-Poddi mentre Carocci e Traversini hanno iniziato a ritrovare la quadra e costruire la rimonta, agevolata anche da due smash di Diomei sul vetro. Poi la vittoria è scivolata via con il risultato finale di 10 a 5. E così nella mattinata di domenica 26 novembre si è disputata la finale tra le due coppie costituite da tre tuderti ed un massetano. Nei primi cinque giochi del set, nonostante il buon livello di gioco in campo, nessun giocatore ha mantenuto il proprio turno di battuta, poi la coppia Carocci-Traversini sempre sul ‘maledetto’ risultato del 5/2 si è ritrovata sul 5 pari senza accorgersene, chiudendo però il set sul 7/5. Grande prestazione della coppia Catterini-Scassini sulla seconda frazione di gioco che sono andati subito sul 5 a 0 e poi hanno vinto facilmente il set per 6/1. Il tie-break a 10, decisivo per decretare il vincitore, ha visto partire con un vantaggio di un punto la coppia Catterini-Scassini fino al 3-2. Poi Carocci e Traversini, amanti del rischio, hanno rimontato e scavalcato gli avversari chiudendo sul risultato di 10 a 5 grazie anche a due magistrali recuperi di palla di Luca Traversini nei due punti finali
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